Religiose di Maria Immacolata
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Le Religiose di Maria Immacolata (in spagnolo Religiosas de María Inmaculada) costituiscono un istituto religioso femminile della Chiesa cattolica: le suore di questa congregazione, dette popolarmente Missionarie Claretiane, pospongono al loro nome la sigla R.M.I..
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[modifica] Storia
La congregazione venne fondata da María Antonia París (1813-1885) con la collaborazione di Antonio María Claret y Clará (1807-1870): già novizia della Compagnia di Maria presso il convento spagolo di Tarragona, nel 1842 madre París ebbe l'ispirazione di fondare un nuovo istituto e manifestò tale intento al Claret.
Qualche anno dopo il prelato, che nel frattempo era divenuto arcivescovo di Santiago di Cuba, invitò la religiosa e le compagne che intanto si erano unite a lei a raggiungerlo e a collaborare all'apostolato dei religiosi della congregazione maschile da lui fondata qualche anno prima: il 15 agosto 1851, nella cattedrale di Tarragona, le donne fecero voto di non separarsi e nel 1852 arrivarono nell'isola caraibica.
Ottenuta l'autorizzazione di papa Pio IX, il 25 agosto del 1855 Antonio María Claret firmò il decreto di erezione del nuovo istituto, intitolato a Maria Immacolata. Nel 1858 la fondatrice si trasferì in Spagna, dove aprì numerose case.
La Santa Sede approvò l'istituto il 13 gennaio 1899.
[modifica] Attività e diffusione
Quella delle Religiose di Maria Immacolata è una congregazione essenzialmente missionaria: le suore si dedicano all'annuncio della parola di Dio attraverso tutte le forme possibili (insegnamento, catechesi, stampa), sia ai credenti che ai non credenti.
Al 31 dicembre 2005, la congregazione contava 1.367 religiose in 130 case[1] presenti in Argentina, Belgio, Brasile, Colombia, Congo-Brazzaville, Congo-Kinshasa, Corea del Sud, Cuba, Filippine, Giappone, Honduras, India, Italia, Messico, Panama, Polonia, Santo Domingo, Spagna, Stati Uniti d'America e Venezuela.
[modifica] Fonti
- ^ dati statistici riportati dall'Annuario Pontificio per l'anno 2007, Città del Vaticano, 2007, p. 1624