Blevio
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Blevio | |||
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: | |||
Superficie: | 5 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 244 ab./km² | ||
Comuni contigui: | Brunate, Como Torno cap = 22020 | ||
CAP: | {{{cap}}} | ||
Pref. tel: | 031 | ||
Codice ISTAT: | 013026 | ||
Codice catasto: | A905 | ||
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Blevio è un comune di 1.219 abitanti della provincia di Como.
Indice |
[modifica] Amministrazione comunale
Sindaco: Alessandro Vago (lista civica) dal 14/06/2004
Centralino del comune: 031 419477
Email del comune: disponibile non disponibile
La cittadina di Blevio è oggi piuttosto nota perché vi abitano le cantanti Ivana Spagna e Milva, La Rossa. Inoltre vi abitava l'ex calciatore del Milan Andriy Shevchenko, poi trasferitosi in Inghilterra. Tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento le ville più belle ospitarono famosi cantanti e compositori di musica lirica.
[modifica] Storia
Blevio è l'insieme di sette abitati di antica origine, detti “le sette città” (Capovico, Cazzanore, Girola, Maggianico, Mezzovico, Sopravilla, Sorto) di cui quello prospiciente il lago di Como era in origine il più importante. Il territorio del comune occupa un'area di 5,9 chilometri quadrati di varia altitudine, da 200 a 1140 metri sul livello del mare e per 2/5 costituita da acque. L'origine del nome è rinvenibile nel celto ligure "Biuelius"(confronta il latino "uiuo" - i latini non distinguevano la v dalla u - Osc. bivus 'vivo' (n. plu.), gallese "byw"; e in tal senso anche l'irlandese "biu-I use to be",l'anglosassone "beo-I am, I become", l'indo-germanico "bheou"). Molto interessante, ma ipotetico, è il collegamento tra il nome Blevio e Belenus o Beleno, divinità celtica della luce, della rinascita e della medicina, protettrice delle pecore e del bestiame, associata alle acque ed alle fonti (Baal, Llew o Lugh, vedi Lughnasadh a Canzo) la cui festa era ai primi di maggio (Beltane, Calendimaggio, albero della cuccagna, palo di maggio, notte di Valpurga), trasposta in Apollo e San Michele Arcangelo; è possibile trovare nelle chiese romaniche l'effigie scolpita di tale divinità, raffigurata con una testa di giovane con capelli raggiati. Anche il nome del monte sopra Blevio, monte Boletto (m.1236), sembra rimandare alla stessa etimologia. Dalla disposizione degli abitati più antichi se ne desume l'origine di un "castellum" dell'età del ferro (circa 3000 anni fa - cultura di Golasecca XI - IV secolo a.C.); in tale periodo la zona di Como si sviluppa come area di scambio tra il mondo celtico transalpino e l'area etrusca centro-italica (grano e schiavi venivano scambiati con prodotti artigianali, in particolare vasellame ceramico). Gli insediamenti dell'età del ferro erano costituiti da nuclei fortificati con mura formate da legno, pietra e terra, oppure da "oppida", piccoli centri urbani con abitazioni, magazzini e luoghi di esercizio di attività artigianali; a volte le due tipologie tendevano ad integrarsi. Blevio compare nei documenti storici come libero comune nel 1297, mentre nel 1465 risulta essere incorporato nel territorio di Como. Nel XVII secolo furono costruiti, sui monti retrostanti, dei lazzaretti per ricoverare i malati contagiati dalla peste portata dai mercenari luterani Lanzichenecchi nel 1630 (calata su Mantova), ma epidemie precedenti colpirono la zona nel 1549 e prima ancora nel 1361. Un'indiretta testimonianza di tali eventi è rintracciabile nella frazione di Capovico, dove, inoltrandosi nell'antico borgo attraverso la strada Regia, si può incontrare - superato il bivio pedonale per Brunate - una cappella dedicata a san Rocco (festeggiato il 16 agosto), santo cui la devozione popolare rendeva omaggio come ringraziamento per la scomparsa della peste (mentre San Sebastiano (santo) veniva invocato mentre era in corso l'epidemia). Dalla frazione di Mezzovico sale una mulattiera che permette di ammirare bei paesaggi lacustri e di incontrare i cosiddetti "massi erratici" o "trovanti" ("narioeula") tipici della zona, tra cui la famosa "prea de Nairöla" (monumento naturale regionale: si tratta di un'enorme monolito di granito ghiandone di metri 4,5 per 7,4 circa, molto sporgente rispetto al pendio della montagna, posta a circa 750 metri di altezza e proveniente dalla Val Masino). Tali massi vennero trasportati nel Neozoico dai ghiacciai alpini. Molti massi erratici sono stati incisi in epoca preistorica. Di particolare interesse sono i massi avelli, tombe probabilmente preistoriche a forma di vasca scavate nei massi erratici; i Celti credevano che, trascorsi sette anni dalla sepoltura, le pietre avrebbero assorbito l'energia del defunto, assumendo poi funzione propiziatoria anche a favore delle gestanti. Ai trovanti sono pure legate storie e leggende di santi, diavoli, folletti, maghi e streghe (si stima che la sede dell'Inquisizione di Como abbia purtroppo condannato al rogo nell'anno 1485 e seguenti oltre trecento presunte streghe; un editto, letto due volte l'anno durante le funzioni religiose, obbligava a denunziare all'Inquisizione entro quindici giorni ogni eretico, o chi mostrasse fuorviare dalla credenza comune, o tenesse libri proscritti). Secondo una leggenda fu il diavolo a disseminare queste pietre sul pianoro sovrastante Blevio, lanciandole per gioco come palle fino alla vetta di San Maurizio ed aspettando che tornassero ai suoi piedi per essere rilanciate. Altra leggenda racconta che nelle notti senza Luna fossero le streghe a giocare con i massi, muovendoli come palle per mezzo dei loro poteri magici. Secondo il folclore popolare di Como e della Lombardia in generale, le streghe "andavano nel Berloto", letteralmente "barilotto", ossia si riunivano in una sorta di Sabba, costituito da canti, balli in circolo e banchetti cui potevano partecipare anche spiritelli domestici e familiari. Il fiorire di questo tipo di leggende è legato al fatto che queste pietre erano oggetto di culto pagano da parte della popolazione e con l'avvento della cristianità ed in particolare dopo la campagna di evangelizzazione rurale seguita al Concilio di Trento(1545-1563), si voleva creare un alone di mistero e di timore intorno a questi luoghi: gli enormi massi grezzi rappresentavano il segno della presenza divina e parecchi miti raccontano di esseri soprannaturali ed anche di uomini nascenti dalle rocce; per i Celti le pietre erano le membra o le ossa della Madre Terra, avevano il potere di accumulare l'energia della Terra e di ritrasmetterla per contatto agli uomini con lo scopo di guarire o di favorirne la fertilità. Il masso dell'Anguana, ninfa dei fiumi ivi celebrata, o "Cepp da l'Angua", nei pressi di Canzo, diviene in epoca cristiana lo "scalfin del diaul" ossia il "tallone del diavolo". A lago si può ammirare l’antica parrocchiale dei SS. Gordiano ed Epimaco, sorta nella seconda metà del 1700 su un precedente edificio sacro. La chiesa presenta una bella facciata a due ordini con timpano. All'interno è conservata una tela secentesca attribuita al Nuvolone(1581-1651), visita di Maria ad Elisabetta, una deposizione dalla croce di un seguace di Pier Francesco Mazzucchelli (detto il Morazzone, 1573-1626), una nascità di Gesù della scuola di Guglielmo Caccia (detto il Moncalvo, 1568-1625) ed un organo del 1821 costruito dai fratelli Prestinari di Magenta. La prima testimonianza scritta riguardante Blevio risale al 1084, anno in cui il vescovo di Como, Reginaldo, morì lasciando espressa per iscritto la volontà che venisse celebrata in perpetuo una funzione per l’anniversario della sua morte, come suffragio per la sua anima. Perché questo fosse possibile lasciò alla cattedrale di Como alcuni suoi beni patrimoniali collocati proprio nel territorio di Blevio. Del 1297 è la prima testimonianza che parla di Blevio come libero comune. Esso non ebbe mai dei propri statuti, probabilmente a causa della sua vicinanza con Como, rispetto al quale fu destinato ad essere solo una propaggine periferica. Dagli atti emerge una citazione che riguarda gli oneri di manutenzione della Strada Regia (così erano chiamate dai Romani tutte le vie imperiali), che andava da Como a Chiavenna (il suo tracciato è documentato dalla tabula Peutingeriana, il più celebre esempio di "itineraria picta" cioè carta stradale disegnata , lasciatoci dai Romani), oneri che spettavano non solo ai comuni toccati dalla stessa, ma a tutte le cittadinanze rivierasche che ne usufruivano. La tabula è conservata presso la biblioteca nazionale di Vienna e rappresenta la trascrizione risalente al 1265 , ad opera di un anonimo monaco di Colmar, su una pergamena lunga quasi sette metri (34 per 682 cm), delle strade imperiali romane e - tra queste - riporta un itinerario militare romano che andava da Milano a Chiavenna. Il monaco copiò un originale del 335/336 d.C. attribuito al geografo romano Castorius, che a sua volta trasse indicazione da carte elaborate tra il I ed il III secolo dopo Cristo. Il cartogramma è volutamente deformato per individuare i percorsi stradali (con valichi e corsi d'acqua), i centri abitati e le relative distanze, i giacimenti minerari e le località di pellegrinaggio. Lo scopo per cui si costruì la Strada Regia nel 15 a.C. fu quello di pacificare, al comando di Tiberio e Druso, figli adottivi di Augusto, la zona alpina e di creare le premesse logistiche per poter conquistare la Germania. Nel 1497 Ludovico il Moro nominò la sua favorita, la bella Lucrezia Crivelli, succeduta in tale ruolo a Cecilia Gallerani (entrambe le donne furono ritratte da Leonardo, la Gallerani nel 1488 - "La dama con l'ermellino" - la Crivelli nel 1490 - "La Belle Ferronière"), feudataria delle pievi di Sorico, Gravedona, Dongo, Nesso e Blevio. Nel secolo successivo Blevio entrò a far parte del Contado delle Tre Pievi (Gravedona, Sorico e Dongo) ed in seguito la sua storia rimase legata a quella di Como; il cardinale comasco Tolomeo Gallio (Cernobbio 1527 - Roma 1607), amico di Carlo Borromeo, acquistò il contado nel 1579 dal re di Spagna, Filippo II, per poi rinunciarvi a favore del nipote. Un inciso su Leonardo: nel periodo del primo soggiorno a Milano (1482-1500) si recò al vicino paese di Torno, presso la fonte intermittente della "villa Pliniana" (villa edificata successivamente nel 1573 dall'architetto Giovanni Antonio Piotti da Vacallo su commissione del governatore di Como, Giovanni Anguissola; nella villa dimorarono celebri personaggi tra i quali Giuseppe II, Napoleone, Stendhal, Alessandro Volta, Vincenzo Bellini, Gioachino Rossini, Byron, Foscolo e Antonio Fogazzaro, cui ispirò il romanzo "Malombra") per indagarne il misterioso fenomeno ("una fonte copiosa che sempre cresce e cala ogni ora" scrive Plinio il vecchio nella "Naturalis Historia", scritta tra il 23 ed il 79 d.C.). Leonardo si recava nella zona del lago, su incarico del Ducato di Milano, alla ricerca di minerali ferrosi necessari per produrre armi, attrezzi agricoli ed utensili (il duca di Milano, Galeazzo Maria Sforza, s'interessa personalmente allo sfruttamento dei filoni ferrosi, su cui poggiano, con le miniere del Canton Ticino e del lago di Como, le speranze di sviluppo dell'industria della Lombardia sforzesca. Per ordine del Duca, il 7 luglio 1472, fu disposta la costruzione di grandi opere di sfruttamento: il minerale viene ora trasformato con tecniche importate più moderne, vengono infatti abbandonati i bassi fuochi e i forni a tino, in favore dei primi altiforni dell’epoca di Nicolò Muggiasca). In un suo libretto di appunti (1487 - 1490) scrive Leonardo: "...sopra Como 8 miglia è la Priniana, la quale cresce e decresce ogni 6 ore; e il suo crescere fa acqua per 2 mulina e n'avanza, il suo calare fa asciugare le fonti. Più su 2 miglia è Nesso, terra dove cade uno fiume con grande empito, per una grandissima fessura di monte. Queste gite son da fare nel mese di maggio. ..." (si riferisce all'orrido di Nesso, profonda forra rocciosa attraverso cui una cascata precipita a lago). Nel Codice Atlantico Leonardo descrive le Grigne come "I maggiori sassi schoperti chessi truovno in questi paesi". Passato ai francesi il Ducato di Milano (1499-1513), Leonardo, secondo le cronache del tempo, consegnò loro i suoi progetti ed accompagnò in qualità di ingegnere militare il governatore, Charles II d'Amboise, nel sopralluogo che fece tra il 6 ed il 22 luglio del 1507 presso le fortificazioni di diverse città della zona, Como, Locarno ed il 14 luglio Lecco. I francesi temevano di poter essere attaccati da nord da parte della lega Santa (XVI secolo) (vedi Guerre Italiane del Rinascimento) formata, tra gli altri, dagli imperiali di Massimiliano I del Sacro Romano Impero e dalla Confederazione elvetica. Lo storico Marino Viganò, supportato in tale interpretazione dal professor Carlo Pedretti, tra i massimi esperti al mondo di Leonardo, attribuisce al toscano la progettazione del rivellino pentagonale del Castello Visconteo di Locarno ossia del bastione, alto una dozzina di metri e costruito nel 1507, che proteggeva l'entrata principale della fortezza (su tale progetto è evidente l'influenza della fortezza di Sarzanello, di scuola sangallesca, vista da Leonardo nel 1500 e riprodotta nei sui appunti). Nel 1706 nacque a Blevio Cesare Artaria che, trasferitosi a Vienna con la famiglia, divenne editore di Mozart e pubblicò le opere di altri celebri compositori; gli Artaria divennero tra l'altro famosi cartografi. Nel 1800 Blevio, grazie alla sua posizione panoramica ed alle attrattive naturali, cominciò ad essere considerato come rinomato luogo di soggiorno e nel suo territorio vennero costruite le prime ville. Le splendide ville bleviane ospitarono personaggi illustri del XVIII e XIX secolo. Giuditta Pasta (1797-1865) celebre cantante lirica, soggiornò spesso in Villa Ferranti, già appartenuta ai Tanzi conti di Blevio ed è sepolta nel cimitero del paese. Per lei Vincenzo Bellini (1801-1835)compose la famosa opera "Norma";gran parte della musica fu composta da Bellini a Blevio mentre era ospite di Giuditta Pasta, che fu poi interprete della prima scaligera del 26 dicembre 1831. Il musicista comasco Pasquale Ricci diede il nome alla Villa Belvedere, un tempo chiamata Malpensata. Divenuta proprietà Imbonati, ospitò Alessandro Manzoni nel 1807 e 1818; nell'autunno del 1807 Manzoni ivi conobbe Enrichetta Blondel (1791-1833), figlia di un banchiere e commerciante di seta ginevrino, che divenne sua prima moglie a Milano l'anno successivo. Villa Borletti ora Chiara, fatta costruire dal Conte Russo Gregorio Petrovic, è legata al ricordo dell'attrice drammatica Adelaide Ristori e della Principessa Trivulzi Belgioioso che vi ospitò personaggi illustri. Nei primi del XIX secolo a Villa Maria, vi dimorò la ballerina Maria Taglioni, poi appartenuta ad un principe russo e conosciuta come Villa Usuelli, fu chiamata anche "Ca' dell'Imperatore" perché il 22 Giugno 1769 Giuseppe II d'Austria ed il suo seguito, si rifugiarono a causa di un violento temporale. Il 28 ottobre 1901 nacque a Blevio il comandante partigiano Enrico Caronti, detto Romolo, fucilato dalle brigate nere di Menaggio il 23 dicembre 1944. Nell'estate del 1935, durante un soggiorno estivo, il celebre scultore Arturo Martini (Treviso 1889 - Milano 1947) realizza in poche settimane una serie di undici sculture in gesso denominate "Gruppo di Blevio" (collezione Banca Popolare di Vicenza - Palazzo Thiene, Vicenza). Il turismo è, ancora oggi, la principale fonte di reddito di questo centro. Il paese è sede di un imbarcadero e scalo fisso della navigazione lacustre (dal maggio 2007 il servizio è sospeso per motivi non specificati). Il parco pubblico in riva al lago non è al momento accessibile. Il numero degli abitanti, in base al censimento del 2001, è di 1219. A Blevio, come negli altri comuni che si affacciano sul lago a nord di Como, si parla il "laghée", che rappresenta una variante del dialetto comasco con influenze del dialetto ticinese; tali dialetti appartengono al dialetto lombardo occidentale (vedi anche "lingua lombarda").
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Collegamenti esterni
http://www.blevioinlinea-glv.it/index.htm - http://maps.google.it/maps?oi=eu_map&q=Blevio&hl=it - http://www.passolento.it/erratici.htm - http://www.archeologicacomo.org/main.html?cat=4&scheda=47# - http://www.civiltacqua.org/uploads/raccolta/Barbieri%20anguana%202008.pdf
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