Ozieri
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Ozieri | |||
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: | |||
Altitudine: | 490 m s.l.m. | ||
Superficie: | 252,45 km² | ||
Abitanti: |
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Densità : | 44,90 ab./km² | ||
Frazioni: | Chilivani, San Nicola | ||
Comuni contigui: | Ardara, Chiaramonti, Erula, Ittireddu, Mores, Nughedu San Nicolò, Oschiri (OT), Pattada, Tula | ||
CAP: | 07014 | ||
Pref. tel: | 079 | ||
Codice ISTAT: | 090052 | ||
Codice catasto: | G203 | ||
Nome abitanti: | ozieresi | ||
Santo patrono: | Sant'Antioco | ||
Giorno festivo: | 13 novembre | ||
Sito istituzionale | |||
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Ozieri (in sardo Othieri) è un comune di 11.334 abitanti della provincia di Sassari. Resti della cultura prenuragica risalenti al neolitico si trovano presso la grotta di "San Michele", alla periferia della città .
Indice |
[modifica] Storia
Ozieri risulta abitata fin dalle epoche più remote. A seguito della notevole mole di ritrovamenti di reperti e manufatti archeologici (in particolare le ceramiche ricche di decorazioni geometriche) presso le grotte di S. Michele (vicino all’Ospedale Civile), del Carmelo e di "Mara", verso il secondo dopoguerra gli studiosi individuarono una “cultura†neolitica risalente a circa il 3500-2700 a.C. a cui fu dato il nome di “cultura di S. Micheleâ€, poi ribattezzata in “Cultura di Ozieriâ€, che appare come una delle civiltà più evolute del Mediterraneo dell’neolitico, e diffusa sull’intero territorio regionale. Reperti della “cultura di Ozieri†provenienti dalle grotte ozieresi sono esposti nei musei di Sassari, Cagliari, in molti musei nazionali ed anche nel museo parigino del Louvre, in quello londinese del British Museum e in ogni altro importante museo archeologico del mondo. Afferenti a questo periodo sono anche le numerose domus de janas (le tombe individuali e collettive scavate nella roccia), presenti a decine nel territorio comunale. Nei secoli successivi la popolazione sarda attraversò diverse fasi evolutive che trovarono sbocco, intorno al 2000-1800 a.C., in una civiltà totalmente originale ed unica al mondo, quella nuragica. I nuraghi esistenti nel territorio comunale sono tantissimi (probabilmente ci si avvicina alle tre cifre), di cui alcuni molto vicini all’abitato, il quale probabilmente conobbe una continuatività abitativa, che si è protratta fino ai giorni nostri. Con il declino della civiltà dei nuraghi, a partire dal X secolo a.C. crebbe l’influenza e la presenza nell’isola dei Cartaginesi provenienti dalla non lontana Tunisia. Anche del loro passaggio restano tracce nel territorio ozierese, sia sotto forma di tesoretti monetali che di resti di edifici, per lo più nella pianura "Campo di Ozieri". La potenza di Cartagine doveva però scontrarsi con l’altro astro nascente del Mediterraneo occidentale, i Romani. Dopo secoli di lotta, Roma riuscì a sconfiggere definitivamente Cartagine e a conquistare l’isola nel 238-237 a.C., seppure in modo parziale, con conseguente costituzione in Provincia della Sardegna nel 227 a.C. L’effettiva sottomissione avvenne comunque con fatica, ed in maniera definitiva solo a seguito di ripetute e devastanti campagne belliche, tanto che solo nel 175 a.C. il console Tiberio Sempronio Gracco poté celebrare in Roma l’ottavo e definitivo trionfo per la conquista della Sardegna (nonostante si verificassero ulteriori rivolte fino al 104 a.C.), quanti non se ne contarono mai per nessun altro popolo soggiogato dai Romani. La Piana di Ozieri era attraversato da importanti strade romane, di cui una si inoltrava nei monti ozieresi dopo aver attraversato un ponte a 6 arcate (detto Pont'ezzu, cioè "ponte vecchio", lungo circa 100 metri, ancora esistente). Ozieri dovette avere nei secoli della romanizzazione un’importanza e una popolazione notevole, seppure non risulta mai citata dalle fonti dell’epoca. Bisognerà attendere la fine dell’impero Romano (456 d.C.), il breve passaggio dei Vandali, la recuperata dominazione romano-bizantina e la nascita dei Giudicati (IX secolo circa) per trovare Ozieri citata per la prima volta in documenti anteriori alla fine del giudicato del Logudoro (cioè ante 1259). Ozieri (denominato Otier Otieri e Otigeri) appare citato nel condaghe di Salvennor (cioè dell’abbazia cassinese di S. Michele di Salvenero, presso Ploaghe), in un documento redatto in lingua spagnola, copia dell’originale in lingua sarda, risalente all’ultimo quarto del secolo XII. In epoca giudicale (dopo la caduta di Torres, il territorio di Ozieri appartenne al giudicato di Arborea, fino ai primi del Quattrocento) Ozieri, fino al XIV secolo, fece parte della curatoria di Nughedu (composta da 12 centri abitati ricadenti negli attuali territori comunali di Ozieri e Nughedu S.N.) con capoluogo Nughedu San Nicolò (certamente nel XII-XIII secolo), poi Ozieri; successivamente al XIV secolo, la "villa" di Ozieri venne inglobata nella curatoria denominata "Monteacuto" (la più estesa del Giudicato), con capoluogo Ozieri. Essa comprendeva 26 centri abitati, attualmente ubicabili nei territori comunali di Alà dei Sardi, Berchidda, Buddusò, Monti, Oschiri, Osidda, Ozieri, Pattada e Tula. Carta Raspi indica nel numero di 20 le curatorie del giudicato di Torres; inoltre dà la denominazione di curatoria di Gisarclu (anziché Nughedu) alla curatoria a cui appartenevano Gisarclu (Bisarcio), Ardar, Ozieri, Pattada e Nughedu. Certamente tale ricostruzione deve aver assommato ed omogeneizzato in sé, dati riferiti ad epoche differenti (non viene specificato alcun riferimento temporale), visto che Ozieri è citato per la prima volta in documenti anteriori alla fine del giudicato del Logudoro. Ozieri (denominato Otier Otieri e Otigeri) appare citato nel condaghe di Salvennor, in un documento (in lingua spagnola, copia dell’originale in lingua sarda) risalente all’ultimo quarto del secolo XII. Per certo la villa de Ocier (da cui proveniva il delegato per tutto il Monte Acuto, un certo Folcus De Sii, ozierese) è citata il 24 gennaio 1388 nel trattato di pace tra Arborea e Aragona stipulato a Oristano. Qualche cambiamento amministrativo si ebbe a seguiro della caduta del giudicato di Torres nel 1259 e la successiva annessione di numerose curatorie e distretti nel giudicato di Arborea. Nell’ultimo trentennio del Duecento, il giudice Mariano II (con l’aiuto di Pisa) conquistò, tra gli altri, il castello del Monte Acuto e di Orvei (forse pertinente alla curatoria di Bisarcio), oltre alla vicina curatoria di Nughedu. Subito dopo, verso il 1288, a seguito degli accordi di pace, i Doria ottennero il controllo del castello di Orvei, e con l’uso delle armi conquistarono varie curatorie: Romangia, Flumenargia e Nurra, e i distretti di Nulauro, Ulumetu, Caputabbas, Nurcar, Meilogu, Anglona, Ardar e Bisarcio (quest’ultimo, con la probabile esclusione delle ville di Tula e Ossana, rimaste agli Arborea). Ai primi del Trecento, pertanto, il resto del giudicato di Torres restava spartito tra Malaspina e Comune di Sassari. Dal punto di vista ecclesiastico, Bisarcio era sede della diocesi omonima (corrispondente alla curatoria di Nughedu e parte di quella di Oppia con la villa di Ardara, già capitale logudorese), mentre la curatoria del Monteacuto dipendeva dal vescovo di Castro (attualmente in agro di Oschiri). Nel giudicato vi erano sette diocesi ed una arcidiocesi; fra tutte, Bisarcio, dopo Plovaca (Ploaghe), era senz’altro la diocesi meno estesa ed abitata. L’Amadu riporta un dato demografico di grande interesse, seppure largamente approssimativo, dal quale risulterebbe che la popolazione della diocesi bisarcense, intorno al XIV secolo, doveva essere pari a circa 5.000 abitanti su una superficie di circa 450 Kmq., con una densità abitativa pari a circa 7 abitanti per chilometro quadrato. Sono i numeri di una diocesi di entità veramente esigua, se si pensa che quella confinante di Castro si estendeva per 1800 Kmq. e doveva avere circa 12 mila abitanti. La seconda metà del XIV secolo vede la regione del Monteacuto schierata con il casato d’Arborea nella contesa con gli Aragonesi (giunti nell’isola nel 1323) per il controllo della Sardegna. Il tramonto dell’abitato di Bisarcio deve leggersi in sovrapposizione con l’ascesa demografica e economica di Ozieri. L’importanza di Ozieri traspare da alcune lettere di Sibilla de Moncada moglie del donnicello (ovvero il figlio del Giudice) Giovanni d’Arborea, scritte ad Ozieri tra il 1340 ed il 1347, luogo ove i coniugi, nonché signori del Monteacuto (dal 1336), spesso risiedevano. In questi stessi anni, gennaio 1348, fu ad Ozieri che Olfo di Ripafratta (giusperito, procuratore di Giovanni d’Arborea, fratello del giudice arborense Mariano IV), alla presenza del notaio regio Pietro Columbario, firmò l’accordo che gli assegnava il controllo della curatoria della Planargia (documento che il fratello aveva firmato, pochi giorni prima, nella vicina villa di Nughedu, capoluogo dell’omonima curatoria). Nel 1362 la resa di Casteldoria agli Arborea fu in larga parte opera di milizie di Ozieri, forse comprendendo in tal modo i soldati provenienti dal Monteacuto. Il Day, riguardo la crescita di Ozieri e la simultanea scomparsa di alcuni villaggi della zona, confuta (ma in parte accetta) la tradizione orale che vuole Ozieri fondata a seguito di un travaso totale di popolazioni in fuga: “Caso contestabilissimo, ma anche dei più significativi è tra le leggende di questo tipo quello di Ozieri, fondatosi, si dice, in seguito allo smembramento e successiva fusione di ben otto villaggi, di cui tre sconosciuti (Biddaezza, Ossano, S. Maria Pianu), due spariti nel basso medioevo (Pira Domestiga e Orvei), e altri tre (Bisarciu, Butule, Bidove) non prima del Seicento. Il primo sviluppo che ha Ozieri si precisa infatti ben prima dell'abbandono di Pira Domestiga e Orvei; e, al principio del Cinquecento, molto prima che Bisarciu, Butule e Bidove si trovassero sprovvisti d'abitanti, era già un centro importante, il più popoloso dell'intera regione. Questa forza d'attrazione - senza dimenticare le ambizioni «territoriali» del paese ha senza dubbio avuto un ruolo importante nel lento conglobare di abitati a suo unico profitto, processo che la leggenda sulle origini tiene a legittimare.†Da un memoriale del 1408 si apprende che la popolazione della Sardegna alla meta del Trecento, ammontava a circa 70.000 “fuochiâ€, pari a circa 280 mila abitanti soggetti ad imposta (la quasi totalità ); ma dopo le guerre tra Arborea e Aragona e la tremenda epidemia di peste, i “fuochi†si ridussero a 15.000, ovvero circa 60 mila persone fiscali (un calo del 75% circa). Nel censimento del Regno di Sardegna aragonese del 1485 la popolazione si riportò a circa 200-240 mila abitanti, divenuti 270-300 mila nel censimento del 1603 (popolazioni stimate sul numero dei “fuochiâ€).
Dagli inizi del Quattrocento la Sardegna cade totalmente nelle mani dei Catalano – Aragonesi; viene così suddivisa in feudi, che vengono assegnati ai nobili iberici che parteciparono alla conquista; nel 1421 Ozieri ed il Monteacuto vengono, da Alfonso d’Aragona, attribuite al casato valenziano dei Centelles. Fino al 1572 Ozieri sarà capitale della Curatoria del Monteacuto (diventata Ducato nel 1767), cioè parte della Contea di Oliva (istituita nel 1448), infeudata al casato valenzano, al quale succede (a seguito di legami matrimoniali) quello, pure valenzano, dei Borja (duchi di Gandia) fino al 1699 (ora già denominato Stato di Oliva) .
E’ a partire dal XIV secolo che nella nostra villa troviamo stabilmente residente il vescovo di Bisarcio, che preferisce gli agi della cittadina ai disagi del piccolo villaggio rurale dove era la basilica. A Ozieri cresce una classe di artigiani, di grandi allevatori e in definitiva di gente benestante. Il Sinodo dei Vescovi del 1437 (uno dei cosiddetti “sinodi del Logudoroâ€) ebbe luogo in Ozieri nella chiesa di S.Maria, sotto il vescovo Antonio Cano e l’Amadu fa risalire a questa data il trasferimento della residenza del Capitolo e del Vescovo nel quartiere ozierese detto “episcopioâ€, adiacente la chiesa di S. Maria. Ancora nel 1463, il vescovo di Bisarcio risulta presente al sinodo provinciale di Sassari.
Nel 1479, con l’ascesa al trono della confederazione catalano – aragonese da parte di Ferdinando d’Aragona, già re di Castiglia da qualche anno, a seguito del matrimonio con Isabella di Castiglia, ha inizio, anche per la Sardegna, la dominazione spagnola propriamente detta. La mutazione di denominazione e di confini nel nuovo regno, comunque, non porta, inizialmente, a particolari modifiche del sistema di governo nell’isola. Il declino di Bisarcio continuò con la soppressione della diocesi omonima nel 1503 (dovuta anche al notevole calo del numero delle parrocchie della diocesi ed alla conseguente esiguità delle rendite) . Nel 1503, infatti, ricalcando fedelmente la proposta del re Ferdinando il Cattolico, con bolla pontificia, le diocesi di Ottana, Bisarcio e Castro furono soppresse e poste sotto il controllo della neo-costituita diocesi di Alghero (per l’esattezza la denominazione era “diocesi di Alghero e delle unioni di Castro e Bisarcioâ€). Tale decisione fu dovuta alla scarsità di popolazione e quindi di proventi delle numerose diocesi, ma anche da anche per la scarsa capacità e preparazione dottrinale del clero, a tutti i suoi livelli (aspetto non nuovo alle alte gerarchie ecclesiastiche romane). Ferdinando II di Spagna già dal 1493 e poi nel 1495, aveva perorato presso il Pontefice Alessandro VI affinché le archidiocesi e le diocesi sarde fossero ridotte di numero; la richiesta era motivata dalla scarsa capacità di sostentamento di alcune particolarmente povere (nel corso del XV secolo l’isola aveva subito un forte spopolamento e il 65% dei centri abitati esistenti agli inizi del XIV secolo risultava abbandonato), ma reconditamente si ambiva ad un maggior controllo ed influenza politica sul clero e quindi il popolo. Tale proposta, dettagliata nello schema di riordino, fu pienamente accettata da Roma. Dal 1503, con bolla papale promulagata da Giulio II, la diocesi di Bisarcio fu soppressa, ed insieme con quella di Castro veniva unita al Vescovado di Ottana, al quale era anche aggregata la parrocchia di Alghero. Quest’ultima, in breve tempo, divenne la sede vescovile in virtù dello stretto legame che la univa al Regno d’Aragona. Al momento della soppressione, scrive il Filia, la diocesi di Bisarcio comprendeva i territori di Ozieri, Ardara, Tula, Ittireddu e Nughedu. Gli studiosi tendono a sottolineare che nel 1503 si trattò di â€unione†e non “soppressione†di molte diocesi sarde; a tal proposito il Turtas sottolinea che nel 1668 il papa disponeva di qualche aiuto per il restauro delle antiche cattedrali. Ciò non servì, però, ad arrestare lo spopolamento di questi centri, che furono frequentati solo dai pellegrini in occasione della ricorrenza del santo.
Nel 1506 viene proclamata la Corona di Spagna (non più regno d’Aragona). Ozieri, nel corso del XVI secolo si sviluppa e diventa una "villa" ricca, grazie ai grandi allevamenti di bestiame bovino, ovino e suino, e alla prezenza di numerose strutture amministrative dello Stato. Sono anni di sviluppo urbano, che lasciano importanti tracce nell'edilizia religiosa e civile.
Nel XVII secolo Ozieri è la terza città più popolosa dell’isola dopo Cagliari e Sassari, con oltre 4000 abitanti e molti nobili e dottori (all’epoca le mete universitarie più ambite erano Pisa e Bologna in Italia e Saragozza in Spagna); nel clima di generale espansione economica e religiosa, sorgono in Ozieri numerosi conventi, chiese, la scuole gesuitica e nel 1621 la Collegiata. Solo a seguito dell’epidemia di peste della metà del ‘600 Ozieri , come del resto tutto il nord Sardegna, subirà una prima battuta d’arresto nello sviluppo demografico.
Nel 1700 scoppia la guerra di Successione al trono di Spagna; due le coalizioni che si combattono: il ramo ereditario austriaco e quello spagnolo. Nelle vicende che ne seguirono, saranno gli Austriaci ad occupare l’isola nel 1708, per rimanervi un decennio. Nel 1718 la Sardegna viene infine ceduta al casato dei Savoia. Essi accettano di mantenere l’isola alle medesime condizioni amministrative utilizzate dagli Spagnoli; in pratica restano gli stessi ordinamenti e gli stessi feudatari iberici. Per quel che riguarda il Monteacuto, essendo rimasta priva di eredi diretti la casata dei Borgia, nel 1740 il feudo fu incamerato dal Regio Patrimonio dello Stato Sardo; ciò dette vita ad un contenzioso con alcuni pretendenti iberici, che si concluse nel 1767 quando Carlo Emanuele di Savoia istituì il Ducato di Monteacuto (capoluogo Ozieri) e lo concesse ai discendenti di M. Faustina Tellez Guiron in Pimentel. E’ a partire dalla seconda metà del Settecento che lo Stato Sabaudo comincia a penetrare nella vita del territorio, attraverso l’istituzione di una serie di uffici pubblici, riducendo sempre più il potere feudale (i diritti feudali furono aboliti solo nel 1836 e di fatto il Monteacuto cessò di essere feudo nel 1843, come riportato dall’Angius). I Savoia che tentano di sradicare l’eredità culturale iberica. L’afflato illuminista che pervade i reali piemontesi si manifesta con diverse iniziative legislative, tra cui ricordiamo (in quanto importante nel caso del nostro convento) le leggi “liberali†(del 1855, 1866 e 1867, la cui definitiva applicazione giunge nel 1879) promulgate da Rattazzi e Siccardi, che vide la chiusura dei vari conventi e loro destinazione a scopi civili (per lo più caserme militari).
Nel corso del XIX secolo Ozieri conosce una affermazione nel suo ruolo di capoluogo territoriale. Nel 1803 viene ricostituita la Diocesi di Bisarcio, con sede però a Ozieri. Nel 1807 diventa sede di Prefettura, per poi divenire capoluogo di Provincia dal 1825 al 1860. Re Carlo Alberto il 10 settembre del 1836 la eleva al rango di "Città ", insieme a Nuoro e Tempio Pausania.
[modifica] Evoluzione demografica
In base ai dati del censimento 2001 nel Comune di Ozieri sono stati rilevati 11.334 abitanti residenti, dei quali 8.024 abitanti (pari al 71%) nel centro urbano di Ozieri. Le rimanenti località abitate del territorio comunale sono San Nicola con 1.627 abitanti e Chilivani con 294 abitanti, mentre la restante popolazione sparsa ammonta a 1.389 unità .
Abitanti censiti
[modifica] Voci correlate
- Chilivani
- Sant'Antioco di Bisarcio
- Pont'ezzu
- Cantu a chiterra
- Cattedrale dell'Immacolata
- Stazione di Ozieri Chilivani
[modifica] Collegamenti esterni
[modifica] Altri progetti
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