Giuseppe Garibaldi (incrociatore 1936)
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Giuseppe Garibaldi | |
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Descrizione generale | |
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Tipo | incrociatore leggero |
Classe | Condottieri tipo Duca degli Abruzzi |
Cantiere | CRDA - Trieste |
Impostazione | 28 dicembre 1933 |
Varo | 21 aprile 1936 |
Completamento | 1 dicembre 1937 |
Proprietario | Regia Marina fino al 1946 Marina Militare Italiana dal 1946 |
Radiazione | 1953 |
Destino finale | Riconvertito in incrociatore lanciamissili nel 1957 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | 9.387 t |
Stazza lorda | 11.262 t |
Lunghezza | fuori tutto 187 m perpendicolari 171,8 m |
Larghezza | 18,9 m |
Pescaggio | 6,8 m |
Propulsione | vapore:
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Velocità | 35 nodi |
Autonomia | 4.125 miglia a 13 nodi |
Equipaggio | 640 |
Equipaggiamento | |
Sensori di bordo | radar:
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Armamento | alla costruzione:
modifiche successive: |
Corazzatura | verticale: 100mm + 30mm orizzontale 40mm artiglierie 135mm torrione 140mm |
Mezzi aerei |
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Note | |
Motto | Obbedisco |
Il Giuseppe Garibaldi è stato un incrociatore della Regia Marina italiana e successivamente della Marina Militare.
Il Garibaldi era un incrociatore leggero del tipo Duca degli Abruzzi. Queste unità, ultima evoluzione della classe Condottieri, presentavano un perfetto equilibrio fra protezione, velocità, tenuta di mare e armamento.
La costruzione dell'unità, iniziata il 28 dicembre 1933, avvenne nel Cantiere navale triestino e l'unità, varata il 21 aprile 1936, venne consegnata alla Regia Marina l'1 dicembre 1937, ricevendo la bandiera di combattimento il 13 giugno 1938 dalla città di Palermo e dalla Federazione Nazionale Volontari Garibaldini.
Indice |
[modifica] Caratteristiche
Particolare cura era stata posta nello studio della corazzatura. La protezione verticale era costituita da tre paratie, di cui la prima di 30mm di acciaio al nichelcromo, la seconda di 100mm di acciaio cementato che poggiava su un cuscino di legno con funzione ammortizzante ed una terza paratia di 12mm con funzione di parascheggie. La protezione orizzontale era costituita da una paratia dallo spessore di 40mm nel ponte di batteria e di spessore variabile tra i 20 e 90 millimetri nel ponte di coperta, mentre corazze curve dello spessore di 100mm proteggevano i pozzi delle torri principali. La sovrastruttura presentava i due fumaioli ravvicinati e due catapulte, una per lato, che permettevano di imbarcare fino a quattro idrovolanti da ricognizione marittima IMAM Ro.43.
L'apparato propulsivo era di 6 caldaie tipo Yarrow/Regia Marina e 2 turbine a vapore tipo Belluzzo/Parsons che fornivano una potenza massima di 100.000 CV e consentivano alla nave di raggiungere una velocità massima di 35 nodi, mentre l'autonomia era di 4.125 miglia ad una velocità media 13 nodi.
[modifica] Armamento
L'armamento principale era costituito da cannoni da 152/55 A-1932 a culla singola e a caricamento semi-automatico[1][2] installati in quattro torri, di cui una trinata ed una binata nella sovrastruttura di prua ed una torretta trinata ed una binata a poppavia del secondo fumaiolo, per un totale di dieci cannoni. L'armamento antiaereo principale era basato su 8 cannoni singoli modello 90/50 A-1938[3][4] con affusto stabilizzato, che trovarono posto anche sulle Duilio e sulle Littorio, ma non sulle Cavour. L'adozione di uno scudo avvolgente per ogni impianto ne permetteva l'impiego anche durante il tiro dei grossi calibri in qualsiasi brandeggio. La velocità di tiro era soddisfacente, con una cadenza media di 20 colpi al minuto, ma i proiettili risultarono mal progettati poiché si frantumavano in schegge troppo piccole che difficilmente provocavano danni agli aerei nemici, tanto che venne sviluppata una nuova versione del proiettile che però, nonostante le prime consegne alla Regia Marina avvennero nel giugno del 1943, non venne mai utilizzata. Dopo la guerra, altri due pezzi da 100mm vennero aggiunti nel 1947.
L'armamento antiaereo secondario era costituito da 12 mitragliere Hotchiss da 13,2mm[5] e 8 mitragliere pesanti Breda 37/54mm[6] montati in 4 impianti binati che si rivelarono particolarmente utili contro gli aerosiluranti e in generale contro i bersagli a bassa quota.
Durante la guerra le mitragliere da 13,2mm furono sostituite con mitragliere da 20/65mm,[7] che si rivelarono ottime armi, di facile uso e manutenzione, che disponevano di una notevole varietà di munizioni (traccianti, traccianti-esplodenti, ultrasensibili, dirompenti) e che furono praticamente usate su tutte le navi della Regia Marina.
L'armamento silurante era di 6 tubi lanciasiluri in 2 complessi tripli, che nel 1945 vennero rimossi e che trovavano posto in coperta circa a metà distanza fra i due fumaioli.
[modifica] Attività bellica
Il Garibaldi trovò ampio impiego durante la seconda guerra mondiale, inquadrato nella VIII^ Divisione Incrociatore di base a Taranto. Il 9 luglio 1940 prese parte alla battaglia di Punta Stilo,[8] nel corso della quale colpì l'incrociatore HMS Neptune della Royal Navy, danneggiandone sia la catapulta che il ricognitore imbarcato sull'unità inglese,[9] quindi tra il 29 agosto e il 5 settembre 1940 prese parte all'operazione Hats,[10] e successivamente partecipò all'attacco al convoglio MB 5 diretto a Malta del successivo 29 settembre. Era presente nella notte di Taranto dell'11-12 novembre 1940, dalla quale uscì indenne.
Nel 1941 al comando del capitano di vascello Stanislao Caraciotti prese parte alla battaglia di Capo Matapan.[11] e il successivo 8 maggio all'operazione Tiger in un attacco aereo coordinato contro un grosso convoglio inglese diretto ad Alessandria d'Egitto da Gibilterra quindi il 28 luglio sopravvisse a due siluri lanciati dal sottomarino britannico HMS Upholder[12] dal quale venne colpito subendo lievi danni, tanto che il 20 novembre si trovava a partecipare alla scorta ad un convoglio[13] diretto da Taranto a Bengasi che venne attaccato dalla Forza K nelle acque dello Ionio e costretto, due giorni dopo, al rientro.
Nel 1942, dal 3 al 5 gennaio partecipò all’operazione M 43 che aveva la finalità di far giungere contemporaneamente in Liba tre convogli, sotto la protezione diretta ed indiretta della maggior parte delle forze navali, in quella che fù l'ultima missione operativa del Giulio Cesare e nello stesso anno prese parte alla battaglia di mezzo giugno.[14]
Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 raggiunse Malta con il resto della squadra navale consegnandosi agli alleati e durante la cobelligeranza venne schierato in Atlantico partecipando ad azioni di pattugliamento.

[modifica] Dopoguerra
Insieme al gemello duca degli Abruzzi, al Cadorna e al Montecuccoli, altri incrociatori della classe Condottieri, costituì la dotazione degli incrociatori concessi alla Marina Militare Italiana dalle clausole del trattato di pace. Venne sottoposto a dei lavori di ammodernamento con lievi modifiche alle sovrastrutture, abbassato l'albero per posizionare il radar parabolico e modificato l'armamento secondario.
Venne anche eretta a bordo dell'unità una piattaforma per elicotteri su cui un elicottero AB.47G effettuò una serie di prove di appontaggio nell'estate del 1953.[15] L'esito positivo delle prove indusse la Marina Militare a dotarsi di unità navali polivalenti equipaggiate di elicotteri antisommergibile e dotate delle relative attrezzature quali ponte di volo e hangar del tipo fisso o telescopico.
La necessità di questo tipo di unità con elicotteri antisommergibile che consentivano di estenderne il raggio di azione, derivava anche dalla percezione della minaccia sempre più concreta rappresentata dalla flotta subacquea sovietica, i cui battelli avevano iniziato proprio in quegli anni a fare la loro comparsa nel Mediterraneo operando dalla base albanese di Valona.
Venne così avviato lo sviluppo di una nuova categoria di unità navale, di cui l'Italia precorse i tempi.
Il Garibaldi venne posto in riserva nel 1953 e nel 1954 iniziarono i lavori di parziale demolizione, per avviare poi, a partire dal 1957, i lavori di ricostruzione/trasformazione dell'unità come incrociatore lanciamissili.
[modifica] Incrociatore lanciamissili
Giuseppe Garibaldi | |
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Descrizione generale | |
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Tipo | Incrociatore lanciamissili |
Cantiere | Arsenale Militare di La Spezia |
Matricola | 551 |
Impostazione | Ricostruzione avviata nel 1957 |
Completamento | 1961 |
Radiazione | 16 novembre 1976 |
Destino finale | demolito nel 1972 |
Caratteristiche generali | |
Dislocamento | normale: 9.195 t a pieno carico: 11.350 t |
Lunghezza | fuori tutto 187 m perpendicolari 171,8 m |
Larghezza | 18,9 m |
Pescaggio | 6,7 m |
Propulsione | vapore:
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Velocità | 30 nodi |
Autonomia | 4.500 miglia a 20 nodi |
Equipaggio | 665 |
Equipaggiamento | |
Sensori di bordo | radar:
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Armamento | Artiglieria:
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Corazzatura | verticale 100 mm orizzontale 40 mm artiglierie 135 mm torrione 140 mm |
Note | |
Motto | Obbedisco |
I lavori di ricostruzione, al termine dei quali l'unità raggiunse un dislocamento standard di 9.802 tonnellate e di 11.350 a pieno carico, con una immersione media di 6,7 metri, vennero effettuati presso l'Arsenale di La Spezia e completati nel 1961.
[modifica] La ricostruzione
La ricostruzione riguardò parzialmente lo scafo che conservò le dimensioni originarie e totalmente le sovrastrutture e vide anche l'eliminazione di uno dei due fumaioli.
Le modifiche allo scafo riguardarono la ricostruzione della poppa che divenne del tipo a specchio e la chiusura delle aperture a murata per consentire l'installazione di un impianto di ventilazione/condizionamento e di un sistema di difesa NBC.
La trasformazione comportò la costruzione di un castello lungo circa 90 metri raccordato verso poppa con un'ampia tuga.
La parte più consistente di lavori allo scafo riguardò proprio l'estremità della tuga, dove erano stati allestiti i pozzi di lancio per quattro missili balistici americani Polaris con testata nucleare, che avevano lo scopo di fornire alla Marina Militare Italiana una capacità di deterrenza strategica. Le strutture necessitarono dei dovuti adeguamenti per resistere sia allo shock meccanico che a quello termico. Infatti, mentre per i Polaris installati nei sottomarini il lancio avveniva a freddo cioè espellendo il missile dal silo mediante un getto di aria compressa prima dell'accensione del motore del primo stadio, sul Garibaldi i missili avrebbero dovuto essere lanciati a caldo, utilizzando cioè una carica esplosiva, per cui occorreva uno spazio in cui fare sfogare gli effetti dell'esplosione. I pozzi di lancio lunghi circa 8 metri, avevano un diametro di 2 metri ed i portelloni che si aprivano ruotando verso l'asse di simmetria della nave.
Il progetto delle sistemazioni dei quattro pozzi di lancio dei Polaris in una zona precedentemente occupata da depositi e cale di varia destinazione venne curato dall'allora Capitano di Vascello Glicerio Azzoni e riguardava sia le sistemazioni strutturali per il lancio, sia la collocazione di tutti gli impianti e delle apparecchiature necessarie all'utilizzazione dei missili, quali le strumentazioni per la navigazione e il complesso delle unità di calcolo. Tali sistemazioni trovarono posto in locali adiacenti a quelli dei pozzi, che avevano un'altezza di circa 8 metri e per buona parte erano compresi sotto la linea di galleggiamento, in una zona delimitata da paratie stagne, lunga complessivamente circa 14 metri e dotata di un certo grado di protezione laterale. La realizzazione di tali sistemazioni richiese circa 6 mesi.

[modifica] La questione dei missili Polaris
A partire da ottobre 1961 furono fatte le prove di collaudo dei pozzi alle quali seguirono, tra dicembre 1961 e gennaio 1962 i lanci di simulacri inerti, per proseguire, fino ad agosto 1962, con lanci di collaudo di simulacri autopropulsi, sia a nave ferma che in navigazione. Una parte dei test venne effettuata nel corso del 1962 anche negli Stati Uniti, durante la prima crociera del Garibaldi. L'esito positivo dei test aveva spinto gli Stati Uniti a progettare la NATO MLF (multy lateral force), una forza navale costituita da 25 mercantili da 18.000 tonnellate con una velocità di 20 e più nodi e un autonomia di oltre 100 giorni modificati per trasportare 200 missili Polaris. Questo programma non venne poi sviluppato in quanto superato dagli SSBN, i sottomarini balistici nucleari, che stavano entrando in servizio proprio in quegli anni. Il primo lancio in immersione di un Polaris venne infatti effettuato dal sottomarino USS Washington[16] il 20 luglio 1960. All'epoca pero sull'uso dei sottomarini per il lancio di tali missili si addensavano molti dubbi, mentre il Garibaldi con le sue strutture rappresentava la soluzione tecnica del problema.
Sebbene le prove avessero dato tutte esito positivo, i missili non vennero però mai forniti dagli Stati Uniti, poiché motivazioni di natura politica ne impedirono la prevista acquisizione, ed i pozzi alla fine vennero utilizzati diversamente. Successe infatti che in seguito alla crisi di Cuba dell'ottobre 1962 Kennedy concesse a Krusciov il ritiro dei missili "Polaris" e "Jupiter" da Italia e Turchia in cambio del ritiro dei missili sovietici da Cuba.
[modifica] Propulsione
L'apparato propulsivo rimase in parte quello originario, con le sei caldaie e i due turboriduttori, così come è rimasta inalterata la disposizione dei locali macchine, per cui, essendo stato abolito uno dei due fumaioli fu necessario modificare sia il percorso delle condotte di scarico delle caldaie, sia altre sistemazioni ausiliarie e vi fu la necessità di allungare l'unico fumaiolo rimasto per evitare che i gas di scarico interferissero con le apparecchiature elettroniche.
Per far fronte alle maggiori esigenze di energia derivate dall'adozione dei nuovi impianti meccanici ed elettronici, fu necessario installare ex-novo quattro turboalternatori Tosi-Brown Boveri e due diesel-alternatori Fiat-Brown Boveri.

[modifica] Armamento
Radicalmente cambiato l'armamento, che con l'installazione, nella tuga, del sistema missilistico Terrier fece del Garibaldi il primo incrociatore lanciamissili ad essere entrato in servizio in una marina europea. Venne sbarcato tutto l'armamento precedente, sostituito con armamento di diverso calibro.
Nella nuova configurazione l'armamento artiglieresco era costituito da quattro cannoni da 135/45mm[17][18] in 2 torrette binate e 8 cannoni OTO Melara da 76/62mm tipo MMI,[19] in impianti singoli, 4 per ogni fiancata. I calibri principali erano gli stessi che nel corso della parte finale del secondo conflitto mondiale avevano trovato posto nelle unità della Classe Capitani Romani e sui Duilio ricostruiti, mentre il cannone da 76/62 di nuova progettazione, avrebbe trovato posto nel corso degli anni '60 sulle principali unità della squadra, come le fregate Classe Bergamini e Classe Alpino, i Doria e il Vittorio Veneto e sarebbe stato rimpiazzato il decennio successivo dal 76/62 Compatto con l'entrata in servizio degli Audace.
Le torrette dei calibri principali trovarono posto nella sovrastruttura di prora andando a sostituire le due torrette da 152/55 precedenti, mentre i cannoni da 76/62 trovarono posto, quattro per ogni lato, ai due lati del complesso torrione-fumaiolo.
Il cannone da 135/45mm, che può essere considerato il miglior cannone navale italiano nella seconda guerra mondiale aveva un'elevazione di 45°, una gittata di 19,6 km e una cadenza di fuoco di 6 tiri al minuto, ed era capaci di eseguire tiri assai precisi, ma era tuttavia privo di una soddisfacente capacità antiaerea, se non quello di sbarramento.
Il cannone da 76/62 tipo MMI "Allargato", era un'arma duale, con la canna raffreddata ad acqua e manovra elettrica e idraulica con sistema di emergenza manuale ed era l'evoluzione del modello SMP 3 che era stato imbarcato sulle corvette Alcione. La gittata, che con proiettili HE dal peso di 6,296 kg raggiungeva 18,4Km ad un'elevazione di 45°, all'elevazione massima di 85° scendeva a 4Km, mentre la velocità di brandeggio era di 70°/s e quella di elevazione di 40°/s e la torretta accoglieva un membro dell'equipaggio. Una precedente versione binata del modello SMP 3 con canne sovrapposte, era stata imbarcata negli anni '50 sulle fregate della Classe Centauro, ma tale versione non ha dato i risultati sperati e non è stata imbarcata su nessun altra unità, portando, nel decennio successivo, allo sviluppo del nuovo complesso singolo da 76/62mm tipo MMI "Allargato".
[modifica] Elettronica di bordo
Le elettroniche principali trovarono posto principalmente in due grandi tralicci quadripodi. Sul primo dei due tralicci, posto alla sommità del complesso plancia-torrione trovavano posto il radar di sorveglianza aerea tridimensionale AN/SPS-39 Frescan, adottato su tutte le prime unità lanciamissili della NATO, il radar di sorveglianza aeronavale AN/SPS-6 ed il radar di navigazione/sorveglianza di superficie MM/SPQ-2, mentre sul secondo traliccio, posto a poppavia del fumaiolo, trovava posto il radar di scoperta aerea Argos 5000 di fabbricazione nazionale che in condizioni favorevoli consentiva di individuare bersagli fino ad una distanza di 500 miglia. La sommità della tuga ospitava i radar di illuminazione e guida Sperry-RCA AN/SPG-55 asserviti alla rampa di lancio binata Mk 9 Mod.1 del sistema Terrier, e completavano la dotazione elettronica dell'unità cinque radar di tiro delle artiglierie, di cui quello asservito ai cannoni da 135/45 posto sulla sommità della plancia, e quelli asserviti ai cannoni da 76/62 in due coppie sul torrione ai lati della stessa plancia.
[modifica] Ammiraglia della flotta
Il Garibaldi prestò servizio per dieci anni nella sua nuova configurazione, come unità sede comando della Squadra Navale, partecipando ad attività addestrative di vario tipo in Mediterraneo e oltreoceano. Il Garibaldi, cui venne assegnata la matricola 551 andò a ricoprire il ruolo di nave ammiraglia della Marina Militare Italiana. Il ruolo di portabandiera della flotta sarebbe stato ricoperto, ventiquattro anni dopo, con lo stesso nome e la stessa matricola, dalla portaerei leggera/incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi. La bandiera di combattimento venne consegnata a Napoli il 10 giugno 1964, donata dal gruppo ANMI di Roma che, con un'autocolonna di quasi mille aderenti, si recò nella città partenopea per consegnare il vessillo al comandante della nave.
Nel febbraio 1970, fù proprio a bordo del Garibaldi che in una conferenza stampa[20] l'allora Comandante in Capo della Squadra Navale, ammiraglio Gino Birindelli denunciò la crisi in versava la Marina Militare e lo stato di profondo malessere morale e materiale in cui si trovava il personale che vi operava. Le dichiarazioni di Birindelli scatenarono reazioni e prese di posizione a tutti i livelli e portarono prima alla pubblicazione di un documento noto come "Libro Bianco" della Marina[21] e di lì a qualche anno alla Legge Navale del 1975 che fu il presupposto di un sostanziale ammodernamento[22] della flotta della Marina Militare.
Il Garibaldi venne messo in disarmo nel 1971, cedendo il ruolo di nave ammiraglia della flotta all'incrociatore portaelicotteri Vittorio Veneto[23] e demolito a partire dal 1972, venne radiato[24] il 16 novembre 1976.
La sua ricostruzione, considerando che dopo gli ammodernamenti rimase in servizio solo per un decennio e sopratutto alla luce del mancato utilizzo dei Polaris, si rivelò inutile e costosa e le risorse che vennero impiegate per il suo ammodernamento potevano essere utilizzate per la costruzione di un'altra unità più moderna. Proprio per il suo breve servizio seguito alla ricostruzione, ancora più insensato fu la sua demolizione. Questa era un'unità con una grande storia che oltre ad aver partecipato al secondo conflitto mondiale era il primo incrociatore lanciamissili europeo e la prima grande unità italiana del dopoguerra e sarebbe stato più opportuna la sua utilizzazione come nave museo.
[modifica] Nome
In precedenza, oltre all'incrociatore leggero e all'incrociatore lanciamissili che nè è derivato dalla ricostruzione, altre due navi della Regia Marina, avevano portato il nome dell'Eroe dei due mondi; le navi che l'avevano preceduta erano:
- Giuseppe Garibaldi - fregata di I° rango ad elica, varata nel 1860 proveniva dalla marina napoletana con il nome di Borbona; incorporata nella Regia Marina nel 1861 e classificata corvetta nel 1878, dopo essere stata convertita nel 1890 in nave ospedale e ribattezzata Saati per lasciare libero il nome al nuovo incrociatore corazzato in costruzione, venne radiata nel 1894 per essere demolita nel 1899.
- Giuseppe Garibaldi - incrociatore corazzato, varato nel 1899, venne affondato il 18 luglio 1915 dal sommergibile austriaco U.4, mentre era impegnato nel bombardamento della ferrovia Ragusa (Dubrovnik)-Cattaro; aveva operato efficacemente durante la guerra italo-turca nelle acque della Libia, dell'Egeo e del Levante, affondando il 24 febbraio 1912, in un'azione congiunta alla gemella Francesco Ferruccio, la cannoniera turca Avnillah al largo di Beirut.
- Attualmente a portare il nome Giuseppe Garibaldi nella Marina Militare è un incrociatore porta aeromobili costruito a Monfalcone ed in servizio dal 1985 che come il suo predecessore ricopre il ruolo di nave ammiraglia della flotta.
[modifica] Note
- ^ Cannoni & Munizioni. URL consultato il 3-2-2008.
- ^ Italian 152 mm/55 (6") Models 1934 and 1936. URL consultato il 19 febbraio 2008.
- ^ Cannoni & Munizioni. URL consultato il 3-2-2008.
- ^ Italian 90 mm/50 (3.5") Model 1939. URL consultato il 19 febbraio 2008.
- ^ Italian 13.2 mm/75.7 (0.52") MG Model 1931 . URL consultato il 19 febbraio 2008.
- ^ Italian 37 mm/54 (1.5") Models 1932, 1938 and 1939. URL consultato il 19 febbraio 2008.
- ^ Italian 20 mm/65 Models 1935, 1939 and 1940. URL consultato il 19 febbraio 2008.
- ^ regiamarina.net: La Battaglia di Punta Stilo. URL consultato il 15-12-2007.; regiamarinaitaliana.it: La Battaglia di Punta Stilo. URL consultato il 15-12-2007.
- ^ J. J. Colledge, Ben Warlow. Ships of the Royal Navy: the complete record of all fighting ships of the Royal Navy. Chatham, Londra, 2006. ISBN 9781861762818
- ^ regiamarina.net: Operazione Hats. URL consultato il 15-12-2007.
- ^ regiamarina.net: Operazione Gaudo e la notte di Matapan. URL consultato il 15-12-2007.; regiamarinaitaliana.it: La disfatta di Matapan. URL consultato il 15-11-2007.
- ^ J. J. Colledge, Ben Warlow. Ships of the Royal Navy: the complete record of all fighting ships of the Royal Navy. Chatham, Londra, 2006. ISBN 9781861762818; La strage dei convogli. URL consultato il 13-12-2007.
- ^ I mesi dei disastri. URL consultato il 13-12-2007.
- ^ La battaglia di mezzo giugno. URL consultato il 15-12-2007.
- ^ La Marina Militare negli anni '50. URL consultato il 19-1-2008.
- ^ USS George Washington (SSBN-598). URL consultato il 10-3-2008.
- ^ Cannoni & Munizioni. URL consultato il 3 febbraio 2008.
- ^ Italian 135 mm/45 (5.3") Models 1937 and 1938. URL consultato il 19 febbraio 2008.
- ^ Italy 76 mm/62 (3") M.M.I.. URL consultato il 19 febbraio 2008.
- ^ La crisi della Marina Militare degli anni '70. URL consultato il 16-1-2008.
- ^ Il "Libro Bianco" della Marina. URL consultato il 16-1-2008.
- ^ L'applicazione della Legge Navale. URL consultato il 16-1-2008.
- ^ Nel ruolo di nave ammiraglia della Marina Militare Italiana, il Vittorio Veneto ha sostituito l'incrociatore lanciamissili Giuseppe Garibaldi, disarmato nel 1971, per cedere poi, nel 1985, il ruolo di portabandiera della flotta all'incrociatore portaeromobili Giuseppe Garibaldi. La particolarità è che le due unità ammiraglie erano accomunate, oltre che dallo stesso nome, anche dalla stessa matricola, 551
- ^ Database delle unità della Regia Marina della seconda guerra mondiale
[modifica] Bibliografia
- M.J. Whitley, Cruisers of World War Two, 1995 , Arms and armour Press ISBN 1-86019-874-0
- Conway's All the World Fighting's Ships 1947-1995 by Naval Institute Press. Conway Maritime Press Ltd.. , Londra, 1996. ISBN 1557501327
- J. J. Colledge, Ben Warlow. Ships of the Royal Navy: the complete record of all fighting ships of the Royal Navy. Chatham, Londra, 2006. ISBN 9781861762818
- Gino Galuppini. Guida alle navi d'Italia dal 1861 a oggi. A. Mondadori, Milano, 1982.
- Ufficio storico Marina Militare: Gli Incrociatori Italiani dal 1861 al 1964
- Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. IV: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 10 giugno 1940 al 31 marzo 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1959
- Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. V: La Guerra nel Mediterraneo – Le azioni navali: dal 1° aprile 1941 all'8 settembre 1943. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1960
- Aldo Cocchia e Filippo De Palma. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VI: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 10 giugno 1940 al 30 settembre 1941. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare, 1958.
- Aldo Cocchia. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1° ottobre 1941 al 30 settembre 1942. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1962
- Giuseppe Fioravanzo. La Marina Italiana nella Seconda Guerra Mondiale. Vol. VIII: La Guerra nel Mediterraneo – La difesa del Traffico coll'Africa Settentrionale: dal 1° ottobre 1942 alla caduta della Tunisia. Roma, Ufficio Storico della Marina Militare ,1964
- Ufficio Storico della Marina Militare. La battaglia dei convogli: 1940-1943. Roma, 1994
- Luis de la Sierra La guerra navale nel Mediterraneo: 1940-1943. Mursia. , Milano, 1998. ISBN 8842523771
- Cannoni & Munizioni. URL consultato il 3-2-2008.
- Italy Naval Guns. URL consultato il 19-2-2008.
- Descrizione di alcuni dettegli sui lavori di ricostruzione. URL consultato il 17-11-2007.
- La trasformazione dell'incrociatore Garibaldi. URL consultato il 12-12-2007.
- La storia dell'unità sul sito sullacrestadellonda.it. URL consultato il 12-12-2007.
- Italy Naval Guns. URL consultato il 19-2-2008.
[modifica] Collegamenti esterni
- Scheda sintetica dell'incrociatore leggero Garibaldi sul sito web della Marina Militare Italiana - Almanacco storico
- La storia dell'unità sul sito sullacrestadellonda.it
- Classe Duca degli Abruzzi - Plancia di comando
- Dettagliata descrizione della Battaglia di Mezzo Giugno
- Scheda sintetica dell'incrociatore lanciamissili Giuseppe Garibaldi sul sito della Marina Militare Italiana - Almanacco storico
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