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Casteltermini - Wikipedia

Casteltermini

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Casteltermini
Panorama di Casteltermini
Nome ufficiale: {{{nomeUfficiale}}}
Stato: bandiera Italia
Regione: Sicilia
Provincia: stemma Agrigento
Coordinate: 37°33′N 13°39′E / 37.54167, 13.64528
Altitudine: 554 m s.l.m.
Superficie: 99,47 km²
Abitanti:
8.669 2005
Densità: 87,15 ab./km²
Frazioni:  
Comuni contigui: Acquaviva Platani (CL), Aragona, Cammarata, Campofranco (CL), San Biagio Platani, Sant'Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina, Sutera (CL)
CAP: 92025
Pref. tel: 0922
Codice ISTAT: 084012
Codice catasto: C275 
Nome abitanti: castelterminesi 
Santo patrono: San Vincenzo Ferreri 
Giorno festivo: 5 aprile 
Comune
Posizione del comune nell'Italia
Sito istituzionale
Portale:Portali Visita il Portale Italia

Casteltermini (Castittemmini in siciliano) è un comune di 8.669 abitanti della provincia di Agrigento. Il nome Casteltermini è la contrazione di "Castello della famiglia Termini" dal nome della famiglia del fondatore. Il borgo nacque nel 1629 con "licentia populandi" ad opera del nobile Gian Vincenzo Maria Termini e Ferreri sul territorio già abitato della Baronia di Chiuddia, appartenente alla Contea di Cammarata. Il paese ebbe il suo periodo di massimo sviluppo nella seconda metà dell'ottocento grazie alla presenza di numerose miniere di zolfo (Cozzo Disi, Roveto, Scironello, Mandravecchia e diverse altre). Casteltermini è molto conosciuto nella zona per la tradizionale festa di "Santa Croce" nota anche come Sagra del Tataratà per via della danza moresca che si svolge durante la festa. Tale ricorrenza viene festeggiata da più di 300 anni in onore della grande croce lignea che venne rinvenuta nel territorio dell'odierno comune prima della sua fondazione. Il legno di tale croce, oggi ritenuta quasi unanimamente strumento di culto delle prime comunità crisitane vissute in quei territori, risulta, da un esame effettuato su un frammento dall'Istituto delle pietre dure di Pisa, appartenere ad un albero tagliato nel 72 d.C. Secondo la leggenda, il rinvenimento casuale della croce avvenne perché una mucca, pascolante con l’armento in una campagna di “Chiudia”, si era inginocchiata nello stesso posto per diversi giorni di seguito attirando l’attenzione dei pastori che, incuriositi, scavarono e trovarono la Croce. Edificata in quel posto una chiesetta, lì la croce fu conservata e si conserva da secoli. Fin da allora Essa fu festeggiata, il 3 maggio di ogni anno con un rito squisitamente campestre avente come momento centrale una danza armata, il Tataratà, mimata al ritmo di un tamburo…


La croce di Casteltermini ha un aspetto assai rustico e suggestivo. E’ alta 3,49 metri e ha un’apertura di bracci di 2,5 metri, è fatta di legno di quercia ridotto a sezione pressoché quadrata e i due tronchi sono uniti da tre chiodi di ferro ribattuti; Alla sommità della Croce c’è un incavo di forma rettangolare, profondo 3,5 cm, largo 3,5 cm e alto 11 cm, di cui non si conosce né la funzione né l’età. Al di sopra di esso stanno le lettere: I.N.R.I.; sul patibolo stà scritto: “Ecce crucem domini nostri Jesu Christi fugite partes adversae vicit leo de tribu Juda” - “Radix David Alleluia Alleluia”.E sullo stipite, sotto la scritta: I.N.R.I. intrecciata con i simboli della Passione, si legge: P. M. H. L. S. D. P. C. N. In anno Domini V ind 1667. Infine, sul retro: I. N. R. I. “Christus vincit Deus regnat Christus rex venit in pace Deus home factus est Et verbu… caro factum est”.Le iscrizioni sono datate e risalgono al 1667; esse, a parte le prime nove lettere di parola, sono tutte leggibili e constano di versetti biblici (Apocalisse 5,5; Giovanni 1,14) e di espressioni ricavate da inni della Chiesa…


Per quanto riguarda l’analisi della datazione assoluta della Croce col metodo del Carbonio 14 (C14), per iniziativa del Prof. Francesco Lo Verde, che conduce a risultati di totale affidamento, specialmente per il legno giacché per esso è stato possibile correggere le curve di calibrazione del C 14 con quelle fornite dal più recente metodo della dendrocronologia. Per questo, Il Prof. Lo Verde si è rivolto ad un famoso laboratorio, quello dell’Istituto Internazionale per le Ricerche Geofisiche di Pisa, il più rinomato d’Italia, fra i migliori d’Europa, che opera per conto del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Dalle analisi del campione di legno la quercia, materiale di cui è fatta la croce è stata recisa nell’anno 12 d.c. con una incertezza massima di appena settanta anni.

La festa di Santa Croce, più comunemente conosciuta come “Sagra del Tataratà”, è una festa unica nel suo genere e, certamente, una delle più antiche manifestazioni folkloristiche siciliane che si inserisce nella festa religiosa della “Santa Croce”, in virtù di una tradizione secolare che trova le sue origini nell’esistenza di popolazioni arabe abitanti i casali di questo Comune al tempo in cui, nel 1629, il Principe Gian Vincenzo Maria Termini e Ferreri, con licentia populandi del Re Filippo II° di Spagna, fondò il Comune di Casteltermini. La Sagra del Tataratà nasce da un avvenimento storico: il ritrovamento di una grande Croce di legno, nel territorio di questo Comune. La Croce, che si conserva ancora nella omonima Chiesetta di Santa Croce, si pensa sia servita per il martirio dei cristiani al tempo delle persecuzioni avvenute sotto l’Imperatore Romano Decio. Tale ritrovamento avvenne in epoca imprecisata e comunque prima che sorgesse il Comune di Casteltermini e perciò anteriore al 1629. Da una recente analisi al Carbonio 14 eseguita, su di un pezzo di legno della Croce, da parte dell’Istituto Internazionale per le ricerche geotermiche di Pisa è emerso che essa è vecchia di 1972 anni con un margine di errore in più o in meno di 70 anni. Senza dubbio è la più antica Croce lignea esistente al mondo. Per solennizzare questo avvenimento, le popolazioni arabe residue, convertite al Cristianesimo, con gli indigeni di quel tempo, abitati nel territorio di “CHIUDDIA” dove sorse poi Casteltermini, parteciparono con i loro pittoreschi costumi ed i loro caratteristici riti e tradizioni che, al ritmo di un grande tamburo, si estrinsecano con originali ed ancora genuine danze coreografiche alle manifestazioni per il ritrovamento della “Croce”. Detta Sagra ha sempre destato grande interesse culturale di importanza e rilevanza eccezionale, come lo prova il fatto che di essa si sono occupati studiosi di grande rinomanza del folklore siciliano, come il Pitrè, il Di Giovanni ed il Toschi, solo per citare i maggiori, e ad essa continuano ad interessarsi docenti di tradizioni popolari di varie Università italiane ed estere. La Sagra, inconfutabilmente assurta a dignità di manifestazione di rinomanza nazionale, è una manifestazione che mantiene ancora vivo il ricordo di una tradizione di origine araba inserita nel meraviglioso folklore isolano e tramandata per secoli fino ad oggi in tutta la sua genuina tradizione, nella sua tipica danza guerresca e con i suoi originali e fantasmagorici costumi. Ne è prova la partecipazione del gruppo del tataratà a svariati festival folkloristici anche a carattere internazionale, quali la Sagra del Mandorlo in fiore, la festa dell’Etna, il Columbus Day ecc., per l’interesse mostrato dal regista Folco Quilici che la ha inserita nei documentari trasmessi a puntate dalla Rai – TV nazionale. La Sagra, che si svolge la IV^ settimana di Maggio, si articola nel modo seguente: Venerdì iniziano i festeggiamenti con l’ingresso nella cittadina delle quattro bande musicali, una per ogni Ceto e cioè: Maestranza, Celibi, Borgesi e Pecorai che rappresentano le quattro maggiori antiche corporazioni del paese. I ceti, preceduti dalle Bande Musicali, sfilano per le vie del paese con i loro splendidi costumi del 600. La sera hanno luogo le aste pubbliche per aggiudicarsi i posti migliori e più prestigiosi all’interno della Cavalcata. Il giorno successivo, sabato, hanno luogo per le vie del paese le processioni. Il Ceto della Maestranza, con in testa il Capitano di Giustizia, l’Alfiere e il Sergente vestiti con costumi del 600, sfilano a cavallo preceduti dalla propria banda e dal Gruppo Folkloristico del Tataratà, mentre gli altri tre ceti con le loro bande seguono a piedi. La domenica, giorno conclusivo della festa, hanno luogo le manifestazioni più solenni che si protrarranno fino a notte fonda. La mattina viene celebrata una Santa Messa durante la quale vengono benedetti i Palii dei quattro Ceti. Il pomeriggio, i Ceti: Celibi, Pecorai e Borgesi, sfilano su cavalli riccamente bardati, molti dei quali di razza pregiata, preceduti dai propri Palii e Stendardi accompagnati dalle bande musicali, mentre il Ceto della Maestranza sfila a piedi e non più a cavallo. Chiude il Corteo il gruppo folkloristico del Tataratà che con i suoi costumi arabi, le sue danze caratteristiche eseguite al ritmo scandito da grossi tamburi entusiasma le migliaia di turisti che ogni anno accorrono da ogni parte d’Italia ed anche dall’estero per assistere all’originale Sagra. La processione, così composta, eseguirà per due volte il giro del paese, e si recherà poi in pellegrinaggio all’eremo di Santa Croce, per riportare nella sua abituale dimora, la maestosa Croce lignea ritrovata, come vuole la tradizione, da alcuni contadini che aravano i campi. Alla mezzanotte di domenica, tutti i Ceti, dopo il ritorno dall’eremo, e dopo avere effettuato l’ultimo giro delle vie del paese, si riuniscono in Piazza Duomo dove viene impartita la solenne benedizione con una teca che custodisce una preziosa reliquia proveniente dalla Croce usata per la morte di Gesù. Il giorno seguente si svolgerà un raduno dei ceti nella Chiesetta di Santa Croce dove verrà celebrata una Santa Messa di ringraziamento al termine della quale i rappresentanti dei Ceti faranno rientro in paese per la consegna dei vessilli ai nuovi Comitati che l’anno successivo organizzeranno la festa. Per meglio propagandare la Sagra, per renderla sempre più importante e per aumentare il flusso turistico facendo sì che detto flusso non si limiti ai soli tre giorni della manifestazione ma avvenga per tutto il mese di maggio con notevole beneficio per l’economia locale, questo Assessorato al Turismo e Spettacolo, ha deciso di organizzare una serie di manifestazioni collaterali. Dette manifestazioni dovranno riguardare veri e differenti campi di interessi come: sport, musica, teatro, pittura, poesia, moda, ecc., ed avere inizio il 1° Maggio per concludersi non oltre il giovedì precedente l’inizio della Sagra

Indice

[modifica] Amministrazione comunale

Sindaco: Nuccio Sapia dal 14/05/2007
Centralino del comune: 0922 929001
Email del comune: segreteria.generale@comune.casteltermini.ag.it

[modifica] Evoluzione demografica

Abitanti censiti


[modifica] Personaggi illustri

La città ha dato i natali a diversi personaggi illustri: l'astronomo Niccolo' Cacciatore (1780 - Palermo, 1841) [1]; il pedagogista Giovanni Agostino De Cosmi (1726 - Palermo,1810) che nel 1788 istituì le prime scuole elementari pubbliche e gratuite di tutta la Sicilia; Michelangelo Vaccaro (1854 - Roma, 1937) uomo politico, giurista e sociologo; Giuseppe Palumbo (1925 - Agrigento, 2005) sindacalista, deputato all'Assemblea Regionale Siciliana; Giuseppe Reina (1928) avvocato, uomo politico, esponente di primo piano del PSI negli anni '80, sindaco di Casteltermini, deputato nella VIII, IX e X legislatura, sottosegretario ai Trasporti nel V Governo Fanfani e sottosegretario alle Poste e Telecomunicazioni nel I Governo Craxi; Giuseppe Scozzari (1964), Deputato nelle Legislature XII e XIII e componente della commissione antimafia, avvocato; il regista televisivo Michele Guardì (1943), uno dei più noti personaggi della televisione italiana. Ha firmato la regia di numerose trasmissioni RAI di grande successo, fra le quali: Uno Mattina, Scommettiamo che, Europa-Europa, I Fatti Vostri, Domenica in ecc. [2] La sua economia inizialmente poggiante in gran parte sull’agricoltura assunse un aspetto più industriale grazie alla miniera di zolfo, “Cozzo-Disi” una fra le più grandi miniere di zolfo d’Europa presso la quale lavoravano circa un migliaio tra operai e impiegati. Le condizioni di lavoro degli zolfatai erano molto dure, si sfruttavano i carusi non c’era alcuna tutela e sicurezza, lavoravano in condizioni quasi disumane e ricevevano una paga che a malapena permetteva loro di sopravvivere. La storia della Cozzo-Disi è purtroppo costellata da diversi gravi disastri che hanno provocato tante vittime ed invalidi. Pochi anni di lavoro nelle miniere minavano irrimediabilmente la salute dei giovani zolfatai. Nel 1884 i giovani zolfatai che si presentarono in Sicilia alla visita di leva militare furono 3672, ma di essi soltanto 203 furono dichiarati abili.

Un’altra industria sulla quale si fondava l’economia di Casteltermini fu quella della Montedison, poi Italkali,per la lavorazione dei sali potassici, che dava lavoro a circa duecento operai.

Per tanti anni vanto di Casteltermini fu la pasta prodotta dal Pastificio San Giuseppe che veniva esportata in varie parti della Sicilia. La chiusura purtroppo della Miniera, dell’Italkali e del Pastificio hanno determinato la grave crisi economica che ha riaperto la via dell’emigrazione a tantissime famiglie di Casteltermini.

Anche se attualmente la sola realtà aziendale presente nel territorio è la Joeplast Srl che è una delle Aziende tecnologicamente più avanzate a livello europeo nella produzione di imballaggi flessibili in plastica, ultimamente sembra registrarsi qualche piccolo segnale di un timido risveglio economico: La miniera Cozzo Disi dovrebbe diventare il primo museo minerario della Sicilia, il settore alberghiero, del tutto assente negli anni passati, registra tre nuove iniziative di cui un agriturismo che può costituire elemento di sinergia per altri settori economici.

Chi visita Casteltermini viene subito colpitodalla bellezza della grande Piazza Duomo dove si trova la maestosa Chiesa Madre, costruita nella prima metà del ‘600 che custodisce pregevoli opere come: le incantevoli statue dello scultore Michele Caltagirone detto “il Quarantino”, due tele della scuola del Velasqueze due dipinti di padre Fedele Tirrito di San Biagio, veri gioielli del ‘700 siciliano.

Alla fine di Corso Umberto si trova la chiesa di San Giuseppe posta su un basamento roccioso, vi si accede attraverso una grande scalinata. La sua facciata semicircolare è una splendida testimonianza del Barocco Siciliano. Il suo prospetto è da anni riprodotto in quasi tutte le scenografie delle trasmissioni televisive RAI del regista Michele Guardì nostro illustre concittadino.

A circa tre chilometri dal centro abitato si trova l’eremo di Santa Croce unica chiesa a non avere una precisa data di nascita, vi si custodisce una grande croce lignea che recenti esami al C14, eseguiti dall’Istituto Internazionale di Ricerche Geotermiche di Pisa, ne fanno risalire la costruzione all’anno 12 D.C. conferendole il titolo di Croce Paleocristiana e di croce lignea più antica del mondo. Da secoli, per festeggiare il ritrovamento di questa Croce, si organizza ogni anno a Casteltermini (la IV domenica di maggio) la “Sagra del Tataratà” o “Festa di Santa Croce”. La festa è caratterizzata da lunghe processioni a cavallo effettuate dai quattro principali Ceti e dalla partecipazione del gruppo folkloristico del Tataratà: storicizzazione sotto forma di moresca, di un primitivo rito propiziatorio di primavera eseguito dalle antiche tribù di arabi abitanti nei territori circostanti e giunto sino a noi con la sua caratteristica danza armata eseguita al ritmo scandito da un grosso tamburo.

Alla periferia est del paese si trova la splendida “Villa Maria” che fu dimora dei Conti Lo Bue di Lemos. Costruita alla fine del XIX secolo come dimora di caccia. Fu poi ripresa dagli architetti Ernesto Basile e Gino Coppodè. Nei due ettari di parco che circonda la costruzione in stile liberty, i proprietari fecero trapiantare rarissime piante provenienti dal continente europeo e da quello africano. La preziosa rarità delle piante è confermato dall’interesse e dagli studi effettuati dai docenti di Botanica Sistematica presso l’Università di Palermo. Il Mausoleo, all’interno della villa, alto 33 metri, conserva le spoglie mortali della contessa Maria Lo Bue di Lemos, a cui la Villa è dedicata.

Casteltermini fu patria di molti uomini illustri tra cui ricordiamo:

Giovanni Agostino De Cosmi (1726-1810)

pedagogista di chiara fama e filosofo, imponente figura della cultura siciliana nel XVIII secolo. Ricoprì la carica di rettore dell’università di Catania; nel 1788 ricevette da Ferdinando di Borbone l’incarico di redigere il piano regolatore delle Scuole Normali dell’Isola. Diede un rilevante contributo all’innovazione del pensiero pedagogico illuministico europeo.

Niccolò Cacciatore (1780-1841)

Astronomo, fu direttore del Regio Osservatorio Astronomico di Palermo. Insegnò astronomia nel capoluogo siciliano e fu socio della reale società astronomica di Londra.

Gaetano Di Giovanni (1831-1912)

Storico e folkloristaper molti anni fu notaio a Casteltermini, ricercatore attento ed instancabile pubblicò numerose opere delle quali bisogna ricordare almeno le “Notizie Storiche su Casteltermini e suo territorio” (1869-1880) e “La vita e le opere di Giovanni Agostino De Cosmi” (1888) . collaboratore prediletto di Giuseppe Pitrè, raccolse numerosi canti e novelle popolari.

Dr. Enzo Di Pisa (1945-1978)

Medico, scrittore e autore radio-televisivo. Laureatosi in Medicina, conseguì la specializzazione in Odontoiatria nel 1972. Fu assistente universitario presso l’Ateneo Palermitano. Dotato di spiccate doti artistiche, diede vita insieme a Michele Guardì ad una vasta serie di spettacoli teatrali, radiofonici e televisivi di successo. La sua promettente carriera fu stroncata la notte del 22 dicembre del 1978 nella sciagura aerea di Punta Raisi in cui perdette la vita assieme alla moglie e alla figlia.

Casteltermini è anche la patria del famoso regista televisivo Michele Guardì, uno dei più noti personaggi della televisione italiana. Ha firmato la regia di numerose trasmissioni RAI di grande successo, fra le quali: Uno Mattina, Scommettiamo che, Europa-Europa, I Fatti Vostri, Domenica in ecc. attualmente cura la regia di Piazza Grande e In Famiglia.

Vale certo la pena di trascorrere un giorno a Casteltermini. Per visitare le sue Chiese, ammirarela maestosa Croce Paleocristiana, visitare la miniera di Cozzo-Disi, fare due passi nelle vie principali per un piacevole shopping nei raffinati ed assortiti negozi di abbigliamento, andare a vedere qualche film di prima visione nell’elegante cine – teatro “Enzo Di Pisa” e concludere la serata in qualche pizzeria o ristorante per gustare una saporita cena con gli svariatiprodottidella tradizione culinaria locale.


[modifica] Collegamenti esterni

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