Carlo Scorza
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Carlo Scorza (Paola, 15 giugno 1897 – Castagno d'Andrea di San Godenzo, 23 dicembre 1988) è stato un politico e giornalista italiano.
È stato l'ultimo Segretario del Partito Nazionale Fascista, Luogotenente Generale della M.V.S.N. (Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale). Cinque Medaglie di Bronzo e tre d'Argento al Valor Militare.
Nel 1909, insieme alla famiglia, si trasferisce a Lucca, dove si diplomerà in ragioneria. Allo scoppio della Prima guerra mondiale si arruola come volontario nei Reparti d'Assalto dei Bersaglieri, raggiungendo nel corso del conflitto il grado di Tenente e meritando tre medaglie di Bronzo al Valor Militare. Il 14 dicembre 1920 si iscrive ai Fasci di Combattimento del Partito nazionale fascista e, nello stesso anno, diventa giornalista professionista. Dirige le squadre d'azione lucchesi ed è organizzatore della spedizione di Valdottavo, conclusasi tragicamente il 22 maggio 1921 con la morte di due squadristi ed il ferimento di numerosi altri che viaggiavano a bordo del camion caduto in una scarpata a causa dei massi fatti precipitare dagli antifascisti. Diviene direttore de L'Intrepido, in seguito è tra i fondatori de Il Popolo Toscano e, dal 1931, è direttore di Gioventù Fascista. Diviene Presidente della F.N.A.I. (Federazione Nazionale Arditi d'Italia).
Prende parte alla Marcia su Roma, come Comandante delle tre legioni della Lucchesia, confluite a Civitavecchia, ed è Segretario Federale di Lucca del P.N.F. dal 1921 al 1929. Come "Federale" della città toscana viene considerato responsabile dell'aggressione squadristica a Giovanni Amendola. Già in precarie condizioni di salute, il deputato liberale morirà di lì a pochi mesi. Nel 1928 - 1929 Scorza è anche Commissario straordinario del partito per la federazione di Forlì. Eletto deputato dal 1924 al 1939 e membro del Direttorio Nazionale del P.N.F. (1929 - 1931), nel dicembre del 1932 viene censurato da Mussolini per aver ecceduto nella polemica contro le organizzazioni cattoliche. Partecipa come Ufficiale alla Guerra d'Africa e come Volontario alla Guerra civile spagnola, ottenendo altre due M.B.V.M. e tre M.A.V.M., ma durante gli anni della segreteria di Achille Starace rimane sostanzialmente in ombra e in posizione polemica contro la burocratizzazione del partito e dello Stato.
La fine della segreteria Starace coincide con la rinascita politica di Scorza: è Consigliere Nazionale (1939 - 1943), membro della Corporazione della chimica (1938 - 1941) e della Corporazione della siderurgia e metallurgia (1941 - 1942), presidente dell'Ente della stampa (1940 - 1943). Vice-segretario del P.N.F. già dal dicembre 1942, il 19 aprile 1943 viene nominato Segretario del P.N.F., carica che mantiene fino al 25 luglio 1943.
Vota contro l'Ordine del giorno Grandi alla seduta del Gran Consiglio del Fascismo del 24 luglio 1943. Tuttavia, nella confusione politica seguita alla destituzione di Mussolini, si offre di collaborare al governo di Pietro Badoglio. Per tale motivo, dopo la nascita della Repubblica Sociale Italiana, verrà arrestato con l'accusa di tradimento. Processato a Parma nell'aprile del 1944 viene liberato per intervento diretto del Duce[1]. Si trasferirà, successivamente, a Cortina d'Ampezzo.
Al termine della Seconda guerra mondiale si rifugia a Gallarate. Scoperto ed arrestato nell'agosto del 1945, riesce a evadere riparando in Argentina. Rientrato in Italia nel 1969, si trasferisce in un piccolo comune vicino Firenze, dove si spegne nel 1988.
[modifica] Note
- ^ «In favore di Scorza interviene personalmente Mussolini che fa concludere il processo e mandar liberi i due imputati» ([Scorza e Tarabini]). Cit. tratta da Sivio Bertoldi, Salò, Vita e morte della Repubblica Sociale Italiana, Milano, Rizzoli editore, 1978 (Prima edizione BUR), pag. 427