Spagna romana
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(Alfabeto iberico, Guerre celtibere) (Impero spagnolo · Predominio spagnolo in Italia · Inquisizione spagnola)
(I restaurazione · Carlismo · Isabella II)
(Rivoluzione 1868 · Sestennio democratico ·
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Per Spagna romana si intende quel periodo storico in cui la penisola iberica passò sotto controllo romano.
Espulsi i cartaginesi dalla Spagna nel corso della II guerra punica, (206 a.C.), Roma iniziò una lenta occupazione della penisola, che si prolungherà per buona parte del II secolo a.C..
Nei primi decenni dell'occupazione infatti i romani si trovarono di fronte alla guerriglia scatenata dal caudillo lusitano Viriato. Dopo la morte di Viriato (139 a.C.) e la presa della città celtibera di Numanzia (133 a.C.) la lotta degli Iberi contro Roma divenne sempre più inefficace e sporadica: l'occupazione della Penisola si poteva ormai considerare un fatto compiuto (disordini e ribellioni verranno tuttavia sradicate completamente solo in età augustea). L'occupazione romana culminerà con la creazione delle Province hispaniche. Il nome deriva dal termine di probabile origine punica Hispaniao Ispania, che significa terra di conigli. Appare in letteratura ed in storiografia fin da tarda età repubblicana: anche Tito Livio utilizza i termini di Hispania e di Hispani (o Hispanici) per designare il territorio iberico ed i popoli che lo abitavano.
Dopo quasi sette secoli di ininterrotta dominazione romana l'Hispania assorbì totalmente la cultura latina, ne adottò la lingua, i costumi e le leggi, acquisendo una importanza fondamentale all'interno dell'Impero romano, tanto da dare i natali a due imperatori: Traiano e Teodosio (sulla nascita hispanica di Adriano sussistono seri dubbi) e ad alcuni importanti scrittori (fra cui Seneca e Marziale).
Indice |
[modifica] Conquista romana
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Per approfondire, vedi la voce Seconda guerra punica. |
Le legioni romane invasero la Spagna nel 218 a.C., ma la penisola fu conquistata per intero dall'imperatore Augusto solo nel 27 a.C.-14 a.C.; fino ad allora, buona parte della Spagna restò autonoma.
Durante la seconda guerra punica la Spagna fu teatro di battaglia tra romani e cartaginesi. Roma spedì truppe sotto il comando di Gneo e Publio Cornelio Scipione.Il primo scontro ebbe luogo a Cissa, nel 218 a.C., dove i romani ebbero la meglio, ma poi con l'arrivo di Asdrubale Barca furono dipersi. Gli anni successivi i romani, sconfiggendo più volte i cartaginesi, conquistarono ulteriore terreno.
[modifica] Province ispaniche repubblicane
Nel 197 a.C., dopo la conquista, vennero create due province, Hispania Citerior e Hispania Ulterior, con capitali, rispettivamente, Tarragona e Cordoba.
La Spagna citeriore (Hispania citerior) e la Spagna ulteriore (Hispania ulterior) furono due province romane di epoca repubblicana in cui vennero suddivisi i territori conquistati dai Romani ai Cartaginesi nella penisola iberica (Hispania) durante la seconda guerra punica.
Le due province furono istituite nel 197 a.C., dopo la fine della seconda guerra punica (201 a.C.) e la sottomissione delle locali popolazioni iberiche. Erano separate da una linea di demarcazione che dalla città di Carthago Nova, o dalle sue immediate vicinanze, attraverso la meseta, raggiungeva i Pirenei occidentali. Era dunque una frontiera che si discostava alquanto da quella precedentemente delimitata dal fiume Ebro, che aveva costituito il limite all'espansione cartaginese in Spagna, fissato con il trattato del 228 a.C. [1].
La Spagna citeriore era costituita da un territorio comprendente buona parte del Levante centrale hispanico e la totalità di quello settentrionale incentrati sulla colonia focese di Emporion (Ampurias) e sulla città di Tarraco (Tarragona), fondata da Publio Cornelio Scipione su un precedente centro indigeno. Il territorio presentava lungo la costa alcune colonie dedotte da Massalia (Marsiglia). La successiva espansione romana nell'interno (furono sconfitte le tribù iberiche degli Iacetani e degli Ilergeti) giunse a Osca (Huesca) e a Salduba (Saragozza).
La Spagna ulteriore occupava inizialmente il bacino inferiore del fiume Guadalquivir, con la città alleata (civitas foederata) di Gades (Cadice) e la colonia romana di Italica, fondata sempre da Scipione. Il territorio era stato interessato dalla penetrazione fenicia e punica.
Tra le due zone venne occupata solo una stretta fascia costiera, che si appoggiava alla città di Carthago Nova (Cartagena), il principale centro punico passato sotto il dominio romano.
La capitale della Spagna Citeriore fu Carthago Nova, sostituita nel corso del I secolo a.C., sotto Cesare o Ottaviano, da Tarraco (l'attuale Tarragona), mentre la capitale della Spagna Ulteriore fu Hispalis (Siviglia), sostituita nell'ultimo periodo da Corduba (Cordova.
[modifica] Consolidamento del dominio romano
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Per approfondire, vedi la voce Guerre celtibere. |
Le province iberiche vennero interessate da una serie di rivolte e azioni di conquista, che comportarono frequentemente l'invio di eserciti guidati dai consoli, con competenza su entrambe le province. Solo al termine di tali eventi bellici (a cavallo fra la fine del II e i primi anni del I secolo a.C.), che successivamente si salderanno con le guerre civili della tarda età repubblicana, combattute in parte in Iberia, il potere romano sulle due province poté considerarsi pienamente consolidato (anche se estenderà a tutta la penisola solo dopo l'assoggettamento dei Cantabri in età augustea). Le varie fasi della lotta fra le popolazioni autoctone e Roma possono essere sintetizzate nel seguente prospetto cronologico:
- 197 a.C.: rivolta delle tribù iberiche nella parte nord-orientale della penisola;
- 195 a.C.: invio di un esercito guidato dal console Marco Porcio Catone che sottomette la bassa e media valle dell'Ebro e conquista la città pirenaica di Iacca (secondo altre fonti Catone la espugnò nel 194 a.C.);
- 193-191 a.C.: sottomissione delle tribù dei Celtiberi Oretani, Garpetani, Vettoni e Vaccei da parte dei due governatori Gaio Flaminio e Marco Fulvio Nobiliore;
- 188 a.C.-187 a.C.: rivolta di alcune popolazioni celtibere sedata da L. Manlio Acidinio;
- 181 a.C.-179 a.C.: hanno inizio le guerre celtibere propriamente dette; i Celtiberi insorgono in massa e i romani espugnano Contrebia Belaisca, centro della rivolta. Successivamente Tiberio Sempronio Gracco riporterà una grande vittoria sulle popolazioni autoctone nei pressi del massiccio del Moncayo;
- 154-133 a.C.: nuova insurrezione generale dei Celtiberi (II e III guerra celtibera), con l'invio degli eserciti guidati dai consoli Marco Fulvio Nobiliore e Marco Claudio Marcello (153-152 a.C.) e dal console Publio Cornelio Scipione Emiliano (134 a.C.);
- 133 a.C.: la conquista di Numanzia da parte di Publio Cornelio Scipione pone definitivamente termine alla III guerra celtibera (definita anche numantina);
- 123 a.C. conquista delle Baleari da parte di Lucio Cecilio Metello;
- 107 a.C. e anni immediatamente successivi: ribellioni di secondaria importanza e molto localizzate nei territori dei Lusitani e di alcune popolazioni celte dell'occidente peninsulare.
Ancor prima che terminassero le guerre celtibere cui si è fatto cenno, le organizzazioni territoriali indigene, spesso appoggiate su centri fortificati (oppida) e fortemente frammentate, vennero rapidamente sostituite da un'organizzazione municipale. Vennero fondate poche colonie, dovute alle necessità militari, fra cui Carteia, Colonia Libertinorum nel 176 a.C., Corduba, oggi Cordova, fondata da Marco Claudio Marcello, nel 152 a.C., Valentia, oggi Valencia), nel 138 a.C. e, nel secolo successivo, Caesar Augusta (l'attuale Saragozza).
[modifica] Le Guerre civili
Durante la guerra civile tra Mario e Silla, Quinto Sertorio, si ribellò e giunse ad avere in proprio potere entrambe le province. Contro di lui venne inviato Pompeo con poteri straordinari, ma Sertorio venne eliminato solo in seguito ad una congiura interna nel 72 a.C.. Le province vennero nuovamente interessate dalla guerra civile tra Cesare e Pompeo e ospitarono fino alla sconfitta a Munda nel 45 a.C. i due figli di Pompeo, Gneo Pompeo e Sesto Pompeo. Le guerre civili comportarono in entrambi i casi il coinvolgimento delle popolazioni locali e in seguito il mutamento della politica romana, che da un regime di sfruttamento passò a favorire l'integrazione: ai personaggi più influenti venne concessa la cittadinanza romana e vennero fondati municipi e colonie.
Sotto Augusto, nel 27 a.C. le due province furono abolite e i territori spagnoli furono suddivisi nelle tre nuove province di Lusitania (Hispania Lusitania), Betica (Hispania Baetica) e Tarraconense (Hispania Tarraconensis).
[modifica] Province ispaniche imperiali
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Per approfondire, vedi la voce Tarraconense. |
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Per approfondire, vedi la voce Betica. |
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Per approfondire, vedi la voce Lusitania. |
Sotto Augusto, nel 27 a.C. le due province furono abolite e i territori spagnoli furono suddivisi nelle tre nuove province di Lusitania (Hispania Lusitania), Betica (Hispania Baetica) e Tarraconense (Hispania Tarraconensis). Capitali delle tre province erano, rispettivamente Emerita Augusta, Corduba e Tarraco.
Agli inizi del Terzo secolo l'imperatore Caracalla fece una nuova divisione che però durò poco tempo. Separò la Hispania Citerior in due nuove porzioni, creando le nove province di Provincia Hispania Nova Citerior e Asturiae-Calleciae. Nel 238 fu ristabilita la provincia Tarraconensis.
Nell'epoca degli imperatori-soldati, nel corso del III secolo d.C., Hispania Nova, la parte nordoccidentale della Spagna, fu distaccata dalla Tarraconensis, e divenne una piccola provincia. Nella tarda Antichità con la riforma di Diocleziano si formò la diocesi Hispaniae, governata da un vicario, sottoposto al prefetto del pretorio delle Gallie, con capitale Emerita Augusta, che comprendeva le cinque province iberiche peninsulari, Baetica, Gallaecia e Lusitania, queste tre sotto un governo consolare, Carthaginiensis e Tarraconensis, queste ultime due rette da un praeses, le Isole Baleari e la Mauritania Tigitana.
Il Cristianesimo venne introdotto in Spagna nel primo secolo e divenne popolare, nelle città, nel secondo secolo. Invece le campagne furono toccate di meno dalla nuova religione, almeno fino al quarto secolo. In Spagna si formarono alcune sette eretiche, come il Priscillianesimo, ma la maggior parte dei vescovi rimase subordinata al Santo Padre. I vescovi, nel quinto secolo quando il potere di Roma iniziava a deteriorarsi, esercitavano sia l'autorità ecclesiastica come pure quella civile. Il Concilio dei vescovi divenne un strumento di stabilità, mentre iniziava l'ascesa dei visigoti nell'area.
Roma continuò a dominare la penisola Iberica fino al collasso dell'Impero Romano d'Occidente. La popolazione locale si affidò così ai visigoti per essere protetta, poiché Roma non poté più inviare legioni per garantire il territorio.
[modifica] Note
[modifica] Bibliografia
- Giuseppe Ignazio Luzzatto, Roma e le province. I. Organizzazione, economia, società (Storia di Roma, 17.1), Istituto nazionale di studi romani, Bologna 1985, pp.58 ss. e 219 ss.
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