Ascea
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Ascea | |||
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: | |||
Altitudine: | 225 m s.l.m. | ||
Superficie: | 37 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 144 ab./km² | ||
Frazioni: | Velia, Marina di Ascea, Mandia, Catona, Terradura, Baronia, Salice, Stampella | ||
Comuni contigui: | Casal Velino, Castelnuovo Cilento, Ceraso, Pisciotta, San Mauro la Bruca | ||
CAP: | 84046 | ||
Pref. tel: | 0974 | ||
Codice ISTAT: | 065009 | ||
Codice catasto: | A460 | ||
Nome abitanti: | asceoti | ||
Santo patrono: | San Nicola | ||
Giorno festivo: | 6 dicembre | ||
Sito istituzionale | |||
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Ascea (A'scìa in cilentano e derivante dalla negazione in latino A-Scia, ovvero senza scia, senza nube) è un comune di 5.341 abitanti della provincia di Salerno, sito nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Dal 2003 il toponimo comunale è mutato in Ascea-Velia, nome che, tuttavia, non ha ancora un riconoscimento ufficiale.
Indice |
[modifica] Il paese
Ascea sorge su una collina a ridosso della propria "Marina", a circa 235 M.s.l.m. Il paese è diviso dal comune di Pisciotta, tramite un fiordo percorso dalla SS 447. Tale fiordo, dal cui lato "ascitano" sorge una torre borbonica, dista circa 2 km dall'abitato.
Il paese dista circa 5 km da Velia, 9 da Pisciotta, 25 da Vallo della Lucania e 95 da Salerno.
[modifica] Frazioni
[modifica] Velia
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Per approfondire, vedi la voce Elea-Velia. |
[modifica] Storia della città di Elea-Velia
Lo storico e geografo greco Strabone narra della città di Elea nella sua opera Geografia (VI, 252), specificando però che i fondatori, i Focei, la chiamarono inizialmente Hyele, nome che poi viene cambiato in Ele per finire con Elea.
C'è però da tenere conto che i fondatori usavano un alfabeto greco più arcaico rispetto a quello di Strabone (come testimoniano le monete più antiche), ed usavano quindi il "digamma", una delle lettere perse di quell'alfabeto. Il digamma, che graficamente è simile ad una F, si pronuncia come la v italiana, dando quindi al nome della città il suono di "Vele". Nella trascrizione, però, già molti Focei non usavano più il digamma, trascrivendo quindi la lettera F con Ύ e trasformando "Vele" in "Hyele" (Ύέλην).
Neanche Antioco di Siracusa, la fonte a cui si rifà Strabone, aveva a disposizione il digamma, scegliendo però di ignorare la lettera e trascrivendo semplicemente "Ele" (Έλην).
Per quel che riguarda la scrittura "Elea" (Ελέαν), si tratta di una deformazione attica che non si riscontra prima di Platone, nel IV secolo a.C.: due secoli, cioè, dopo la fondazione della città.
I Romani, dal 535 a.C. circa, la chiamarono Velia.
Il 18 maggio 1703 il re di Napoli Carlo III nomina marchese il generale Bartolomeo Alfredo dei Borboni detto il Terradura, dando così inizio al glorioso casato Terradura d'Ascea a cui viene assegnata la marca di confine che si estendeva nei territori di Ascea, Velia, Mandia e Catona. La fortezza era situata nella collina Terradura che ancora oggi ne porta il nome. Il marchese Bartolomeo Alfredo Terradura d'Ascea deteneva un esercito di 1500 uomini e 12 navi leggere a protezione della costa e del territorio. Nel 1852 dopo il matrimonio tra Caterina di Savoia e Angelo Terradura d'Ascea, la famiglia dei marchesi si alleò con il re Vittorio Emanuele II; nel 1860 afffiancando il prorpio esercito a quello garibaldino combatté per l'unione del regno d'Italia.
[modifica] Geografia della città di Elea-Velia
Città della Magna Grecia, sita sulla costa occidentale dell'Italia meridionale, viene fondata dai Focei, arrivati dalla Ionia in fuga dall'occupazione persiana.
All'inizio la città sorge su due porti, uno a Nord ed uno a Sud: i Focei, utilizzano il porto a Sud, mentre i Sibariti, la popolazione autoctona, utilizza quello a Nord, chiamato "le case della notte" perché sembre in ombra. I due porti sono uniti da una via chiamata "la via del Nume", che a sua volta è divisa in due parti: "la via della notte" è chiamato il tratto a Nord, e quindi in ombra, "la via del giorno" è chiamato il tratto a Sud.
I rapporti fra le due popolazioni si inaspriscono quando i Sibariti, gli autoctoni, rifiutano l'amicizia con la città di Crotone, amicizia che invece viene stretta dai Focei: questi ultimi dividono con una porta le due parti della città quando i Sibariti decidono di attuare una secessione.
Ma la minaccia di invasione da parte dei Siracusani fa sì che i Sibariti premano per riunire la città in un'unica grande forza da opporre al nemico. Malgrado ci siano molte pressioni per mantenere la divisione, prevale la spinta unitaria e così viene incaricato il saggio Parmenide (conosciuto in seguito come filosofo presocratico) di occuparsi delle trattative. Riunite le due fazioni, per suggellare l'unità di Vele Parmenide decide di attraversare la "via del Nume" su un cocchio trainato da cavalle.
Dopo l'impresa, Parmenide diviene legislatore e primo cittadino di Vele, e la governa fino alla morte. Mette per iscritto le sue gesta componendo un poema che inizia proprio con la traversata della "via del Nume", alla fine della quale la dea Giustizia gli detta personalmente le leggi da applicare alla città.
[modifica] Marina di Ascea
Marina di Ascea è un'importante località balneare, sita a circa 4 km da Ascea. La località da alcuni anni consegue il premio Bandiera Blu delle spiagge. A Marina si trova inoltre la stazione ferroviaria di Ascea, importante e molto trafficata d'estate, sulla linea Roma-Napoli-Reggio Calabria. Il 27 Agosto di ogni anno si festeggia la Madonna di Portosalvo.
[modifica] Altre frazioni
Le altre frazioni asceote sono Terradura, Mandia e Catona, site lungo la strada provinciale che da Ascea porta a Ceraso e Vallo della Lucania.
Le altre piccole frazioni sono Baronia, Santa Maria, Salice e Stampella.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Voci correlate
- Elea-Velia
- Castellammare della Bruca
- Cilento
- Costiera cilentana
- Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano
- Bandiera Blu
[modifica] Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Ascea
[modifica] Collegamenti esterni
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