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Guardia Nazionale Repubblicana - Wikipedia

Guardia Nazionale Repubblicana

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Guardia Nazionale Repubblicana

Attiva 1943-1945
Nazione Repubblica Sociale Italiana
Alleanza Asse
Servizio Polizia
Tipo
Ruolo Polizia militare e Polizia giudiziaria
Dimensione
Parte di Esercito Nazionale Repubblicano (dal 15 agosto 1944)
Guarnigione/QG Salò
Equipaggiamento
Soprannome
Patrono
Motto
Colori
Marcia
Mascotte
Battaglie/guerre
Anniversari
Decorazioni
Onori di battaglia
Reparti dipendenti
1 Comando Generale, 18 Ispettorati Regionali, 94 Comandi Provinciali, 94 Legioni, 12 battaglioni OP, 5 battaglioni motorizzati, 3 gruppi squadroni, 82 compagnie OP
Comandanti
Comandante corrente
Capo cerimoniale
Colonnello del reggimento
Comandanti degni di nota Renato Ricci, Benito Mussolini
Simboli
Simbolo
Simbolo
Simbolo
Progetto:Guerra


Indice

[modifica] La nascita della Guardia Nazionale Repubblicana

Il 15 settembre 1943 Mussolini diffuse da Radio Monaco l'ordine di ricostituire la Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, che era stata precedentemente disciolta, al comando di Renato Ricci. Le istruzioni che Ricci emanò il 30 settembre di quell'anno furono quindi tese alla ricostituzione delle legioni della MSVN, accanto alla formazione di nuovi reparti di volontari giovani. I volontari più anziani dovevano formare la Milizia Legionaria, una forza di sicurezza interna con compiti di Polizia e contemporaneamente militari. Questo progetto fu tuttavia duramente osteggiato dai vertici propriamente militari, come i generali Graziani e Canevari, che erano orientati piuttosto all'istituzione di un esercito "nazionale" piuttosto che "politico". Tale opposizione ebbe quindi l'esito di privare la MVSN della parte militare. Tale situazione portò ad una soluzione di compromesso, costituendo da un lato la Guardia Nazionale Repubblicana il 20 novembre del '43 e dall'altro il Corpo Camicie Nere dell'Esercito Nazionale Repubblicano (28 novembre).
La Guardia Nazionale Repubblicana (GNR) venne costituita con due decreti, emanati l'8 dicembre e il 12 dicembre 1943, al comando di Renato Ricci. Come vice comandante venne posto il tenente generale Italo Romegialli e come capo di stato maggiore il tenente generale Nicolò Nicchiarelli. Il nuovo organismo ebbe il rango di Forza Armata, alle dirette dipendenze del Duce della Repubblica Sociale Italiana. Vi entrarono a far parte le componenti dell'ex MVSN, dell'ex Arma dei Carabinieri e gli ex appartenenti alla Polizia dell'Africa Italiana (PAI). I suoi compiti erano lo svolgimento delle funzioni di polizia, sia interna (e quindi anche politica), sia militare. Il 21 agosto 1944 ne assunse il comando lo stesso Mussolini, mentre Ricci venne posto in riserva. Il 23 agosto 1944 a Brescia venne costituita la divisione GNR Etna sotto il comando del generale Violante, con funzione anti-parà e anti-aerei. Con le stesse funzioni si inizierà a costituire una seconda divisione GNR denominata Vesuvio.

[modifica] La struttura della GNR

La GNR era concepita per essere una forza di sicurezza estremamente radicata nel territorio grazie all'unione dei distaccamenti territoriali della Milizia e dell'Arma. Il Comando Generale della GNR era teso a controllare i comandi locali e provinciali, vera spina dorsale della Guardia, i quali avrebbero potuto agire anche di loro autonoma iniziativa.

[modifica] Le reazioni tedesche

Nonostante la potenziale efficacia operativa del nuovo organismo di sicurezza, Ricci si scontrò con la diffidenza e l'aperta ostilità delle forze germaniche: spesso i comandi tedeschi negarono alla GNR la possibilità di usufruire le caserme, poste sotto il loro diretto controllo. I pochi rifornimenti di equipaggiamenti, concessi solo dopo l'intervento personale di Mussolini e del suo ufficiale di collegamento germanico, il colonnello Jandl, si dimostrarono poca cosa, consistendo solo di vecchi fucili ed equipaggiamento nullo. Il 15 agosto 1944 venne inglobata nell'Esercito Nazionale Repubblicano, come prima arma della Forza Armata (similmente quindi allo status dei Carabinieri), anche se continuerà a svolgere compiti di sicurezza dietro le linee del fronte in ausilio alle forze germaniche.

[modifica] Ordinamento della GNR

  • 1 Comando Generale
  • 18 Ispettorati Regionali
  • 94 Comandi Provinciali
  • 94 Legioni (articolati su: raggruppamenti; gruppi di presidi; presidi; distaccamenti)
  • 12 battaglioni OP
  • 82 compagnie OP
  • 5 battaglioni motorizzati
  • 3 gruppi squadroni
  • 1 scuola centrale (per corsi di perfezionamento)
  • 2 scuole Allievi Ufficiali
  • 2 scuole Allievi Sottufficiali
  • 7 scuole di polizia specializzata
  • 1 stabilimento armi e munizionamento
  • 4 magazzini vestiario ed equipaggiamento
  • 2 depositi vestiario ed equipaggiamento
  • 1 banda

[modifica] Milizie Speciali della GNR

La GNR ebbe le seguenti Milizie Speciali:

  1. GNR Ferroviaria, che contava 9 legioni.
  2. GNR Portuaria, che contava 3 legioni.
  3. GNR Post-telegrafonica, che contava una trentina di piccoli reparti.
  4. GNR Montagna e Foreste, che contava 7 legioni.
  5. GNR Frontiera, che contava 5 legioni.
  6. GNR Stradale, che contava alcuni piccoli reparti.

[modifica] La riorganizzazione del 1944

L'offensiva degli Alleati che portò allo sfondamento della Linea Gustav mise in evidenza i limiti sia politici che strutturali della Guardia Nazionale Repubblicana, individuabili proprio in quel presidio del territorio che avrebbe dovuto rappresentare il punto di forza dell'organismo di sicurezza. Alla fine di giugno la GNR subì una drastica compressione numerica, a causa dello scioglimento dei presidi territoriali e della palese inaffidabilità dei membri provenienti dai Carabinieri, che cominciavano ad essere disarmati e tradotti in prigionia dalle forze tedesche.

[modifica] Il disarmo degli ex-Carabinieri

Il 5 agosto i vertici tedeschi, una volta che ebbero capito che gli elementi della MVSN erano in minoranza e che i militari ex-Carabinieri tendevano ad unirsi alla guerriglia partigiana, decisero di procedere con una generale azione di disarmo e cattura dei Carabinieri stessi. La decisione, pur presa ed attuata sotto il diretto controllo tedesco, non ebbe grandi risultati: la larga prevedibilità della misura e il numero dei Carabinieri rimasti in servizio nella GNR ne determinarono, anzi, il fallimento. Degli 11.000 Carabinieri ancora in servizio nell'estate del 1944, nemmeno 3.000 furono mandati in Germania prima del rastrellamento e altrettanto pochi furono condotti oltre le Alpi nel periodo successivo. Dopo il 25 agosto 1944 - quando si decise di congedare tutti coloro che non si erano né dati alla macchia né uniti ai partigiani - appena 1.400 Carabinieri rimasero in servizio, impiegati nella burocrazia militare.

[modifica] Il nuovo ordinamento della GNR

In seguito al disarmo dei Carabinieri, i reparti della GNR si trovavano a fronteggiare una profonda crisi: 35 000 uomini per i reparti territoriali, 11 000 tra Guardia Giovanile e allievi e meno di 5 000 per le formazioni autonome. L'indebolimento della GNR non fu solo sul piano numerico ma anche su quello del controllo del territorio: la maggior parte dei presidi territoriali furono sciolti perché presidiati in precedenza da Carabinieri ora alla macchia o in Germania. Dal settembre 1944, quindi, la Repubblica Sociale Italiana di fatto non controllava più il territorio in modo radicato ed efficace. Con gli effettivi risultanti dallo scioglimento dei presidi si poté tuttavia procedere alla profonda riorganizzazione della GNR, tramite[1] potenziamento dei reparti territoriali veri e propri, mentre si sopprimevano le scuole ufficiali e sottufficiali. Già in precedenza la Guardia Giovanile Repubblicana era stata rinominata in Guardia Giovanile Legionaria, con la trasformazione in battaglioni d'assalto delle legioni e dei centri d'addestramento. Il reparto di nuova costituzione di maggiore importanza fu la Divisione Etna, che coordinava i reparti impiegati in Germania nella FlaK (la contraerei) e i reparti antipartigiani alle dipendenze del generale tedesco Wolff. La Divisione assorbì, in seguito, nove dei battaglioni d'assalto giovanili (destinati alla contraerea) e in ottobre cinque reparti operativi, quattro battaglioni d'assalto e un battaglione paracadutisti. Gli unici reparti autonomi rimasero la Legione M Guardia del Duce, la Legione M Tagliamento, il Gruppo di carri Leonessa e la Legione Carmelo Borg Pisani[2].

[modifica] Status di legittimi combattenti

La sentenza del 26 aprile 1954 n. 747 del Tribunale supremo militare che “riconosceva ai soldati della Repubblica sociale italiana (RSI) la qualifica di militari combattenti” contrasta con una lunga serie di condanne irrogate dalla Corte di Cassazione: ciò anche nella massima sede giuridica ammessa nel nostro ordinamento, la risoluzione di un conflitto di giurisdizione, ad opera delle Sezioni Unite penali, che il 7 luglio 1945 (pres.e rel. Aloisi, p.g. Lattanzi) si pronunciarono in senso nettamente contrario al riconoscimento della "belligeranza" delle forze armate fasciste repubblicane.

Ancora nella XIV legislatura del Senato fu presentato il disegno di legge n. 2244 (Riconoscimento della qualifica di militari belligeranti a quanti prestarono servizio militare dal 1943 al 1945 nell'esercito della Repubblica sociale italiana). Esso sin dalla sua relazione introduttiva – e poi nella relazione all’Assemblea – ruotava intorno al dato formale su cui si fondò la sentenza n. 747 del 1954: le Convenzioni dell’Aja e di Ginevra, in virtù delle quali non si potrebbe prescindere dal “principio dell’eguaglianza tra i belligeranti”; per esso, il diritto bellico si applica tanto all’aggressore quanto all’aggredito, che sono ambedue uguali dinanzi alle leggi di guerra.

Ma questa datata polemica tra diritto interno e diritto internazionale – che era già malposta mezzo secolo fa – è del tutto superata oggi, alla luce degli sviluppi proprio del diritto internazionale. La Corte Europea dei diritti dell'uomo, in due casi decisi nel 2004 (Cipro contro Turchia e Ilaşcu ed altri contro Moldavia e Russia), ha precisato senza possibilità di equivoco che la responsabilità per atti compiuti da Governi-fantoccio ricade sullo Stato “protettore”: gli atti illegali compiuti in violazione dei diritti dell’uomo da scherani di Governi stranieri non sfuggono al diritto sanzionatorio, ma semplicemente si riverberano sullo Stato di cui quei combattenti sono gli ascari o le truppe aggregate.

Ciò perché la soggettività di diritto internazionale non si può dedurre dal mero riconoscimento di terzi Stati: essa deriva dall’esercizio della sovranità su di un territorio abitato da una collettività, e quando si parla di sovranità si intende soprattutto “indipendenza”. Tuttavia per quanto lo Stato ricreato da Mussolini fosse dipendente sotto il punto di vista logistico dalla Germania la sua azione di controllo del territorio si esplicò in autonomia rispetto all'alleato tedesco (che d'altro canto operò in contesti bellici veri e propri) o al più in saltuaria collaborazione. Ciò è comprovato dal fatto che l'esercito della RSI espletò le sue funzioni parallelamente alle SS e alla Wehrmacht. Un discorso diverso meritano invece le SS italiane, che in quanto dipendenti direttamente dal Reich (come comprovato dal giuramento ad Hitler facente parte della cerimonia di ammissione) si collocano per quanto riguarda la loro azione in un contesto diverso, ricadendo la loro responsabilità sullo Stato che si era assicurato i loro servigi. La qualifica di Stato fantoccio non è applicabile alla RSI poi semplicemente raffrontando la sua posizione a quella di alti Stati contemporanei, parimenti alleati dei tedeschi come la Norvegia o il Belgio, per le quali forze operative non è stato operato alcun discrimine, la loro azione ricadendo interamente nel terreno della responsabilità dello stato di appartenenza e non di quello dello Stato egemone della loro alleanza.

“I reparti della Repubblica sociale italiana” non vanno considerati “quali milizie alle dipendenze del tedesco invasore”: quella che nella sentenza del Tribunale supremo militare, nel 1954, era considerata una “dannata ipotesi”, rimane alla prova dei fatti tale, non essendoci alcuna presenza germanica tra gli ufficiali della GNR. Anche un possibile parallelismo con le Brigate rosse, che hanno rivendicato uno status equivalente a quello del prigioniero di guerra (il cosiddetto prigioniero politico), e che i giudici della Repubblica hanno coscientemente negato proprio perché non ravvisavano la sussistenza di alcuno degli elementi della soggettività di diritto internazionale appunto perché non facenti parte ad alcuna entità statale indipendente come appunto i militi della RSI (da non confondere con le SS italiane direttamente inquadrate nelle SS tedesche come corpo etnico) conferma (sia pure negativamente) quanto affermato.

[modifica] Note

  1. ^ Le Forze Armate della RSI - Pier Paolo Battistelli, Andrea Molinari, p.122
  2. ^ Le Forze Armate della RSI - Pier Paolo Battistelli, Andrea Molinari, p.123

[modifica] Voci correlate

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