Luni
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Luni | ||||||||
La piana lunense vista dalle colline | ||||||||
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Comune: |
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Altitudine: | 20 m s.l.m. | |||||||
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Nome abitanti: | lunensi | |||||||
Pref. telefono: | 0187 | CAP: | 19034 | |||||
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« Se tu riguardi Luni e Orbisaglia come sono ite, e come se ne vanno di retro ad esse Chiusi e Sinigaglia, udir come le schiatte si disfanno non ti parrà nova cosa né forte, poscia che le cittadi termine hanno. » |
(Dante Alighieri, Divina Commedia - Par.XVI-73,79)
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Luni è una frazione del comune di Ortonovo, in provincia della Spezia, nota per essere stata un'antica e prosperosa colonia romana.
Indice |
[modifica] Il toponimo
Il nome della città deriverebbe dalla sua consacrazione alla dea romana "Lunae" (appellativo popolare con cui veniva identificata Diana Lucifera), anche in considerazione della forma a falce dell'allora porto cittadino. Dal nome della colonia deriva quello di Lunigiana, ovvero il comprensorio racchiuso fra le province della Spezia e di Massa Carrara ed attraversato dal fiume Magra.
[modifica] Geografia
Propaggine estrema della Liguria di levante, l'area di Luni è situata in prossimità del confine con la regione Toscana. Storicamente la regione di Luni includeva tutta la pianura a sud del fiume Magra, fino alle Alpi Apuane e alle colline di Carrara.
[modifica] Storia
[modifica] Fondazione di Luni ed età romana
Sin da tempi antichissimi, pur sotto il controllo dei Liguri, il porto di Luni veniva utilizzato quale attracco per navi commerciali sia dagli Etruschi che dai Greci. Da questi ultimi è fatta risalire la prima consacrazione del porto alla dea Selene (Luna per gli antichi Romani).
La colonia, con il nome di Luna, venne fondata dai Romani nel 177 a.C., come avamposto militare delle legioni romane, durante la campagna contro i Liguri. In quell'anno, secondo la testimonianza di Plinio il Vecchio, vennero deportati circa 40.000 Liguri Apuani e, successivamente, vi vennero insediati stabilmente 2.000 coloni romani, veterani della battaglia di Azio. Ad ogni veterano furono assegnati 51 iugeri e mezzo di territorio, con l'intenzione di costruire una colonia agraria.
I Liguri subirono una prima pesante sconfitta nel 180 a.C., ma continuarono a combattere i Romani fino al 154 a.C., quando il console Claudio Marcello li sottomise definitivamente. In suo onore venne eretto un monumento nella città, nella quale all'epoca si stava costruendo il tempio del capitolium. Si pensa che anche il toponimo della vicina località di Montemarcello derivi dal nome di questo console.
Nel 109 a.C. i Romani, perfezionarono il sistema viario, prolungando la Via Aurelia collegando Pisa con Luni lungo costa a causa delle paludi (cfr. Tabula Peutingeriana: Pars IV - Segmentum IV[1]) portata poi lungo il percorso della antichissima Via Erculea (la stessa che diverrà, comprendendo l'intero arco ligure, la Via Aurelia imperiale). Non solo, è opinione ormai diffusa che costruirono anche la mitica Via Emilia Scauri, che da Luni doveva congiungersi nella Pianura Padana con la Via Aemilia Lepidi (l'attuale Via Emilia). Si tratta di quello stesso percorso che successivamente, in epoca medievale, venne a costituire la via Francigena.
Nell'89 a.C., dopo la Guerra Sociale, che vide come principali ed ostinati protagonisti i Sanniti (forse gli eredi degli Apuani deportati nel Sannio) Luni ottenne la cittadinanza romana assieme a tutto il resto della Liguria. Sotto l'impero di Augusto la Liguria divenne definitivamente una provincia romana, e Luni conobbe il periodo del suo massimo splendore, con l'ampliamento del foro ed una forte espansione edilizia. Oltre alla sua favorevole posizione lungo una strada principale dell'impero, nel I secolo a.C. gli abitanti di Luni scoprirono il marmo bianco delle vicine Alpi Apuane, e la città ne divenne il principale porto di imbarco. Inoltre i suoi abitanti esportavano legname (che proveniva dall'interno direttamente sul corso del fiume Magra, formaggi, vini e oggetti di artigianato (tra cui sculture in marmo).
Va tenuto nella dovuta considerazione il fatto che in questo periodo a nessun esercito in armi era concesso di varcare il Rubicone a Est, e la Magra a Ovest, senza il consenso preventivo del Senato di Roma.
Nel II secolo la famiglia dei Monettii di Luni costruì il primo nucleo del futuro borgo di Moneta non lontano dalle cave di marmo. In questo periodo, sotto gli imperatori Antonini la città fu oggetto di un rinnovato impegno edilizio. A quest'epoca, tra l'altro, risale la costruzione del grande anfiteatro, in grado di contenere 7000 persone.
Il 4 gennaio 275 un cittadino lunense, Eutichiano, venne nominato papa. Morì il 7 dicembre 283 e fu proclamato santo.
Nel 416 la città è ancora fiorente (anche se appare già circondata da "candide mura"), come testimoniato da Rutilio Namaziano, che ebbe modo di attraversare la regione. Nel corso del V secolo la città fu scelta come sede vescovile, segno che doveva trattarsi del centro più importante della zona. Un vescovo di nome Felice di Luni risulta tra i partecipanti ad un conclio indetto da papa Ilario nel 465.
L'estensione originale della diocesi di Luni era piuttosto vasta: approssimativamente copriva approssimativamente tutta la costa compresa tra le attuali città di Forte dei Marmi e Levanto, estendendosi nell'interno fino all'alta Garfagnana. Includeva anche le isole di Gorgona e di Capraia.
[modifica] La dominazione barbarica e l'età bizantina
Nel VI secolo i Goti saccheggiarono Luni e si insediarono nelle sue vicinanze. Molti degli originali abitanti cercano scampo nelle località vicine, in particolare lungo la valle di Massa.
Nel 552 la città venne riconquistata dai Bizantini di Narsete e inserita all'estremo limite settentrionale della Provincia Italica. Anzi, da quel tempo Luni assunse il ruolo di capitale della Provincia Maritima Italorum, di cui rimane traccia evidente nell'attuale Comando in Capo del Dipartimento Militare Marittimo dell'Alto Tirreno (La Spezia). Pare che già attorno al 540 il generale bizantino Belisario avesse ordinato la costruzione di un sistema di fortificazioni nell'alta Lunigiana per impedire l'ingresso dei barbari nella valle di Luni e, indirettamente, per proteggere la via Aurelia verso Roma. Del poderoso Limes Bizantino restò traccia indelebile nei secoli, tanto che riaffiorò nella Linea Gotica tedesca nel corso della II Guerra Mondiale.
La città divenne un importante porto dell'Impero Romano d'Oriente e, trovandosi lungo il principale asse stradale bizantino in Italia, ottenne un nuovo periodo di prosperità, anche se entrò in competizione con Lucca per il predominio nella regione.
Nel 642 la dominazione bizantina terminò bruscamente quando la città (con tutta la Liguria) fu occupata dagli invasori Longobardi di Rotari, che già detenevano vasti territori nella Toscana meridionale. La conquista longobarda, anche se ancora incompleta, si rivelò molto dannosa per l'economia di Luni: i nobili locali preferirono stabilire le proprie sedi nella valle di Carrara, più difendibile, mentre l'asse dei commerci terrestri si spostò verso sud dalla via Francigena alla regione di Lucca, che ottenne definitivamente il dominio della zona.
Inoltre, i re longobardi vollero esplicitamente contrastare il potere del vescovo di Luni anche sul piano religioso, favorendo a più riprese i monaci della vicina abbazia benedettina di Brugnato, che i chierici lunensi tentarono più volte di controllare, inutilmente. In più, la regione meridionale della diocesi di Luni (territorio compreso tra Massa e Montignoso), si trovò a gravitare nell'orbita della diocesi di Lucca, anch'essa favorita dai Longobardi.
Ma la vera conquista longobarda avvenne soltanto sotto il regno di Liutprando, che acquisì definitivamente gli ultimi insediamenti bizantini nella regione: Luni fu così inglobata nel ducato di Lucca, di cui costituì (assieme a Pisa) uno dei principali sbocchi a mare.
[modifica] Luni e gli Imperatori
Nel 773 Carlo Magno occupò la città, che divenne capoluogo di Comitato sotto l'autorità di un vescovo-conte. Il 6 aprile del 774 i delegati di Carlo Magno e il pontefice Adriano I stabilirono le rispettive sfere di influenza in Italia; Luni venne a trovarsi proprio sul confine.
Sotto gli imperatori carolingi la città si riprese parzialmente e conobbe un periodo di relativa prosperità, grazie alla guida dei vescovi conti che avevano qui la loro sede principale. Pare che già in questa epoca i vescovi di Luni avessero ottenuto in concessione il feudo di Carrara.
All'anno 782 risalirebbe la singolare leggenda dell'arrivo a Luni della reliquia del Volto Santo, un crocifisso che si vuole scolpito in Terrasanta e il cui volto sarebbe stato ispirato dagli angeli stessi. In questo anno il crocifisso sarebbe giunto davanti al porto di Luni su una nave senza equipaggio. La nave avrebbe resistito ad ogni tentativo di abbordaggio da parte dei lunensi, salvo poi approdare spontaneamente a riva dopo l'esortazione del vescovo di Lucca Giovanni I, giunto nel frattempo nella zona dopo essere stato guidato da un sogno. Una volta portato a terra, il crocifisso fu disputato da lunensi e lucchesi, ma altri segni divini vollero che il crocifisso venisse condotto a Lucca, e alla fine i lunensi furono costretti a rinunciare al possesso della reliquia.
All' VIII-IX secolo risale la costruzione della locale cattedrale di San Marco.
Un vescovo di Luni di nome Petroaldo è citato tra i partecipanti al concilio di Roma dell'826.
Nell'849 gli arabi saccheggiarono Luni durante una lunga scorreria che li porterà a colpire anche alcuni centri della Sardegna.
Nell'860 Luni fu nuovamente saccheggiata, questa volta dai Normanni guidati da re Hasting. Il saccheggio fu particolarmente violento, e il vescovo della città venne trucidato. Pare che per diversi anni i lunensi superstiti trovassero scampo a Carrara, prima di tornare ad abitare le rovine della loro città.
Le leggende popolari vogliono che i Normanni avessero saccheggiato Luni per errore: durante la loro calata in Italia, ammirati dallo splendore e dallo sfarzo di Luni credettero che si trattasse di Roma, la vera meta delle loro scorrerie. La leggenda vuole che, dopo un inutile assedio, il loro re Hasting avesse dichiarato al vescovo di volersi convertire al Cristianesimo. Pochi giorni dopo la conversione, Hasting fece allontanare le navi nascondendole dietro un promontorio e dichiarandosi pronto a intrattenere scambi commerciali; subito dopo finse di ammalarsi gravemente e chiese che gli fossero concessi dei funerali cristiani all'interno della città. Fintosi morto, fu fatto entrare a Luni con un piccolo corteo funebre di suoi soldati, tutti segretamente armati. Una volta all'interno delle mura il re saltò fuori dalla bara e trafisse il vescovo che presenziava al funerale. Quello fu il segnale convenuto con i suoi uomini per dare il via al saccheggio.
Alcuni storici ritengono che il religioso ucciso dai Normanni sia identificabile in san Ceccardo, un vescovo di Luni fatto santo la cui esistenza storica è di difficile inquadramento; altri invece vogliono che San Ceccardo fosse il successore del vescovo trucidato, e che morì martire a Carrara nell'892, ucciso dagli abitanti della regione mentre cercava di procurarsi il marmo necessario alla ricostruzione della città dopo il saccheggio normanno. La tradizione, che vuole San Ceccardo vissuto intorno all'anno 600, è considerata inattendibile.
[modifica] L'ultimo secolo della città
Nell'anno 900 il re d'Italia Berengario I confermò al vescovo di Luni Odelberto tutti i privilegi ecclesiastici, che si pensano già proclamati da Carlo Magno nel 774, nei confronti dell'aristocrazia feudale della zona.
Durante l'ultimo secolo la città mostrò segni di dinamismo economico: è un passaggio obbligato per la transumanza, e rappresenta il mercato principale per la vendita dei prodotti agricoli della regione, incluse le isole del Tino e della Palmaria. È accertato che nel 927 i vescovi mantenessero una loro delegazione a Pavia per facilitare gli scambi commerciali. Inoltre, la successiva unificazione politica e militare in un vasto territorio sotto Oberto I fu di ulteriore stimolo alla crescita economica. Nonostante questi segnali positivi, nel corso di tutto il X secolo la città si trovò ad affrontare i prolungati saccheggi dei pirati e delle forze di spedizione arabe, particolarmente aggressive in tutto il periodo.
Nel 940 il re d'Italia Berengario II nominò marchese di Luni Oberto I, capostipite della dinastia degli Obertenghi, che in pochi anni riuscì ad estendere il suo dominio su una regione molto vasta. Già nel 945 infatti l'imperatore Ottone I nominò Oberto conte di Luni concedendogli autorità su numerosi territori: tra essi Carrara e sui suoi castelli, Tortona e la nascente Repubblica di Genova). Con la sconfitta dell'usurpatore al trono d'Italia Berengario II ad opera di Ottone I, (951) Oberto estese ulteriomente i suoi domini ricevendo la signoria su tutta la Marca Ligure Orientale, territorio appena costituito per respingere in modo più efficace le incursioni dei corsari arabi. La Marca Ligure si estendeva su tutta l'odierna Liguria orientale, sulla Toscana settentrionale e nell'entroterra fino a Tortona, Parma e Piacenza.
Nel 963 lo stesso Ottone I donò i feudi di Carrara, Massa e gli abitati di Ameglia, Sarzana e Vezzano Ligure al vescovo di Luni Adelberto.
Pare che già nel 970 le incursioni arabe lungo la costa ligure fossero diventate meno incisive, grazie all'azione congiunta delle nuove marche di confine istituite da Ottone; in più dal 990 in poi, la via Francigena iniziò ad essere utilizzata assiduamente come via di pellegrinaggio verso Roma e il papato, contribuendo a migliorare non poco l'economia della zona, soprattutto nella pianura dell'entroterra. Nonostante questi progressi, già sul finire del X secolo la situazione nella regione subì un nuovo peggioramento. Infatti, già nel 998, il vescovo Gotifredo stabilì temporaneamente a Carrara la sede della diocesi, per sfuggire alla malaria e ai pirati. A questa data risale anche la donazione al vescovo di quattro pievi da parte del marchese Oberto II, nipote del conte Oberto I. Un'altra pieve (probabilmente Bagnone) era già stata donata da Oberto II nel 981
Dopo Oberto II la famiglia degli Obertenghi andò indebolendosi: una serie di frammentazioni dinastiche portarono alla formazione delle famiglie nobiliari degli Adalberti, Malaspina, Este, Pallavicino, Massa, Corsica, Parodi e il territorio della Marca Ligure Orientale non fu più controllato o difeso da un governo feudale unitario. In particolare, nella regione costiera, i discendenti degli Obertenghi stabilirono la sede del loro potere nel castello di Arcola piuttosto che nella città di Luni vera e propria. Come diretta conseguenza, in città e nelle regioni limitrofe il potere dei vescovi andò consolidandosi.
Nel 1015 la città di Luni conobbe il suo periodo peggiore. In questa data il califfo arabo Mujāhid al-Āmirī conquistò temporaneamente Luni con la sua flotta di navi proveniente dalla Sardegna; la città divenne un campo di battaglia tra le forze arabe e una coalizione di truppe di terra e di mare della Repubblica di Pisa e della Repubblica di Genova, guidate dal papa Benedetto VIII. Quando gli arabi alla fine furono costretti a ritirarsi Luni era distrutta.
Nel 1033 il piccolo paese di Arcola, già appartenuto a Oberto di Luni, entrò a far parte del dominio dei vescovi di Luni.
Tra il 1040 e il 1054 la diocesi di Luni perse definitivamente la giurisdizione sulle isole della Gorgona, della Capraia, del Tino, del Tinetto e della Palmaria, che vennero spartite tra le diocesi di Pisa e Genova.
Nel 1055 il vescovo Guido di Luni strinse un patto di alleanza con il nobile Rodolfo di Casola per la costruzione del castello di Soliera, che sarebbe stato amministrato congiuntamente dai due domini.
All'aumento del potere dei vescovi di Luni andò di pari passo la decadenza della città, che non rimase abitabile ancora per molto: oltre alla malaria e ai pirati, il progressivo insabbiamento del porto ne decretò la fine economica. Le attività portuali si trasferirono in parte ad Ameglia e lungo la foce del fiume Magra, anche se si hanno notizie di sporadici approdi al vecchio porto di Luni fino al XII secolo.
Nel 1058 l'intera popolazione di Luni si trasferì a Sarzana; altri gruppi di profughi fondarono gli abitati di Ortonovo e Nicola, e la città venne definitivamente abbandonata.
Nonostante l'abbandono della città il titolo di vescovo o conte di Luni sarà ancora adottato per molti secoli dalle autorità civili e religiose della zona. I vescovi di Luni, in particolare, sposteranno la loro sede vescovile a Sarzana nel 1207.
Agli albori del sec. XIV fu Dante Alighieri a redigere dell'antica nostra "splendida civitas lunensis" l'epitaffio immortale. Lo lasciò nella sublimità del Canto XVI del Paradiso. E' quella la citazione più "alta" che possa essere vantata da una valenza Lunigianese nella scala cosmica del Poema Sacro.
[modifica] Archeologia
Attualmente Luni è un importante sito archeologico. Inaugurato nel 1964, allo scopo di ospitare i reperti rinvenuti presso l’area di scavo, venne riallestito nel 1981 in quanto gli spazi espositivi non consentivano l'adeguata visione di tutto il materiale.

L'intero complesso è formato dal Museo Nazionale dell'Antica Città di Luni, dalla attigua zona archeologica e dal distaccato anfiteatro ellittico, in buone condizioni di conservazione e costruito nel I secolo.
La parte museale custodisce i numerosissimi reperti rinvenuti (statuaria, ritrattistica, vasellame domestico, contenitori da trasporto, vetri, lucerne, monete, oggettistica da toilette e d'uso comune), oltre alle sezioni di architettura sacra dedicata al Capitolium, al santuario della dea Luna, al Grande Tempio (con un meraviglioso frammento di pavimentazione repubblicana in "opus signinum" , con iscrizione dei duumviri) e al tempio di Diana (antefisse raffiguranti Artemide Persica). Notevole la sezione epigrafica posta al primo piano e la ricostruzione (con materiale originale) delle domus lunensi, di grande suggestione illustrativa, principalmente approntata, a scopo didattico, per le scolaresche.
Nella zona archeologica si possono visitare il Decumano Massimo (tratto urbano della via Aurelia), la Casa dei Mosaici, la Domus settentrionale e, soprattutto, il portico del Foro con ambienti legati all’attività commerciale del luogo. Di particolare interesse sono i resti degli antichi apprestamenti realizzati per lo stoccaggio delle merci deperibili, dai quali si possono ricavare le cognizioni e le tecniche romane, in materia di conservazione e "refrigerazione" delle derrate alimentari.
[modifica] Attualità
Nelle vicinanze di Luni si trova un eliporto, utilizzato come base terrestre dagli elicotteri della Marina Militare e dai mezzi leggeri della Guardia Costiera.
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Bibliografia
- Mirco Manuguerra. Lunigiana dantesca. , Centro Lunigianese di Studi Danteschi, 2006.
- Ennio Silvestri. Ameglia nella storia della Lunigiana. , Tipografia Zolesi, 1991 (III ed.).
- Claudio Palandrani. Storia di Luni a fumetti. , 2002.
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