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Sapone - Wikipedia

Sapone

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Il sapone è generalmente un sale di sodio o di potassio di un acido carbossilico alifatico a lunga catena; viene prodotto e usato per sciogliere le sostanze grasse nei processi di pulizia.

Si prepara per saponificazione, ovvero per idrolisi alcalina, di grassi di origine animale o vegetale che porta alla formazione del sale carbossilico (il sapone) e un alcol.

Immagine:Sapone esempio di struttura.PNG
esempio di struttura di un sapone

Numerosi saponi sono dei tensioattivi. Per via della sua struttura, la molecola del sapone ha una testa idrofila ionizzata negativamente ed una coda idrofoba. Le molecole di sapone sono pertanto in grado di emulsionare le sostanze grasse, consentendone l'allontanamento con l'acqua.

rappresentazione grafica di una micella
rappresentazione grafica di una micella

Le code delle molecole di sapone si sciolgono nella massa della sostanza grassa, che viene circondata formando una micella. Dato che tutte le teste delle molecole di sapone recano una carica negativa, la repulsione elettrostatica impedisce alle micelle di ri-aggregarsi e le mantiene in sospensione nell'acqua.

Indice

[modifica] I saponi per la pulizia e la cura del corpo

[modifica] Qualità di un sapone

Sapone fatto a mano.
Sapone fatto a mano.

Il sapone deve essere neutro e non deve essere unto o di cattivo odore. Il sapone deve essere pastoso ma non duro, non friabile ed una volta asciugato deve mantenere la sua forma. Il sapone deve essere schiumogeno: agitando 3 g di sapone in 10 ml d'acqua in una provetta per 10 secondi si deve formare uno strato di schiuma alto 2 cm e persistente per almeno 5 secondi.

[modifica] Tipi di sapone

I sali sodici degli acidi carbossilici a lunga catena non sono gli unici composti esistenti usati come saponi. Esistono anche i cosiddetti saponi acidi - per pelli ipersensibili ai saponi normali - che consistono di miscele di tensioattivi alchil-solfonici ovvero esteri organici dell'acido solforico. Tali saponi hanno un pH di 5,5, simile a quello della pelle, risultano pertanto meno aggressivi verso di essa.

La saponetta tradizionale è a base di sali sodici degli acidi carbossilici a lunga catena; i saponi liquidi in dispenser sono comparsi con la diffusione dei materiali plastici nel dopoguerra. Il sapone tradizionale è composto da sego bovino (80%) ed olio di cocco o di oliva (al 20%). Un sapone dovrebbe avere tra le prime posizioni fra i suoi ingredienti gli acidi grassi saponificati di cocco, di palma e di oliva.

Nei frantoi di una volta e in alcune produzioni attuali era prodotto con le sanse, ovvero la spremitura di olive che restava nelle macine del frantoio dopo la prima spremitura (che dà l'olio extravergine). Spesso si tratta di olio di seconda o terza sansa di una qualità pessima, di cui la legge vieta la commercializzazione come olio da cucina. Nel dopoguerra le seconde e terze spremiture d'olio, meno pregiate e costose, erano ancora utilizzate anche a scopo alimentare.

Vari frantoi industriali utilizzano le sanse per produrre saponi e compensare la scarsa resa delle olive raccolte in termini di olio da cucina; talora si arriva a macinare le olive soltanto per fare saponi perché più profittevoli dell'olio in bottiglia(30% di resa delle olive per olio extravergine a 10 euro/litro; contro 100% delle sanse da cui si ricava analoga quantità di saponi, senza scarti, venduti al prezzo di 1.5-2 euro per etto di saponetta).

I saponi liquidi che hanno un pH di 5,5 rischiano di essere, per il loro elevato contenuto d'acqua (debolmente acida), un ambiente adatto alla proliferazione di funghi e batteri; tali saponi sono addizionali con composti disinfettanti e fungicidi.

Alla fine degli anni Novanta gli europei hanno scoperto ed iniziato ad importare dall'India il frutto di una pianta (una specie di noce) utilizzato e diffuso in commercio come sapone biologico e non inquinante. Queste noci vengono vendute in blister in erboristeria e vanno inserite, secondo il dosaggio indicato all'interno dei panni da lavare in lavatrice e hanno la stessa funzione dei comunissimi detersivi liquidi ed in polvere altamente inquinanti. Queste noci possono essere utilizzate anche più di un lavaggio e ne esistono di tanti aromi diversi (lavanda, limone, fiori d'arancia, ecc). Queste piante vengono allevate soprattutto in serre tedesche e cominciano a produrre noci da sapone solamente dopo circa tre anni d'età.

[modifica] Come fare il sapone

Sapone artigianale tagliato in panetti.
Sapone artigianale tagliato in panetti.

Attenzione: l'idrossido di sodio è caustico e corrosivo. Evitate il contatto diretto con la pelle e con gli occhi.

Per la sintesi del sapone si utilizzano 10 g di olio di oliva posti in un becker e ad essi si aggiungono 5 g di idrossido di sodio in 40 ml di una soluzione acqua-alcol al 50% (20 ml di acqua e 20 ml di alcol). Si scalda il tutto per 45 minuti agitando continuamente. A parte si prepara un'altra soluzione acqua-alcol da aggiungere di volta in volta. Dopo un po' si aggiunge tutto ad una soluzione di 150 ml di acqua e cloruro di sodio fredda. Questa serve ad innalzare la forza ionica e a favorire la precipitazione del sapone. Si filtra il precipitato e lo si asciuga in stufa.

[modifica] Storia

[modifica] La scoperta del sapone

È da tener presente che probabilmente, nell’antichità, il problema dell’igiene personale non fosse considerato prioritario (forse anche per la scarsità di acqua calda); infatti, le prime tecniche di pulizia furono sviluppate per pulire tessuti ed indumenti, generalmente con l’utilizzo di argille, cenere e piante saponarie (da queste ultime si ricavano le saponine che formano soluzioni saponose che solubilizzano lo sporco e ne facilitano l’eliminazione).

Esistono varie circostanze, ancorché improbabili, che possono aver portato casualmente alla scoperta del sapone, ma è anche possibile che sia avvenuta per via empirica. Probabilmente per prime si ottennero liscivie alcaline dalla cenere di legno, che poi vennero usate per la saponificazione di sego, scarti animali, oli vegetali.

La notizie storiche sono nebulose, sia per la difficoltà di distinguere il sapone vero e proprio da altre sostanze utilizzate per pulire, sia perché il sapone, per la sua natura organica ed idrosolubile, non è rilevabile da ricerche di tipo archeologico, neppure attraverso i recipienti e l’equipaggiamento usati nella sua produzione che non differiscono da quelli destinati ad altri utilizzi.

[modifica] Mesopotamia

La prima testimonianza dell'esistenza del sapone risale al 2800 a.C. e proviene da scavi nella zona dell’antica Babilonia. In quella zona fu ritrovato un materiale simile al sapone conservato in cilindri d'argilla che recano incise delle ricette per la preparazione.

Una tavoletta Sumera datata 2200 a.C. descrive un ‘sapone’ composto di acqua, alcali e olio di cassia.

[modifica] Egitto

Dal papiro di Ebers (ca. 1550 a.C.) si apprende che gli egiziani si lavavano regolarmente con una sapone preparato mescolando grasso animale e oli vegetali con un minerale raccolto nella valle del Nilo e chiamato “ Trona” che è un'importante sorgente di soda.

Documenti egiziani fanno menzione di una sostanza simile al sapone utilizzata per la preparazione della lana alla tessitura.


[modifica] Bibbia

varie versioni della Bibbia
Giobbe 9:30
  • Anche se mi lavassi con la neve e mi pulissi le mani con il sapone (Nuova Riveduta)
  • Anche se mi lavassi con la neve e pulissi con la soda le mie mani (C.E.I./Gerusalemme)
  • Anche se mi lavassi con la neve e pulissi le mie mani con la soda (Nuova Diodati)
  • Quand'anche mi lavassi con la neve e mi nettassi le mani col sapone (Luzzi / Riveduta)
  • Quando io mi fossi lavato con acque di neve, e nettatomi le mani col sapone (Diodati)
  • If I wash myself with snow water, and make my hands never so clean


Geremia 2:22

  • Anche se ti lavassi con il nitro e usassi molto sapone, la tua iniquità lascerebbe una macchia … (Nuova Riveduta)
  • Anche se ti lavassi con la soda e usassi molta potassa, davanti a me resterebbe la macchia … (C.E.I./Gerusalemme)
  • Anche se ti lavassi con la soda e usassi molto sapone, la tua iniquità lascerebbe un'impronta indelebile... (Nuova Diodati)
  • Quand'anche tu ti lavassi col nitro e usassi molto sapone, la tua iniquità lascerebbe una macchia … (Luzzi / Riveduta)
  • Avvengaché tu ti lavi col nitro, ed usi attorno a te assai erba di purgatori di panni; pure è la tua iniquità suggellata … (Diodati)
  • For though thou wash thee with nitre, and take thee much soap, yet thine iniquity is marked ... (The Holy Bible. Authorised version 1611)
  • Though you wash with soda and use soap lavishly... (Revised English Bible 1989)


Malachia 3:2

  • … come la potassa dei lavatori di panni. (Nuova Riveduta)
  • … la lisciva dei lavandai. (C.E.I./Gerusalemme)
  • … come la soda dei lavandai'. (Nuova Diodati)
  • … come la potassa dei lavatori di panni. (Luzzi / Riveduta)
  • … e come l'erba de' purgatori di panni. (Diodati)
  • He is like a refiner's fire, like a fuller's soap



I riferimenti biblici a delle sostanze usate per la pulizia non indicano nulla di simile al nostro sapone, che sembra fosse sconosciuto agli Ebrei dell'epoca.

In Giobbe 9:30 (circa V secolo a.C.) con la parola sapone è stato tradotto il generico termine ebraico borith, che indica la liscivia oppure un alcale come la potassa, ottenuto dalle ceneri di particolari vegetali (per esempio la Salsola kali che abbonda sulle spiagge del Mar Morto e del Mediterraneo).

Analogamente per l'ebraico borith mekabbeshim "alcali di coloro che pestano i panni", in Geremia 2:22 (circa VII secolo a.C.) e Malachia 3:2 (circa V secolo a.C.), che indica qualche tipo di "terra da follone", un materiale che si usava nella "follatura", un procedimento che serviva a rendere morbidi i tessuti.

Invece le parole soda o nitro , che pure troviamo nei versetti citati (come anche in Proverbi 25:20), indicano il natron (carbonato idrato di sodio), una sostanza che si utilizzava in Egitto dove ne esitono numerosi depositi.

Si tratta quindi di interpretazioni dei traduttori che, nel loro lavoro, si sono preoccupati di rendere comprensibile il testo per i lettori loro contemporanei.

[modifica] Roma

I Romani (ed anche i Greci) per i quali il bagno alle terme era un'importante attività sociale oltre che una pratica igienica, non usavano il sapone come detergente, ma la porosa pomice o creta finissima oppure soda o, ancora, farina di fave e, dopo il bagno massaggiavano il corpo con olio di oliva.

Un caso a parte restano i famosi bagni di latte d'asina di Poppea.

Plinio il Vecchio, scrittore latino del I secolo, usa per primo il termine latino sapo, mutuandolo dal gallico saipo, nella sua opera Naturalis historia:

Collabora a Wikiquote (LA)
« prodest et sapo, galliarum hoc inventum rutilandis capillis. fit ex sebo et cinere, optimus fagino et caprino, duobus modis, spissus ac liquidus, uterque apud germanos maiore in usu viris quam feminis. »
Collabora a Wikiquote (IT)
« Il sapone, anche, è molto utile a questo fine, un'invenzione del Galli per dare una tinta rossastra ai capelli. Questa sostanza è preparata da sego e dalle ceneri, le migliori per lo scopo sono le ceneri di faggio ed il grasso di capra: ce ne sono due generi, il sapone duro e quello liquido, entrambi molto usati dalla gente della Germania, gli uomini, in particolare, più delle donne. »
(Plinio il Vecchio, Naturalis historia, Libro 28, capitolo 47.)

Quindi non si tratta di sapone ma di tintura rossa per capelli.

Eppure il sapone non era sconosciuto, nel II secolo Galeno ne sottolinea l'importanza sia per la prevenzione di alcune malattie che per la pulizia.

Stampi per sapone antichi e saponette esposte al Museo dell'Hammam, nel Palazzo del Topkapı, a Istanbul.
Stampi per sapone antichi e saponette esposte al Museo dell'Hammam, nel Palazzo del Topkapı, a Istanbul.

[modifica] Arabi

Gli arabi, già nei primi anni dell'Islam creavano saponi molto fini utilizzando grassi vegetali come l'olio di oliva ed essenze aromatiche come l'olio di Alloro.

Per la saponificazione utilizzarono per primi la soda caustica, metodo che è rimasto sostanzialmente invariato fino ai nostri giorni.

Il manosrcitto di Al-Razi’s ( 865 - 925 ) contiene ricette per il sapone.

I saponi arabi, profumati e colorati, solidi o liquidi, raggiunsero la Spagna e la Sicilia dopo l'800, sull’onda dell’espansione araba, ed il resto d'Europa dopo la fine delle crociate.

[modifica] Europa

Si conosce poco sull'uso del sapone negli anni oscuri che seguirono la caduta di Roma, esistono notizie su fabbricanti di sapone (in latino saponarius ) in Europa a partire dal primo millennio.

La produzione del sapone, forse anche grazie ai Crociati che importarono le tecniche arabe, si andò affermando soprattutto in Spagna, Italia e Francia, nelle aree dove erano disponibili le piante marine dalle cui ceneri si ottiene la soda e l'olio d'oliva: materie prime con le quali si fabbrica un sapone di qualità molto superiore a quello fatto con grasso animale.

L'Italia fu forse la prima a produrre questo tipo di saponi, duri ed adatti all'igiene personale, in particolare Venezia e Savona; a proposito di quest'ultima è interessane notare l'assonanza con il francese savon (sapone).


[modifica] Sapone di Castiglia

In Spagna, nel Regno di Castiglia, si bolliva olio di oliva con la barilla, una cenere alcalina ottenuta bruciando l'erba kali ( Salsola kali ), si aggiungeva poi della salamoia al liquido bollente per far venire a galla il sapone separandolo dalle impurità e dalla liscivia.

Si produceva così un sapone bianco di alta qualità chiamato Sapone di Castiglia (Jabon de Castilla); per i farmacisti Sapo hispaniensis o Sapo castilliensis. Per gli anglossassoni Castile Soap è divenuto sinonimo di sapone di olio di oliva, duro e bianco.

[modifica] Sapone di Marsiglia

(tradotto dalla corrispondente voce francese) 

Il Sapone di Marsiglia deriva certamente dal Sapone di Aleppo che rappresenta migliaia di anni di cultura e di storia. La tecnica di fabbricazione originaria della città di Aleppo, in Siria, a base d'olio d'oliva e di alloro, a seguito delle crociate si è diffuso attraverso il bacino del Mediterraneo, passando per l'Italia e la Spagna, per raggiungere Marsiglia.

A partire dal XII secolo a Marsiglia c’erano fabbricanti di sapone che utilizzavano come materia prima l'olio d'oliva prodotto localmente. La soda (all'epoca la parola "soda" designava il carbonato di sodio) proveniva dalle ceneri della combustione di una pianta, la salicornia.

Crescas Davin, nel XIV secolo, è il primo saponaio ufficiale della città. Nel 1593, Georges Prunemoyr, superò la fase artigianale, fondando la prima fabbrica marsigliese.

All'inizio del XVII secolo, la produzione dei saponifici marsigliesi soddisfaceva appena la domanda della città e del territorio. Il Porto di Marsiglia riceveva anche saponi da Genova ed Alicante. Ma quando la guerra bloccò l'approvvigionamento dalla Spagna, i saponai marsigliesi dovettero aumentare la loro produzione per poter soddisfare i francesi del nord e gli acquirenti olandesi, tedeschi ed inglesi.

Nel 1660, si contavano nella città sette fabbriche la cui produzione annuale toccava quasi 20.000 tonnellate. Sotto il regno di Luigi XIV, la qualità delle produzioni marsigliese è tale che il "Sapone di Marsiglia" divenne un nome comune.

Si trattava allora di un sapone di colore verde che si vendeva soprattutto in barre di 5 kg o in pani di 20 kg.

Il 5 ottobre 1688 l'editto di Colbert, Ministro della Real Casa di Luigi XIV, regolamentò la fabbricazione del sapone. Ai sensi dell'articolo III di quest'editto: Non si potrà utilizzare nella fabbricazione di sapone, con barilla, soda o cenere, nessun grasso, burro né altre materiale; ma soltanto di puro olio di oliva, e senza mescolanza di grasso, a pena di confisca delle merci. I saponai dovevano cessare la loro attività d'estate poiché il calore nuoce alla qualità del sapone. Questa regolamentazione garantì la qualità del sapone che ha reso rinomati i saponifici marsigliesi.

Frattanto, fabbriche di sapone si installarono nella regione, a Salon-de-Provence, Tolone o Arles. Nel 1786, 48 saponifici producevano a Marsiglia 76.000 tonnellate, impiegando 600 operai e 1.500 forzati prestati dall'arsenale delle galere. Dopo la crisi dovuta alla Rivoluzione francese, l'industria marsigliese continò a svilupparsi fino a contare 62 saponifici nel 1813.

Sapone di Marsiglia.
Sapone di Marsiglia.

All’epoca la soda si otteneva dall’acqua di mare grazie al procedimento inventato da Nicolas Leblanc.

A partire da 1820, nuovi tipi di grassi furono importati e transitarono per il porto di Marsiglia: gli oli di palma, d'arachide, di cocco e di sesamo che furono utilizzati per la fabbricazione del sapone. Il saponifici marsigliesi subrono la concorrenza di quelli inglesi o parigini, questi ultimi usavao il sego che dà un sapone meno costoso.

All'inizio dello XX secolo, nella città di Marsiglia c'erano 90 saponifici. François Merklen fissò nel 1906 la formula del sapone di Marsiglia: 63% d'olio di copra o di palma, 9% di soda, 28% d'acqua.

Quest'industria restò fiorente fino alla Prima Guerra Mondiale quando la difficoltà nei trasporti marittimi mise in serio pericolo l'attività de saponai. Nel 1913, la produzione era di 180.000 tonnellate ma precipitò a 52.817 tonnellate nel 1918. Dopo la guerra, i saponifici beneficiano dei progressi della meccanizzazione e la produzione raggiunse le 120.000 tonnellate nel 1938, benché la qualità del prodotto restasse legata ai vecchi procedimenti di fabbricazione.

Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, Marsiglia garantiva sempre la metà della produzione francese, ma gli anni che seguirono furono disastrosi: il sapone fu soppiantato dai detersivi di sintesi ed i saponifici marsigliesi chiusero uno dopo l’altro. Oggi non resta che un pugno di fabbricanti nella regione.

[modifica] Gran Bretagna

I primi saponai inglesi di cui si ha notizia comparvero a Bristol nel XII secolo, ed erano ancora importanti all’epoca di Elisabetta I (1533-1603).

Producevano il “Bristol soap” nero e soffice ed il più duro “Bristol grey soap”.

All’inizio utilizzavano grasso animale, più tardi l’importazione di oli vegetali come quello di palma, noce di cocco, oliva, semi di lino e semi di cotone, favorì la produzione di saponi che potevano meglio competere con il “Castile soap” d’importazione.

Nel 1633 il re Carlo I concesse ai saponai di Londra un monopolio quasi completo, dietro pagamento di una tassa; questa decisione causò malcontento, enorme danno ai saponifici di Bristol ed un forte rialzo dei prezzi, ciononostante la tassazione rimase in varie forme fino al 1852 quando, in un crescendo di preoccupazione vittoriana per l'igiene, fu abolita da Gladstone nonostante la considerevole perdita per l’erario.

[modifica] Dal XIX secolo ai giorni nostri

Nel 1789 Nicolas Leblanc (17421803) scoprì come ottenere dal sale comune della soda di buona qualità, che da quel momento fu disponibile a basso prezzo ed in grande quantità. Il procedimento Leblanc rimarrà in uso fino al 1870, quando verrà soppiantato dal metodo Solvay. adottato ancora oggi.

Nel 1823 il grande chimico francese Michel Eugene Chevreul pubblica "Recherches chimiques sur les corps gras d'origine animale" nel quale spiega la reazione di saponificazione.

Queste conoscenze aprono la strada alla produzione di sapone su più ampia scala ed a basso prezzo, di conseguenza attorno alla metà dell’ottocento si ha un diffuso miglioramento dell’igiene personale, e l’abitudine di fare un bagno diviene comune.

Ma già all’inizio del XX secolo compaiono i primi detergenti sintetici che avrebbero soppiantato il sapone.

Nel 1903 Hermann Geissler ed Hermann Bauer, due chimici tedeschi, inventarono il Persil (dal nome dei suoi principali componenti: perborato e silicati ), un sapone in polvere che fu commercializzato dalla società tedesca Henkel.

Fu poi la penuria di grassi durante la Prima Guerra Mondiale e di grassi e olio durante la Seconda Guerra Mondiale a spingere i ricercatori a cercare alternative. Il primo prodotto per il bucato totalmente sintetico apparve nel 1946, negli Stati Uniti.

A partire da qui sono stati sviluppati tutti i prodotti che conosciamo oggi, differenziati e specifici per ogni uso, in continua evoluzione per ovviare ai problemi di inquinamento o tossicità che continuano ad emergere con il passare del tempo.

[modifica] Voci correlate

[modifica] Altri progetti

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