Salvatore Satta
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Salvatore Satta (Nuoro, 9 agosto 1902 – Roma, 19 aprile 1975) è stato uno scrittore e giurista italiano.
Ultimo figlio del notaio Salvatore Satta e di Valentina Galfrè, ha conseguito la licenza liceale a Sassari presso il Liceo "Azuni" nel 1920 e si è laureato nella stessa città in Giurisprudenza nel 1924, con tesi sul Sistema revocativo fallimentare. Il suo maestro è Antonio Segni, di cui è assistente fino al 1932.
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[modifica] Carriera universitaria
Dopo aver conseguito la libera docenza nel 1932 all'Università di Camerino, inizia la sua carriera accademica che lo porterà a insegnare alla facoltà di giurisprudenza delle università di Macerata, Padova, Genova e Roma (di cui sarà anche preside dal 1971 al 1975).
Sposa nel 1939 Laura Boschian, un'assistente alla cattedra di Letteratura Russa a Trieste, dalla quale avrà due figli, Filippo e Gino (il primo seguirà le orme del padre, optando per il diritto amministrativo e costituzionale). Sul finire della seconda guerra mondiale viene nominato Pro-rettore all'Università di Trieste.
[modifica] La codificazione
Nel 1938 è chiamato dall'ufficio legislativo del Ministero della Giustizia a far parte della commissione per il codice di commercio e del comitato per la legge fallimentare. Il codice di commercio non sarà approvato, e parte dei materiali predisposti confluiranno nel libro V del codice civile del 1942, mentre la legge fallimentare è entrata in vigore nel 1942. Negli scritti successivi, Satta prenderà le distanze dalla legge fallimentare, probabilmente perché le soluzioni da lui proposte non furono prese in considerazione dagli altri membri del comitato, tra cui Alberto Asquini. Non partecipa ai lavori per il codice di procedura civile, anche perché le sue vedute sono notoriamente divergenti rispetto a quelle degli studiosi (fra cui Piero Calamandrei) che predisporranno il testo del 1940, ma a partire dal 1946 è chiamato a far parte di numerose commissioni ministeriali per la riforma del codice vigente.
[modifica] Opere giuridiche
Nei suoi anni universitari pubblicò numerosi studi giuridici, tra cui il più importante è un monumentale Commentario al Codice di Procedura Civile e Diritto processuale civile, un'opera in cinque volumi che ne hanno fatto uno dei più noti processualcivilisti italiani del secondo dopoguerra. Nel 1948 viene pubblicato il volume "Diritto Processuale Civile" tutt'ora adottato come libro di testo di diritto processuale civile nelle più prestigiose università italiane. L'opera è attualmente giunta alla XIII edizione, grazie al suo amico e discepolo Prof. Carmine Punzi.
[modifica] Lo scrittore
Si deve alla sua famiglia se Salvatore Satta è conosciuto anche come romanziere, infatti dopo la sua morte, la famiglia riprese le vecchie carte del giurista, scoprendo, nelle pagine di una vecchia agenda, un manoscritto dal titolo Il giorno del giudizio. Satta aveva iniziato a scriverlo nel 1970, non senza sofferenza, riesumando nella sua memoria le immagini degli abitanti, ormai quasi tutti morti, che "vivevano", se così si può dire, a Nuoro, la città della sua infanzia. Il libro tratta proprio di questo. È una sfilata di personaggi di cui lo scrittore traccia una minuziosa indagine psicologica. Il "romanzo" è stato pubblicato postumo nel 1977 dalla Casa Editrice Cedam, specializzata in pubblicazioni giuridiche. Inizialmente passato sotto il più cupo silenzio di critica, esso è stato quasi totalmente ignorato. Ma appena pochi anni dopo, quando viene pubblicato di nuovo dalla Adelphi, diventa un caso letterario di dimensioni mondiali. Oggi il romanzo, tradotto in diciassette lingue, è considerato un'opera letteraria di grande spessore e riscuote ampi consensi da parte della critica più qualificata.
Altre opere sono La veranda, originata dall'esperienza trascorsa dallo scrittore in un sanatorio di Merano, sulla propria e altrui sofferenza e De Profundis, mirabile affresco sulla triste condizione umana, nato dalle riflessioni sulla negativa esperienza maturata durante il periodo del secondo conflitto mondiale.
Colpito da un male incurabile, Salvatore Satta muore a Roma il 19 aprile 1975.
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