Calabritto
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Calabritto | |||
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Stato: | ![]() |
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Regione: | ![]() |
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Provincia: | ![]() |
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Coordinate: | |||
Altitudine: | 480 m s.l.m. | ||
Superficie: | 51,77 km² | ||
Abitanti: |
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Densità: | 51 ab./km² | ||
Frazioni: | Quaglietta | ||
Comuni contigui: | Acerno (SA), Bagnoli Irpino, Campagna (SA), Caposele, Lioni, Senerchia, Valva (SA) | ||
CAP: | 83040 | ||
Pref. tel: | 0827 | ||
Codice ISTAT: | 064014 | ||
Codice catasto: | B374 | ||
Nome abitanti: | calabrittani | ||
Santo patrono: | San Giuseppe | ||
Giorno festivo: | 19 marzo | ||
Sito istituzionale | |||
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Calabritto è un comune di 2.640 abitanti della provincia di Avellino.
Indice |
[modifica] Onorificenze
Il Comune è stato insignito della Medaglia d’oro al merito civile .
[modifica] Origine del nome
Il nome Calabritto deriva probabilmente dall'espressione greca Kala Britton che significa "Bella Pietra".
La leggenda vuole che fosse dovuto alla presenza, in epoca medioevale, di una bella locandiera di nome Britta, che, per la sua bellezza, veniva acclamata dai commensali al coro di "Cala Britta".
[modifica] Cenni storici
Già centro preromano e romano, in epoca medioevale fu situato sul fianco di un monte.
Il paese acquista una buona importanza in epoca tardomedioevale (durante la dominazione angioina , aragonese); successivamente, divenuto feudo di un ramo degli Altavilla, intesse notevoli rapporti con Napoli. A testimonianza di questo antico legame, una delle strade storiche di Napoli si chiama Via Calabritto.
Circa ogni duecento anni, Calabritto fu devastato dai terremoti; l'ultimo di essi, avvenuto il 23 novembre 1980, rase al suolo il paesino, provocando decine di morti e danneggiando i palazzi storici del Settecento.
Negli anni cinquanta, Calabritto partecipa alla cosiddetta diaspora irpina (fenomeno emigratorio che coinvolse complessivamente circa 50 000 irpini, soprattutto verso la Germania, la Gran Bretagna, gli USA, l'Argentina ed il Venezuela).
Le comunità di calabrittani in Inghilterra e USA, forti di una presenza di centinaia di persone, hanno dato vita ad associazioni culturali con lo scopo di tener vive gli usi e le tradizioni del loro paese d'origine.
Negli anni novanta l'economia del paese, terminate le risorse dei fondi per la ricostruzione, va in crisi; da allora una pesantissima decrescita ha compromesso la situazione socioeconomica del paesino, tanto da farlo inserire nel complesso fenomeno dei piccoli comuni montani a rischio di estinzione.
[modifica] Evoluzione demografica
Abitanti censiti
[modifica] Attività economiche
Grazie ai fondi per la ricostruzione post terremoto, il paese negli anni ottanta ha vissuto soprattutto di edilizia e del suo indotto.
Oggi è un paese prevalentemente agricolo; la morfologia aspra dell'appennino irpino non consente grandi produzioni, tuttavia la produzione di olio e di castagne è di altissima qualità, tanto che quest'ultime le castagne sono in gran parte utilizzate per il marchio doc di Montella.
Tale qualità tuttavia non ha portato all'evoluzione di una degna filiera agroalimentare.
[modifica] Leggende
[modifica] Discendenti di Spartaco
Non degna del ruolo di leggenda è la diceria che una parte dei calabrittani sia discendente delle truppe di Spartaco, riuscite a fuggire ai Romani vittoriosi sulle foce del Sele contro i gladiatori ex schiavi
Dopo il terremoto dell'80, gran parte della memoria storica è andata persa, non si riesce a capire bene quindi quale siano le leggende di recente formazione dovute all'immaginazione di qualche paesano e quale invece siano il risultato della stratificazione storica delle varie epoche che il paesino ha vissuto (oltre duemila anni).
[modifica] La dama del castello
Nelle prime va probabilmente attribuita la più “organizzata” che narra di un amore impossibile.
“-Era un rocca degli Altavilla. C’è pure la leggenda del fantasma in proposito. Si dice che all’interno della guarnigione che la occupava, mò i termini tecnici non me li ricordo, vi fosse un giovane cavaliere bellissimo. La famiglia più in vista del luogo aveva un figlia, anch’essa bellissima. Naturalmente i due si innamorarono. Il fabbro che abitava a Quaglietta, era anche lui innamorato della ragazza ma si era sfigurato lavorando e non possedeva i modi affascinanti del cavaliere anche se si dice fosse un alchimista. Comunque… sta di fatto che pur amando da tempo la ragazza non riusciva a conquistarla così quando si accorse dell’amore tra i due giovani, prese armi e bagagli e partì con il feudatario del luogo in una campagna militare. Non so se era una crociata. In questa campagna non solo costruisce macchine che fanno strage di nemici ma salva addirittura la vita del nobile grazie alle conoscenze di alchimia. Il nobile lo ricompensa dandogli il controllo della rocca e del denaro, quindi diviene l’uomo più importante della zona. Tornato cerca di farsi bello agli occhi della ragazza, che lo ammira ma lo considera un amico o un padre. Allora lui… gli era venuta una richiesta di soldati da parte del feudatario… manda il giovane in battaglia. La ragazza la fa ospitare al castello ma questa invece di dimenticare il cavaliere, si intristisce e lo aspetta ore e ore sulla cima della rocca. Il fabbro prende e decide di dire che il cavaliere è morto! La ragazza allora tenta il suicidio. Distrutto per quel che aveva combinato, rimanda a chiamare il cavaliere, scrive una lettera al feudatario segnalandolo come grande combattente e leale servitore e infine dichiara di partire come eremita per la terra santa. Ora qua ci sono solo leggende tra il moralista e il comico su quello che combina durante il viaggio. Tra l’altro molte dicono cose discordanti qualcuna discordante anche con questa qua. Comunque…anni dopo, il fabbro ritorna. Si è ammalato di lebbra, si stabilisce sotto un ponte che noi chiamiamo Ponte Lebbrusu. La ragazza che è diventata moglie del cavaliere e non ha perso la bellezza, sa che sotto il ponte abita un malato e decide di portargli da mangiare, anche perché la popolazione lo scaccia e lo perseguita. Pian piano comincia a passare sempre più tempo dal fabbro malato anche perché il marito stà sempre a caccia, ad allenarsi, a fare baccanali e dopo esser diventato capo, la trascura e si dedica invece a tutte le belle del paese. Ma quando sa di quello che fa la donna decide di catturare e uccidere il malato. Si mette d’accordo con il prete locale e lo accusano di essere servo del Diavolo. Allora il fabbro scappa ma viene preso all’incirca alla Bralia. Lì viene fatto un rogo perché lo si vuole bruciare.- -Bralia?- ripeté Enzo. -Si è una contrada del paese. Più o meno all’altezza di un ponticello che ricostruito c’è anche oggi. Per non essere bruciato il fabbro confessa la sua identità, i soldati hanno un attimo di sbandamento perché alcuni sono del posto altri sono stati sotto di lui. Il fabbro riesce a scappare sul ponte, si gira maledice l’amore… perché crede che i due siano ancora innamorati, maledice il prete che lo ha spalleggiato. Saluta i soldati e si butta giù. La dama saprà dell’accaduto, diventerà pazza e un giorno si butterà dal castello. Il cavaliere morirà in una battuta di caccia poco dopo. Mentre il prete si strozzerà con l’ostia. Non sto scherzando, così si dice… Praticamente da allora, il castello è abitato da questa dama triste e in alcune serate sotto il ponte compare il fabbro che tenta di spaventare a morte le coppie di amanti e i preti che passano di là- ” (da “Leo Teq - il confine sono le lacrime" di Filomeno Viscido)
[modifica] Gli esseri magici
Altre leggende riguardano gli abitanti “magici” dei boschi.
Le leggende sui lupimannari, sui municielli (gnomi), sulle janare (streghe).
I lupimannari sarebbero le persone nate il 25 dicembre e nel paese si limiterebbero a grattere alle porte dei malcapitati. Nei boschi si aggirerebbero in frenesia alimentari del tutto incoscienti del loro parte umana e l'unico modo per tenerli buoni sarebbe suonare un flauto di legno dello stesso bosco in cui ci si trova (come ad avere la protezione dello Spirito del bosco)
Le janare farebbero dei sabba e gli uomini che hanno il coraggio di parteciparvi otterrebbero favori magici da esse.
I municielli imperverserebbero ovunque nei boschi e farebbero continui scherzi a pastori , cacciatori e raccoglitori di asparagi e funghi. Chi tuttavia riesce a vederne uno e a catturarlo puo' ricevere da esso molto oro.
[modifica] Le leggende della fame
Infine vi sono le leggende riguardanti il “cibo”, probabilmente frutto dei desideri della popolazione nei periodi di carestia.
Esse riguardano la presenza di una grande area di “spunnulecchie” inesauribile, dove alla raccolta di un fungo immediatamente ne cresceva un altro.
Una sorgente boschiva zampillante vino anziché acqua.
La presenza di un castagno, i cui frutti all'interno del riccio nascondono castagne d'oro.
[modifica] Bellezze paesaggistiche e reperti storici
le bellezze artistiche settecentesche sono andate quasi tutte perse con il terremoto dell'80. Rimangono i recenti bassorilievi scoperti nella cappelletta della Madonna di Grienzi e di resti dell'epoca romana in località "tempa rossa" ai confini con l'ex frazione (oggi comune indipendente) di Senerchia.
Più immediate sono le peculiarità delle cappellette di montagna: la Madonna della Neve è la più amata dai locali. Da essa si può ammirare quasi dall'alto quasi tutta la valle del Sele. La Madonna di Grienzi , piccola cappella in un altopiano.
E soprattutto la Madonna del Fiume, situato in una grotta su un dirupo, non facilemente raggiungibile
Stupendi sono i paesaggi che vi si ammirano a strapiombo sul nascente fiume Zacarone e di rimpetto alla Grotta dell'Angelo.
Il paesaggio montano presenta ancora l'asprezza di zone scarsamente popolate e trafficate
il borgo medievale della frazione Quaglietta
[modifica] Folklore e festività
- San Giuseppe (1): 19 marzo. Probabilmente festa che eredita la tradizione dell'equinozio di primavera, tipico dei romani e prima ancora delle antiche popolazioni mediterranee. Oltre a prevedere le funzioni religiose , la festa si caratterizza per l'accensione dei fuochi nei vari quartieri (simbolo della rinascente luminosità del giorno) su cui i paesani cuociono patate
- San Giuseppe (2): ultima domenica di luglio
- Madonna della Neve: 5 agosto
- Madonna di Grienzi: 4 luglio
- Madonna del Fiume: primo lunedì dopo Pasqua
[modifica] Comunità all'estero
Tre sono state sostanzialmente le grandi ondate di emigrazione dall'Irpinia: la prima dopo l'unità d'Italia (soprattutto verso le Americhe), la seconda verso gli anni '50 del 900 (verso l'Europa: Germania, Francia, Inghilterra, ma anche in Australia), e la terza dovuta al terribile terremoto del 23 novembre 1980, che ha letteralmente spazzato via interi comuni, tra cui la nostra Calabritto. Intere famiglie si sono trasferite altrove muovendosi da Calabritto per sfuggire alle difficili condizioni economiche: nuove comunità di Calabrittani sono risorte in tante città estere, come Philadelphia, New York, Los Angeles, Vancouver, Londra, Monaco, Sidney, etc. etc. Infatti, non è difficile incontrare in queste città famiglie anche numerose con i tipici cognomi calabrittani: Castagno, D'Alessio, Del Guercio, Della Fera, Di Popolo, Di Trolio, Ficetola, Gonnella, soprattutto Mattia, Megaro, Raimo, Rizzolo, Spatola, Viscido ecc. Un esempio di associazione calabrittana all'estero è il "Circolo Calabrittano di Philadelphia SS. Maria della Neve" fondato da una famiglia Megaro originaria di Calabritto.