Liguri
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« La parte convessa delle Alpi – che sono montagne molto alte e formano una linea curva – è rivolta verso le pianure dei Celti di cui si è detto e verso il monte Cemmeno; la parte concava verso la Liguria e l'Italia. Molti popoli occupano questi monti, tutti Celtici tranne i Liguri: questi sono di stirpe diversa, ma simili per stile di vita; occupano la parte delle Alpi che si congiunge agli Appennini ed abitano anche una parte degli Appennini » |
(Strabone, Geographia, II. 5,28)
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I Liguri (in greco Λιγυες, Ligues e in latino Ligures) erano un'antica popolazione di cui si ha traccia sin da 25.000 anni fa, forse la prima tra le gens italiche di cui si hanno notizie certe dopo le glaciazioni a partire dall'uomo di Cro-Magnon che ha i suoi resti più antichi proprio in Liguria nelle Grotte dei Balzi Rossi.
Questa popolazione che ha dato il suo nome all'odierna regione della Liguria da dove proveniva, estendeva la sua area di influenza in epoca protostorica in tutta l'Europa occidentale ed in epoca storica dal sud della Francia, Massalia e Provenza, fino al centronord italia, odierna Toscana, ed in genere sulla Pianura padana, odierne Lombardia, Emilia Romagna, Piemonte e parte del Veneto. I riferimenti classici e la toponomastica suggeriscono che una volta la sfera dei Liguri si estendesse maggiormente anche nell'Italia centrale.
L'avanzare dei Celti nel Nord Italia durante il V-VI secolo a.C. e le conquiste dei Romani nel III-II secolo a.C. spinsero i Liguri ad arroccarsi in zone sempre più ristrette e montane dell'Appennino e lungo le coste del Mar Ligure.
Indice |
[modifica] Origini
Popolazione Halstattiana appartenente alla cultura cosiddetta della coppa rovesciata, ed in seguito con influenze culturali di La Tène, affonda le sue origini in epoche talmente remote nella notte dei tempi protostorici dei primi e più antichi ritrovamenti di Cro-Magnon da far supporre che in realtà questa etnia rappresenti quella originale protoceltica da cui furono probabilmente derivate tutte le altre culture celtiberiche e celtiche occidentali; non è tuttavia chiaro se fossero un popolo pre-indoeuropeo Aquitanico, a se' stante, oppure un ramo indoeuropeo ma separato, con affinità protoceltiche, da cui il nome Celto-Liguri. È anche stata ipotizzata una parentela fra i Liguri ed i Lepontini della cultura di Golasecca. Alcuni studiosi invece protendono per una loro origine autoctona, altri ipotizzano che fossero una delle numerose popolazioni celtiche.
Sparsi protostoricamente su un territorio vastissimo in tutta l'europa-sudoccidentale si attestavano ad ovest nella penisola Iberica con reperti di metallurgia su tutta la costa mediterranea iberica, arrivando all'odierna Andalusia (Almeria, Cartagena) e fino al Guadalquivir in particolare a Tartessos (civiltà pre-tartesia) dove si trovavano, in una sua ansa chiamata Lago Ligur (o Lago Tartar da Omero), numerose fornaci per la metallurgia di stagno, bronzo, argento ed altro, che procuravano immense colonne di fumi maleodoranti di zolfo, contaminazioni ed avvelenamenti da Argento e acqua inquinata dai resti dei metalli lavorati (per questo detto Lago Averno da Aristofane); ad est fino al Danubio, ed a nord fino a toccare le sponde del Mar Baltico (come riporta Avenius da uno scritto del VI secolo a.C.).
Vengono definiti da Esiodo (nel VI sec. a.C.) come uno dei tre grandi popoli barbari che controllavano il mondo allora conosciuto: gli Sciti (in Asia), gli Aetiopi (in Africa) ed i Liguri (in Europa); nei tempi storici vedono ridursi e ridefinirsi la loro area di azione principalmente a causa della pressione di alcune tribu Celtiche in forte espansione. Fin dal periodo neolitico lo sviluppo della navigazione li portò a stabilirsi in Corsica, Sardegna ed isola d'Elba ed a commerciare con le più progredite civiltà del Mediterraneo: scambiarono merci con Lipari, con gli Etruschi ed infine con i Greci. Pare da un racconto circolare di Plutarco che il nome o uno dei nomi primevi di questa popolazione sia stato Ambrones: in una battaglia una schiera di mercenari Liguri venendo a contatto con una popolazione Ligure che si proclamava Ambrones lo riconosce come il nome originario dei loro stessi antenati. Probabilmente col nome di Ambrones erano riconosciuti come cercatori, commercianti ed artigiani di Ambra, senz'altro i principali importatori sulle rotte del mediterraneo di questo materiale. Perso il commercio ad ovest per mano dei greci nella zona del Rodano, persa a sud l'isola d'Elba appartenuta ai Liguri Ilvati caduta in mano degli Etruschi che spingevano verso nord presso Luni, e chiusa a nord sulle Alpi la linea di importazione dallo Jutland dagli Insubri, Boi e Cenomani, i Liguri si stanziano stabilmente nella loro definitiva area storica.
[modifica] Etnie liguri
Conosciamo i nomi di alcune delle tribù (o Pagu) in cui i Liguri si raggruppavano:
- Gli Ambrones che sono nominati come una delle tribu' primigenie nella battaglia di Aquae Sextiae (102 a.c.) e citati nella Vita di Mario
- Gli Apuani che si stabilirono nelle montagne della Lunigiana (province di Massa Carrara e La Spezia), della Garfagnana e della Versilia (provincia di Lucca).
- I Tigulli insediati nella riviera di levante fino a Framura
- I Friniati insediati all'interno, nell'appennino tra le attuali province di Parma (valli del Parma e dell'Enza), Reggio Emilia, Modena e Pistoia
- I Veleiates, anche detti Eleati o Celeiati, insediati all'interno, sul territorio che attualmente comprende le provincie di Provincia di Piacenza e Parma (centro principale in età romana: il Municipio di Velleia)
- I Genuates insediati nel Genovesato
- Gli Ilvati, abitanti originariamente nell'isola d'Elba ma poi ritiratisi nell'Appennino
- I Veituri (suddivisi nelle sottotribù degli Utrines, Sestrines, Mentovines e dei Langenses) insediati nell'attuale ponente genovese ed in Val Polcevera, dove nel 1506 fu rinvenuta la nota Tavola Bronzea di Polcevera, redatta a Roma nel 117 a.C.
- Gli Statielli insediati nel territorio di Acqui, nelle valli delle due Bormide e degli affluenti Orba e Belbo.
- I Dectunini nel tortonese e nel novese
- I Sabazi insediati nel Savonese
- Gli Ingauni insediati nel territorio di Albenga
- I Bagienni ( o Vegenni ed gli Epanteri) nell'alta valle del Tanaro e poi trasferitisi in val Trebbia a Bobbio sede del pagus omonimo sotto il municipio di Velleia [centro principale in età romana: Augusta Bagiennorum (ora Bene Vagienna)]
- Gli Intemelii nella Riviera di Ponente, nei pressi di Ventimiglia (Albium Intemelium)
- I Levi e i Marici nella zona attorno al Po (province di Pavia e Alessandria)
- I Segobrigi abitanti della Provenza e protagonisti della leggenda greca di Massalia
[modifica] La lingua
Scritture preindoeuropee illeggibili e non traducibili sono state comunemente ritrovate, nella loro zona d'influenza culturale, risalenti al I millennio a.C. in cuneiforme verticale, ma la prima scrittura leggibile di cui si ha traccia è un epigrafe che appare incisa su un menhir con testa umana risalente al VII secolo a.C. ritrovata nell'entroterra del genovesato. La parola rappresentata è Mezunemusu (mezu centrale e nemusu santuario), e probabilmente era un monolito attorno al quale si riunivano gli sciamani (o druidi) in mezzo ad un bosco sacro, e ciò come noto era un rituale comune tra le popolazioni celtiche.
Molto poco è conosciuto ed è rimasto della loro lingua se non la toponomastica, l'onomastica, qualche rara iscrizione rupestre e le testimonianze o racconti dei Latini; i reperti pervenutici comunque dimostrano una sorprendente affinità con la lingua Celta che dimostra uno scambio culturale tra le due civilizzazioni, anche se non chiarisce in quale direzione.
Il nome del più antico e principale pagu Ligure, cioè Genova, presenta abbastanza chiaramente la radice del nome *genu- (comune a Genava o Ginevra) col significato di mascella, bocca per la conformazione idrogeologica del suo primo sito di urbanizzazione in un'ansa particolarmente arcuata nei pressi della foce di un fiume, radice che è identica a quella della lingua Celtica Goidelica insulare, fatto che assieme ad altre evidenze di affinità al Celtiberico rivela la natura Protoceltica e forse Protoindoeuropea (che poi corrisponde alla cultura Halstattiana) della lingua Ligure.
Questa origine è, comunque, riferita al nome, contenente la radice *genu- che è stato dato dai Romani alla città di Genova, in lingua latina (ianua). Il nome attuale della città in dialetto genovese è Zena, in cui la zeta trascrive una s dolce, esito di una palatalizzazione del termine antico.
Rimangono noti i loro caratteristici nomi personali che riprendevano dagli animali, forse per i tratti personali o le inclinazioni familiari, come ad esempio Arthu l'orso, Brennu il corvo, Moccu il cinghiale, Cicnu il cigno o Hirpu il lupo.
L'etimologia di alcune parole moderne può venir fatta risalire, più o meno a fatica, alla sua radice Ligure, come il fiume Po che era da questi denominato Bodincu, come ricorda Plinio Ligurum quidem lingua amnem hunc Bodincum vocari, e marcando la pronuncia della prima sillaba (Bo'-dincu) si arguisce come poi si sia evoluto perdendo per brevità le altre sillabe. Similmente risaliamo all'etimologia di Appennino dalla parola ligure Penn che significa alto monte secondo en.wiki è una parola celtica[citazione necessaria] (la lingua ligure e' protoceltica per cui e' normale che qualche vocabolo si ritrovi anche in celtico). Lo strumento principale in agricoltura era il ligure Vangas rimasto pressoché invariato nella lingua odierna. Altro vocabolo che ritroviamo è l'italiano cavolo che veniva chiamato in Ligure Berza o Verza.
[modifica] Religione
Adoratori di divinità animiste e guidati da sciamani (o druvid), principalmente erano devoti al dio Belanu, dio della luce (da Bel luce), per il quale si eseguivano sacrifici e riti collegati ai solstizi e percio' ai cicli solari dell'anno. Un altro nume di rilievo era Cicnu (il cigno), che rappresenta forse la divinizzazione di un mitico re antico. La sepoltura, come ritrovato in una tomba a Chiavari (Genova), era approntata in un carro da battaglia nel quale venivano riposte le armi ed il corpo del defunto, che poi venivano interrati in un sepolcro-tumulo. Esemplificativi ne sono i reperti di carro funebre conservati nella collezione privata Bocconi.
La natura ed i boschi erano considerati i luoghi magici per eccellenza, e per questo sacri e rispettati; cosi' le cerimonie ed i riti sciamanici venivano ufficiati nei boschi in siti occultati dalla vegetazione preparati ad hoc con menhir particolari. Queste particolari pietre oblunghe conficcate nel terreno dei boschi terminavano con teste umane, probabilmente rappresentavano la nascita dal grembo materno e simboleggiavano la provenienza della loro razza scaturita direttamente dal grembo della terra e della natura. Le teste, cosi' tanto rappresentate, per i Liguri erano la sede dell'anima il centro delle emozioni ed il punto del corpo dove erano concentrati tutti i sensi, di conseguenza l'essenza del divino e da qui il suo culto. Il tratto più caratteristico dell'animismo dei Liguri era comunque l'intimo contatto con la natura e l'identificarsi con le sue caratteristiche: ribelli, furenti e indomabili, la loro natura era estremamente primordiale e si esprimeva sia nella contemplazione ed il sapere sciamanico, sia nella guerra, descritta dalle cronache Romane dell'epoca come qualcosa di molto simile allo scontro tra uomini e belve feroci.
[modifica] Usi e costumi
Abitanti di una terra difficile ma non sterile erano dediti all'agricoltura, alla metallurgia, al commercio, alla caccia, alla predoneria e ad altre attività produttive. I Liguri abitavano in borghi formati da capanne sparse, preferibilmente a "mezza costa" di pendii montagnosi per sfruttare la posizione elevata ma potendosi meglio organizzare a procacciare cibo che non sulle vette appenniniche o alpine.
Diodoro Siculo scrive dei Liguri:
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« Essendo il loro paese montuoso e pieno di alberi, gli uni di essi tutto quanto il giorno impiegano in tagliar legname, a ciò adoperando forti e pesanti scuri; altri, che vogliono coltivare la terra, debbono occuparsi in rompere sassi, poiché tanto è arido il suolo che cogli strumenti non si può levare una zolla, che con essa non si levino sassi. Però, quantunque abbiano a lottare con tante sciagure, a forza di ostinato lavoro superano la natura [...] si danno spesso alla cacciagione, e trovando quantità di selvaggiume, con esso si risarciscono della mancanza di biade; e quindi viene, che scorrendo per le loro montagne coperte di neve, ed assuefacendosi a praticare poi più difficili luoghi delle boscaglie, indurano i loro corpi, e ne fortificano i muscoli mirabilmente. Alcuni di loro per la carestia de' viveri bevono acqua, e vivono di carni di animali domestici e selvatici. » |
(Diodoro Siculo, in Luca Ponte, Le genovesi)
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La loro attitudine alla navigazione viene così descritta:
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« Navigano eziandio per cagione di negozi pel mare di Sardegna e di Libia, spontaneamente esponendosi a pericoli estremi; si servono a ciò di schifi più piccoli delle barchette volgari; né sono pratici del comodo di altre navi; e ciò che fa meraviglia, si è che non temono di sostenere i rischi gravissimi delle tempeste. » |
(Ibidem)
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Divisi in tre caste principali (la milizia, gli sciamani e la popolazione produttiva) erano raggruppati in tribù urbanizzate (o Pagu) collegate tra loro da legami di parentele e condotte ciascuna da un Re (Rix). I Liguri possedevano uno spiccato spirito egualitario e, a parte il condottiero, la restante popolazione non si poneva in contrasto con differenze di privilegi.
Il senso dell'ospitalità era sacro, da come raccontano nell'epopea di Massalia i Greci nell'invito che il re Ligure Nanno rivolge ai nuovi venuti i Focesi Simos e Protis, evidentemente non tutti i liguri erano rozzi e feroci come la letteratura Latina cercò di far credere[citazione necessaria].
La scelta dello sposo da parte delle donne, nel corso di una cerimonia e di un apposito banchetto, rivela informazioni preziose sull'emancipazione femminile. A tal proposito, sempre Diodoro Siculo nel I secolo a.C. scrive che le donne prendono parte ai lavori di fatica accanto agli uomini. Narrazioni di Tacito, presenti nelle Historiae, ma anche di Strabone, raccontano di coraggiose donne dedite al lavoro.
Dalle testimonianze tramandateci dai Latini apprendiamo che i Liguri si presentavano in battaglia seminudi o nudi per mostrarsi il più possibile vicino allo stato animale selvaggio e per incutere timore ai Romani con i loro corpi molto più robusti di quelli dei Latini; si mostravano dipinti su tutto il corpo, portavano lunghe chiome impastate e rese rigide con argilla e/o gesso e acconciate a guisa di criniera di cavallo; spesso tutto ciò che indossavano era un paio di calzari di cuoio, un cinturone per fermare un mantello e un collare mistico di metallo ritorto, detto Torque che serviva loro per catalizzare l'energia nella testa; caricavano il nemico in preda a furore bellico urlando a squarciagola l'appartenenza al proprio Pagu o Tribù che pare essere stato percepito come Ambrones durante una battaglia condotta dai Romani [1].
Erano armati principalmente con lunghe lance, dette Bug, uno scudo bislungo, una spada spesso scadente perché fatta con metalli dolci e molto raramente con arco e frecce che venivano considerate disonorevoli perché poco adatte allo scontro fisico faccia a faccia. Attaccavano con fanti e su carri corazzati ma alcune tribù avevano carpito l'uso delle armi romane adattandosi a queste con nuove tecniche belliche.
[modifica] L'incontro con i Greci
I Liguri erano temuti navigatori, tanto che i greci li bollarono con l'epiteto Thyrrenoi, cioe' pirati, e ulteriore riscontro della considerazione di cui godevano tra i loro mari (Mar Ligure) presso i Greci è nella stessa mitologia ellenica nella quale Ercole di ritorno dalle Colonne si scontra con alcune divinità del mare: si trattava di Albiones e Ligura; nelle sue fatiche Ercole ha modo di lottare a Marsiglia contro Dercynu e Ialebion figli del Re ligure Pos, ricordando gli scontri che avevano caratterizzato una prima fase di avvicinamento di queste culture. Memorabile è la diffidenza dei Greci rappresentata nell'epopea di Ulisse dove la più antica fra le figure femminili Liguri il cui nome sia entrato a fare parte della storia è la strega ammaliatrice Circe, la dea dalle belle trecce, che incantò Ulisse; la fonte della provenienza della donna ci è fornita da un passo de Le Troiane di Euripide.
In seguito ben documentata è l'osmosi con la cultura ellenistica raccontata in special modo nella particolareggiata leggenda di Massalia (Marsiglia), nella quale i primi coloni Focesi provenienti da Efeso che incontrando il sovrano Ligure Nannu venivano invitati in una lingua incomprensibile a partecipare ad un banchetto al quale a loro insaputa la figlia Gyptis avrebbe scelto il suo sposo tra gli astanti. Gyptis espresse la sua preferenza per Protis, generando la comunione tra i popoli. La terra su cui avrebbero edificato la loro città , infatti, sarebbe stata proprio Massalia.
Tra il V ed il IV secolo a.C. furono frequenti i contatti commerciali con Etruschi, Cartaginesi, Campani e principalmente con i Greci Ateniesi e Massalioti, ma nessuno di questi popoli subentrò mai ai Liguri. Genova, abitata dai Liguri Genuati, era considerata dai Greci, dato il suo forte carattere commerciale, "l'emporio dei Liguri": legname per la costruzione navale, bestiame, pelli, miele, tessuti erano alcuni dei prodotti Liguri di scambio commerciale. A Genova il nucleo urbano del Castello iniziò, per i fiorenti commerci, ad ampliarsi verso l'odierna Prè (la zona dei prati) e verso il Rivo Torbido.
[modifica] Lo scontro con i Romani
I Liguri erano amanti dell'indipendenza e estremamente legati alla propria terra; nel III secolo a.C. finirono con lo scontrarsi con l'espansionismo dei Romani provenienti da sud. Lo scontro tra i due popoli fu lungo e sanguinoso.
Le ostilità furono aperte nel 238 a.C. da una coalizione di Liguri e di Galli Boi, ma i due popoli si trovarono ben presto in disaccordo e la campagna militare si arrestò con lo sciogliersi dell'alleanza.
Durante la seconda guerra punica i Liguri fornirono soldati, esploratori e guide alle truppe di Annibale al momento di varcare gli Appennini. I liguri speravano infatti che il generale cartaginese li liberasse dal vicino romano. I Liguri parteciparono alla battaglia della Trebbia, in cui i cartaginesi ottennero la vittoria. Altri Liguri si arruolarono nell'esercito di Asdrubale quando questi calò in Italia nel 207 a.C. nel tentativo di ricongiungersi con la truppa del fratello Annibale.
Nel porto di Savo (l'attuale Savona) allora capitale dei Liguri Sabazi, trovarono riparo le navi triremi della flotta cartaginese del generale Magone Barca, fratello di Annibale, destinate a tagliare le rotte commerciali romane nel mar Tirreno.
Con la definitiva sconfitta di Annibale a Zama nel 203 a.C. i Romani ripresero la campagna contro i Liguri. Questa seconda fase di scontro si concretizzò in una lunghissima campagna militare che durò dal 197 a.C al 155 a.C. Storicamente l'inizio della campagna viene datato al 193 a.C. per iniziativa dei conciliabula (federazioni) dei Liguri, che organizzano una grande scorreria spingendosi fino alla riva destra del fiume Arno. In realtà i Romani avevano inizato alcune limitate operazioni militari lungo l'appennino già negli anni precedenti (vedi ad esempio le operazioni del console Minucio Rufo del 197 a.C. a Casteggio).
Nel corso di tutta la guerra i Romani vantarono 15 trionfi e almeno una grave sconfitta. Nel 186 a.C. i Romani vennero battuti dai Liguri nella valle del fiume Magra; nella battaglia, che avvenne in un luogo stretto e dirupato, i Romani persero circa 4000 soldati, tre insegne d'aquila della Seconda legione e undici vessilli degli alleati Latini. Inoltre, nello scontro rimase ucciso anche il console Quinto Marzio. Si pensa che il luogo della battaglia e della morte del console abbia dato origine al toponimo di Marciaso.
Nel 180 a.C. i proconsoli Romani Publio Cornelio Cetego e Marco Bebio Tanfilo inflissero una gravissima sconfitta ai Liguri (soprattutto ai Liguri Apuani), e ne deportarono ben 40000 nelle regioni del Sannio. A questa deportazione ne seguì un'altra di 7000 Liguri nel corso dell'anno successivo. Nel corso della campagna i Romani fondarono le colonie di Lucca (180 a.C.) e di Luni (177 a.C.), originariamente concepite come avamposti militari per il controllo del territorio e come basi di rifornimento per le legioni impegnate nella guerra. Già nel 177 a.C. gli ultimi gruppi di Liguri Apuani si arresero alle forze romane, mentre la campagna militare continuava più a nord. Le ultime resistenze furono vinte nel 155 a.C. dal console Marco Claudio Marcello.
Anche dopo la loro sconfitta definitiva alcuni contingenti di Liguri operarono per qualche tempo come ausiliari negli eserciti Romani, combattendo nella guerra contro Giugurta e nella campagna contro i Cimbri e i Teutoni. Anche la cerimoniale sepoltura funebre dei guerrieri Liguri, in cui le armi del combattente venivano deposte nel sarcofago con il morto si mantenne per molti anni dopo la sconfitta.
Con l'instaurarsi della pace di Augusto, dal 30 a.C. i Liguri vennero progressivamente e definitivamente integrati nell'Impero Romano e si perse traccia di una loro identità distinta dal resto dei popoli italici.
L'imperatore Romano Octavianus Augustus prese Genova come sua città base a partire dal 18 a.C. .
Nel 6 a.d., Genova fu ufficialmente eletta a capitale della Liguria, inquadrata come IX regio dell'Impero Romano.
Durante il periodo susseguente di 350 anni di dominazione, rivolte e schiavitu' (specialmente sotto Julius Caesar e dal 15 a.C. con la costituzione dell'Impero), i Liguri soffrirono una sostituzione linguistica e culturale che ha lasciato solamente alcuni rari tratti originali e fonemi tipici nelle parlate moderne, e poche rimembranze di usi e costumi celtici.