Concilio di Trento
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Concilio di Trento | |
---|---|
Concili ecumenici delle Chiese cristiane | |
Data | 1545-1563 |
Accettato da | cattolici (XIX) |
Concilio precedente | Concilio Lateranense V |
Concilio successivo | Concilio Vaticano I |
Convocato da | Papa Paolo III |
Presieduto da | Papa Paolo III, Papa Giulio III, Papa Pio IV |
Partecipanti | fino a 255 nelle ultime sessioni |
Argomenti in discussione | Protestantesimo, Riforma cattolica, Sacramenti, Canone della Bibbia, Giustificazione |
Documenti e pronunciamenti | Sedici decreti dogmatici, su vari aspetti della religione cattolica |
Storia del Cristianesimo Progetto Religione • "Punto d'incontro" --- uso tabella |
Il Concilio di Trento o Tridentino (svoltosi dal 1545 al 1563, con interruzioni) è considerato dalla Chiesa cattolica il XIX Concilio ecumenico. Il suo ecumenismo è stato contestato perché si tenne a lungo senza i vescovi tedeschi. Con questo concilio si definì la reazione alle dottrine del calvinismo e luteranesimo e la riforma della Chiesa. Il Concilio si sarebbe dovuto tenere a Vicenza, ma la famiglia appartenente al ceto aristocratico che si era proposta ad allestire l'evento, si scoprì successivamente essere troppo legata all'imperatore, motivo per cui fu abbandonato il progetto.
Il primo ad appellarsi ad un concilio che dirimesse il suo contrasto col papa fu Lutero, già nel 1518: la sua richiesta incontrò subito il sostegno di numerosi tedeschi, soprattutto di Carlo V, che in esso vedeva un formidabile strumento non solo per la riforma della Chiesa, ma anche per accrescere il potere imperiale: la richiesta si scontrò con la ferma opposizione di papa Clemente VII che, oltre a perseguire una politica filo-francese e ostile a Carlo V, da un lato vi vedeva i rischi di una ripresa delle dottrine conciliariste, dall'altro temeva di poter essere deposto (in quanto figlio illegittimo).
L'idea di un concilio riprese quota sotto il pontificato del successore di Clemente VII, papa Paolo III (1534 - 1549), che nel 1536 convocò prima a Mantova e poi a Vicenza un'assemblea di tutti i vescovi, abati e di numerosi principi dell'impero, ma senza ottenere alcun effetto (a causa del conflitto tra Francesco I e Carlo V).
Dopo il fallimento dei colloqui di Ratisbona (1541) la sua convocazione fu giudicata improrogabile: per quanto riguarda la sede, nel 1542 si stabilì che venisse celebrato a Trento poiché, pur essendo una città italiana, era entro i confini dell'Impero ed era retta da un principe-vescovo; dopo la pace di Crepy Paolo III poté finalmente emanare la bolla di convocazione, la Laetare Jerusalem (novembre 1544) e il Concilio si aprì solennemente a Trento il 13 dicembre 1545, III domenica di Avvento, nella cattedrale di San Vigilio.
Il concilio contò inizialmente pochissimi prelati, quasi tutti italiani, e fu quasi sempre controllato dai delegati pontifici. Furono presenti anche alcuni prelati legati al cosiddetto evangelismo, come il Cardinale Reginald Pole. Venne trattata una parte dogmatica, sugli argomenti controversi del tempo, che portò a delle definizioni contrapposte a quelle luterane, come nel decreto sulla giustificazione. Non fu pertanto possibile risolvere il problema dell'accordo con la religione riformata che nel frattempo era stata tollerata nell'impero con l'Interim di Augusta. Venne riconosciuta come ufficiale la versione della Bibbia detta Vulgata, evitando l'uso del volgare per le Sacre Scritture nel culto. Tra le deliberazioni più importanti dal punto di vista disciplinare ci fu l'obbligo di residenza dei vescovi nelle loro diocesi. Avveniva infatti che i benefici ecclesiastici e i vescovati venissero assegnati generalmente ai nobili, senza che corrispondesse effettivamente l'obbligo di residenza e lo svolgimento dell'incarico.
Tra i cardinali di recente nomina pontificia (Cantarini, Sadoleto, Carafa, Fisher e il citato Pole) l'ala prevalente era quella riformista. L'ultima parte del Concilio fu tuttavia dominata dalla figura di San Carlo Borromeo, che divenne arcivescovo di Milano e che era nipote del papa regnante durante gli ultimi anni del Concilio, Pio IV.
Al termine del concilio diverse questioni che non erano state trattate vennero demandate al papa e alla curia romana, che negli anni successivi emise altri importanti documenti sulla riforma della chiesa. Fra questi le revisioni del Breviario e del messale, con la conseguente uniformità liturgica della chiesa occidentale con l'adozione universale del rito romano, con l'unica eccezione del rito ambrosiano per la diocesi di Milano, e la scomparsa di tutti gli altri riti occidentali. Furono inoltre pubblicati in seguito il Catechismo Tridentino e l'Indice dei libri proibiti (Index librorum prohibitorum).
Indice |
[modifica] Papi coinvolti nel concilio e nella sua preparazione
- Leone X: Durante il suo pontificato ebbe luogo la ribellione di Lutero
- Clemente VII
Questi due papi di formazione rinascimentale, della famiglia dei Medici, sottovalutarono la portata della Riforma e non convocarono, come da più parti richiesto, il concilio per la riforma della chiesa.
- Adriano VI: i suoi progetti di riforma non poterono avere luogo a causa della durata troppo breve del suo pontificato
- Paolo III Farnese. Convocò il concilio
- Giulio III
- Marcello II Cervini (ebbe solamente 23 giorni di pontificato) 9 aprile 1555 - 1 maggio 1555 (Giovanni Pierluigi da Palestrina gli dedicò la "MISSA PAPAE MARCELLI")
- Paolo IV Carafa
- Pio IV : Sotto il suo pontificato ha termine il Concilio (4 dicembre 1563)
[modifica] Papi "post tridentini"
I papi eletti successivamente alla chiusura del concilio si occuparono di renderne operativi i decreti conciliari nei vari stati europei e attuarono diverse riforme applicative:
[modifica] I risultati del concilio
[modifica] La riforma cattolica
![]() |
Per approfondire, vedi la voce Controriforma. |
Il nuovo attivismo che derivò nei confronti del protestantesimo viene indicato in ambito storiografico col termine di Controriforma, mentre l'applicazione dei decreti del concilio relativamente alla organizzazione interna del cattolicesimo viene talvolta definita come Riforma cattolica.
[modifica] L'influsso sull'arte
Sebbene il Concilio emanasse soltanto principi generali sulla liceità dell'uso delle immagini, l'arte del XVII secolo risentì dei cambiamenti religiosi. Il Barocco viene generalmente considerato l'espressione artistica delle chiesa post tridentina, sebbene ultimamente il termine venga esteso a tutte le espressioni dell'arte europea del Seicento, comprendendo anche quella dei paesi riformati.
[modifica] L'influsso sulla musica
Il Concilio ebbe un notevole influsso anche sulla musica, nella fattispecie sul Canto gregoriano. Si cercò infatti di riportarlo alla purezza originale, eliminando ogni artificio aggiunto nel corso dei secoli. Vennero così aboliti i tropi e quasi tutte le sequenze; venne inoltre eliminata ogni traccia di musica profana, come ogni cantus firmus non ricavato dal gregoriano. Anche qui da segnalare l'eccezione (come per il resto della Liturgia) per il Canto ambrosiano, nella diocesi di Milano. Si affidò infine a Giovanni Pierluigi da Palestrina e a Annibale Zoilo il compito di redigere una nuova edizione della liturgia che rispettasse le decisioni del Concilio. Tuttavia la musica che accompagnava le cerimonie religiose non fu mai limitata al solo gregoriano o ambrosiano. Molti tra i maggiori compositori come Monteverdi, Händel, Bach, Vivaldi, Charpentier, Cherubini, Haydn, Mozart, Verdi, Rossini eccetera, scrissero messe, vespri, salmi, inni e altro, nello stile della propria epoca, e tutti questi vennero eseguiti regolarmente sia come musica liturgica che in forma di semplice concerto.
[modifica] Giudizi critici sul concilio
Paolo Sarpi, teologo veneziano contemporaneo al concilio e autore dell'Istoria del Concilio Tridentino, dà un giudizio negativo del concilio, affermando che ebbe gli effetti opposti rispetto alle ragioni per le quali fu convocato, e cioè portò la mancata ricomposizione dello scisma protestante e alla ulteriore centralizzazione della chiesa attorno al papato, il quale raggiunse una potenza esorbitante a scapito dell'autorità dei vescovi.
Sul Concilio si dibatté a lungo anche nei secoli successivi, soprattutto nell'800, quando due tesi, quella di Leopold Ranke (1795-1886) e di Ludwig von Pastor (1854-1928) divisero i teologi. Il primo sosteneva che vi furono vari movimenti di riforma fin dal XV secolo, e che questo Concilio ebbe il ruolo di una restaurazione contro i tentativi di riforma, uno dei quali si realizzò nella riforma protestante. Il secondo sosteneva che il protestantesimo fu una rivoluzione e il Concilio di Trento rappresentò la vera riforma. La differente valutazione dei ruoli (riforma protestante e controriforma cattolica oppure rivoluzione protestante e riforma cattolica) ha avuto degli echi fino al giorno d'oggi.
Gran parte dei pensatori italiani dell'800-'900 (Croce, Gentile, De Sanctis e altri) fu molto critica nei confronti del Concilio, e si arriva a dire che è stato fautore di una decadenza dell'arte e dei costumi, attraverso la chiusura mentale contrapposta all'apertura di stampo rinascimentale.
[modifica] Collegamenti esterni
- testo dei canoni del Concilio di Trento
- sul dibattito storico « Riforma cattolica e/o Controriforma », è utile consultare la voce del Dizionario di Storiografia