Carlo Emanuele IV di Savoia
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Carlo Emanuele IV di Savoia detto l'Esiliato, (Torino, 24 maggio 1751 – Roma, 6 ottobre 1819) è stato un sovrano sabaudo, fu duca di Savoia e re di Sardegna dal 1796 al 1802..
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[modifica] Biografia
Nacque a Torino il 24 maggio 1751. Era il figlio maggiore del duca di Savoia Vittorio Amedeo (più tardi re di Sardegna Vittorio Amedeo III) e dell'infanta di Spagna Maria Antonia, figlia di Filippo V di Spagna.
Nel 1773 il padre salì al trono di Sardegna, e da quel momento iniziò a organizzare il matrimonio di Carlo Emanuele su basi politiche. Due delle sue sorelle erano sposate ai fratelli più giovani del re di Francia Luigi XVI: Giuseppina al conte di Provenza, più tardi re Luigi XVIII, e Maria Teresa al conte d'Artois, più tardi re Carlo X. Dopo due anni di negoziati, il 21 agosto 1775, Carlo Emanuele fu sposato per procura con la sorella di Luigi XVI, Maria Clotilde di Borbone. Il matrimonio vero e proprio fu celebrato il 6 settembre 1775 a Chambery. Nonostante il matrimonio di interesse, la coppia era molto ben affiatata: condividevano entrambi infatti una fede cattolica morigerata ed un po' bigotta.
Branca della Bresse Dinastia di Savoia |
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Malaticcio, forse epilettico, psicologicamente fragile, Carlo Emanuele fu profondamente provato dagli effetti della rivoluzione francese: nel 1793 fu condannato a morte il cognato Luigi XVI, nel 1793 subì la stessa sorte la cognata Maria Antonietta e le truppe della repubblica francese fecero irruzione nei domini del padre.
Devotissimo, come Amedeo IX, Carlo Emanuele trovò sollievo nella sua fede: nel 1794 divenne membro del terzo ordine di San Domenico, prendendo il nome di Carlo Emanuele di San Giacinto, si ritirò in convento e lasciò governare la moglie.
Alla morte del padre Vittorio Amedeo III, il 16 ottobre 1796, Carlo Emanuele gli succedette al trono come re Carlo Emanuele IV di Sardegna. Era un momento estremamente difficile: Carlo Emanuele si riferiva al suo trono come ad una "corona di spine". Suo padre aveva dovuto cedere alla repubblica francese, con l'armistizio di Cherasco, parte del Piemonte meridionale. Le casse dello stato erano vuote, l'esercito era indebolito e disorganizzato e tra le persone comuni covava la rivoluzione: tra il 1796 e il 1798 due congiure contro di lui furono sventate e i responsabili furono condannati a morte. Carlo Emanuele subì una serie di umiliazioni dalla Francia, finché il 6 dicembre 1798 fu costretto a cedere i territori rimanenti della penisola italiana e mantenne la sovranità unicamente sulla Sardegna.
Dopo la perdita del Piemonte, divenuto regione militare francese, Carlo Emanuele e la moglie lasciarono Torino per Parma e successivamente Firenze. Nel febbraio del 1799 ragioni di sicurezza imposero a Carlo Emanuele di ritirarsi in Sardegna. Il mese successivo i francesi occuparono Firenze e cacciarono il granduca di Toscana dai suoi domini.
In Sardegna Carlo Emanuele avanzò una protesta formale contro la sua abdicazione forzata, annunciò numerose riforme per l'isola ed aprì i suoi porti alla flotta inglese. Nel frattempo l'esercito russo liberò Torino dai francesi. All'invito dello zar Paolo I, Carlo Emanuele decise di ritornare in Piemonte dopo sei mesi di permanenza in Sardegna, ma quando sbarcò a Livorno con la moglie il 22 settembre 1799 scoprì che i russi avevano lasciato il Piemonte nelle mani degli austriaci, che non erano disposti a sostenere il suo ritorno. Così tornò a Villa di Poggio Imperiale, vicino a Firenze, dove incontrò uno dei suoi sudditi piemontesi, Vittorio Alfieri.
Le prospettive di Carlo Emanuele peggiorarono ancora con l'elevazione di Napoleone alla carica di primo console della repubblica francese. Tra il 1800 e il 1802 Carlo Emanuele e la moglie vissero tra Roma, Frascati, Napoli e Caserta.
Alla fine di febbraio del 1802 Maria Clotilde si ammalò di febbre tifoidea e morì in odore di santità il 7 marzo 1802. Carlo Emanuele era distrutto dal dolore ed il 4 giugno 1802, a Palazzo Colonna, abdicò a favore di suo fratello Vittorio Emanuele I.
Durante tutta la sua vita Carlo Emanuele si interessò molto alla restaurazione della Compagnia di Gesù, che era stata soppressa nel 1773. Nel 1814 l'ordine fu ripristinato e dopo sei mesi, l'11 febbraio del 1815, all'età di sessantaquattro anni, Carlo Emanuele intraprese il noviziato da gesuita a Roma. Visse nel noviziato gesuita a fianco della chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, fino alla morte, il 6 ottobre del 1819.
[1]
Nel 1970, sotto l'impulso dell'ex re Umberto II e dei francescani, fu riattivato il processo di beatificazione della regina Maria Clotilde.
[modifica] Note
- ^ Alla sua morte Carlo Botta gli dedicò questo impietoso epitaffio:
« Egli moriva lasciando un regno servo - che aveva ricevuto libero,
- un erario povero
- che aveva ereditato ricchissimo,
- un esercito vinto
- che gli era stato tramandato vittorioso. »
(Carlo Botta)
[modifica] Voci correlate
[modifica] Bibliografia
- Manzotti, Teofilo. Memorie storiche intorno a Carlo Emanuele IV, re di Sardegna, morto religioso nella Compagnia di Gesù. Roma: Tempesta, 1912.
- Perrero, Domenico. I reali di Savoia nell'esilio (1799-1806): narrazione storica su documenti inediti. Torino: Fratelli Bocca, 1898.
- Perrero, Domenico. Gli ultimi reali di Savoia del ramo primogenito ed il principe Carlo Alberto di Carignano: studio storico su documenti inediti. Torino: Francesco Casanova, 1889.
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