Paolo Sarpi
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Paolo Sarpi (Venezia, 14 agosto 1552 – Venezia, 15 gennaio 1623) è stato uno storico, teologo e religioso italiano dell'Ordine dei Servi di Maria.
Teologo, astronomo, matematico, fisico, anatomista, letterato e polemista, fu tanto versato in molteplici campi dello scibile umano da essere definito da Girolamo Fabrici d'Acquapendente «Oracolo del secolo» [1] Autore della celebre Istoria del Concilio tridentino, subito messa all'Indice, fu fermo oppositore della Chiesa cattolica che, dopo aver cercato invano di processarlo, tentò di farlo assassinare.
Indice |
[modifica] Biografia
[modifica] L'infanzia
Nell'anno in cui proseguono le sedute del Concilio di Trento, Carlo V è in guerra con i prìncipi protestanti tedeschi e il Parlamento inglese adotta un Prayer Book d'ispirazione luterana, Pietro, questo il nome secolare del Sarpi, nacque a Venezia da Francesco di Pietro Sarpi, di famiglia di lontane origini friulane e mercante a Venezia eppure, scrive il biografo Micanzio, per la sua indole violenta «più dedito all'armi ch'alla mercatura»; [2] la madre, veneziana, «d'aspetto umile e mite», [3] si chiamava Isabella Morelli. Rimasta vedova, fu accolta con Pietro e l’altra figlia Elisabetta nella casa del fratello, Ambrosio Morelli, prete della collegiata di Sant'Ermagora.
Con lo zio, «uomo d'antica severità di costumi, molto erudito nelle lettere d'umanità [ ... ] addottrinando nella grammatica e retorica molti fanciulli della nobiltà», [4] fece i primi studi, imparando presto e con facilità. A dodici anni, nel 1564, anno dell'istituzione, dopo la chiusura del Concilio, dell'Indice dei libri proibiti - tra i tanti, vi finiscono il Talmud e il Corano, il De Monarchia di Dante e le opere di Rabelais, Folengo, Telesio, Machiavelli ed Erasmo - passò alla scuola del padre servita Giovanni Maria Cappella, teologo cremonese, seguace delle dottrine di Giovanni Duns Scoto, il quale gli insegnò logica, filosofia e teologia, finché il ragazzo fece così rapidi progressi che «il maestro istesso confessava non aver più che insegnargli». [5] Con altri maestri veneziani apprese la matematica e la lingua greca ed ebraica.
«Con la familiarità e co' studii entrò Pietro anco in desiderio di ricevere l'abito de' servi, o perché gli paresse vita conforme alla sua inclinazione ritirata e contemplativa, o perché vi fosse allettato dal suo maestro», [6] malgrado l'opposizione della madre e dello zio Ambrogio, che lo voleva prete nella sua chiesa, il 24 novembre 1566 entrò nel monastero veneziano dei servi di Maria.
[modifica] A Mantova
Qui continuò ancora a studiare con il Capella, alieno dalle distrazioni proprie della sua età, finché, in occasione della riunione a Mantova del capitolo generale dell'Ordine servita, nel 1567 fu mandato in quella città «ad onorar il congresso e far vedere che gl'ordini non sono oziosi, ma spendono il tempo in sante e lodevoli operazioni» a difendere «318 delle piú difficili proposizioni della sacra teologia e della filosofia naturale. Il qual carico con che felicità lo sostenesse e con che giubilo e stupore di quella venerabile corona, si può dall'evento argomentare». [7]
Essersi così distinto a soli quindici anni gli valse la nomina a teologo da parte del duca di Mantova Guglielmo Gonzaga, «prencipe di grandissimo ingegno, cosí profondamente erudito nello scienze, che difficilmente si discerneva qual fosse maggiore, o la prudenza di governare, o l'erudizione di tutte le scienze et arti, sino nella musica», [8] mentre il vescovo Gregorio Boldrino gli affidò la cattedra di «teologia positiva di casi di coscienza e delli sacri canoni». [9] Stabilito nel convento di San Barnaba, perfezionò la conoscenza della lingua ebraica e iniziò, col puntiglio consueto, ad applicarsi agli studi storici.
Fu certo a motivo di quest'interesse che a Mantova frequentò Camillo Olivo, già segretario di Ercole Gonzaga, cardinale legato nelle ultime sessioni del concilio di Trento, la cui caduta in disgrazia presso Pio IV coinvolse anche l'Olivo, dagli «inquisitori molto travagliato, col tenerlo longamente in carcere dopo la morte del cardinale suo signore» [10] che ora, dopo la morte del pontefice, «viveva privatamente in Mantova. Il gusto principale che riceveva fra Paolo in conversare con lui era perché lo trovava d'una moderazione singolare, erudito, e che, per esser stato col cardinale a Trento, aveva avuto gran maneggio in quelle azzioni e sapeva tutte le particolarità de' negozii piú secreti, et aveva anco molte memorie, nell'intendere le quali fra Paolo riceveva molto piacere». [11]
Sono gli anni in cui in Italia continua con vigore la repressione inquisitoriale di Pio V: Pietro Carnesecchi è decapitato nel 1567, nel 1569 gli ebrei sono espulsi dallo Stato pontificio - tranne che da Roma e da Ancona - e nel 1570 è decapitato l'umanista Aonio Paleario; il papa scomunica Elisabetta d'Inghilterra nel 1570, organizza la Lega contro i turchi nel 1571, ottenendo la vittoria navale a Lepanto e a Parigi, la notte del 23 agosto 1572 migliaia di ugonotti vengono massacrati: in quest'anno Sarpi fa la sua professione, entrando ufficialmente nell'Ordine servita. Anche di lui l'Inquisizione si occupa per la prima volta nel 1573, a seguito della denuncia di un confratello, un tale Claudio, che lo accusò di sostenere che dal primo capitolo del Genesi non si può ricavare l'articolo di fede della Trinità. Ma questa volta l'Inquisizione gli diede ragione, archiviando il caso.
[modifica] Il ritorno a Venezia
Nel 1578, dopo essersi addottorato in Teologia nell'Università di Padova, venne nominato Reggente degli Studi del convento di Venezia. Nel 1579, a soli 27 anni, fu eletto Provinciale del Veneto e uno dei tre Padri incaricati di rivedere il testo delle Costituzioni dell'Ordine, per cui dovette trattenersi a Roma fino al 1581. Nel 1585 venne eletto Procuratore Generale e dovette così portarsi a Roma, ove rimase fino al 1588. Nel 1589 venne inviato dal cardinale Protettore in Romagna, in qualità di visitatore di quei conventi. Nel Capitolo Generale del 1591 dovette liberarsi da alcune futili accuse. Ritornato a Venezia, si diede ai suoi studi. Nel 1598, il vescovo di Ceneda lo nominò suo Teologo in alcune gravi controversie; e nel 1599, il Ven. Angelo Montorsoli dei Servi di Maria lo elesse Vicario Generale dei conventi di Venezia allo scopo di introdurvi la vita comune, a norma del Concilio di Trento. Rimase in questo ufficio fino al 1604.
[modifica] L'attentato
All'inizio del 1606, il Senato Veneto cominciò a servirsi della sua consulenza nelle controversie con il Papa; poco dopo lo elesse Consultore Teologo, Canonista e Giureconsulto della Repubblica.. Il Sarpi accettò, ma a condizione che il Senato Veneto si impegnasse formalmente a difenderlo sempre. Il 20 ottobre, il Sant'Uffizio lo citò a comparire a Roma, sotto pena di scomunica. Il Sarpi, temendo insidie durante il viaggio, rispose facendo presente che non rifiutava di essere giudicato, ma esigeva solo che ciò venisse fatto in luogo sicuro.In seguito a questa risposta, il 5 gennaio 1607 venne scomunicato, per cui, fin da quel momento, fu ritenuto, praticamente, come un fuori legge.
Il 5 ottobre 1607, ai piedi del ponte di Santa Fosca a Venezia, mentre si preparava ad attraversare il Campo omonimo(proprio dove adesso sorge il monumento a lui dedicato) per ritornare in convento, fu assalito da cinque sicari pontifici e pugnalato alla schiena, alla testa e alla mascella. Gli rimase conficcato addosso un pugnale: il Sarpi lo fece appendere sotto l'immagine del Crocifisso con la scritta: Filio Dei liberatori. La frase a lui attribuita – stylo Romanae Curiae – pare non sia vera, anche se corrisponde bene al suo carattere. Si dice che, prima dell'attentato, il cardinale San Roberto Bellarmino, che lo conosceva bene, l'avesse avvertito di stare in guardia.
[modifica] La morte
La controversia del Senato Veneto col papa Paolo V non durò a lungo: vennero ad un accordo, e il Sarpi fu libero di continuare i suoi studi e i suoi consulti fino al 1622. Ai primi giorni del 1623 si ammalò gravemente, e morì il 15 gennaio. Secondo la versione ufficiale l'8 gennaio, sebbene sfinito, volle alzarsi per il mattutino, come al solito, e celebrare la Messa. La mattina del 12 gennaio, fatto chiamare il priore del convento, lo pregò che lo raccomandasse alle preghiere dei confratelli e che gli portasse il Viatico. Gli consegnò tutte le cose concesse a suo uso. Si fece vestire, si confessò e passò il resto del mattino facendosi leggere da fra Fulgenzio e da Fra Marco i Salmi e la Passione di Cristo narrata dagli Evangelisti. Gli fu quindi amministrato dal priore, alla presenza della Comunità, il Viatico. Il 14 mattina fu visitato dal medico che gli disse che aveva più poche ore di vita. Egli, sorridendo, rispose: Sia benedetto Dio! A me piace ciò che a Lui piace. Col suo aiuto faremo bene anche quest'ultima azione (quella di morire). Fu udito ripetere più volte, con soddisfazione: Orsù, andiamo dove Dio ci chiama!. Le sue ultime parole furono: Esto perpetua (v. Bianchi-Giovini, 846, p. 340-344). Esistono tuttavia altre versioni della sua morte che lo fanno apparire più vicino al culto protestante.
[modifica] Il Sarpi nella storia della letteratura e della scienza
Figura assai complessa di pensatore, il Sarpi occupa indubbiamente un posto di primo piano nella storia della letteratura e della scienza. Fu uno dei più grandi scrittori del suo secolo.
Giovanni Papini, parlando della Istoria del Concilio di Trento, l'ha definita:
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« un modello di lucidità narrativa... e di prosa semplice, esatta e rapida (Scritti filosofici inediti, p. 3) » |
Nel campo delle scienze poi ha lasciato orme indelebili in vari campi: nella filosofia, nella matematica, nell'ottica, nell'astronomia, nella medicina ecc. Galileo Galilei fu suo grande amico, e non disdegnò di appellarlo: Mio Maestro. Dinanzi alla sua condanna, il Sarpi scrisse:
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« Verrà il giorno, e ne sono quasi certo, che gli uomini, da studi resi migliori, deploreranno la disgrazia di Galileo e l'ingiustizia resa a sì grande uomo. » |
Il Sarpi scoperse, per primo, la dilatabilità della pupilla sotto l'azione della luce e le valvole delle vene (Enciclopedia Treccani, vol. XXX, p. 879). I suoi biografi parlano anche di scoperte nel campo dell'anatomia, dell'ottica, ecc. L'invenzione del termometro - dice Bianchi-Giovini - il Galilei la dovette per certo ai lumi somministratigli dal Sarpi, se pure questi non ne fu il primo inventore, come pensano alcuni (v. p. 74). A lui (al Sarpi) si attribuisce, ad esempio, la scoperta della circolazione del sangue... Sopra la sua sapienza matematica si citava l'autorevole giudizio di Galileo Galilei (Papini, p. 4). Il Robertson non ha stentato ad appellare il Sarpi il più grande dei veneziani. Daniel Georg Moarhof ha appellato il Sarpi la Fenice del suo tempo.
Galileo Galilei non esitò a dire: Paolo de' Servi ... del quale posso senza iperbole alcuna affermare che niuno l'avanza in Europa in cognizione di queste scienze (matematiche) ( contro alle calunnie ed imposture di B. Capra, in ediz. naz., Firenze, 1932, II, 549). La teoria di Galileo delle maree riprende idee di Sarpi, esposte nei Pensieri naturali, metafisici e matematici (in particolare nei pensieri 569 e 571).
Giovanni Battista Della Porta, dopo aver dichiarato di avere appreso alcune cose da Fra Paolo, lo proclamò splendore ed ornamento non solo della città di Venezia e dell'Italia, ma di tutto il mondo. (Magia naturalis, L. VII, p. 127). Il cardinale Domenico Passionei definì il Sarpi dottissimo oltre ogni espressione (cfr. Opuscoli, I, p. 331-334).
[modifica] Sarpi e la Chiesa
Il Sarpi, alla grande intelligenza unì anche - cosa riconosciutagli da tutti - una esemplare integrità di vita. A. C. Jemolo, dopo essersi rivolto varie domande intorno alla sua ortodossia, ha dato questa risposta: {{quote| Gli elementi ci mancano per una risposta perentoria: noi non possiamo dissipare l'alone di mistero che circonda Fra Paolo. - Questo non c'impedisce di ammirare l'uomo e l'opera... (Jemolo, p. [[10).}}
In realtà lo scontro di Paolo Sarpi con la Curia romana fu legato ad un progetto politico volto a contenere il potere della Chiesa in ambito esclusivamente spirituale e a promuovere un'alleanza tra Venezia e la Francia in un'ottica antimperiale e fortemente antispagnola. Per questo intrattenne contatti con i riformati (Lettere ai protestanti, 1635). Inoltre la sua visione della Chiesa era il vagheggiare il ritorno alla chiesa primitiva: era indotto perciò a condannare il potere temporale, il processo di mondanizzazione del clero, la superiorità del papa sul Concilio. Nel 1616 il Sarpi strinse amicizia con Marc'Antonio De Dominis, arcivescovo di Spalato, che tendeva all'apostasia. Quest'ultimo nel 1619 pubblicò a Londra, senza i consenso dell'autore, la sua Istoria del Concilio Tridentino, che costituisce il suo capolavoro storico ed offre la prima imponente ricostruzione del Concilio di Trento. L'opera fu immediamente posta all'Indice dei libri proibiti.
Su pochi autori, come sul Sarpi, sono stati pubblicati tanti libri dai toni fortemente controversistici. Nel 1892 gli fu innalzato, in Venezia, un monumento; e quasi in ogni città d'Italia si trovano vie e piazze a lui intitolate.
[modifica] Sue opere
- Discorso dell'origine, forma, leggi ed uso dell'Uffizio dell'Inquisizione nella città e dominio di Venezia, 1638.
- Trattato dell'interdetto di Paolo V nel quale si dimostra che non è legittimamente pubblicato, 1606 (in collaborazione con altri teologi).
- Apologia per le opposizioni fatte dal cardinale Bellarmino ai trattati et risolutioni di G. Gersone sopra la validità delle scomuniche, 1606.
- Considerationi sopra le censure della santità del papa Paolo V contra la Serenissima Repubblica di Venezia, 1606.
- Istoria del Concilio Tridentino, Londra 1619 (con lo pseudonimo di Pietro Soave Polano).
- Il trattato dell'immunità delle chiese (De iure asylorum), 1622.
- Istoria dell'Interdetto, 1624.
- Lettere ai protestanti, 1635
- Trattato delle materie beneficiarie, 1676.
- Pensieri naturali, metafisici e matematici (pubblicati in parte a cura di Amerio nel 1951)
- Consulti, I/II, a cura di C. Pin, Pisa-Roma, Istituti Editoriali e Poligrafici Internazionali, 2001.
- Della potestà de' prencipi(testo ritenuto perduto. Ritrovato dopo tre secoli e pubblicato a cura di Nina Cannizzaro)Venezia, Marsilio, 2007).
[modifica] Bibliografia
- F. Griselini, Memorie aneddote, Losanna 1760
- Storia arcana della vita di Fra Paolo Sarpi servita scritta da Monsignor Giusto Fontanini, arcivescovo d'Ancira in partibus e documenti relativi. Venezia 1803, per Pietro Zerletti
- P. Cassani. Paolo Sarpi e le scienze matematiche naturali, Venezia 1822
- A. Bianchi-Giovini. Biografia di Fra Paolo Sarpi, Basilea 1847
- G. Papini. Scritti filosofici inediti, Lanciano, Carabba 1910
- R. Morghen. in «Enciclopedia Treccani», vol. XXX, p. 879
- G. Getto, Paolo Sarpi, Firenze, Olschki 1967
- F. Micanzio, Vita del padre Paolo, in «Istoria del Concilio tridentino», Torino, Einaudi 1974
- G. Cozzi, Paolo Sarpi tra Venezia e l'Europa, Torino, Einaudi 1979
[modifica] Note
- ^ O. Ceretti, Cinque pugnali non bastarono a troncare la sua parola, in «Historia», 264, febbraio 1980
- ^ F. Micanzio, Vita del padre Paolo, in «Istoria del Concilio tridentino», Torino 1974, p. 1275
- ^ F. Micanzio, cit., p. 1276
- ^ F. Micanzio, cit., p. 1276
- ^ F. Micanzio, cit., p. 1278
- ^ F. Micanzio, cit., pp. 1277-78
- ^ F. Micanzio, cit., p. 1279
- ^ Ibidem
- ^ F. Micanzio, cit., p. 1280
- ^ F. Micanzio, cit., p. 1281
- ^ Ibidem
[modifica] Galleria
[modifica] Altri progetti
Wikisource contiene opere originali di o su Paolo Sarpi
[modifica] Collegamenti esterni
- E-text della Istoria del concilio tridentino su Liber Liber
- Opere integrali in più volumi dalla collana digitalizzata "Scrittori d'Italia" Laterza