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Catarismo - Wikipedia

Catarismo

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la croce catara
la croce catara

I catari (dal greco καθαροί [katharòi], «puri»), detti anche albigesi (dal nome di una cittadina francese, Albi), costituirono un movimento ereticale diffuso in Europa tra il XII e il XIV secolo. Il termine deriva probabilmente dalla parola greca katharòs, "puro".

Le dottrine catare vennero condannate come eretiche dalla Chiesa cattolica.
I catari furono duramente combattuti da Bernardo di Chiaravalle, anche se inizialmente guardava a loro con interesse: sebbene la loro predicazione non fosse accettabile da parte della Chiesa, il loro modo di vivere era encomiabile, fondato sull'esercizio di povertà, umiltà e carità. Era questo il fondamento della facile diffusione dell'eresia, poichè era più vicino alla povera gente di quanto non lo fossero gli altri prelati con le loro sottili discussioni teologiche.

Fu proprio per contenere l'estendersi del fenomeno cataro che, dopo infruttuosi tentativi da parte di alcuni legati papali, Domenico di Guzmán concepì un nuovo modo di predicazione: per combattere i catari bisognava usare i loro stessi principi, vale a dire, oltre alla predicazione, operare in povertà, umiltà e carità. Questa nuova formula portò Domenico, dieci anni più tardi, alla fondazione dell'ordine domenicano.

Nonostante questi interventi di tipo non violento, fondati sul dialogo e la predicazione, l'eresia non dava segno di cedere, tanto che il papa Innocenzo III bandì contro di essi nel 1208 una vera e propria crociata, la prima in terra cristiana. Contro di loro fu anche appositamente creato da papa Gregorio IX il Tribunale dell'Inquisizione.

Nonostante tutto questo nel 1229 i catari dovettero istituire un quinto vescovado, dato l'aumento numerico dei fedeli.

Indice

[modifica] La dottrina dualistica degli albigesi

I catari diffusero nel basso medioevo, e in particolare tra il 1150 e il 1250 un'eresia dualista. La dottrina catara fu erroneamente assimilata al suo apparire a quella del manicheismo e dei bogomili dei Balcani: con questi ultimi tuttavia avevano molti punti in comune. Le derivazioni gnostiche, manichee[1], pauliciane e bogomile dei catari erano forse giunte fino in Europa all'inizio del XII secolo, tramite l'impero bizantino e i Balcani o tramite i crociati e i pellegrini che tornavano dalla Terra Santa: i fedeli catari erano infatti detti anche "bulgari".

Alcune similitudini con il movimento patarino (che lottò per una Chiesa di poveri ed uguali) fecero sì che i due movimenti finissero per essere confusi nell'opinione pubblica[2].

Appoggiandosi ad alcuni passi del Vangelo, in particolare dove Gesù sottolinea l'irriducibile opposizione tra il Suo regno celeste e il regno di questo mondo, i catari rifiutavano in toto i beni materiali e tutte le espressioni della carne. Professavano un dualismo in base al quale il re d'amore (Dio) e il re del male (Rex mundi) rivaleggiavano a pari dignità per il dominio delle anime umane; secondo i catari Gesù avrebbe avuto solo in apparenza un corpo mortale (docetismo). Essi svilupparono così alcune opposizioni irriducibili, tra Spirito e Materia, tra Luce e Tenebra, tra Bene e Male, all'interno delle quali tutto il creato diventava una sorta di grande tranello di Satana (una sorta di Anti-Dio diverso dalla concezione cristiana) nel quale il Maligno irretiva lo spirito umano contro le sue inclinazioni rette, verso lo Spirito e verso il Tutto. Lo stesso Dio-creatore del Vecchio testamento corrispondeva al Dio malvagio, a Satana.

La convinzione che tutto il mondo materiale fosse opera del Male comportava il rifiuto del battesimo d'acqua, dell'Eucarestia, ma anche del matrimonio, suggello dell'unione carnale, genitrice dei corpi materiali - prigione dell'anima. L'atto sessuale era infatti visto come un peccato gravissimo, soprattutto in quanto responsabile della procreazione, cioè della creazione di una nuova prigionia per un altro spirito. Allo stesso modo era rifiutato ogni alimento originato da un atto sessuale (carni di animali a sangue caldo, latte, uova), ad eccezione del pesce, di cui in epoca medievale non era ancora conosciuta la riproduzione sessuale. Era proibito quindi collaborare in qualsiasi modo al piano di Satana. La vittoria massima del Bene contro il Male era la morte, che liberava lo spirito dalla materia, e la perfezione per il cataro era raggiunta quando egli si lasciava morire di fame (endura).

Pur convinti della divinità di Cristo, gli albigesi sostenevano che Egli fosse apparso sulla Terra come un angelo (un "eone" emanato dal Dio e dalla Luce) di sembianze umane (di natura angelica era considerata anche Maria) e accusavano la Chiesa cattolica di essere al servizio di Satana, perché corrotta e attaccata ai beni materiali.

Credendo nella deviazione dalla vera fede della Chiesa di Roma, i Catari crearono una propria istituzione ecclesiastica, parallela a quella ufficiale presente sul territorio.

[modifica] Struttura e aspetti liturgici

La propaganda catara ebbe una forte presa tra i ceti più umili, gli stessi che avevano fatto la forza dei patarini. Essi sfruttarono il clima di delusione seguito alla riforma gregoriana, che aveva mancato di riformare la Chiesa secondo la povertà predicata da Cristo e ritenuta tipica del cristianesimo delle origini.

Le comunità di fedeli erano divise in "credenti" (simpatizzanti, non tenuti ad applicare tutte le norme della disciplina catara), che si chiamavano «Buoni Uomini», «Buone Donne» o «Buoni Cristiani» e quelli che per l'Inquisizione erano i "perfetti" che praticavano la rinuncia ad ogni proprietà e vivevano unicamente di elemosina. Gli unici che potevano rivolgersi a Dio con la preghiera erano i perfetti, mentre i semplici credenti potevano sperare di divenire perfetti con un lungo cammino di iniziazione, seguito dalla comunicazione dello Spirito Santo, il consolamentum, mediante l'imposizione delle mani. Questo era uno dei pochi Sacramenti catari, tra cui una sorta di confessione collettiva periodica.

Tra i perfetti esisteva comunque una gerarchia facente capo ai vari vescovi di ogni provincia (assistiti da coloro che venivano detti il "Figlio Maggiore" e il "Figlio Minore") e ai vari diaconi delle comunità catare.

Dal punto di vista dell'organizzazione sociale:

Collabora a Wikiquote «  La proprietà privata era rifiutata come elemento del mondo materiale. I "perfetti" non potevano avere alcuna proprietà individuale, anche se di fatto avevano in mano i beni della setta, spesso ingenti. I catari godevano di una certa influenza negli ambienti più diversi, anche in quelli più elevati. Si narra che il conte Raimondo VI di Tolosa tenesse al suo seguito alcuni catari, dissimulati tra gli altri cortigiani, perché in caso di morte improvvisa gli potessero impartire la loro benedizione. »
(Tratto dal Capitolo II "Il socialismo nelle eresie", pp. 36-43, del volume "Il Socialismo come fenomeno storico mondiale", di Igor Safarevic, presentazione di Aleksandr Isaevič Solženicyn, La Casa di Matriona, Milano 1980[1])

Spesso essi sfidavano a contraddittorio i preti cristiano, battendoli non tanto sul piano teologico quanto sul modello di vita seguito, manifestando per questo una forte presa sui ceti popolari. Agli occhi del popolo il confronto tra castità e santità di vita dei catari rispetto all'organizzazione ecclesiastica tradizionale era sempre a favore dei primi.

[modifica] Crociata contro gli albigesi

Per approfondire, vedi la voce Crociata albigese.

Il catarismo si diffuse in tutto l'Occidente, con punte di densità allarmanti per la gerarchia cristana in aree come la Linguadoca, la Provenza e la Lombardia.

La crociata contro gli albigesi fu indetta nel 1208 da papa Innocenzo III per estirpare il movimento cataro dai territori della Linguadoca e della Provenza. Assunse la forma di un vero e proprio genocidio e terminò negli anni settanta del 1200 con la sconfitta dei catari. Numerose furono le stragi e le persecuzioni avvenute nel sud della Francia, come la strage di Béziers dove furono massacrate probabilmente 20.000 persone, cattolici e catari, uomini, donne, bambini, anziani. Secondo il cronista cistercense Cesario di Heisterbach, quando al legato pontificio (Arnauld Amaury, abate di Cîteaux), si chiese come distinguere chi delle persone rifugiate in una chiesa dovesse essere riconosciuto eretico e quindi ucciso, ordinò di uccidere tutti indiscriminatamente, dicendo: Caedite eos! Novit enim Dominus qui sunt eius ovvero "Uccideteli tutti! Dio riconoscerà i suoi" [3].

[modifica] I luoghi dei Catari

Verso la fine del XI secolo si diffusero nelle regioni della Linguadoca-Rossiglione, dove insediarono delle chiese, ad Albi, Carcassonne e Tolosa; quest'ultima si fece promotrice anche di un importante Concilio cataro, a Saint-Félix de Lauragais. Principali castelli catari nel Linguadoca-Rossiglione erano Montsegur, Puivert, Puilaurens, Queribus, Peyrepertuse e Lastours. È bene precisare che i ruderi dei castelli a noi pervenuti non appartengo alle originali costruzioni catare, ma sono ricostruzioni, ampiamente rimaneggiate, effettuate dalla Corona di Francia dopo il 1250 per difendere la zona dei Pirenei da possibili sconfinamenti dei regni spagnoli limitrofi.

Alla fine del XII secolo la Francia non era la compagine statale che è attualmente: numerose regioni appartenevano all'Inghilterra, la Bretagna era un reame autonomo, la Provenza faceva parte del Sacro Romano Impero Germanico. Parte delle regioni nelle quali era diffusa la lingua occitana costituiva un'insieme di feudi autonomi che per alcuni decenni (fra il XII e il XIII secolo) integrarono, insieme ai territori d'Aragona, uno stato economicamente prospero e forte, guidato dal re Pietro II d'Aragona e appoggiato dalla Santa Sede nella persona di papa Innocenzo III.

La prematura scomparsa di Pietro, segnò l'apice della parabola del catarismo.

Il catarismo era diffuso anche nell'Italia settentrionale, dove aveva fra i suoi centri principali a Concorezzo e Monforte d'Alba.

[modifica] Poesia e catarismo

Spesso, grossolanamente, viene associato al movimento càtaro l'amor cortese provenzale, su premesse errate.

Queste due realtà, invero, hanno trovato ragion d'esistere nello stesso periodo storico in due regioni contigue, ma queste le loro uniche relazioni, infatti

La Chiesa condannò come eresia il catarismo, come fece altre volte con le correnti di stampo dualista, e la crociata indetta contro questa vide come campi di battaglia le terre languedociane, mentre la cultura cortese proseguì il suo cammino anche dopo il 1209, anno della capitolazione delle càtare Béziers e Carcassonne da parte di Simone IV di Montfort, nonché dopo il 1277, quando furono catturati gli ultimi càtari, rifugiati nel Nord Italia.

Se per la poesia trobadorica il Tema, l'argomento principale, è sempre l'amore nelle sue diverse fasi (e soprattutto il "desiderio", anche carnale), per la filosofia dualistica dei càtari il corpo è solo un'espressione del male, e la via per vincere il male rimane il dispregio di ogni corporalità: nel catarismo è infatti predicata l'astinenza sessuale, e il matrimonio rimane in secondo piano rispetto al celibato.

[modifica] Note

  1. ^ Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006. ISBN 8800204740 pag. 265
  2. ^ Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006. ISBN 8800204740 pag. 266
  3. ^ La storicità di questo fatto è contestata, vedi per esempio La Crociata Albigese, pag. 5, dal sito www.rennes-le-chateau.it

[modifica] Bibliografia

Testi

  • La cena segreta. Trattati e rituali catari, a cura di Francesco Zambon, Milano: Adelphi, 1997.

Storia

  • Aurell, Martin: Les Cathares devant l'histoire, Cahors: Hydre Éditions, 2005, ISBN 2-913703-57-7.
  • Berlioz, Jacques: Tuez-les tous Dieu reconnaîtra les siens: le massacre de Bé­ziers et la croisade des Albigeois vus par Césaire de Heisterbach, Toulouse: 1994.
  • Bordes, Richard: Cathares et Vaudois en Périgord, Quercy et Agenais, Cahors: Hydre Éditions, 2005, ISBN 2-913703-30-5.
  • Brenon, Anne: Les Archipels Cathares.
  • Brenon, Anne: Petit Précis de Catharisme, Loubatières, 1996.
  • Brenon, Anne: Les Cathares. Pauvres du Christ ou apôtres de satan?, Paris: Gallimard.
  • Brenon, Anne: Le vrai visage du Catharisme, Loubtières, 1998.
  • Brenon, Anne: Les femmes cathares, Perrin, 1992.
  • Caratini, Roger: Les cathares. De la gloire à la tragédie (1209-1244), Paris: Archipel, 2005, ISBN 2-84187-589-X.
  • Duvernoy, Jean: Le Catharisme. La religion, 1976.
  • Duvernoy, Jean: Le Catharisme. L'histoire, 1979.
  • Duvernoy, Jean: Cathares, Vaudois et Béguins. Dissidents du pays d'Oc, Editions Privat, 1994.
  • Ladurie, Emmanuel LeRoy: Montaillou - Ein Dorf vor dem Inquisitor 1294 bis 1324, Berlin [o.J.] ISBN 3-548-26571-5
  • Lebédel, Claude (fotografie di Catherine Bibollet): Comprendre la tragédie des cathares, Rennes, Editions Ouest-France, 2007, ISBN 978-2-7373-4106-9
  • Nelli, René: La vie quotidienne des Cathares du Languedoc au XIII siècle, Paris: Hachette, 1969.
  • Rahn, Otto: Der Kreuzzug gegen den Gral. Die Geschichte der Albigenser, Arun: 2002, ISBN 3-927940-71-2
  • Roquebert, Michel: L'épopée cathare. Les Cathares après la chute de Montségur, Perrin.
  • Bamp Robert : "Un Cataro del III Millennio" Icap (Cuneo)

[modifica] Voci correlate

[modifica] Collegamenti esterni

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