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Fausto Bertinotti - Wikipedia

Fausto Bertinotti

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Stemma della Camera dei deputati Parlamento Italiano
Camera dei deputati
On. Fausto Bertinotti

Luogo di nascita Cormano, bandiera Italia
Data di nascita 22 marzo 1940
Luogo di morte {{{luogo_morte}}}
Data di morte {{{data_morte}}}
Titolo di studio Diploma di Perito industriale
Professione Politico ed ex-sindacalista
Partito PRC
Legislatura XII, XIII, XIV, XV Legislatura
Gruppo Rifondazione Comunista - Sinistra Europea
Coalizione L'Unione
Circoscrizione I Piemonte 1
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Elezione {{{elezione}}}
Senatore a vita
Nomina {{{nomina_senatore_a_vita}}}
Data nomina {{{data_nomina_senatore_a_vita}}}
Incarichi parlamentari

* Presidente della camera dei deputati
* Presidente della giunta per il regolamento
* Presidente della conferenza dei capigruppo
* Presidente della sezione giurisdizionale dell'ufficio di presidenza
* Presidente del comitato per la valutazione delle scelte scientifiche e tecnologiche

[{{{sito}}} Pagina istituzionale]
Collabora a Wikiquote « Dedico l'elezione alla presidenza della Camera alle operaie e agli operai. »
(Fausto Bertinotti, 29 aprile 2006, Camera dei Deputati. Discorso d'insediamento.)

Fausto Bertinotti (Milano22 marzo 1940) è un politico italiano, presidente della Camera dei deputati dal 29 aprile 2006, già segretario del Partito della Rifondazione Comunista dal 1994 fino all'elezione al massimo scranno di Montecitorio.

È stato sindacalista di sinistra (CGIL), socialista lombardiano avvicinatosi poi al comunismo, sostenitore del pacifismo e dei movimenti anti-globalizzazione.

Indice

[modifica] L'infanzia e l'adolescenza

Fausto Bertinotti nasce a Milano, nel quartiere di Precotto, da Enrico, macchinista delle Ferrovie dello Stato, e da Rosa, casalinga. È il secondogenito, dopo Ferruccio, oggi ferroviere in pensione.

Nel 1957 si trasferisce con tutta la famiglia nel paese natale paterno, Varallo Pombia (NO).

Nel 1962 si diploma, con tre anni di ritardo per via di alcune bocciature, come perito elettronico all'istituto Omar di Novara[1].

Nel 1965 sposa la diciottenne Gabriella Fagno; la cerimonia avviene in chiesa per volontà dei genitori di lei [2].

Nel 1970 nasce il suo unico figlio, Duccio, così chiamato in onore del partigiano Duccio Galimberti.

[modifica] Il sindacato

Aderisce al Partito Socialista Italiano nel 1960.

Nel 1964 entra nella CGIL, diventando il segretario della Federazione Italiana degli Operai Tessili (l'allora FIOT) di Sesto San Giovanni, e tre anni dopo diviene segretario della Camera del lavoro di Novara.

Sempre nel 1964 è tra i socialisti che rifiutano di fare del Psi un partito di governo e partecipa alla scissione del Psiup che nel 1972 confluirà nel Partito Comunista Italiano.

Dal 1975 al 1985 è segretario regionale della CGIL piemontese (si era infatti trasferito a Torino).

Diventa il leader della corrente più a sinistra della CGIL, ovvero Essere sindacato, fortemente critica nei confronti della politica di concertazione condotta dalla maggioranza.

Da questa importante prospettiva prende parte alle lotte operaie di quel tempo, e quindi a quella degli operai della FIAT, terminata con la occupazione di 35 giorni delle fabbriche, nel 1980. Come sindacalista, sosterrà la necessità di far valere il diritto di sciopero contro le ingiustizie della classe padronale.

Nel 1985 entra nella segreteria nazionale della Cgil e si trasferisce a Roma.

Tra il 1989 e il 1991 è tra i comunisti che non accettano lo scioglimento del Pci, ma seguirà poi il consiglio di Pietro Ingrao, suo storico punto di riferimento, di aderire al Partito Democratico della Sinistra.

Nel maggio 1993 lasciò il Partito Democratico della Sinistra accusandolo di condotta incoerente al proprio mandato elettorale causata dalla determinate astensione, al voto di fiducia, per la creazione Governo Ciampi.

A settembre accetta l'invito di Armando Cossutta e Lucio Magri di iscriversi al Partito della Rifondazione Comunista per diventarne, nel gennaio 1994, segretario nazionale. Con l'accettazione alla carica di segretario del Partito della Rifondazione Comunista decide di abbandonare ogni incarico sindacale.

[modifica] La politica

Bertinotti è, sostanzialmente, un socialista massimalista fin da ragazzo. Nei primi anni sessanta milita nel Partito Socialista Italiano all'interno della corrente di sinistra di Riccardo Lombardi.

Quando, nel 1964, il Psi entra al governo, entra nello scissionista Partito Socialista Italiano di Unità Proletaria, una piccola forza che nel 1972 confluirà nel Partito Comunista Italiano.

Qui Bertinotti si avvicina a Pietro Ingrao e, da ingraiano, nel 1991 si oppone alla nascita del PDS, accettando di militarvi comunque fino al maggio 1993, quando decide di abbandonare il sindacalismo per la politica.

[modifica] Partito della Rifondazione Comunista

[modifica] Gli inizi

Poco dopo (settembre 1993) entra nel Partito della Rifondazione Comunista di cui diventa segretario nel gennaio 1994, prendendo il posto di Sergio Garavini che aveva diretto il partito fin dalla sua fondazione al momento dello scioglimento del Partito Comunista Italiano. Curiosamente Bertinotti negli anni ottanta entrò nella segreteria della Cgil prendendo il posto di Garavini.

L'avvicendamento al vertice è appoggiato da Armando Cossutta, dalla cui linea politica col tempo Bertinotti si affranca, riuscendo a consolidare un crescente consenso all'interno del partito.

[modifica] Segreteria

La carica di segretario del PRC gli è confermata anche nel terzo (dicembre 1996), nel quarto (marzo 1999), nel quinto (aprile 2002) e nel sesto (marzo 2005) congresso di Rifondazione. In quest'ultimo, però, la sua relazione ottiene meno consensi del solito, attestandosi circa al 59% delle preferenze. In seguito all'elezione a Presidente della Camera dei Deputati si ritira da segretario del partito e il 7 maggio 2006, il Comitato politico nazionale di Rifondazione Comunista elegge segretario Franco Giordano.

[modifica] Rapporto con il centro-sinistra

[modifica] 1996: Il patto di desistenza

Alleato della coalizione dei "Progressisti" perdente alle elezioni politiche del 1994, stipula un patto di desistenza con l'Ulivo nel 1996: Rifondazione non si presentava in alcuni collegi, dando ai suoi elettori l'indicazione di votare per i candidati scelti da Romano Prodi, e il centro-sinistra faceva lo stesso, cioè non si presentava in alcune città, favorendo così l'elezione dei candidati comunisti.

[modifica] 1999: Il ritiro della fiducia a Prodi

Le elezioni politiche del 1996 sono vinte dall'Ulivo e Prodi diviene Presidente del Consiglio. Non mancano, durante il suo governo, attriti con Bertinotti: sulla riforma delle pensioni e, soprattutto, sulla legge finanziaria del 1999, quando, dopo aver votato "a scatola chiusa" due leggi finanziarie indigeste, Prodi si aspetta di incassare il terzo bertinottiano ("senza prendere ordini da chi non fa parte del governo") nel voto di fiducia. Ma il PRC vota contro, il governo cade ed alcuni esponenti abbandonano il PRC fondando il partito dei Comunisti Italiani, con a capo Armando Cossutta. Il Segretario del PDS Massimo D'Alema diviene cosi Presidente del Consiglio del successivo governo. Il PRC, indebolito dalla scissione, alle elezioni europee del 1999 ha un sostanziale insuccesso, nonostante Bertinotti risulti eletto deputato al Parlamento di Strasburgo. Nel 2001 è promotore della desistenza unilaterale e sopravvive una sua rappresentanza in Parlamento.

[modifica] 2002: Il disgelo con l'Ulivo e la nascita dell'Unione

Dal 2002 inizia il disgelo tra Rifondazione e il Centro-sinistra, che si alleano sia alle elezioni amministrative, sia per le europee del 2004 (dove il PRC ottenne il 6,1% dei voti), sia per le regionali del 2005, nettamente vinte dall'Unione, la nuova denominazione dell'alleanza di centro-sinistra, di cui Rifondazione entra a far parte.

Nel frattempo, Bertinotti è eletto al Parlamento europeo alle elezioni del 2004, ricevendo in tutta Italia circa 380 mila preferenze. Iscritto al gruppo della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica di cui è presidente, è membro della Commissione per i problemi economici e monetari; della Commissione giuridica; della Delegazione alla commissione parlamentare mista UE-ex Repubblica iugoslava di Macedonia.

[modifica] 2005: le primarie dell'Unione

Alle elezioni primarie (del 16 ottobre 2005) per la scelta del candidato premier della coalizione dell'Ulivo alle elezioni politiche del 2006, Bertinotti arriva secondo dopo Prodi, raccogliendo 631.592 voti (il 14,7% dei consensi). La campagna elettorale era basata sullo slogan "Voglio...": tramite internet o post-it i cittadini potevano completare lo slogan indicando cosa volevano dalla coalizione di centrosinistra.

[modifica] 2007: la rottura con Prodi

In un'intervista Bertinotti dichiara "questo governo ha fallito". In seguito non smentirà le sue dichiarazioni e il partito di cui è leader di fatto ne prende le difese dopo gli attacchi di alcuni "prodiani". Tuttavia il PRC continua a far parte del governo e della maggioranza.

[modifica] Appoggio ai "Movimenti"

A partire dal 2001, Bertinotti porta il PRC ad assumere posizioni vicine al movimento alter-mondialista. L'appoggio e la condivisione delle istanze dei movimenti diviene caratteristica della politica del PRC, numerosi esponenti aderiscono a Rifondazione, come Vittorio Agnoletto, Luisa Morgantini, Daniele Farina, Francesco Caruso. Nel 2005, grazie anche al PRC nasce un importante organismo politico europeo della sinistra d'alternativa, la Sinistra Europea.

[modifica] L'abolizione della proprietà privata

Nel marzo del 2005 rilasciò una intervista al Corriere della Sera in cui dichiarò: «Certo: la proprietà privata non si può abrogare per decreto. Ma è un obiettivo»[3].

[modifica] Referendum

[modifica] Articolo 18

È tra i promotori del referendum del giugno 2003, fallito, sull'estensione dell'articolo 18 dello statuto dei lavoratori anche ai lavoratori subordinati delle aziende con meno di 15 dipendenti.

[modifica] Fecondazione assistita

Al referendum sulla fecondazione assistita del 12 e 13 giugno del 2005, sostiene il per tutti e quattro i quesiti. Il referendum fallisce per il mancato raggiungimento del quorum di votanti (solo il 25,5% degli aventi diritto si reca alle urne, la percentuale più bassa nella storia referendaria della Repubblica).

[modifica] Presidente della Camera della XV Legislatura

Il 29 aprile 2006 Bertinotti è eletto Presidente della Camera dei Deputati della Repubblica Italiana alla quarta votazione, superando con 337 voti la soglia dei 305 richiesti dal quorum.

[modifica] Contestazioni

Nel marzo 2007 Bertinotti viene contestato dai militanti dei Collettivi Universitari durante un convegno all'Università La Sapienza di Roma [4]. Motivo della contestazione è l'aver appoggiato la missione militare in Afghanistan e la nuova missione militare in Libano (fine 2006).


[modifica] Candidato a Presidente del Consiglio de la Sinistra l'Arcobaleno

Fausto Bertinotti attualmente è candidato premier per la Sinistra l'Arcobaleno per le elezioni politiche del 13 e 14 aprile 2008.

[modifica] Le opere

  • La Camera dei lavori. Ediesse, Roma, 1987
  • La democrazia autoritaria. Datanews, Roma, 1991
  • Tutti i colori del rosso (a cura di Lorenzo Scheggi Merlini). Sperling & Kupfer, Milano, 1995
  • Il nostro nuovo Comunismo (ripartendo da Marx) (a cura di Carlo e Norberto Valentini). Carmenta, Milano, 1996
  • Le due sinistre (con Alfonso Gianni). Sperling & Kupfer, Milano, 1997
  • Pensare il '68 per capire il presente. Con una riflessione sul movimento no global (con Alfonso Gianni). Ponte alle Grazie, Milano, 1998
  • Le idee che non muoiono (con Alfonso Gianni). Ponte alle Grazie, Milano, 2000
  • Per una pace infinita (con Alfonso Gianni). Ponte alle Grazie, Milano, 2002
  • Nonviolenza. Le ragioni del pacifismo, (con Lidia Menapace e Marco Revelli). Fazi, Milano, 2004
  • L'Europa delle passioni forti, (con Alfonso Gianni). Ponte alle Grazie, Milano, 2005
  • Io ci provo (con Cosimo Rossi). Manifestolibri, Bologna, 2005
  • Il ragazzo con la maglietta a strisce (con Wilma Labate). Aliberti, Roma, 2005
  • La Città degli Uomini. Cinque riflessioni su un mondo che cambia. Mondadori, Milano, 2007

[modifica] Curiosità

  • Come ha confessato al quotidiano Liberazione è un grande appassionato di Worldmusic e fan della band inglese dei Clash dai quali, dichiara, ha spesso tratto energia ed ispirazione la sua politica economica e culturale internazionalista e multiculturalista. Ha inoltre donato una copia del cd della band londinese Sandinista al subcomandante Marcos durante il loro incontro in Messico.[citazione necessaria]
  • Fausto Bertinotti ha devoluto un risarcimento per diffamazione ad una parrocchia della periferia di Roma. E' un ammontare di 40.200 euro che i legali di Omnibus Weekend di La7 hanno versato alla parrocchia alla fine di ottobre 2007.[5][6]

[modifica] Fonti

[modifica] Altri progetti

[modifica] Collegamenti esterni

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MPE italiano Gruppo Lista di elezione Partito italiano Area Preferenze
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1999 - 2004


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