Novi Velia
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Novi Velia | |||
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: | |||
Altitudine: | 648 m s.l.m. | ||
Superficie: | 34 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 62,14 ab./km² | ||
Comuni contigui: | Campora, Cannalonga, Ceraso, Cuccaro Vetere, Futani, Laurino, Montano Antilia, Rofrano, Vallo della Lucania | ||
CAP: | 84060 | ||
Pref. tel: | 0974 | ||
Codice ISTAT: | 065080 | ||
Codice catasto: | F967 | ||
Nome abitanti: | novesi | ||
Santo patrono: | San Nicola | ||
Giorno festivo: | 6 Dicembre | ||
Sito istituzionale | |||
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Novi Velia è un comune di 2.113 abitanti della provincia di Salerno.
Indice |
[modifica] Geografia
Novi Velia è un insediamento situato a 24 km da Elea-Velia, attuale frazione di Ascea. Le rovine della città antica, nel comune di Ascea, sono state inserite nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
L'abitato sorge a 648 mslm, lungo la Strada Provinciale che da Vallo della Lucania (distante 3 km) porta al monte Gelbison (1705 mslm) ed al suo santuario (a circa 7 km). Dista 7 km da Ceraso, 5 da Cannalonga e 92 da Salerno.
[modifica] Storia
[modifica] Storia del nome
Lo storico e geografo greco Strabone narra della città di Elea nella sua opera Geografia (VI, 252), specificando però che i fondatori, i Focesi, la chiamarono inizialmente Hyele, nome che poi venne cambiato in Ele per finire con Elea.
C'è però da tenere conto che i fondatori usavano un alfabeto greco più arcaico rispetto a quello di Strabone (come testimoniano le monete più antiche), ed usavano quindi il "digamma", una delle lettere perse di quell'alfabeto. Il digamma, che graficamente è simile ad una F, si pronuncia come la v italiana, dando quindi al nome della città il suono di "Vele". Nella trascrizione, però, già molti Focei non usavano più il digamma, trascrivendo quindi la lettera F con Ύ e trasformando "Vele" in "Hyele" (Ύέλην).
Neanche Antioco di Siracusa, la fonte a cui si rifà Strabone, aveva a disposizione il digamma, scegliendo però di ignorare la lettera e trascrivendo semplicemente "Ele" (Έλην).
Per quel che riguarda la scrittura "Elea" (Ελέαν), si tratta d'una deformazione attica che non si riscontra prima di Platone, nel IV secolo a.C.: due secoli, cioè, dopo la fondazione della città.
I Romani la chiamarono Velia.
Tutte le notizie fin qui riportate riguardano Elea-Velia (oggi nel comune di Ascea), che niente ha a che vedere con Novi Velia.
Dal 1862, in seguito all'unificazione dell'Italia, l'insediamento velino creatosi nell'entroterra, si chiamò Novi Velia, nome dovuto al fatto che si ritiene che l'attuale città corrisponda ad un nuovo insediamento (una "nuova Vele", appunto), fondato dai Velini stessi per sfuggire alle invasioni vandaliche, per l'insabbiamento dei porti della città di Elea e la conseguente infertilità dei terreni.
[modifica] La peste del '600
Il 6 agosto 1656 si registrò a Vele (allora chiamata solo Novi) la prima vittima della peste che stava imperversando in tutta la Campania: si trattava d'una ragazza di 14 anni di nome Maria De Vita. Da quel giorno il numero delle vittime andò aumentando di mese in mese: 17 in agosto, 36 in settembre, 42 in ottobre, 29 in novembre, 2 in dicembre. Il 5 dicembre, infatti, muore Martino Manganelli, l'ultimo di 126 vittime della peste.
La peste, comunque, giunse tardi nella cittadina del Cilento, grazie al fatto che Novi risiedeva in cima ad un colle e gli unici accessi erano le quattro porte della città: Longobardi, San Giorgio, Portella e San Nicola (detta fino al XVI secolo "Porta San Cristofaro"). Oltre a questa protezione geografica, Novi godeva anche della presenza di baroni e vescovi, la qual cosa fece sì che venissero rispettate le norme sanitarie imposte in tempi d'epidemie.
L'efficacia di questi fattori risulta evidente confrontando la quantità di vittime della peste. A Vallo di Novi (l'odierno Vallo della Lucania) e nei territori limitrofi morí oltre la metà della popolazione, mentre a Novi ne morí un quarto. Ceraso raggiunse il tetto di 48 decessi in un giorno solo, mentre Novi non supera mai i 6.
A Novi Velia fa capo il "Santuario della Madonna del Monte" che si trova alle pendici del Monte Gelbison 1706 m.
[modifica] Siti d'interesse
Il Santuario della Madonna del Sacro Monte sul monte Gelbison sorge sul luogo di un antico luogo sacro pagano. Probabilmente gli Enotri eressero un tempio ad una loro divinità, in seguito identificata con Era. Quasi certamente il sito fu utilizzato al tempo dei Saraceni: infatti Gelbison significa Monte dell'Idolo.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Bibliografia
- I presocratici (1972), a cura di Antonio Capizzi, La Nuova Italia (ISBN 8822102630)
- Breve Storia Popolare di Novi Velia (2001), a cura di Vincenzo Cerino, Pro Loco Novi Velia
[modifica] Voci correlate
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