Bernardo Provenzano
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Bernardo Provenzano , detto Binnu u tratturi (Bernardo il trattore, per la violenza con cui falciava le vite dei suoi nemici) e Zù Binu, (Corleone, 31 gennaio 1933) è un criminale italiano, ritenuto uno dei capi della mafia siciliana o Cosa nostra. Arrestato l'11 aprile 2006, Provenzano era ricercato sin dal 9 maggio 1963, con una latitanza record di oltre quarant'anni.
In precedenza era già stato condannato in contumacia a tre ergastoli ed aveva altri procedimenti in corso.
Indice |
La carriera di mafioso
Le origini e gli inizi
Nato da una famiglia molto povera, terzo di sette figli [1], viene ben presto mandato a lavorare nei campi abbandonando la scuola (non finirà la seconda elementare) e si arruola altrettanto presto nelle organizzazioni malavitose.
Appartenne inizialmente alla cosca mafiosa di Michele Navarra dove c'erano anche suo zio e suo cugino Giovanni Provenzano di 5 anni più vecchio (nato nel 1928).
Insieme a Totò Riina e Calogero Bagarella commise i suoi primi omicidi negli anni sessanta nel corso della faida interna alla cosca dei Corleonesi tra Michele Navarra e Luciano Liggio, di cui Provenzano divenne picciotto. Viene subito descritto come terribile killer sanguinario e senza scrupoli di sorta.
Liggio diceva di lui: «Spara come un Dio, ma ha il cervello di una gallina», una definizione che Provenzano smentirà con il passare degli anni.
La latitanza
Il 18 settembre 1963 dopo essere stato denunciato per una strage ordinata da Luciano Liggio (capo corleonese) ai danni di Michele Navarra (ormai ex capo), Bernardo Provenzano fa perdere le sue tracce.
Quattro sicari fra i più temuti - Giuseppe Ruffino, Calogero Bagarella, Giovanni Provenzano e lo stesso Bernardo la mattina del 9 maggio avevano teso un agguato ed eliminato tre esponenti del clan Navarra: Francesco Streva, Biagio Pomilla, e Antonino Piraino. Lasciano mezzo morto a faccia in giù Francesco Paolo Streva. Si dice che in quell'occasione 'u tratturi' dimostrasse ferocia e sangue freddo, uccidendo le vittime dopo aver loro sparato alle gambe. Del boss resteranno per quarant'anni solo delle brevi registrazioni vocali (in seguito misteriosamente scomparse dal tribunale di Agrigento) e una foto segnaletica scattata il 18 settembre 1959: il volto di un uomo sbarbato, elegante, con i capelli lucidi di brillantina.
Il 10 dicembre del 1969 si sente ancora parlare di lui a proposito della strage di Viale Lazio: cinque uomini con la divisa da finanzieri entrano in una palazzina per eliminare Michele Cavataio detto "Il Cobra"; Bernardo Provenzano, parte integrante del gruppetto, elimina tutti facendo fuoco all'impazzata con un moschetto automatico Beretta 38/A.
All'inizio degli anni '80 approda ai vertici di Cosa nostra avendo come strategia per lo sviluppo degli affari mafiosi quella dell'infiltrazione nelle istituzioni anziché lo scontro frontale con lo Stato italiano. Si oppose infatti a Riina per gli omicidi di Falcone e Borsellino, ma lasciò fare e attese la risposta dello Stato e l'eliminazione di Leoluca Bagarella prima di diventare il nuovo capo di Cosanostra e cambiare radicalmente il modo d'agire tipico della mafia corleonese.
Provenzano applicò la mediazione, che ha consentito alla Mafia di rimanere quasi invisibile per più di un decennio. Si considerava un ministro investito dall'alto, alla maniera dei vecchi padrini. In questo sta la differenza con Riina: "Vi benedica il Signore e vi protegga... Sappia che là dove ti posso essere utile, con il volere di Dio, sono a tua completa disposizione..." conclude ogni lettera, come un padre che si indirizza alla sua famiglia. "Ma cosa fanno?", scrive a Giovanni Brusca, chiedendo notizie dei figli di Totò Riina: "Chiedi da parte mia se potessero cercare di evitare cose sgradevoli. Fammi sapere se fanno di male e se è vero quello che sento di loro. Salva il salvabile, è una mia preghiera".
Si ritiene che Provenzano sia stato, fino al momento del suo arresto, a capo della "Commissione", organismo regionale di Cosa nostra avente competenza su tutto il territorio. Succeduto a Totò Riina nella gestione di Cosa Nostra, introdusse un sistema di 'welfare' redistributivo nell'amministrazione dei proventi delle cosche, organizzandole in mandamenti molto ampi e abolendo di fatto la necessità di una cupola. Da notare l'uso da parte di Provenzano di "pizzini" termine siciliano per brevi appunti o bigliettini di carta, utilizzati per comunicare gli ordini ai picciotti poiché ritenuti dal boss più sicuri delle comunicazioni con mezzi tecnologici.
La sua presenza è stata segnalata nell'ottobre del 2003 nella clinica francese la clinique Casamance a Aubagne (vicino Marsiglia), dove si era sottoposto ad un intervento chirurgico alla prostata, tramite l'ausilio del prestanome Gaspare Troia. Probabilmente è stato accompagnato dall' urologo italiano Attilio Manca, che è stato trovato morto piu tardi a Viterbo, per una overdose misteriosa.
L'arresto
Il boss fu catturato in località Montagna dei Cavalli a Corleone nella mattinata dell'11 aprile 2006 in un casolare di campagna (risultato poi parzialmente abusivo [1]), dopo 43 anni di latitanza: due settimane prima del ritrovamento il suo avvocato Salvatore Traina aveva sostenuto che Provenzano era morto da anni.
A tradirlo sembra essere stato l'ultimo pizzino, scambiato con la moglie la mattina stessa dell'arresto: da quello gli investigatori sono risaliti all'abitazione nella quale il boss si rifugiava e trascorreva le sue giornate, leggendo un volume di medicina illustrata e mangiando i latticini che egli stesso produceva. Altra sua lettura quotidiana quella del Vangelo, annotato da lui stesso con note al margine e dal quale non si è mai separato neppure nel momento dell'arresto che ha portato con sé in carcere.
Altra versione è quella de "La Stampa", che, citando fonti di polizia, racconta che sono stati seguiti i pacchi della biancheria partiti da casa della moglie.
L'operazione che ha portato all'arresto è stata condotta dalla Polizia di Palermo insieme al Servizio Centrale Operativo (SCO) e alla Direzione Centrale Anticrimine (DAC) a dirigere le due squadre è stato Renato Cortese, funzionario della SCO.
Successivamente all'arresto, nel corso delle perquisizione nel casolare, sono stati rinvenuti all'interno di un edificio adiacente al covo del latitante dei volantini propagandistici per le elezioni politiche del 2006 raffiguranti il Presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, candidato al Senato per l'UDC, e Nicolò Nicolosi, sindaco di Corleone, anche lui candidato alle politiche per il Patto per la Sicilia. In una successiva conferenza stampa, lo stesso presidente della regione Sicilia, Salvatore Cuffaro, ha sostenuto che quei volantini propagandistici sarebbero stati introdotti nella masseria del Provenzano solo successivamente all'arresto da persone interessate a screditare la sua figura di politico.
Il giorno successivo all'arresto Provenzano è stato trasferito dal carcere palermitano dell'Ucciardone e messo in isolamento nel carcere di massima sicurezza di Vocabolo Sabbione a Terni, sorvegliato costantemente da un sistema di videocamere. Nello stesso carcere sembrerebbe essere detenuto il figlio di Totò Riina, Giovanni.
Successivamente, il Gip del tribunale di Termini Imerese, Roberto Arnaldi, ha emesso una ordinanza di convalida del fermo e di custodia cautelare per i favoreggiatori del boss Bernardo Provenzano, arrestati in quanto accusati di essere stati i postini del capomafia: Giuseppe Salvatore, Calogero e Giuseppe Lo Bue e Bernardo Riina. "Una volta individuato in Giuseppe Lo Bue l'ultimo anello della catena ideale che legava Provenzano ai suoi familiari - scrivono gli investigatori nella loro relazione - si avviavano le indagini per individuare gli ulteriori passaggi. Il 4 marzo veniva individuato il tramite successivo a Giuseppe Lo Bue che era il padre, Calogero Lo Bue". Da questo momento gli agenti dello Sco e della Squadra mobile seguono i movimenti dell'uomo che poi conduce i poliziotti a Bernardo Riina, l'unico ad arrivare direttamente fino al covo del latitante. Calogero Lo Bue ha confessato al Gip di Termini Imerese di essersi messo a disposizione per aiutare "per poco tempo Provenzano", sostenendo che "il boss avrebbe presto lasciato il covo".
Il Consiglio Comunale di Corleone ha stabilito che l'11 aprile - data dell'arresto di Provenzano - diverrà una ricorrenza da festeggiare ogni anno.
Lo scoop
Lo scoop mondiale (come lo ha definito Enzo Biagi sul settimanale Oggi del 26 aprile 2006), relativo all'arresto di Provenzano, è stato del giornalista Lirio Abbate dell'ANSA di Palermo.
Il cronista ha assistito alle fasi del blitz e le ha descritte in diretta sul notiziario dell'agenzia, guadagnandosi il plauso di Biagi ("noi della categoria dobbiamo complimentarci"). Successivamente le fasi del blitz sono state raccontate anche nel libro "I Complici".
La pista decisiva
Le prime indagini, che poi hanno portato alla cattura del super-latitante, sono partite dall'osservazione di un sacchetto della spesa che veniva lasciato davanti alla casa della famiglia di Provenzano. Il sacchetto veniva poi preso da un signore che lo riponeva nel bagagliaio nella propria automobile. Con l'automobile andava poi a riempire presso una fontana le taniche d'acqua contenute nel sacchetto. Mentre il signore stava riempendo le taniche, arrivava un altro uomo in macchina che incominciava a riempire anche lui le proprie taniche contenute in un sacchetto. In una frazione di secondo poi le due taniche venivano scambiate ed i due signori, come se nulla fosse accaduto, se ne andavano via in macchina... Il problema poi è stato seguire i passaggi che faceva questo sacchetto, che impiegava anche mesi per arrivare a destinazione.. Gli indizi portavano ad una magione, che poi si scoprirà essere quella di Provenzano. Vicino a questa casa, abitata da un contadino abitudinario, ce n'era un'altra molto più piccola, che ha insospettito il pool diretto dal procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso. Per esempio sopra il tetto di questa casa c'era un antenna della televisione, che, un giorno, il contadino è andato ad aggiustare, pur non entrandoci mai. Quindi è stata appostata una microtelecamera in un cespuglio di fronte alla casa. L'apogeo è stato quando il contadino, un giorno, si è diretto verso la casetta con del cibo ed è uscito senza. In breve è stato scelto di intervenire drasticamente e ne è seguita la cattura.
Pizzini
La famiglia
Bernardo Provenzano ha sposato in clandestinità, non si sa dove e quando, Saveria Benedetta Palazzolo. Il matrimonio è avvenuto con rito cattolico ed è stato celebrato da un prete consenziente. Questo matrimonio non è mai stato registrato dall'anagrafe.
La coppia ha avuto 2 figli nati in clandestinità:
Nel 1983, la signora Saveria Benedetta Palazzolo è riuscita a sfuggire ad un tentativo d'arresto della polizia.
La signora Provenzano con i figli sono stati in latitanza fino al 1993. Nella primavera 1992 infatti, improvvisamente, fecero il loro ritorno a Corleone.
Voci Correlate
Cinema e televisione
- Il 30 marzo 2006 è uscito nelle sale cinematografiche il film di Marco Amenta Il fantasma di Corleone, un documentario-fiction su Provenzano che verrà messo in onda anche dalla RAI, seppur censurando i riferimenti a Marcello dell'Utri e Silvio Berlusconi, a causa di deplorevoli pressioni da parte del mondo politico.[3]
- Il 14 febbraio 2007 è andato in onda su Raiuno il film L'ultimo dei corleonesi, dove viene raccontata la storia di Luciano Liggio, Totò Riina e Provenzano fino alla cattura di quest'ultimo.
- Il 15 febbraio 2007 va in onda su Raitre la docufiction Scacco al re dove viene raccontato il lavoro che è stato fatto per catturare Provenzano con filmati e registrazioni originali.
- Nel novembre 2007 è stata trasmessa su Canale 5 la miniserie televisiva Il capo dei capi, che ripercorre le vicende della vita di Totò Riina.
- Il 13 gennaio 2008 da parte di Mediaset è stata trasmessa una mini fiction, prodotta da Taodue di 2 puntate sugli ultimi anni di latitanza di Provenzano dal titolo: L'Ultimo Padrino con Michele Placido nel ruolo del Boss.
Note
- ^ Dato riportato a pag 59 del libro: L'altra mafia: biografia di Bernardo Provenzano, di Ernesto Oliva, Salvo Palazzolo, Rubettino Editore srl, 2001
- ^ Pizzino citato nel libro: Bernardo Provenzano. Il ragioniere di Cosa Nostra di Ernesto Oliva e Salvo Palazzolo.
- ^ VISTO CENSURA n. 99723 del 22.03.06. «La scena incriminata (di cosa poi?) è quella in cui vengono fatti i nomi di Silvio Berlusconi e Marcello dell’Utri (entrambi con i loro partiti al Governo nel 2006), nomi che non sono supposizioni ma sono parte di testimonianze rilasciate durante un processo.» cfr. qui
Bibliografia
- Bernardo Provenzano. Il ragioniere di Cosa Nostra di Ernesto Oliva e Salvo Palazzolo, Rubbettino Editore
- Il codice Provenzano di Salvo Palazzolo e Michele Prestipino, Editori Laterza
- I complici. Tutti gli uomini di Bernardo Provenzano da Corleone al Parlamento - Lirio Abbate e Peter Gomez - Fazi Editore - 2007
- "Iddu. La cattura di Bernardo Provenzano" di di Bellavia Enrico e Mazzocchi Silvana - "Edizione: BALDINI CASTOLDI DALAI EDITORE"
- "Voi non sapete. Gli amici, i nemici, la mafia, il mondo nei pizzini di Bernardo Provenzano" di Andrea Camilleri- Mondadori - 2007
Altri progetti
Articolo su Wikinotizie: Provenzano arrestato dalla Polizia 11 aprile 2006
Predecessore: Totò Riina |
Capo dei capi di CosaNostra Bernardo Provenzano 1993 - 2006 |
Successori: Salvatore Lo Piccolo |
Collegamenti esterni
Struttura: Picciotto | capo-decina | Famiglia | Mandamento | Capo-mandamento | Commissione | Interprovinciale | Segretario | Capo dei capi
Storia: Prima guerra di mafia | Seconda guerra di mafia | Maxiprocesso di Palermo
Capi di Palermo: Stefano Bontate | Angelo La Barbera | Salvatore Inzerillo | Michele Greco | Giuseppe Calò | Salvatore "Ciaschiteddu" Greco | Michele Cavataio
Capi Corleonesi: Michele Navarra | Luciano Liggio | Salvatore Riina| Leoluca Bagarella | Bernardo Provenzano
Capi di Catania: Antonino Calderone | Giuseppe Calderone | Nitto Santapaola | Alfio Ferlito
Altri capi:: Vito Cascio Ferro | Calogero Vizzini | Giuseppe Genco Russo | Cesare Manzella | Gaetano Badalamenti | Matteo Messina Denaro | Salvatore Lo Piccolo
Pentiti Famosi: Tommaso Buscetta | Totuccio Contorno | Giuseppe Di Cristina |Santino Di Matteo | Antonino Giuffrè | Leonardo Messina | Baldassare Di Maggio
Lotta a Cosa Nostra: Maxiprocesso di Palermo | Associazione di tipo mafioso | Alto Commissariato per la lotta alla mafia | Libera| Libera terra | Centopassi
Lotta a Cosa Nostra (Persone): Emanuele Notarbartolo | Placido Rizzotto | Carlo Alberto Dalla Chiesa | Peppino Impastato | Boris Giuliano |Giovanni Falcone | Paolo Borsellino |Pino Puglisi | Ninni Cassarà | Rocco Chinnici | Beppe Montana | Antonino Caponnetto |
Altre persone uccise da Cosa Nostra: Libero Grassi | Piersanti Mattarella | Rocco Chinnici | Rosario Livatino
Stragi: Strage Chinnici | Strage di Ciaculli | Strage di Viale Lazio | | Strage della circonvallazione |Strage del Rapido 904 | Strage di Capaci | Strage di via d'Amelio | Strage di via dei Georgofili
Altro: Pizzo | Voto di scambio | Pizzino | Lupara bianca | Vittime di Cosa Nostra | Collusioni tra politica e mafia | Pizza connection | Cosa nostra americana | Quattro cavalieri dell'apocalisse mafiosa