Real Marina del Regno delle Due Sicilie
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Real Marina del Regno delle Due Sicilie, ovvero Armata di Mare di S.M. il Re del Regno delle Due Sicilie erano le terminologie ufficiali - quali risultanti dai documenti dell'epoca - della Marina del Regno delle Due Sicilie. Il termine "Regio", a volte oggi utilizzato, verrà introdotto solo dopo l'annessione al Regno di Sardegna.
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[modifica] Cenni storici
[modifica] Carlo di Borbone, re di Napoli e Sicilia dal 1735
Sin dal 1735, la continua minaccia dei "barbareschi", come venivano denominati i popoli rivieraschi dell'Africa settentrionale, impose una politica marittima molto decisa al nuovo Sovrano che affidò al Montealegre suo Ministro per la Guerra e Marina il compito della costituzione di un'Armata di Mare.
Il 10 dicembre del 1735 veniva promulgato il "Regolamento (....) para el extablaciemiento (...) de su Exquadra de Galeras,Arsenal, Darsena..." di chiara derivazione spagnola, sin nella lingua utilizzata.
Venne costituita quindi una squadra di 4 galere (tre acquistate dallo Stato Pontificio) che formò il primo nucleo di una Marina che si svilupperà negli anni seguenti sino a raggiungere una dimensione di tutto riguardo sul finire del secolo, pienamente rispondente alle necessità del Regno, ovvero la protezione dei traffici marittimi, per lo stesso vitali, dai pirati barbareschi.
Il Regolamento surrichiamato è importante anche perché segna l'origine dell' Accademia della Real Marina. Nel 1741, essendo in guerra Spagna ed Austria, una squadra inglese, entrata a Napoli, impose al re Carlo di Borbone di rimanere neutrale. In seguito a tale affronto il Sovrano ebbe ulteriori motivi di occuparsi della Marina militare dando impulso anche alla costruzione di vascelli e fregate oltre al naviglio sottile che avrà comunque sempre un notevole peso.
Infatti nel 1759, sul finire del regno di Carlo, la flotta era articolata su:
- squadra delle navi
- costituita dal vascello da 64 San Filippo la Reale, dalla fregata da 50 San Carlo la Partenope e da 3 fregate da 40: Regina, Concezione e Santa Amalia
- squadra delle galere
- formata dalle 4 galere: Capitana, Sant'Antonio, Patrona e San Gennaro
- squadra degli sciabecchi
- formata dai 6 sciabecchi da 20: S. Gennaro, S. Pasquale, S. Ferdinando, S. Gabriele, S. Luigi, S. Antonio, al comando del Capitano Giuseppe Martinez popolarmente noto come Capitan Peppe, famoso per l'efficace contrasto che seppe porre in atto contro i pirati barbareschi, mutuando da costoro le tecniche d'attacco e predatorie.
[modifica] Ferdinando I di Borbone, re dal 1759
Con l'ascesa al trono di Spagna come Carlo III, durante il periodo di minorità del figlio Ferdinando IV di Borbone la Marina fu del tutto trascurata, perché il Ministro Bernardo Tanucci - che era restato in carica anche dopo la partenza di Carlo - non aveva mai condiviso appieno la politica navale del Sovrano.
Si deve alla decisa volontà della Regina Maria Carolina d'Asburgo che volle a Napoli John Edward Acton, ufficiale irlandese al servizio del Granduca di Toscana Leopoldo d'Asburgo (fratello della Regina) il secondo periodo di forte crescita della Marina napoletana.
Il tenente generale John Edward Acton, fu posto a capo del Ministero del Commercio e Marina nel 1779 e, da uomo esperto di cose militari e di mare, conoscitore degli uomini e dei tempi, fu l’organizzatore sapiente della nuova Marina.In primo luogo, riordinò su solo due Squadre la flotta, dei Vascelli e degli Sciabecchi.
Acquistò vascelli e fregate,ma predispose anche un vasto programma di nuove costruzioni, ampliò il Collegio di Marina, inviò alcuni giovani guardiamarina con altri ufficiali a prestare temporaneo servizio su navi delle maggiori Marine militari europee. Fondò il famoso Cantiere navale di Castellammare di Stabia, istituì il Corpo di Fanteria di Marina, denominato Reggimento Real Marina.
Questi anni di fervore costruttivo, non soltanto in campo navale, conobbero una brusca interruzione con l'invasione dello Stato da parte delle truppe francesi. Ferdinando IV sconfitto riparò in Sicilia. A Napoli occupata si formò la Repubblica Napoletana dall'effimera,tragica vita.
Seguirono per la Marina Napoletana le vicende del 1799,riassumibili in due episodi, entrambi dolorosi: l'incendio della metà della flotta che non aveva seguito il Sovrano in Sicilia e, successivamente, la condanna a morte del suo illustre ammiraglio Francesco Caracciolo. In entrambi gli episodi giocò un ruolo decisivo la Gran Bretagna che, nell'ottica di grande potenza marittima, preferiva alleati non eccessivamente potenti sul mare.
Il rientro di Ferdinando IV è quasi una sorta di intermezzo prima del ritorno, stavolta per un decennio, dei Francesi.
[modifica] Periodo napoleonico e restaurazione, dal 1806
Sotto Giuseppe Bonaparte, salito al trono di Napoli il 30 marzo 1806, la Marina venne organizzata alla francese. Un buon impulso fu dato dal Sovrano successivo, Gioacchino Murat con la costruzione dei vascelli da 74 cannoni Capri e Gioacchino, nonché le fregate Letizia e Carolina.
Nel 1815 rientrato a Napoli il Borbone, furono stabilite nuove Ordinanze: vari Corpi degli ufficiali, un Osservatorio Nautico, un’Accademia di Marina e tre Compartimenti Marittimi; Napoli, Palermo e Messina. Nel 1818 fu promulgato il nuovo Regolamento di Marina.[1]
[modifica] Ferdinando II delle Due Sicilie, re dal 1830
Sotto il Regno di Ferdinando II è da ricordare la realizzazione nel 1850/52 del Bacino da raddobbo, primo bacino di carenaggio italiano in muratura che completava l'articolato insieme di strutture al servizio della marina napoletana. L'importante opera fu solennemente inaugurata con una delle maggiori feste pubbliche dell'epoca borbonica, il 15 agosto del 1852. L'evento è stato immortalato in due dipinti ad olio di Salvatore Fergola. Precedentemente, nell'estate del 1840, era stato fondato l'opificio di Pietrarsa, sobborgo sul mare al confine tra i Comuni di Napoli e Portici. Inizialmente si trattava di una piccola officina con annessa fonderia, che doveva produrre manufatti in ferro ad uso navale e ferroviario. Grazie anche all'apporto di esperienze di tecnici inglesi, in pochi anni diventò sempre più importante: esso rappresentò il primo esempio dell'industria metalmeccanica di Stato. All'atto dell'Unità d'Italia era, nel suo genere, il maggiore stabilimento esistente sul suolo italiano.
Sempre sotto il Regno di Ferdinando II, furono avviate le costruzioni di unità a vapore, costituito il Corpo del Personale di Pilotaggio, il Corpo dei Cannonieri e Marinai e istituita nello stabilimento di Pietrarsa una Scuola di Ingegneri Meccanici nonché la Scuola per Macchinisti per fornire macchinari e macchinisti nazionali alle navi a vapore.
Tale decisione fu originata dalla crisi degli zolfi siciliani con la Gran Bretagna, crisi che sfiorò il conflitto: ma, il Re che faceva grande affidamento sulla presenza in squadra di navi a vapore, (unica flotta nel Mediterraneo a disporne), scoprì che i macchinisti inglesi, con molta decisione, avevano precisato che non avrebbero condotto quelle navi contro i propri connazionali.
Nel 1842 alcuni ufficiali della Marina Sarda, tra cui il conte Carlo Pellion di Persano, furono inviati a studiare gli ordinamenti ed i progressi della Marina Napoletana.
Nel 1844 la fregata Urania effettuò una crociera d'istruzione da agosto 1844 al gennaio 1846, fino al Brasile e, risalendo, agli Stati Uniti. Il tutto accuratamente descritto, come d'uso, dagli allievi. Molto interessanti le considerazioni sulla città di New York di cui viene previsto il grande sviluppo.
Dopo le vicende del 1848 nell’Adriatico, la eccellente Marina Napoletana visse un periodo apparentemente calmo durante il quale furono varate diverse unità che svolgeranno servizio anche nella Regia Marina unitaria: ricordiamo in particolare il vascello Monarca poi Re Galantuomo che con gli 86 pezzi su 3 ponti e 3.669 t. disl. risultò la più potente unità da guerra delle Marine preunitarie, singolarmente somigliante alla Nave Scuola Amerigo Vespucci che sarà costruita 80 anni più tardi nello stesso cantiere, nonché la pirofregata Ettore Fieramosca, la prima nave mossa da caldaia di produzione nazionale.
Minata peraltro al suo interno dai fermenti unitari che erano coltivati in particolare dall'alta ufficialità, mancò totalmente al momento dello sbarco garibaldino.
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[modifica] Cronistoria operatività
Operazioni antipirati: condotte dal naviglio sottile del citato Capitan Peppe con successo nel corso di diversi anni, dal 1740 al 1759: furono catturati numerosi sciabecchi turchi, tunisini, tripolini, algerini . Gli equipaggi, di solito, venivano adibiti a lavori forzati (buona parte delle maestranze che edificarono la Reggia di Caserta erano appunto prigionieri di guerra barbareschi). Tuttavia, il contrasto alla pirateria non poteva mai essere interrotto dato il continuo rinnovarsi dell'attività delle flottiglie saracene. E infatti, nel 1783, 1784 e 1785 una squadra della Marina Napoletana partecipò con l’Armata Spagnola a bombardamenti di Algeri.
Nel 1793 partecipazione di una squadra alla spedizione di Tolone in sostegno degli inglesi. Durante il c.d. Decennio Francese in più di un'occasione le Marine di Sicilia e Napoli si trovarono contrapposte. Memorabile lo scontro sostenuto con quattordici barche cannoniere nelle acque di Castellone (Gaeta) il 4 luglio 1806 dal comandante Bausan, assalito da ventisei barche cannoniere nemiche appoggiate dalla fregata inglese Yuno e della borbonica Minerva; il vittorioso combattimento nelle acque di Napoli fra il comandante Bausan medesimo, al comando della fregata Cerere, contro la fregata inglese Cyane, il 27 giugno 1809, con il plauso di Re Murat e del popolo napoletano presente alle fasi dello scontro; i combattimenti delle fregate Cerere e Fama con altre navi di una divisione napoletana contro la squadra inglese nelle acque di Procida
Negli anni che vanno sino al 1830, oltre la normale attività di pattugliamento e protezione dei traffici, si verificano operazioni contro i barbareschi (catture di navi tripoline, blocco di Tripoli) sino alla pace col Bey di Tripoli del 28 Ottobre 1828.
Nel 1833 convenzione con il Regno di Sardegna per azioni congiunte contro i barbareschi di Tunisi poi intraprese dal 28 marzo al 10 maggio 1833. Le operazioni furono chiuse con esito positivo. Nel 1834 la fregata Regina Isabella effettuò un'azione dimostrativa sulle coste del Marocco per respingere le richieste di donativi del Sultano del Marocco.
Nel 1843 una divisione al comando del C.V. de Cosa (Vascello Vesuvio, Fregate Partenope, Amalia, Regina Isabella scortò in Brasile la Principessa Teresa Cristina di Borbone che andava sposa a Dom Pedro II di Bragança, Imperatore del Brasile.
Nel 1848, una formazione al comando del Retroammiraglio de Cosa, alquanto consistente (2 fregate a vela e 5 pirofregate) si unì alla squadra sarda dell'Albini nelle acque triestine. L'evolversi della guerra, la ribellione in Sicilia e l'ambiguo atteggiamento di Carlo Alberto di Savoia indussero il Sovrano napoletano a richiamare la squadra.
Nel settembre 1848 iniziarono le operazioni navali per lo sbarco a Messina (in questa occasione si ebbe il famoso bombardamento che valse il titolo di "Bomba" al Borbone). Da notare che le operazioni di sbarco destarono l'interesse britannico, sotto il profilo squisitamente militare.
[modifica] Note
- ^ Vale la pena precisare che detto Regolamento, come tutti gli atti e leggi del Regno redatto in perfetta lingua italiana, non riporta alcun comando o articolo denominato "Facite ammuina", tantomeno in successivi aggiornamenti. Esso è da considerarsi a tutti gli effetti un falso.
[modifica] Bibliografia
- Mariano d’Ayala. Le vite dei più celebri capitani e soldati napoletani. Napoli, Stamperia dell’Iride, 1843;
- Tito Battaglini. Il crollo militare del Regno delle Due Sicilie. Modena, Società Tipografica Modenese, 1938;
- Giuseppe De Luca. L’Italia meridionale e l’antico reame delle Due Sicilie. Descrizione geografica, storica e amministrativa. Napoli, Stabilimento Classici Italiani, 1860;
- Benedetto Maresca. La marina napoletana nel secolo XVIII. Napoli, Pierro, 1902.
- Ruello Majolo. L'Accademia Borbonica della Real Marina delle Due Sicilie ed.f.c. Ass.Nunziatella, Napoli, 1994;
- Arturo Fratta (a cura di) La fabbrica delle navi, Napoli, Electa 1990;
- Ruggiero Vitagliano Moccia Giornale di bordo Milano, Mursia 1975
- Lamberto Radogna Cronistoria unità da guerra Marine preunitarie Roma, Uff.Storico M.M. 1981
- Antonio Formicola-Claudio Romano L'industria navale di Ferdinando II di Borbone Napoli, Fiorentino 1990:
- Antonio Formicola-Claudio Romano Napoli 9 gennaio 1799: una Flotta in fumo, Supplemento alla Rivista Marittima, Roma, Gen/1999.
- Antonio Formicola-Claudio Romano La Base Navale di Napoli, dalle origini ai giorni nostri, Supplemento alla Rivista Marittima, Roma, Apr/1995;
- Antonio Formicola-Claudio Romano Pittori di Marina alla Corte dei Borbone di Napoli, Supplemento alla Rivista Marittima, Roma, Apr/2004;
- Antonio Formicola-Claudio Romano Storia della Marina da Guerra dei Borbone di Napoli - Vol I - 1734-1799 Roma, Uff. Storico M.M. 2005;
- Antonio Formicola-Claudio Romano Vele, Corazze e Cannoni Roma, Logart Press, 1996.