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Agip - Wikipedia

Agip

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Agip
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Tipologia [[]]
Borse valori
Fondazione 1926 a Roma

Fondata da

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Chiusa

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Sede legale

Milano, Roma

Gruppo {{{gruppo}}}
Filiali

Persone chiave

Enrico Mattei

Settore

petrolifero

Prodotti

benzine, gasolio, GPL, olio combustibile, lubrificanti, bitumi, grassi

Fatturato

Margine d'intermed.

Risultato operativo

Utile netto

Dipendenti
Slogan '
Note {{{note}}}
Sito web www.agip.eni.it

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Progetto Economia

L'Agip, acronimo di Azienda Generale Italiana Petroli, è una compagnia petrolifera italiana, di proprietà del gruppo Eni.

Indice

[modifica] Storia

Nel 1924 si ebbe lo scandalo del noto "affare Sinclair" [1]. La Sinclair era una compagnia petrolifera statunitense che insieme al Ministero per l'Economia Nazionale aveva raggiunto un accordo cinquantennale per il quale le si rilasciò un permesso per svolgere ricerche petrolifere in Emilia-Romagna ed in Sicilia, per complessivi 40.000 kmq. Compagnia e Stato avrebbero costituito una società mista, il 40% del cui capitale sarebbe stato dello Stato, le spese tutte a carico della Sinclair e il 25% degli utili allo Stato. L'accordo fu giudicato di grave danno per la nazione e le opposizioni, capeggiate da Giacomo Matteotti e don Sturzo, iniziarono una polemica in cui si allignò il sospetto che potesse esservi stata della corruzione; Matteotti anzi aveva in previsione un discorso proprio su questo aspetto per il giorno 12 giugno, ma fu ucciso due giorni prima. Don Sturzo continuò la polemica, indicando in un ente pubblico statale l'unica possibilità per una indipendenza energetica nazionale.

Il carbone in Italia era infatti scarso e di qualità scadente. Lo si importava dall'estero a prezzi che pesavano gravemente sulla bilancia valutaria e che limitavano l'espansione industriale. Le centrali elettriche, poco sviluppate e concentrate soprattutto nel Nord del paese, non potevano soddisfare il fabbisogno di energia.

[modifica] La costituzione dell'ente e le leggi "ad aziendam"

Con un regio decreto del 3 aprile 1926, il governo del Regno d'Italia ordinò la costituzione [2] dell'Azienda Generale Italiana Petroli (Agip), per lo svolgimento d'ogni attività relativa all'industria e al commercio dei prodotti petroliferi; l'azienda nasceva nella forma di società per azioni. Il capitale sociale era conferito per il 60% dal Ministero per il Tesoro, per un 20% dall'Istituto Nazionale delle Assicurazioni (INA) e per il restante 20% dalle Assicurazioni Sociali. Il primo presidente fu Ettore Conti, imprenditore del settore elettrico. L'istituzione dell'azienda, formalmente una società, di fatto un ente pubblico, è stata da molti analisti [3] attribuita principalmente a Giuseppe Volpi di Misurata, ministro delle finanze, ed a Giuseppe Belluzzo, ministro per l'economia nazionale. Volpi di Misurata era però direttamente coinvolto in interessi petroliferi, essendo insieme alla Fiat di Giovanni Agnelli, e con la copertura finanziaria della Banca Commerciale Italiana, impegnato in fallimentari ricerche in Romania, ed una delle prime operazioni dell'Agip fu rilevare le attività romene del ministro [4].

Nel 1927 fu emanata la c.d. "legge mineraria", che attribuiva la proprietà del sottosuolo al demanio dello Stato ed imponeva pertanto che qualunque attività petrolifera fosse consequenzialmente soggetta ad autorizzazione e/o concessione governativa.

Attraversò difficoltà dopo la crisi del 1929, ma riprese a svilupparsi negli anni Trenta. Nel 1933 fu emanata una norma protezionistica in materia di raffinerie [5] e l'Agip poté operare con maggior agio anche in questo settore.

[modifica] Le prime fasi e lo sviluppo

L'Agip disponeva di un impianto per la raffinazione a Fiume, nel 1936 rilevò quello di Porto Marghera appartenente a Volpi di Misurata. Poco dopo strinse un accordo con la Montecatini per la creazione della società mista Anic (Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili), che avrebbe dovuto perseguire la derivazione di carburanti dalla idrogenazione della lignite [6]. L'Anic poi realizzò due raffinerie [7] per lavorare il petrolio estratto in Albania dall'AIPA (Azienda Italiana Petroli Albanesi), una controllata dell'Agip [8]. Il petrolio albanese era però di cattiva qualità e la sua lavorazione si rivelò antieconomica.

Nel 1938 l'Agip si dotò di due "gruppi sismici" di fabbricazione americana, con i quali era possibile effettuare prospezioni tecnologicamente più avanzate che sfruttavano conoscenze mutuate dalla sismologia.

Contemporaneamente, però, a causa delle spese per sostenere le campagne coloniali, l'Agip dovette rinunciare a proseguire in alcuni investimenti esteri, in particolare dovette abbandonare le campagne di prospezione in Iraq. Fu invece l'esploratore Ardito Desio a trovare il petrolio in Libia [9] e nel 1939 nacque la c.d. "operazione Petrolibia", in cui l'Agip era associata alla Fiat, con la quale l'anno prima aveva dato vita ad una Società Italiana Carburanti Sintetici che intendeva esplorare la possibilità di ricavare benzine dalla sintesi chimica.

[modifica] La benzina di guerra

Nel 1940, con l'entrata in guerra, si ebbe la requisizione delle imprese di paesi belligeranti [10]; fu affidato all'Agip quanto requisito sul territorio italiano alle aziende petrolifere straniere. L'azienda intanto vantava un a posizione di rilievo ormai virtuale in Romania, dove deteneva il 90% della società Prahova, terza azienda del settore in quel paese; la guerra aveva reso improduttiva la compagnia locale, ciò malgrado è stato sostenuto [11] che aziende americane (che controllavano circa la metà delle risorse [12]) si interessassero ad un eventuale acquisizione della Prahova.

Dopo l'armistizio di Cassibile, nella Repubblica Sociale Italiana l'Agip fu commissariata e il 6 dicembre 1943 l'ingegner Carlo Zanmatti ne fu nominato commissario; suo vice era Bruno Mazzaggio. Poco dopo [13] un'assemblea straordinaria dei soci decise il trasferimento della sede sociale da Roma a Milano.

Durante l'estate venne in Italia il geologo statunitense Elmer J. Thomas, ritenuto uno dei più autorevoli tecnici petroliferi, che già aveva effettuato studi nella penisola fra il 1930 ed il 1933; gli fu dato accesso, presso la sede dell'azienda e presso il ministero dell'agricoltura, a documentazione sugli studi effettuati dall'Agip. Poco dopo si ebbero richieste da parte del comando delle truppe di occupazione affinché l'Agip fosse chiusa [14].

Nel successivo ottobre a Caviaga fu trovato un giacimento di metano, ma Zanmatti pretese che il pozzo fosse richiuso e la notizia segretata. In seguito avrebbe motivato la decisione con lo scopo di evitare che potesse cadere in mani tedesche [15].

[modifica] Il fatidico 1945

Gli interessi americani in Italia

Nel 1946 al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, risultava [16] che in Italia operassero 44 aziende americane con investimenti superiori ai 30.000 dollari, per un totale di circa 73 milioni di dollari (la metà circa di tutti gli investimenti statunitensi in Italia), dei quali ben 25 (circa) effettuati solo dalla Standard NJ (circa un terzo di tutti gli investimenti statunitensi in Italia).
La Standard NJ controllava una costellazione di aziende del settore petrolifero e di quello dei servizi automobilistici.

Nel febbraio del 1945 [17] si insediò a Roma un consiglio d'amministrazione che revocò il trasferimento della sede a Milano, presidente fu nominato il senatore Arnaldo Petretti. L'Agip controllava, fra le altre, l'Anic, la Snam e l'Ente minerario. Il 22 marzo dello stesso anno il facente funzioni del segretario di stato statunitense, Joseph C. Grew, scrisse all'ambasciatore a Roma Alexander C. Kirk che "la partecipazione del goveno italiano agli affari petroliferi creerebbe una posizione concorrenziale tale da offrire al governo la continua tentazione di ricorrere a pratiche arbitrarie ... Il ripetersi di tale situazione sarebbe svantaggioso per i consumatori italiani e nocivo alle relazioni commerciali italo-americane".

Petretti, già vice-governatore dell'Africa italiana, si rese autore di una imprevista apertura alle imprese anglosassoni: ""Fatta eccezione per qualche lavorazione in atto ... ogni ulteriore investigazione può essere lasciata…alla privata iniziativa ... L'attrezzatura industriale del petrolio, sorta e sviluppatasi rigogliosa ... in virtù segnatamente dell'alto contributo apportatoci dal capitale e dell'esperienza anglosassone, ha subito offese gravi dalle operazioni di guerra ... Confidiamo tuttavia che, con il concorso dei gruppi appartenenti ai paesi alleati, sia possibile risarcire le perdite non ancora esattamente valutabili, per riprendere, nello spirito della comprensione e dell'antica amicizia, l'attività che aveva associato, in un passato recente, le due gloriose bandiere" [18].

Il successivo 28 aprile la Commissione centrale per l'economia del CLNAI, il cui presidente era Cesare Merzagora, deliberò di affidare ad Enrico Mattei la liquidazione dell'ente. La decisione seguiva altre analoghe decisioni per la liquidazione di enti parastatali, la nomina di Mattei a commissario straordinario fu proposta da Mario Ferrari-Aggradi [19].

Il 12 maggio Mattei prese servizio come commissario con l'incarico di mettere in liquidazione l'AGIP e le sue attrezzature, che furono messe in vendita per 60 milioni di Lire, ma non trovarono compratori; lo stesso giorno una direttiva dei colonnelli Henderson e King impose che la distribuzione dei prodotti petroliferi anche nell'Italia settentrionale [20] fosse passata dall'Agip al Cip (Comitato Italiano Petroli), un ente degli Alleati.

Nell'ottobre 1945 l'Agip di Roma e quella di Milano furono unificate e Mattei divenne vicepresidente. Convinto delle potenzialità di sviluppo della compagnia, Mattei invece di seguire le istruzioni impartitegli dal governo, convinto dai tecnici dell'AGIP che le scoperte di idrocarburi da tanto tempo ricercate, stavano per diventare certezza, non liquidò la società; anzi diede nuovo impulso alle perforazioni nella pianura padana e riuscì a riorganizzarla ed a farla crescere sul mercato internazionale, aiutato in questo dalle sue conoscenze politiche (Mattei, ex partigiano cattolico era a quei tempi deputato della Democrazia Cristiana).

Per approfondire, vedi la voce Enrico Mattei.

[modifica] Dal dopoguerra ad oggi

La dottrina americana del petrolio

L'8 dicembre 1944, nel corso di una conferenza [21], il segretario all'Interno degli Stati Uniti e capo della "Petroleum Administration of war", Harold L. Ickes, affermò che nei paesi stranieri conquistati "l'accesso alle risorse petrolifere" avrebbe dovuto strutturarsi in "un sistema di libera impresa privata" [22]. Considerò che gli USA possedevano già il 40% delle risorse già scoperte, ma era loro obiettivo acquisire i più ampi rifornimenti possibili e per il più a lungo possibile. Ciò doveva passare attraverso l'esclusione dei governi da tutto ciò che potesse essere gestito privatamente.

Nel 1946 John A. Loftus, che al Dipartimento di Stato degli Stati Uniti dirigeva la Petroleum Division, confermò che fuori dagli States il mercato risultava spartito fra una dozzina di compagnie, e che per ragioni pratiche queste si riducevano alle sole sette sorelle, cinque delle quali americane. In pratica soltanto i paesi che avevano nazionalizzato le loro risorse andavano indenni dal controllo di queste poche società
Loftus indicò quindi che si operava per l'eliminazione delle restrizioni politiche e commerciali sul libero e competitivo sviluppo delle risorse petrolifere.

Nel 1946 si ebbero scoperte di metano in quantità più che discreta, nel 1949 furono resi noti i grossi giacimenti di Caviaga e dintorni, infine avvenne la scoperta del più grosso giacimento di petrolio, in presenza del Ministro delle Finanze, Ezio Vanoni, e di un numeroso gruppo di giornalisti e fotografi a Cortemaggiore, vicino Piacenza; il nome della località divenne il nome del prodotto, usato poi in un importante slogan commerciale dell'Agip (SuperCortemaggiore, la potente benzina italiana).

L'Agip ebbe una esclusiva per le prospezioni sulla Val padana, ed intorno a questa esclusiva nacque un contrasto con gli Stati Uniti, che propugnavano il libero mercato petrolifero.

Nel 1952, alla nascita dell'Ente Nazionale Idrocarburi (Eni), l'Agip ne costituiva la struttura portante.

Per approfondire, vedi la voce ENI.

Nel 1977 divenne AgipPetroli, e nel 1981 divenne caposettore del gruppo Eni.

Nel 1985 assorbì le restanti attività di EniChimica S.p.A., che era stata nei primi anni '80 la principale azienda petrolchimica del gruppo Eni (prima della nascita di EniChem).

Nel 1997 assorbì l'altra compagnia petrolifera di stato Italiana Petroli (IP), che è poi stata ceduta ad Api nel 2007.

[modifica] Il cane a sei zampe

Lo "spirito innovatore" di Enrico Mattei che negli anni '50 stava muovendo lo sviluppo dell'azienda portò alla decisione di adottare un nuovo logo. Nel 1952 fu bandito un concorso, aperto a tutti gli italiani, per l'ideazione del nuovo marchio; il successo fu notevole, più di 4000 proposte vennero presentate alla commissione incaricata di decidere. Alla fine risultò vincitore il "cane a sei zampe" ideato dall'artista Luigi Broggini (che però non ne ammise mai la paternità) e rifinito dal designer Giuseppe Guzzi. Il logo definitivo rimase invariato al bozzetto originale se non per la testa del cane, inizialmente rivolta in avanti, che sembrava troppo "aggressiva"; venne così girata all'indietro, in una posizione forse innaturale ma sicuramente più familiare.

Secondo alcuni, esso sarebbe ispirato al fantastico drago Tarantasio, personaggio d'una leggenda lodigiana: quando fu scoperto il metano in quelle zone, infatti, si immaginò che l'animale, un tempo guardiano delle paludi e poi scomparso sotto terra dopo la loro bonifica, fosse riapparso in forma di gas.

Il marchio fu poi oggetto di un re-design da parte della Unimark di Bob Noorda nel 1972, che inserì lo storico logo all'interno di una rinnovata immagine coordinata aziendale; un ulteriore "aggiustamento" avvenne nel 1998, sempre per mano di Noorda.

Una leggenda vuole che il marchio di Broggini al concorso si classificò solo 2°; il vincitore sarebbe stato un logo che rappresentava una raffineria dalle cui ciminiere uscivano delle fiamme, simbolo di energia. Sarebbe stato lo stesso Enrico Mattei ad opporsi a questa scelta, e a volere il cane a sei zampe come simbolo per la sua azienda.

[modifica] Note

  1. ^ Si veda in proposito Matteo Pizzigallo, Alle origini della politica petrolifera italiana (1920-1925), Giuffrè, 1981.
  2. ^ Perfezionata il successivo 16 maggio.
  3. ^ Così ad esempio in Carlo Maria Lomartire, Mattei - Storia dell'italiano che sfidò i signori del petrolio, Mondadori, Milano, 2004
  4. ^ Id.
  5. ^ R.D.L. 2 novembre 1933, n. 1741, "Disciplina dell'importazione, della lavorazione, del deposito e della distribuzione degli oli minerali e dei carburanti" (convertito nella legge 8 febbraio 1934, n. 367 e dotato di regolamento di attuazione nel R.D. 20 luglio 1934, n. 1303)
  6. ^ In Valdarno.
  7. ^ A Livorno ed a Bari.
  8. ^ E partecipata dalle Ferrovie dello Stato.
  9. ^ Scoperta del tutto casuale, Desio infatti cercava di trovare acqua.
  10. ^ Pratica del tutto "normale" in simili condizioni.
  11. ^ Nico Perrone, Obiettivo Mattei.
  12. ^ Public Record Office, Londra, "Oil", 30 giugno 1946
  13. ^ 25 gennaio 1944
  14. ^ Lomartire, op.cit.
  15. ^ Lomartire, op.cit.
  16. ^ Intelligence memorandum del 17 luglio 1946, in National Archives, Washington, DC, "Interests".
  17. ^ Secondo altre fonti il 10 aprile.
  18. ^ Fonte: Archivi Fondazione Cipriani.
  19. ^ Il 16 giugno, dopo che Mattei si era già insediato, la nomina ebbe il gradimento di Charles Poletti, capo dell'amministrazione militare alleata
  20. ^ Già così accadeva al Sud.
  21. ^ Al "Chicago Council on Foreign relations"
  22. ^ Fonte: Archivi Fondazione Cipriani.

[modifica] Altri progetti

[modifica] Bibliografia

  • Nascita e trasformazione d'impresa. Storia dell'Agip Petroli, Il Mulino, 1993, ISBN 8815042172
  • Daniele Pozzi, Techno-Managerial Competences in Enrico Mattei's AGIP, in Business and Economic History On Line, disponibile in rete qui
  • Matteo Pizzigallo, L'Agip degli anni ruggenti (1926-1932), Giuffrè, 1984, ISBN 8814002746

[modifica] Collegamenti esterni

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