Jacques-Louis David
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Jacques-Louis David (Parigi, 30 agosto 1748 – Bruxelles, 29 dicembre 1825) è stato un pittore francese.
Dopo una formazione compiuta in ambito tradizionale, ancora seguendo il gusto rococò, ottenne l'ambitissimo Prix de Rome che, nel 1775, gli permise di raggiungere l'Italia. Il quinquennale soggiorno romano fu per lui un periodo tormentato e difficile, poco soddisfacente dal punto di vista della produzione eppure ricco di esperienze fondamentali, come la scoperta dell'arte italiana (non solo l'antico, ma anche Michelangelo, Raffaello e Caravaggio) e, verosimilmente, la conoscenza degli scritti di Winckelmann, Mengs e altri teorici del Neoclassicismo. Pare che in occasione di un viaggio a Napoli del 1779, David abbia avuto una sorta di improvvisa illuminazione che lo indusse a liberarsi delle esperienze precedenti per guardare agli antichi con gli occhi di Raffaello, come esempio di stile e di grandezza umanistica.
Indice
|
[modifica] Biografia
[modifica] La formazione: Atelier, Grand Prix e l'Italia (1757 - 1778)
Figlio di un commerciante di ferro, di famiglia agiata, nel 1757 venne affidato agli zii architetti Jacques Buron e Pierre Desmaison in seguito alla morte del padre, avvenuta durante un duello. Gli zii gli assicurarono un'ottima educazione al Collège des Quatre-Nations, ma il giovane non eccelse negli studi, poiché un tumore gli ostacolava la parola: per questo preferiva ricoprire i suoi quaderni di disegni. Presto manifestò l'intenzione di diventare un pittore, contro il volere della famiglia che avrebbe preferito vederlo studiare architettura. Iniziò a frequentare l'atelier di François Boucher, pittore in voga al tempo e lontano parente, che lo indirizzò, successivamente, all'amico Joseph-Marie Vien, mediocre pittore, ma uno dei primi a indirizzarsi al nuovo classicismo, in reazione al Rococò. Vien spinse David a frequentare l'Académie, dove il giovane poté studiare storia dell'arte e prospettiva.
Tra il 1770 e il 1774, David partecipò quattro volte al Prix de Rome, un concorso scolastico dell'Académie: la prima volta lo perse, poiché si era iscritto contro il parere del suo maestro, Vien, che era uno dei giudici del premio. Perse anche l'edizione successiva e per questo decise di lasciarsi morire di stenti: convinto a rinunciare al proposito dai suoi tutori, tentò nuovamente la prova nel 1773, ma anche questa volta non ebbe successo. Nel 1774 vinse il premio, con il dipinto Antioco e Stratonice: prima di poter frequentare l'Accademia a Roma avrebbe dovuto restare un altro anno in quella di Parigi, ma Vien impose la sua influenza per farlo partire.
David giunse in Italia nel 1775, con il maestro che era stato nominato direttore dell'Académie francese di Roma. Qui David studiò i capolavori dell'arte italiana e le rovine dell'antica Roma, riempiendo dodici album di schizzi che avrebbe riutilizzato per i suoi lavori successivi. Nel 1779, visitò le rovine di Pompei, che lo entusiasmarono: qui conobbe Quatremère de Quincy, seguace del Winckelmann che lo indirizzò verso l'imitazione del bello ideale.
Studiò l'arte rinascimentale e copiò opere di Michelangelo, Raffaello e Caravaggio.
[modifica] La Francia monarchica (1778 - 1788)
Tornato a Parigi, nel 1778, al Salon dell'anno successivo, presentò la pala d'altare con San Rocco intercede presso la Madonna in favore degli appestati (Marsiglia, Musée des Beaux-Arts), un Ritratto del conte Stanislas Potocki (Varsavia, Museo Nazionale) e la tela che gli frutto l'agrément all'Académie Royale: Bellisario riceve l'elemosina (Lilla, Musée des Beaux-Arts), in cui rappresenta il vecchio generale bizantino, oramai cieco e vecchio, in compagnia di un bambino, che protende l'antico elmo, per ricevere l'elemosina da una passante, trasformando il soggetto, reso con una sorprendente sobrietà interpretativa, da aneddoto a insegnamento morale sulla caducità della gloria umana e sulla desolazione della vecchiaia. David si indirizzerà verso un'arte capace di stimolare, attraverso l'esempio dello storia passata, virtù morali e civiche. Nel 1783 trionfò al Salon con il quadro Compianto di Andromaca sul corpo di Ettore, il suo morceau de réception per l'Académie. L'anno prima (1782) aveva sposato Charlotte Pécoul figlia di un facoltoso imprenditore, uno tra i primi ad intuire le enormi possibilità del genero.
[modifica] Il giuramento degli Orazi
Nel 1785 David espose al Salon la grande tela, alta tre metri e lunga più di quattro, con Il giuramento degli Orazi, dipinto a Roma in due anni dall'autunno 1783 all'estate 1785. Esposto per la prima volta nel mese di luglio nel suo studio romano a Palazzo Costanzi, presso piazza del Popolo. Il quadro visto da tutti i maggiori artisti e critici, venne commentato dalle riviste specializzate ed esaltato dai più, ma non mancarono critiche, specie negli ambienti più conservatori, che crearono un clima di attesa a Parigi, dove il quadro giunse a fine agosto e restò esposto solo negli ultimi giorni di apertura del Salon, in pieno settembre. Definito dal direttore dell'Accademia "un attacco al buon gusto", ma acclamato dai più come "il più bel quadro del secolo", il dipinto, commissionato dal conte d'Angivilier per conto della Corona, rappresenta il momento in cui i tre fratelli Orazi giurano di sacrificare la propria vita per la patria, inserendo la scena davanti ad un semplice portico con archi a tutto sesto, ognuno dei quali racchiude uno dei gruppi dei personaggi, allineate su uno stesso piano scena: i tre fratelli, il padre che unisce le tre spade e le spose piangenti, quest'ultimo gruppo fa da contrappeso emozionale ai due precedenti. Nella sua semplicità e gravità, la tela può essere accostata sia ai bassorilievi antichi, che alle opere del primo Rinascimento, allora al centro di una nuova riscoperta. Il dipinto assunse grande importanza soprattutto perché riuscì a rappresentare lo stato d'animo di quel delicato periodo. A Roma, dove venne eseguita (1784) ed esposta per la prima volta presso lo studio dell'artista, venne accolta in modo trionfale leggendo nel quadro l'esaltazione dei valori di rigore morale e spartana semplicità. In Francia, venne letta come un'opera in grado di trasmettere messaggi educativi e patriottici, ma non rivoluzionari. Solo successivamente la rivoluzione si impossessò dell'opera, leggendovi l'esaltazione della fede repubblicana, infatti lo stesso David in una lettera del 1789, descrivendo il dipinto non accenna ad alcun significato rivoluzionario.
[modifica] I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli
Di quest'ultimo anno è il dipinto con I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli, commissionata dal re Luigi XVI, che descrive la storia della condanna da parte di Bruto dei propri figli, perché colpevoli di tradimento verso la patria. Molti lessero la tela come un'esaltazione dei rigorosi valori morali e civili, che ogni cittadino deve avere verso la sua patria, che a quel tempo, fino alla rivoluzione, si identificava con la monarchia.

[modifica] La Francia rivoluzionaria (1789 - 1797)
Allo scoppio della Rivoluzione francese, nel 1789, David era tra i sostenitori di Maximilien de Robespierree membro dei Giacobini: nel giugno dello stesso anno, partecipò al Jeu de Paume, il Giuramento della Pallacorda. Nel 1790 ricevette la commissione per un dipinto in memoria dell'evento, di cui restano due bozzetti conservati al Musée National di Versailles.
L'artista divenne un fedele traduttore dei nuovi ideali. Nel 1792 fu eletto deputato di Parigi nell'Assemblea Costituente e la sua preoccupazione principale quella di sopprime l'antica Accademia, per sostituirla, nella sua funzione di istituto di promozione dalla Comune des Arts e successivamente dalla Societé populaire et repubblicaine des Arts, che divenne l'organo ufficiale degli artisti. David può essere definito il «dittatore» artistico della rivoluzione, infatti da lui dipese la propaganda artistica, l'organizzazione delle feste, la didattica delle scuole d'arte e l'organizzazione di esposizioni e musei.
Del 1793 è il Marat assassinato, di scottante attualità politica, commissionato subito dopo l'assassinio dell'Amico del popolo (ritenuto martire della rivoluzione), accorso nel luglio dello stesso anno. L'opera raffigura il medico Marat assassinato, con l'inganno, dalla nobile Carlotta Corday di idee politiche opposte alle sue. La tela di scarna essenzialità, per conferire all'evento una dimensione universale, presenta la figura, abbandonata alla morte, di Marat che emerge dalla vasca, come da un sarcofago, accanto è il semplice scrittoio con penna e calamaio. La composizione costruita su un ritmo orizzontale è spezzata dal braccio del morto che cade verticalmente. Incarna i valori di onestà e non corruzione nei confronti di un'azione tanto meschina e malvagia. Ricorda in alcuni tratti una Pietà.
Nell'agosto 1794 venne imprigionato, rischiando la condanna a morte, ma la moglie ne ottenne il rilascio, nonostante il loro matrimonio fosse finito pochi mesi prima, dato che Charlotte Pécoul era sostenitrice della monarchia. I due, successivamente, si riconciliarono e si risposarono nel 1796.
[modifica] Ratto delle Sabine
Durante i mesi di prigionia l'artista iniziò i primi schizzi per la grande tela col Ratto delle Sabine, terminata sul finire del 1799 e ora conservata al Musée du Louvre, in essa, che può essere letta come un inno alla pace e alla riconciliazione, frutto della revisione politica, accorsa dopo il 9 termidoro, che portò l'artista ad abbandonare le posizioni politiche più estremiste, e a farsi portavoce di una generale riappacificazione della Francia, indifesa davanti alle nazioni europee coalizzate. Il soggetto viene ripreso da Tito Livio e dal Plutarco della Vita di Romolo, è quello svoltosi tre anni dopo il ratto: Tazio, alla testa dei Sabini, affronta i Romani capeggiati da Romolo per vendicare l'offesa subita e ottenere la restituzione delle loro donne, ma i due schieramenti sono separati da Ersilia, moglie di Romolo, e dalle altre donne sabine che mostrano i figli, nati dai Romani, in modo da convincere i Sabini a deporre le armi e a formare un unico popolo. Al contrario dei suoi quadri precedenti qui è lo spirito familiare a trionfare su quello patriottico, il mondo delle donne, diventato soggetto attivo impone la sua legge a quello degli uomini. I personaggi, dalle membra levigate ed efebiche, di una bellezza idealizzata, danno vita ad un'azione incruenta e meccanica, l'artista infatti si concentrò nella resa accurata di ogni particolare evitando ogni contrasto chiaroscurale e cromatico.
In questo periodo, accanto alla sua produzione «pubblica», l'artista realizzò anche quadri destinati all'ambito privato, soprattutto ritratti, tra cui i due Ritratti dei cognati Sérizaiat, 1795. In queste ultime due tele , entrambe conservate al Louvre e realizzate con colori chiari e sobri, inserì i suoi personaggi, simbolo di un'eleganza tutta borghese, in un'ambientazione imprecisata.
[modifica] Gli ultimi anni: Napoleone, la fuga, la morte (1797 - 1824)
David divenne ammiratore di Napoleone fin dal primo incontro: nel 1797 iniziò a preparare degli studi per un ritratto e l'anno successivo il generale gli chiese di accompagnarlo nella Campagna d'Egitto. L'artista rifiutò, dichiarando di essere troppo vecchio per un simile viaggio, e inviò il suo allievo Antoine-Jean Gros.
.jpg/180px-David_Portrait_(by_Navez).jpg)
Del 1800 è il Napoleone al passo del Gran San Bernardo, ora conservato alla parigina Malmaison, in cui il corso è rappresentato in groppa ad un cavallo rampante mentre si appresta a superare le Alpi, come prima di lui aveva fatto il generale cartaginese Annibale, avviluppato in un turgido mantello. Viene considerata la celebrazione ad un eroe infatti la figura, dalla cavalcata fiera, è in primo piano, mentre le truppe cadono nello sfondo insignificanti.
Tra il 1805 e il 1807, si dedicò all'enorme tela con L'incoronazione di Napoleone e Giuseppina, ora conservata al Louvre, che fissa l'incoronazione avvenuta a Notre-Dame nel 1804, consegnando un quadro apologetico che trasuda un'aurea quasi sacrale. L'artista, consapevole del significato propagandistico della tela, decise di rinunciare all'essenzialità compositiva tipica delle sue opere precedenti, indugiando nella descrizione di ogni dettaglio. Del 1812, invece è un altro ritratto dell'imperatore, sempre celebrativo ma che si distacca dall'iconografia militare, presentandolo come un pacifico governatore di gran forza e calma serenità, infatti nel Napoleone nel suo studio, ora conservato alla National Gallery of Art di Washington, lo presenta in piedi accanto alla scrivania su cui ha lavorato tutta la notte, come dimostra l'orologio fermo sulle 4 di notte e le candele, che rischiarono l'ambiente, oramai consunte. In questo periodo, a David, come a molti artisti già maturi e ancora legati a temi tratti dall'antico, veniva ora richiesto di dipingere eventi contemporanei in un tono epico e quasi sacrale, che nulla aveva a che fare con le serene e severe impostazioni iconografiche precedenti.
Dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815, David fu costretto a scappare in Svizzera, a causa della fedeltà dimostrata nei confronti dell'imperatore. Nel 1816 si trasferì a Bruxelles, dove visse per dieci anni, fino alla morte.
Il re di Prussia gli offrì la direzione delle Belle Arti a Berlino, ma l'artista, ormai senza più ambizioni, rifiutò l'incarico.
[modifica] Marte disarmato e la morte (1824)
Negli ultimi anni di vita, l'artista si dedicò a ritratti e dipinti di soggetto mitologico, un'arte deliberatamente evasiva e consolatoria, concepita come antidoto alla tragicità della storia: l'ultima sua grande tela fu Marte disarmato da Venere e le Grazie (Bruxelles, Musée Royaux des Beaux-Arts). Nel 1824 una carrozza lo investì; l'anno successivo, il 29 dicembre, David venne colpito da un attacco apoplettico che lo uccise.
Venne sepolto nella chiesa di Sainte Gudule a Bruxelles, dopo che venne negato al Gros di riportare la salma in Francia, ma il suo cuore si trova al cimitero Père Lachaise di Parigi.
[modifica] Opere

- Belisario che chiede l'elemosina (1781)
- Il giuramento degli Orazi (1784)
- La morte di Socrate (1787)
- I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli (1789)
- Marat assassinato (1793)
- Le Sabine (1794-1799)
- Madame Récamier (1800)
- Napoleone attraversa le Alpi (1801)
- L'incoronazione di Napoleone (1805-1807)
- papa Pio VII (1805)
- Saffo e Faone (1809)
- Leonida alle Termopili (1814)
- Marte disarmato da Venere (1822)
[modifica] Galleria
Andromaca con Ettore (1783), Musée du Louvre, Parigi |
La morte di Socrate (1787), Metropolitan Museum of Art, New York |
Ritratto di Monsieur Lavoisier e sua moglie (1788), Metropolitan Museum of Art, New York |
|
Paride ed Elena di Troia (1788), Musée du Louvre, Parigi |
I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli,(1789), Musée du Louvre, Parigi |
La morte di Marat(1793), Royal Museums of Fine Arts of Belgium, Brussels |
Madame Récamier (1800), Musée du Louvre, Parigi |
Pio VII (1805), Musée du Louvre, Parigi |
Incoronazione di Napoleone I, (1806), Musée du Louvre, Parigi |
Napoleon nel suo studio(1812), National Gallery of Art, Washington, D.C. |
Étienne-Maurice Gérard (1816), Metropolitan Museum of Art, New York |
[modifica] Musei
Elenco (non esaustivo) dei principali musei che raccolgono opere dell'artista:
- Musée du Louvre, Parigi
- Musée Royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles
- Neue Pinakothek, Monaco
- Wadsworth Atheneum, Hartford
[modifica] Bibliografia
- É.-J. Delécluze, Louis David son école et son temps, Parigi (1855)
- M.-C. Sahut e R. Michel, David, l'art et la politique, Parigi (1988)
- Antoine Schnapper, Arlette Sérullaz, Jacques-Louis David 1748-1825, catalogo della mostra ai musei del Louvre e Versailles, éd. Réunion des Musées nationaux, Parigi (1989)
- David contre David, actes du colloque au Louvre du 6-10 décembre 1989, a cura di R. Michel, Parigi (1993)
- Laura Malvone, L'Évènement politique en peinture. À propos du Marat de David in Mélanges de l'École française de Rome. Italie et Méditerranée , n° 106, 1 (1994)
- Thomas Crow, Emulation. Making artists for Revolutionary France, ed. Yale University Press, New Haven London (1995) - (versione francese in 1997)
- E. Lajer-Burcharth, Necklines. The art of Jacques-Louis David after the Terror, éd. Yale University Press, New Haven London (1999)
- S. Lee, David, Londra (1999)
- Jacques-Louis David’s Marat, a cura di William Vaughan & Helen Weston, Cambridge (2000)
- Pierre Rosenberg, Louis-Antoine Prat, Jacques-Louis David 1748-1825. Catalogue raisonné des dessins, 2 volumes, ed. Leonardo Arte, Milan (2002)
- M. Vanden Berghe, I. Plesca, Nouvelles perspectives sur la Mort de Marat : entre modèle jésuite et références mythologiques, Bruxelles (2004)
- A. Pinelli, David, Milano (2004)
- M. Vanden Berghe, I. Plesca, Lepelletier de Saint-Fargeau sur son lit de mort par Jacques-Louis David : saint Sébastien révolutionnaire, miroir multiréférencé de Rome, Bruxelles (2005)
- Sainte-Fare Garnot, N., Jacques-Louis David 1748-1825, catalogo della mostra al museo Jaquemart André, Parigi, Ed. Chaudun (2005)
- Dorothy Johnson, Jacques-Louis David. New Perspectives, Newark (2006)
[modifica] Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Jacques-Louis David
[modifica] Collegamenti esterni
- Jacques-Louis David su Artcyclopedia
- Web Gallery of Art
- (FR) Testi di Vanden Berghe e Plesca, citati in bibliografia
Pittura · Pittori · Dipinti · Musei del mondo