Gavrilo Princip
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Gavrilo Princip in cella a Theresienstadt
Gavrilo Princip (Obljaj, 25 luglio 1894 – Terezín, 28 aprile 1918) è stato un rivoluzionario serbo che, il 28 giugno 1914, assassinò a Sarajevo l'arciduca Francesco Ferdinando d'Austria - erede al trono dell'Impero austro-ungarico - e sua moglie, la contessa Sophie. L'attentato fu la scintilla che fece scoppiare la prima guerra mondiale.
[modifica] Dall'omicidio dell'arciduca alla morte
Durante il soggiorno a Belgrado nel 1912, Princip diventò membro del gruppo serbo "Giovane Bosnia" (Mlada Bosna) che propugnava l'annessione della Bosnia (dal 1908 parte dell'Impero austro-ungarico) alla Serbia.
L'attentato vide la partecipazione, oltre che di Princip, anche di altri suoi cinque compagni. Il gruppo era armato con pistole e bombe fornite dalla società segreta Mano Nera (Crna Ruka), che aveva sostenitori sia tra gli ufficiali serbi sia tra i funzionari del governo. L'obiettivo della "Mano Nera" era quello di modificare il vecchio impero Austro-Ungarico allargandolo a un impero trialistico Serbo-Austro-Ungarico.

Quello del 28 giugno 1914 a Sarajevo, fu senza dubbio un attentato fuori dal comune. All’inizio sembrava destinato al fallimento, ma poi le cose andarono diversamente. Le due illustri vittime, l’Arciduca Francesco Ferdinando d’Este, principe ereditario al trono dell’Impero d’Austria-Ungheria, e la moglie, la contessa Sophie Chotek, furono veramente sfortunati nell’occasione. A Sarajevo, verso le ore 09,50, il commando di attentatori si era recato all’angolo del corso Voivoda, attendendo il passaggio della macchina dell’Arciduca per portare a termine la propria missione di morte. Alle ore 10,00 in punto, lo studente Gavril Princip, uscì da una locanda unendosi alla folla e posizionandosi in prima fila; con la mano che teneva in tasca, stringeva la pistola con la quale avrebbe dovuto sparare all’Arciduca, quando la sua macchina fosse passata davanti a lui. Improvvisamente, in fondo al corso si udì un’esplosione e poco dopo la macchina con a bordo la coppia reale passò a tutta velocità davanti al luogo dove si trovava appostato Princip, dirigendosi verso il municipio. Il primo attentatore, aveva infatti sbagliato il lancio di una bomba a mano, riuscendo solo a ferire l’aiutante di campo di Francesco Ferdinando. A questo punto la missione di Princip sembrava fallita, ed egli si incamminò verso Via Re Pietro. Nel frattempo, la macchina dell’Arciduca, raggiunto il municipio, si fermò lì solo il tempo necessario a Francesco Ferdinando di redarguire il sindaco di Sarajevo per l’accoglienza ricevuta. Quindi ripercorse a ritroso la strada fatta in precedenza per andare a recuperare l’aiutante dell’erede al trono, che nel frattempo era stato medicato per le leggere ferite riportate in precedenza. La macchina percorse l’itinerario a passo d’uomo, a causa della folla che, sfollando aveva invaso la sede stradale. Princip, che deluso stava ritornando alla taverna, si trovò proprio di fronte alla coppia reale ed esplose due colpi di pistola all’indirizzo delle sue vittime, questa volta colpendole a morte. La coppia morì all’istante e Princip venne immediatamente tratto in arresto dalle guardie presenti.
L'arma utilizzata da Princip fu una pistola semi-automatica Browning M 1910 calibro 7.65x17mm (.32 ACP). I proiettili sparati da Princip colpirono l'arciduca Francesco Ferdinando al collo e la moglie allo stomaco. I due morirono in breve tempo a causa delle ferite.
Dei sei attentatori, solo Gavrilo Princip e l'amico Nedeljko Čabrinović furono arrestati dalla polizia. Gli altri quattro, a causa dell'enorme folla di persone, non ebbero l'opportunità di entrare in azione e riuscirono a dileguarsi.
Una volta arrestato, Princip cercò di suicidarsi, prima ingerendo del cianuro e poi sparandosi con la sua pistola. Nessuno dei due tentativi andò a buon fine: nel primo caso Princip vomitò il veleno (cosa che era successa anche a Čabrinović e che fece pensare alla polizia che ai due era stato fornito un veleno molto debole, probabilmente si trattava di cianuro vecchio al punto da non poter più provocare una morte istantanea), mentre la pistola fu allontanata dalle sue mani prima che potesse sparare un altro colpo. Visto che all'epoca dell'attentato Princip era ancora troppo giovane per subire la condanna a morte (diciannovenne), fu condannato a venti anni di prigione. Ne trascorse solo quattro in pessime condizioni nell’infermeria della prigione di Terezín, fino a morire di tubercolosi ma anche a causa dei maltrattamenti subiti da parte dei suoi carcerieri il 28 aprile 1918 a soli 23 anni.
[modifica] Ruolo storico
Le opinioni storiche su Princip sono state a lungo controverse. Nella storia serba, egli viene spesso considerato un eroe nazionale per aver cercato la libertà del proprio popolo dalla dominazione austro-ungarica, ed è ancor oggi ricordata una sua frase detta durante il processo: "Noi amavamo il nostro popolo". Al contrario, in Austria la sua figura viene equiparata a quella di un terrorista.
La valutazione maggiormente diffusa che viene correntemente accettata è che fosse un mero esecutore, una pedina, più che il vero ideatore dell'attentato all'arciduca austro-ungarico. L'omicidio da lui compiuto è considerato storicamente come l'elemento scatenante della prima guerra mondiale: la goccia che fece traboccare il vaso già ricolmo delle forti tensioni europee.
Ad un direttore del carcere che lo voleva trasferire in un'altra località disse: "Non c'è bisogno di trasferirmi in un'altra prigione. La mia vita sta già scivolando via. Suggerisco di inchiodarmi ad una croce e bruciarmi vivo. Il mio corpo fiammeggiante sarà una torcia per illuminare il mio popolo sulla strada per la libertà."
Prima dello scoppio della guerra civile jugoslava degli anni 90, a Sarajevo era ancora visibile il calco delle sue scarpe impresso sul terreno al momento dell'attentato.
[modifica] Collegamenti esterni
- La Grande Guerra 1915-1918: Immagini dei campi di battaglia