Erode il Grande
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Erode il Grande | ||
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Sovrano della Giudea | ||
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Erode il Grande | ||
Regno | 37 a.C.-4 a.C. | |
Nascita | 73 a.C. circa | |
Morte | 4 a.C. circa | |
Gerico | ||
Successore | Erode Antipa Erode Filippo Archelao |
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Coniuge | Marianne | |
Figli | Erode Antipa Archelao Antipatro Erode Filippo |
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Padre | Erode Antipatro | |
Madre | Cypro |
Erode il Grande (73 a.C. - 4 a.C.) fu re di Israele dal 37 a.C. fino al 4 avanti Cristo.
Figlio di Erode Antipatro, idumeo, e di madre araba, Cipro, ebbe tre fratelli (Giuseppe, Fasael, Ferora) e una sorella, Salomé. Governò tutta la Palestina dopo la morte del padre, prima per incarico di Marco Antonio e poi di Ottaviano Augusto al quale prontamente era passato dopo la sconfitta di Antonio ad Azio.
Promosse e finanziò l'ampliamento del Secondo Tempio di Gerusalemme, che viene perciò detto Tempio di Erode. Estremamente sospettoso e maligno, fece uccidere la moglie e alcuni dei suoi figli temendo che complottassero per spodestarlo. Alla sua morte il regno fu diviso fra i tre figli rimasti: Archelao governò la Giudea, Erode Antipa la Galilea, Erode Filippo la Batanea.
Erode viene ricordato anche come un grande costruttore: fece infatti costruire le città di Cesarea marittima e Sebaste e le possenti fortezze di Masada, Macheronte e l'Herodion, oltre all'ingrandimento ed all'abbellimento della città di Gerusalemme.
Indice |
[modifica] La vita
Quasi tutte le notizie sulla sua vita sono desunte da Giuseppe Flavio che, a sua volta, le attinse da scritti perduti di un tale Nicola di Damasco, ministro di Erode[1]. Secondo le Antichità Giudaiche, Erode il Grande scrisse le proprie Memorie, ma è assai incerto che Giuseppe Flavio le abbia consultate direttamente.
[modifica] Gli inizi
Erode il Grande nacque da Erode Antipatro, idumeo, e Cipro, di origini arabe. Il suo popolo, biblico discendente di Esaù, fratello di Giacobbe, aveva a lungo guerreggiato con i giudeo-israeliti, fino a quando Giovanni Ircano I nel 110 a.C. non li aveva convertiti con la forza, costringendoli a circoncidere i figli e a praticare i riti ebraici. Benché incorporati ufficialmente nella nazione giudaica, gli Idumei erano considerati come degli esseri inferiori dagli israeliti ed erano pertanto disprezzati come razza turbolenta e disordinata, sempre proclive a sommosse e lieta di sconvolgimenti [2].
Lo stesso nome "Erode", di origine greca (significa "discendente da eroi") mostra quanto poco lo spirito del giudaismo fosse penetrato nel padre, che metteva quel nome della mitologia greca al suo figliolo circonciso.
Erode divenne governatore della Galilea a soli 25 anni d'età. Il giovane, benché ancora inesperto, dimostrò un'abilità politica che stupì persino i comandanti romani. In poco tempo si sbarazzò di Ezechia, un suo avversario, e di tutti i suoi seguaci, causando così l'ira degli israeliti che vedevano in quella condanna sommaria l'infrangimento delle leggi mosaiche. Il sommo sacerdote decise dunque di processarlo, nel 47 a.C., sicuro che il suo potere stava ormai divenendo oltre misura. Quando però il procuratore della Siria ordinò ai membri del Sinedrio di assolverlo, questi furono costretti ad obbedire. Erode decise di vendicarsi ma venne trattenuto dal padre e dal fratello.
In quel periodo Cecilio Basso, nemico di Cesare decise di divenire governatore di Siria. Antipatro, sicuro che, combattendo il nuovo arrivato, avrebbe senza dubbio ottenuto il ringraziamento da parte di Cesare, decise di mandare Erode e suo fratello in Siria per sconfiggerlo. Questa guerra durò circa tre anni. Durante questo periodo Giulio Cesare morì assassinato e Cassio, capo dei cesaricidi, fuggito nei territori siriaci, conobbe Erode e divenne suo amico, nominandolo governatore della Cele-Siria e affidandogli un'intera flotta e un reparto di cavalleria e fanteria. Il nobile romano gli permise inoltre di punire Malico, assassino di Antipatro, padre di Erode, che venne avvelenato durante un convito. Malico invece fu pugnalato da alcuni uomini mandatigli contro da Cassio. Non appena questi venne sconfitto durante la battaglia di Filippo, Erode da accorto politico qual'era, gli voltò le spalle.
In quel periodo Erode era fidanzato con Mariamne, diretta discendente del casato degli Asmonei, un ramo dell'eroica famiglia dei Maccabei, allora sovrani della Giudea, ma ormai in rovina. Sposandosi con una donna di stirpe reale, Erode si assicurava il trono. Marco Antonio, giunto in quei territori, conobbe di persona il giovane Erode e, affascinato dalla sua abilità di fare politica, decise di nominarlo governatore della Giudea, nel 41 a.C.
[modifica] Lo scontro con i Parti
Non era ancora da molto salito al ruolo di tetrarca che Erode dovette già affrontare un primo grande pericolo. I parti, guidati dal loro principe Pacoro, mossero guerra contro la Giudea, decisi a nominare re di quei luoghi Antigono, uno degli ultimi discendenti degli Asmonei. Il principe mandò dunque un messaggio al re Ircano II, chiedendogli di incontrarsi in territorio galileo. Erode, diffidente, consigliò al re di non recarsi da lui ma questi non lo ascoltò e accompagnato da Fasaele, fratello di Erode, partì verso la Galilea. Lì però Antigono e i suoi alleati si dimostrarono tutt'altro che diplomatici: tagliarono le orecchie a Ircano e uccisero Fasaele. Erode fu costretto a fuggire con la moglie e le sue truppe, rifugiandosi a Masada. In cerca di alleati chiese aiuto al re dei Nabatei, ma questi lo cacciò via. Si recò dunque in Egitto, a Rodi, a Brindisi e infine a Roma dove venne a contatto con Marco Antonio e Ottaviano. Questi convinsero il Senato a nominare Erode re di Giudea. Era la fine del 40 a.C. In solenne processione salì al Campidoglio con i due triumviri, suoi protettori, offrendo a Giove Capitolino i sacrifici rituali di ringraziamento.
Tornato in Galilea, liberà i familiari sotto assedio a Masada e cominciò un vero e proprio scontro con Antigono e i suoi alleati Parti. Marco Antonio, grato a Erode per il suo aiuto nella guerra contro Antioco, ordinò al legato Sosio di inviare le sue truppe in Giudea per sconfiggere gli usurpatori. La Galilea venne ben presto liberata. A Gerico egli perse il fratello Giuseppe, che aveva fieramente difeso in precedenza la rocca di Masada. Nella primavera del 37 a.C. Gerusalemme fu costretta alla resa, Antigono, catturato dai romani, venne decapitato. Erode adesso era il nuovo re di Giudea.
[modifica] Il regno di Erode
[modifica] Delitti in famiglia
Erode, divenuto re di Giudea, conobbe sin da principio diverse difficoltà. I primi a criticare la sua condotta furono i farisei che non volevano essere governati da un re idumeo, mezzo ebreo ed amico dei romani ma ogni rivolta che essi suscitarono contro di lui venne comunque soffocata nel sangue. Stessa sorte toccò agli aristocratici, ancora fedeli ad Antigono: ben quarantacinque di loro vennero giustiziati; i loro tesori entrarono nelle casse di Erode. Anche i membri della famiglia di sua moglie, gli ultimi Asmonei, erano per lui un grosso problema. Essendo ormai Ircano mutilo, non poteva perseguire la carica di sommo sacerdote. Erode decise dunque di nominare sommo pontefice tale Ananiele, discendente dal casato di Aronne. Questo gesto fece adirare Alessandra, madre di Mariamne, che ordinò al genero di eleggere suo figlio Aristobulo, benché sedicenne, perché discendente degli Asmonei e quindi unico degno di salire al grado di sommo sacerdote. Scrisse così una lettera alla regina Cleopatra affinché convincesse Marco Antonio a ordinare la nomina di Aristobulo. Erode rimosse dunque Ananiele e fece quanto era secondo il volere della suocera.
Il re di Giudea non dimenticò però mai questa costrinzione e decise di spiare la suocera per trovare così un minimo pretesto per ucciderla. Un giorno venne invitato ad una festa a Gerico. Lì Erode si dimostrò piuttosto amichevole nei confronti di Aristobulo e lo convinse a fare con lui una nuotata in piscina. Poco dopo ordinò ai suoi uomini di fare la stessa cosa e di annegare il giovane sommo sacerdote senza che nessuno se ne accorgesse, facendo credere che la sua morte sia stata causata da un banale incidente. Il piano andò come previsto. In onore del cognato defunto Erode fece celebrare solenni esequie, rendendosi così innocente agli occhi degli astanti. Solo Alessandra non era certa delle sue buone intenzioni.
Questa dunque scrisse una lettera a Cleopatra, per chiedere così a Marco Antonio di processare Erode per questo omicidio. Prima di partire il re affidò la moglie al cognato Giuseppe e gli ordinò che, se l'unico responso di Antonio fosse stata la condanna a morte, avrebbe dovuto uccidere Mariamne. In presenza del triumviro Erode dimostrò di sapersi difendere in maniera eccellente, rendendo il comandante romano sicuro della propria innocenza. Tornato incolume Erode venne richiamato dalla sorella Salomè che accusava Mariamne di rapporto incestuoso col cognato Giuseppe. Il re, dopo aver parlato con la moglie, credette alla sua innocenza ma, per togliersi ogni dubbio, fece uccidere il cognato. Deciso a vendicarsi anche di Alessandra, ordinò che venisse rinchiusa in prigione.
[modifica] Gli intrighi di Cleopatra
Marco Antonio, sin da principio protettore della causa di Erode, era però avvinghiato nella tela di Cleopatra, sua amante. Questa, decisa ad ampliare di gran lunga il proprio regno, aveva chiesto al triumviro territorio come la Fenicia, l'Arabia e la zona di Gerico. Gerico era il territorio più fertile nel regno di Erode e questo Cleopatra lo sapeva bene, dato che diverse volte aveva visitato la Giudea, ricevendo grandi benvenuti dal re, che nascondeva con un velo di ipocrisia il suo odio per lei. Quando scoppiò dunque il conflitto fra Marco Antonio e Ottaviano, Erode decise di servire la causa del primo, da sempre suo alleato. Cleopatra convinse allora l'amante a mandare Erode a combattere contro Malco, il re dei Nabatei, che un tempo aveva rifiutato di soccorrerlo. La regina sperava di indebolire il sovrano giudeo per poter così accaparrarsi i suoi territori. Fu proprio per suo aiuto che i Nabatei vinsero la guerra, sconfitta accentuata per Erode da un terribile terremoto che aveva decimato la popolazione del suo regno. Sicuro di aver perso, l'idumeo decise di tentare con dei negoziati di pace. Malco fece uccidere gli ambasciatori, attirandosi così l'ira di Erode che, grazie alle sue abilità strategiche, riuscì a sconfiggere il nemico.
[modifica] Al servizio di Ottaviano
Nel 31 a.C. Marco Antonio venne sconfitto da Ottaviano nella celebre battaglia di Azio. Essendo alleato dello sconfitto, Erode era ormai certo di perdere tutto il proprio potere. Decise dunque di aiutare il governatore di Siria, sopprimendo una rivolta causata da alcuni sostenitori del defunto Antonio. Nel 30 a.C. Erode si recò a Rodi per chiedere udienza a Ottaviano. Usando il suo scaltro ingegno riuscì a dimostrare come avrebbe appoggiato il nuovo arrivato, essendo stato alleato di Marco Antonio solo perché questi l'aveva fatto salire sul trono. Ottaviano decise di fidarsi del re e lo lasciò al suo posto. Anzi, avendo molto apprezzato il suo soggiorno in Giudea, il princeps affidò ad Erode i territori che un tempo aveva occupato Cleopatra, quali ad esempio la Samaria, Gadara e Gaza.
Mentre il marito si trovava a Rodi, Mariamne aveva saputo da un fedelissimo di Erode come questi aveva ordinato di ucciderla se non fosse riuscito a tornare vivo. Amareggiata si lamentò davanti a lui. Salomè, sorella del sovrano, e sua madre Cypro iniziarono così a calunniare Mariamne, decisi a farla uccidere una volta per tutte, avendola sempre avuta in odio. Erode non intendeva ascoltare le loro parole ma, dubitando di un possibile avvelenamento, fece giustifiziare il coppiere di corte. Questi gli rivelò che Mariamne sapeva bene che lui l'avrebbe fatta uccidere se non sarebbe tornato da Rodi. Erode, frastornato dagli avvenimenti, divenne facile burattino nelle mani della sorella che lo costrinse ad uccidere la moglie. Quell'evento avrebbe cambiato la sua vita perché, come lo stesso Giuseppe Flavio testimonierà in seguito, Erode non avrebbe voluto ucciderla. Secondo lo storiografico infatti il re venne talmente colpito da questo avvenimento da chiamarla di notte ad alta voce come se fosse ancora viva. Alessandra decise di sfruttare questo momento di depressione per distruggerlo ma Erode, venuto a sapere del suo tradimento, la fece giustiziare.
[modifica] Momentanea serenità
Il periodo di regno che va dal 24 a.C. al 14 a.C. fu un periodo di momentanea tranquillità nel regno di Erode. In questi anni egli fece costruire un gigantesco palazzo reale, molte fortezze distrutte durante la guerra. Fece riedificare la città di Straton, denominandola Cesarea, in onore di Cesare Augusto. Ma è nel 20 a.C. che egli cominciò l'edificazione del monumento che più l'avrebbe reso famoso fra i suoi sudditi: il magnifico tempio di Gerusalemme. In questo periodo il sovrano si fece circondare da uomini di cultura, retori greci, fra cui ad esempio Nicola di Damasco (ricordato in precedenza) che gli diede lezioni di storia e filosofia.
In quegli anni sposò un'altra Mariamne, figlia di un sacerdote e spedì a Roma due dei suoi figli, Aristobulo e Alessandro. I due giovani principi vennero accolti persino dallo stesso Augusto, che si affezionò a loro. L'imperatore, grato a Erode, perché questi era in grado di tenere a bada uno dei cosidetti "focolai dell'impero", decise di donargli altri territori, così da allargare i suoi possedimenti. In suo onore il re giudeo fece costruire alcuni templi pagani in Samaria e Cesarea. Nel 17 a.C. si recò a Roma per far visita all'imperatore e tornò in Giudea insieme ad Aristobulo e Alessandro che avevano intanto concluso la loro istruzione.
Questo momento aureo del periodo erodiano sarebbe presto stato soffocato da nuovi delitti e nuove rivolte.
[modifica] Ultimi anni di sangue
Erode sposò dopo la seconda Mariamne altre cinque donne, di non molta importanza politica. Da queste il re giudeo ebbe molti figli ma due erano i suoi prediletti: Aristobulo e Alessandro, figli dell'amata Mariamne I. Salomè, sorella di Erode, ancora carica di odio nei confronti della cognata, non voleva che i due figli salissero al trono e calunniò anche loro in presenza del fratello, accusandoli di volerlo uccidere in una congiura. Antipatro, altro figlio del re, anche lui partito per Roma (in un secondo momento però), cominciò a calunniare anche lui i fratelli. Il suo vero scopo era quello di impossessarsi lui stesso del trono. Erode chiese udienza all'imperatore che, nel 12 a.C., dopo aver giudicato i due principi, comprese quanto loro fossero innocenti e tolse i dubbi dall'animo del loro sempre guardingo padre. Questi, reso continuamente diffidente dalle calunnie di Salomè ed Antipatro, decise di torturare alcuni amici di Alessandro per farli confessare. Uno di questi, soffrendo per la pena, preferì mentire piuttosto che continuare a subire quel supplizio. Alessandro venne così rinchiuso in prigione. Il re di Cappadoccia, suocero del giovane principe, decise di recarsi da Erode per discutere sull'accaduto. Alla fine la famiglia poté riconciliarsi e Alessandro venne così liberato.
Intanto, il re degli Arabi, Sileo, sfruttando questo momento di debolezza, decise di istigare Erode ad attaccarlo. Questi con l'aiuto del governatore di Siria, Saturnino, rispose al suo affronto cadendo però nella sua trappola. Sileo voleva infatti screditare Erode agli occhi di Ottaviano, facendogli credere che questi volesse ampliare il proprio territorio. L'imperatore si offese enormemente e solo un'ambasceria, con a capo Nicola di Damasco[3], riuscì ad alleviare la sua collera.
Tornarono però alle orecchie di Erode le accuse contro i suoi figli. Questi decise dunque di provvedere e mandò messaggeri presso Augusto, affinché desse responso. L'imperatore diede la possibilità all'alleato giudeo di processare i figli purché vi fossero presenti alcuni rappresentanti di Roma. Saturnino, governatore di Siria e gli altri romani presenti, decretarono la colpevolezza dei due principi, che furono dunque condannati a morte per strangolamento. Era il 7 a.C.
Antipatro, rimasto indiscusso successore, (benché Erode avesse ancora altri figli) si recò a Roma quale principe ereditario di Giudea. Erode designò comunque Erode Filippo, figlio di Mariamne II, come successore nel caso accadesse qualche sciagura ad Antipatro. Quest'ultimo aveva organizzato un piano con lo zio Peroras, allo scopo di uccidere il re. Peroras avrebbe dovuto far morire Erode mentre Antipatro era a Roma e dunque senza colpa ufficiale. Le cose però non andarono come questi aveva progettato. Peroras, per un futile errore, aveva bevuto la coppa avvelenata ed Erode aveva scoperto il piano del figlio. Al suo ritorno Antipatro venne prima imprigionato e poi ucciso.
[modifica] La morte
A questo ultimo periodo della sua vita risale, secondo in vangeli, la visita dei tre re magi, venuti per adorare il neonato re dei Giudei. Spaventato per l'arrivo di un nuovo usurpatore Erode chiese ai suoi sacerdoti quale fosse, secondo le scritture il luogo di nascita del futuro redentore. Quando i magi partirono verso Betlemme Erode chiese ai tre di tornare da lui dopo averlo adorato, affinché anche lui venisse ad omaggiarlo. Il suo animo così diffidente e deciso a mantenere a tutti i costi il trono, preferiva però eliminare quel bambino così scomodo. I magi però non tornarono a Gerusalemme ed Erode, su tutte le furie, ordinò che venissero trucidati tutti i bambini ebrei dai due anni in giù, un crimine da nulla rispetto a quelli commessi in precedenza. E' la famosa "strage degli innocenti".
Colpito da una gravissima malattia, Erode decise di fare suoi successori i tre figli più anziani, Archelao, sarebbe divenuto re, Erode Antipa tetrarca di Galilea, Erode Filippo tetrarca di Batanea, Penea e altri territori. Agli estremi volle concludere la propria vita con un atto che ne fu degno riassunto. Egli prevedeva che la sua morte avrebbe provocato grande gioia fra i suoi sudditi, mentre lui desiderava invece essere accompagnato alla tomba fra abbondanti lacrime. Chiamò così da tutte le parti del regno, a Gerico, molti insigni Giudei, e non appena essi giunsero a destinazione vennero rinchiusi nell'ippodromo. Erode raccomandò dunque che subito dopo la sua morte se ne facesse strage: così le desiderate lacrime sarebbero state assicurate, almeno da parte dei familiari degli uccisi. Dopo alcuni mesi di atroci sofferenze, Erode il Grande morì a Gerico a settantasette anni circa d'età, trentasette anni di regno. Era l'anno 750 di Roma, 4 a.C.. La sua salma, con solennissima pompa, venne trasportata a Gerico all'Herodium, dove Erode aveva ordinato che venisse costruita la sua tomba. Lo storico Flavio Giuseppe riferisce di un'eclisse lunare che si osservò nel giorno della morte di Erode. Tale elemento riduce considerevolmente le date possibili per tale evento, limitandole al 13 marzo del 4 a.C., data considerata più probabile dagli studiosi e che sconfessa, quindi, il calcolo della data di nascita di Gesù di Dionigi il Piccolo. Le altre date di morte possibili sono 9 gennaio dell'1 a.C., 8 novembre del 2 d.C., e infine 4 maggio o 28 ottobre del 3 d.C..
[modifica] La successione
Alla morte di Erode bisognava dunque far rispettare l'ultimo dei suoi tre testamenti che designava Archelao come principe ereditario di Giudea e Samaria, Erode Antipa come tetrarca di Galilea e Perea ed Erode Filippo come tetrarca di Iturea, Batanea e altri territori adiacenti. Il testamento però non poteva essere eseguito senza l'approvazione di Augusto. Ad esso erano contrari in molti, primo fra tutti Erode Antipa, che nel precedente testamento doveva divenire re di Giudea, e inoltre anche alcuni esponenti del clero giudaico.
Per perorare la propria causa, si recarono a Roma prima Archelao e poi il suo avversario Antipa. I Giudei, avversi da sempre alla dinastia erodiana, non rimasero però con le mani in mano e decisero di inviare una delegazione di cinqunata membri per richiedere all'imperatore la cancellazione della stirpe regale e l'annessione della Palestina al consolato di Siria. Augusto non ascoltò questi ultimi ma cercò di risanare i conflitti della famiglia del defunto Erode. Diede dunque ad Archelao il governo dei territori stabiliti dal padre, nominandolo però solo etnarca e non re. Ad Antipa e Filippo, rimasti tetrarchi, rimasero i domini assegnati, ma il piacere di aver cancellato le speranze del fratello. La mossa politica di Augusto fu molto sagace, sicuro com'era di imperare sul regno affidandosi ai nuovi sovrani, come un tempo aveva fatto col vecchio Erode, o eliminandoli se avessero fallito.
Archelao non resse a lungo alla prova. Tirannico e spietato come il padre, non possedeva però la sua fine astuzia. Nel 6 d.C. una nuova delegazione, formata stavolta da Giudei e Samaritani, si recarono dall'imperatore per chiedere la destituzione di Archelao. Augusto lo processò e, non convinto dai suoi propositi, lo mandò in esilio nelle Gallie e diede il dominio dei suoi territori al consolato di Siria.
Erode Filippo dimostrò di essere un sovrano accorto e di indole tranquilla. Ricostruì alcune città antiche, come ad esempio Panion, che egli riedificò e dedicò all'imperatore, chiamandola Cesarea di Filippo, per distinguerla da quella costruita dal padre. Rimase sul trono fino alla morte, avvenuta nel 34 d.C.
Erode Antipa, che alla morte del padre aveva solo diciasette anni, si dimostrò furbo e accorto come lui, riuscendo a regnare per ben quarantaquattro anni. Anche lui però fece la fine di Archelao. Dopo aver abbandonato la prima moglie per sposarsi con la cognata Erodiade, moglie di Filippo, Antipa si attirò le ire del padre della prima, Areta re dei Nabatei, che decise di muovere guerra contro di lui. Il tetrarca ne rimase sconfitto ma riuscì a mantenere il trono. Durante il regno di Caligola venne però condannato, come il fratello, all'esilio nelle Gallie. I suoi domini furono posti nelle mani di Erode Agrippa I, che aveva causato la sua condanna.
[modifica] La famiglia
Moglie | Figli |
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Doride |
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Mariamne I |
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Mariamne II |
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Malthace |
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Cleopatra di Gerusalemme |
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Pallade |
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Fedra |
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Elpide |
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[modifica] Grande costruttore
Erode, oltre ad essere un monarca tirannico e sanguinario, era anche un grande costruttore, speranzoso di poter ellenizzare i suoi domini, caratterizzati principalmente dalle usanze ebraico-giudaiche. Con questa speranza egli costruì un ippodromo e un anfiteatro a Gerusalemme, che attirò nella capitale molti viaggiatori stranieri.
Fece ricostruire inoltre alcune città ormai in rovina, come Cesarea ad esempio, che divenne grande centro portuale, rimodernizzò antichi territori, come la Samaria, che egli denominò Sebaste. Costruì templi ed arene non solo in Giudea ma anche in città straniere, quali ad esempio Atene. Fece molte offerte anche per la realizzazione delle Olimpiadi. Costruì molte fortezze per tutto il suo regno, dandogli il nome dei suoi familiari. Fra queste si può ricordare la fortezza Asmonea, a Gerusalemme, ricostruita e denominata Fortezza Antonia.
Costruì un magnifico palazzo reale nel quale alloggiava insieme alla sua corte, formata non solo da traditori e congiurati (come alcuni dei suoi figli) ma anche da grandi uomini di cultura, come il già nominato Nicola di Damasco, autore inoltre di una monumentale opera la "Storia universale" in 144 libri, oggi perduta, che Giuseppe Flavio utilizzò per le cronache del regno erodiano.
[modifica] Il tempio di Gerusalemme
L'opera che senza dubbio Erode volle costruire ad ogni costo, non solo perché gli avrebbe attirato le acclamazioni dei suoi sudditi, ma anche per soddisfare la propria megalomania, fu il magnifico Tempio di Gerusalemme, nella sua terza ricostruzione[4]
L'antico tempio, costruito in epoca babilonese, era senza alcun dubbio molto ampio ma di inferiore bellezza rispetto ai grandi santuari pagani. Erode cominciò i lavori nel suo 18° anno di regno, cioè fra il 20 o il 19 a.C. Già prima, per dimostrare al popolo le sue reali intenzioni, egli aveva accumulato materiali in quantità enormi, aveva impegnato ben diecimila operai che lavorassero nelle parti esterne, e aveva fatto imparare l'arte muraria a mille sacerdoti che lavorassero nelle parti interne del Tempio, inaccessibili ai laici. I lavori per le parti interne, costituenti il vero santuario, durarono un anno e mezzo; quelli per le parti esterne, costituenti gli atrii, durarono otto anni: durante i lavori il servizio liturgico non fu mai interrotto, perché man mano che si demoliva una parte dell'edificio interno si procedeva subito alla sua ricostruzione.
Dopo nove anni e mezzo dall'inizio dei lavori, Erode celebrò la dedicazione del Tempio ricostruito nell'anniversario della sua salita al trono; tuttavia i lavori di rifinitura si prolungarono ancora per molti anni[5] e non terminarono del tutto se non nel 62-64 d.C. cioè pochi anni prima di essere distrutto.
Nel Tempio di Erode il santuario interno era in tutto analogo a quello del Tempio di Salomone, ma con un elevazione maggiore; al contrario, le costruzioni esterne, che circondavano l'edificio, furono ampliate grandemente. Poiché l'antico Tempio sorgeva sulla collina orientale della città, il piano superiore della collina fu dilatato quasi del doppio per mezzo di costruzioni compiute ai suoi fianchi: sullo spazio così ottenuto sorsero tre portici o atrii, che erano uno più elevato dell'altro, procedendo dalla periferia verso il santuario interno. Il primo era accessibile a chiunque, e perciò era chiamato "atrio dei gentili", potendo essere frequentato anche da pagani; ma, procedendo verso l'interno, ad un certo punto quest'atrio era sbarrato da una balaustra di pietra che segnava il limite accessibile ai pagani: le iscrizioni greche e latine ricordavano a costoro la proibizione di passare oltre sotto pena di morte. Oltrepassata la balaustra e saliti più in là alcuni gradini, si entrava nell'"atrio interno", protetto da grossissimi muri e suddiviso in due parti: la parte più esterna era detto atrio delle donne, perché fin lì potevano penetrare le donne israelite, e la più interna era detta atrio degli Israeliti, accessibile ai soli uomini. Procedendo e salendo ancora, vi era l'atrio dei sacerdoti, dove stava l'altare degli olocausti, e infine, dopo altri gradini, il sancta sanctorum, riservato soltanto al sommo sacerdote.
All'angolo nord-ovest il Tempio era congiunto con la Fortezza Antonia, costruita dallo stesso Erode, dalla quale in seguito i Romani avrebbero sorvegliato il flusso dei pellegrini. Nella Fortezza Antonia, secondo i testi evangelici, Gesù venne condannato a morte da Ponzio Pilato[6].
[modifica] Erode secondo i Vangeli
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Per approfondire, vedi la voce strage degli innocenti. |
E' il Vangelo di Matteo a rendere Erode il barbaro protagonista di una delle pagine più crude delle Sacre Scritture, episodio abbastanza probabile, ricordando quanti delitti aveva commeso il sovrano pur di mantenersi sul trono.
Matteo comincia dicendo che Gesù era nato sotto il dominio di Erode il Grande. Alcuni Magi giunsero a Gerusalemme chiedendo alla popolazione locale dove si trovasse il re dei Giudei, appena nato. Passando di bocca in bocca la domanda pervenne a gente della corte, e quindi anche ad Erode. Il vecchio monarca, non poté non turbarsene come dice anche Matteo [7] ma la sua polizia segreta, dislocata in tutto il regno, secondo la testimonianza di Giuseppe Flavio[8] gli aveva di certo reso noto che non vi era nulla di inquietante in questo. Diffidente com'era Erode decise di utilizzare l'astuzia, fingendosi buono agli occhi dei magi e riferendogli il luogo dove sarebbe dovuto nascere il futuro re dei re. Radunò dunque non tutto il Sinedrio ma soltanto i sommi sacerdoti e gli scribi e chiese loro risposta dalle scritture. Questi riferirono che il luogo natale del Messia sarebbe stata la città di Betlemme[9]. Per non sembrare troppo credulone agli occhi dei suoi sudditi Erode radunò in gran segreto i magi e gli riferì tutto ciò che le scritture dicevano a proposito, chiedendo però loro di tornare indietro dopo aver adorato il bambino perché anche lui voleva rendergli omaggio. Le intenzioni del sovrano erano però tutt'altro che benevole. Avvertiti in sogno da un angelo i magi decisero di non tornare a Gerusalemme.
Erode sentendosi preso in giro ordinò l'uccisione di tutti i neonati maschi dai due anni in giù, la celebre strage degli innocenti. Secondo Giuseppe Ricciotti, storico biblista, il numero di bambini nati a Betlemme in quel periodo, essendo circa 1000 gli abitanti adulti, poteva aggirarsi intorno ai 60 individui. Volendo però Erode uccidere solo i bambini maschi il numero degli uccisi è dunque, approsimativamente, di circa 30 neonati e, contando che la mortalità infantile in medio Oriente era molto alta, il numero si restringe a soli 20. La notizia se probabilmente giunse a Roma non rappresentò però motivo di cordoglio da parte dell'imperatore che non esitava a soffocare nel sangue possibili rivolte. Secondo Macrobio Augusto, ricevuta la notizia della strage, disse scherzosamente: "E' meglio essere il maiale di Erode piuttosto che uno dei suoi figli" poiché Erode, essendo giudaizzato, non poteva mangiare carne di maiale, ma non esitava però ad uccidere i propri figli. La frase però non si sarebbe riferita a questo evento ma al successivo omicidio di Antipatro[10]. La tradizione cristiana, sempre atta ad allargare eccessivamente la narrazione biblica, calcola le vittime da un minimo di 3.000 a un massimo di 144.000.
La strage voluta da Erode causò dunque una repentina fuga della sacra famiglia che fu costretta a rifugiarsi in Egitto, tornando in Palestina solo dopo la morte di Erode.
[modifica] La tomba
Gli archeologi dell'università ebraica di Gerusalemme avrebbero scoperto nell'Herodium, il palazzo che si era fatto costruire a 12 chilometri dalla città, il sepolcreto del re della Giudea. È stato ritrovato ridotto in frantumi, probabilmente dai sui detrattori.
[modifica] Cinematografia
- Erode il Grande (1958)
- Il re dei re (1961) di Nicholas Ray
- Gesù di Nazareth (1977) di Franco Zeffirelli, con Peter Ustinov nel ruolo di Erode il Grande
- Nativity (2006)
[modifica] Note
- ^ Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, Mondadori, 1941, p. 19
- ^ Giuseppe Flavio, Antichità Giudaiche, libro 4
- ^ Giuseppe Falvio, Antichità Giudaiche libro 16°
- ^ Le altre due risalivano al tempo di Salomone e a quello dell'esilio in Babilonia
- ^ Giovanni 2,20
- ^ Giovanni usa il termine "Litostroto", in ebraico "Gabbata", per indicare la fortezza Antonia. Entrambi i termini hanno significato di lastricato
- ^
«All'udire queste parole, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme» (Mt 2,3) - ^ Antichità giudaiche libro 15
- ^ Matteo 2,5
- ^ Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, pag.23
[modifica] Bibliografia
- Linda Gunther. Erode il Grande . , Salerno editrice. ISBN 9788884025593