Claudio Rinaldi
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Claudio Rinaldi (Roma, 9 aprile 1946 – Roma, 4 luglio 2007) è stato un giornalista italiano.
Studiò all'Università Cattolica di Milano, dove fu eletto Presidente dell'organismo rappresentativo degli studenti: lo trasformò in uno strumento assembleare in un momento caratterizzato da ripetute occupazioni dell'Università. Fu, in seguito, fra i principali esponenti di Lotta continua.
Iniziò la carriera giornalistica, appunto, sul quotidiano "Lotta Continua", per passare poi, negli anni Settanta, al settimanale Panorama sotto la direzione di Lamberto Sechi, di cui fu uno dei principali allievi. Nel 1983 passò all'Europeo, di cui fu anche direttore. Nel 1985 tornò come direttore a Panorama. Nel 1991, in seguito all'acquisto da parte di Silvio Berlusconi del gruppo Mondadori, a cui apparteneva "Panorama", diede le dimissioni; successivamente, passò a dirigere L'espresso. Lasciò l'incarico nel 1999, rimanendo in seguito editorialista sia de L'espresso sia del quotidiano la Repubblica.
È stato l'unico giornalista italiano ad aver diretto tutti e tre i principali settimanali.
Politicamente di sinistra, ha caratterizzato i giornali per cui ha lavorato per la verve polemica che lo ha contrapposto prima al craxismo poi a Berlusconi. Non ha mai risparmiato tuttavia critiche, talvolta anche feroci, agli esponenti e ai leader dei partiti della sinistra con cui si trovava in disaccordo.
Affetto da sclerosi multipla, ha continuato tuttavia la sua attività di giornalista fino alla fine, con la rubrica "Non ci posso credere" che appariva settimanalmente su L'espresso "cartaceo", con la rubrica "Contropiede" che appariva sullo stesso magazine ogni 3 settimane e con il blog "Italia Loro" che appariva sul sito della testata. Negli ultimi anni è intervenuto più volte nel dibattito politico e culturale con lunghi interventi sul mensile MicroMega e con un libro (raccolta di articoli) del 2006 intitolato "I sinistrati".
[modifica] Curiosità
Il suo nome completo era Claudio Rinaldi Tufi, ma rinunciò ad usare il secondo cognome (che sembrava rivelare una origine nobiliare, ma in realtà era stato aggiunto in onore di un illustre antenato, il nonno materno Francesco Tufi). Nel "Panorama" di Sechi infatti anche i doppi cognomi "storici" (es. Sabelli Fioretti) erano aboliti. In prosieguo di tempo, Fioretti fu recuperato, Tufi no.