Mahmud Ahmadinejad
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VI Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran |
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Maḥmūd Aḥmadinejād محمود احمدینژاد |
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Luogo di nascita | Arādān |
Data di nascita | 28 ottobre 1956 |
Mandato Presidenziale | 3 agosto 2005 (in carica) |
Elezione | 3 agosto 2005 |
Predecessore | Mohammad Khātami |
Successore | - |
Partito | Partito dei Costruttori dell'Iran Islamico |
Maḥmūd Aḥmadinejād (محمود احمدینژاد) (Arādān, 28 ottobre 1956) è un politico iraniano, sesto e attuale Presidente della Repubblica islamica dell'Iran dal 3 agosto 2005.
Ahmadinejād è stato sindaco di Tehrān dal 3 maggio 2003 fino al 28 giugno 2005, ed è considerato un conservatore religioso; prima di diventare sindaco era un ingegnere civile e un professore all'Università Iraniana di Scienza e Tecnologia.
Politicamente, Ahmadinejād è un membro del Consiglio Centrale degli Ingegneri della Società Islamica [1], ma ha una base politica molto più potente all'interno dell'Alleanza dei Costruttori dell'Iran islamico, (chiamato anche Abadgaran). Ahmadinejād è considerato una delle figure principali all'interno di questa formazione. L'alleanza si è divisa durante le prime elezioni del 2005 sostenendo lui e Mohammad Bagher Ghalibaf, e mentre i membri del Consiglio Cittadino di Teheran appoggiavano Ahmadinejād, i rappresentanti parlamentari di Teheran si esprimevano a favore di Ghalibaf.
Indice |
[modifica] Elezione
Ahmadinejād fu eletto presidente dell'Iran il 24 giugno 2005, al secondo turno delle elezioni presidenziali, battendo il rivale, l'ex-presidente l'hojjatoleslām ʿAli Akhbar Hāshemi Rafsanjāni. Ahmadinejād vinse con il 61,69% dei circa 28 milioni di votanti.
Prima del turno iniziale di votazioni, circa 1.000 candidati furono non ammessi dal Consiglio dei Guardiani, lasciando sette candidati alla corsa alla presidenza. Comunque, alcuni requisiti base, come l'essere un politico d'esperienza, vengono verificati dopo la registrazione, e le persone senza questi requisiti vengono escluse dopo la registrazione. Rafsanjāni aveva vinto il primo turno di votazioni, mentre Ahmadinejād si era assicurato il 19,48% dei voti, divenendo lo sfidante di Rafsanjāni. La vittoria di Ahmadinejād fu attribuita alla popolarità del suo semplice stile di vita, e perché era visto come il difensore dei poveri e delle classi meno agiate. Era visto anche come modello di integrità religiosa, non corrotto dal potere.
[modifica] Piattaforma
Aḥmadinejād ha spesso mandato segnali discordanti riguardo ai suoi progetti per la presidenza: secondo alcuni analisti degli Stati Uniti, questa linea sarebbe studiata per ottenere i consensi sia dei conservatori religiosi che delle classi meno agiate. Il motto usato nella sua campagna elettorale è stato "è possibile e possiamo farlo".
Nella sua campagna presidenziale, Aḥmadinejād ha avuto un approccio populista, con enfasi sul suo semplice stile di vita, e si è paragonato a Moḥammad ʿAli Rajāi — il secondo Presidente dell'Iran — dichiarazione che ha sollevato obiezioni da parte della famiglia di Rajāi. Aḥmadinejād sostiene di stare progettando la creazione di un "governo esemplare per i popoli del mondo" in Iran. Si autodefinisce un "fondamentalista", ovvero un politico che si ispira ai fondamenti dell'Islam e della rivoluzione coranica. Uno dei suoi obiettivi è "mettere sulle tavole del popolo i profitti del petrolio", ovvero operare per una redistribuzione della ricchezza proveniente dal petrolio.
Aḥmadinejād è stato l'unico tra i candidati delle elezioni presidenziali ad esprimersi apertamente contro gli Stati Uniti; in un'intervista rilasciata alla radiotelevisione nazionale iraniana pochi giorni prima delle elezioni ha inoltre dichiarato che le Nazioni Unite sono "unilateralmente schierate contro l'Islam". Nella stessa occasione si è chiaramente opposto al potere di veto che hanno i cinque Stati membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dichiarando che "non è corretto che pochi Stati possano imporre il loro veto a decisioni globali. Se un tale privilegio deve continuare ad esistere, allora deve essere esteso anche al mondo dell'Islam, la cui popolazione ha raggiunto quasi il miliardo e mezzo di persone". Oltre a ciò ha anche difeso il programma nucleare iraniano ed ha accusato "alcuni poteri arroganti" di tentare di fermare lo sviluppo industriale e tecnologico dell'Iran in questo ed in altri settori. A una domanda postagli da un giornalista di Shargh riguardo al rilascio dei prigionieri politici in caso di vittoria, Aḥmadinejād ha risposto chiedendo "quali prigionieri politici? Quelli degli Stati Uniti?".
Dopo la sua elezione ha dichiarato che "grazie al sangue dei martiri una nuova rivoluzione islamica è sorta ed è la rivoluzione islamica del 1384 (l'attuale anno in Iran, secondo il calendario dell'Egira) se Dio vorrà, taglierà le radici dell'ingiustizia nel mondo" e che "presto l'onda della rivoluzione islamica raggiungerà il mondo intero" [2].
Ha anche menzionato il fatto di aver sviluppato un esteso programma per la lotta al terrorismo, con l'obiettivo di migliorare le relazioni estere dell'Iran e per stringere ulteriori rapporti con i vicini dell'Iran, ad esempio la fine delle richieste di visto fra gli Stati della regione, dicendo che "People should visit anywhere they wish freely. People should have freedom in their pilgrimages and tours", cioè "la gente dovrebbe visitare qualsiasi posto desideri in modo libero. La gente dovrebbe avere la libertà di compiere i propri pellegrinaggi e i propri viaggi".
[modifica] Biografia
Nato nel villaggio di Arādān, vicino Garmsar, figlio di un fabbro, si trasferì con la famiglia a Tehrān quando aveva un anno. Fu ammesso all'Università Iraniana della Scienza e della Tecnologia come uno studente di ingegneria civile nel 1976. Ha continuato i suoi studi della stessa università, entrando nel programma MS di ingegneria civile nel 1986, e allo stesso tempo si unì al Corpo della Guardie Rivoluzionarie Islamiche (vedi sotto), e finalmente ricevette la sua laurea in Ingegneria del traffico e dei trasporti. Il programma della laurea era un programma speciale per le Guardie della Rivoluzione, fondato dalla stessa organizzazione. Dopo la laurea, Aḥmadinejād divenne professore al Dipartimento di Ingegneria Civile all'Università Iraniana della Scienza e della Tecnologia.
Nel 1979, Aḥmadinejād fu il capo rappresentante dello IUST alle riunioni studentesche non ufficiali che occasionalmente incontravano l'Āyatollāh Khomeyni. A queste riunioni presero anche parte i fondatori del primo Ufficio per il rafforzamento delle unità (daftār-e taḥkīm-e vahdat), l'organizzazione studentesca di cui parecchi membri avevano preso parte all'attacco dell'ambasciata degli Stati Uniti, attacco che scatenò la crisi degli ostaggi tra i due paesi. Aḥmadinejād divenne un membro di questa organizzazione. Prima dell'attacco all'ambasciata, Aḥmadinejād suggerì un simultaneo o simile attacco contro l'ambasciata dell'Unione Sovietica, ma la proposta fu bocciata.
Durante la guerra Iran-Iraq, Aḥmadinejād si unì al gruppo dei Guardiani della Rivoluzione iraniana. Dopo l'addestramento impartitogli nelle sedi del'organizzazione, egli prese parte ad una missione segreta fuori dal territorio iraniano, attaccando la città irachena di Kirkūk. Più tardi diventò il capo ingegnere della VI Armata dei Guardiani della Rivoluzione e capo del Corpo nelle regioni occidentali dell'Iran. Dopo la guerra fu vice-governatore e governatore delle città di Maku e Khoʾi, Consigliere per il Ministero della Cultura e del Consiglio Islamico e governatore delle nuove province di Ardabil dal 1993 all'ottobre 1997.
[modifica] Prima carriera politica

Aḥmadinejād era una figura per lo più sconosciuta nella politica iraniana, prima di essere eletto Sindaco di Tehrān dal secondo Consiglio Comunale di Tehrān il 3 maggio 2003, dopo che un'affluenza alle urne del 12% aveva portato all'elezione dei candidati conservatori dell'Alleanza per la Creazione dell'Iran Islamico a Tehrān. Durante la sua attività di sindaco, ha invertito la direzione di molti dei cambiamenti messi in atto dai sindaci moderati e "riformisti" precedenti, battendo tutti con la separazione degli ascensori per uomini e per donne negli uffici del comune [3] e proponendo di seppellire nelle principali piazze di Tehrān i corpi di coloro che erano morti nella guerra Iran-Iraq. Queste azioni venivano accompagnate da gesti populisti, come la distribuzione gratuita di zuppa ai poveri.
In qualità di Sindaco di Tehrān, Aḥmadinejād è diventato anche direttore in carica del quotidiano Hamshahri, allontanando l'editore Mohammad Atrianfar e sostituendolo con Alireza Sheikh-Attar. Ahmadinejād successivamente ha licenziato Sheikh-Attar il 13 giugno 2005, pochi giorni prima delle elezioni presidenziali, per non averlo sostenuto per questa carica, rimpiazzando Sheikh-Attar con ʿAli Asghar Ashʿari, ex-Vice Ministro della Cultura e dell'Orientamento Islamico durante il mandato ministeriale di Mostafa Mirsalim. Ha licenziato Nafiseh Kuhnavard, uno dei giornalisti dell'Hamshahri, per aver chiesto a Khatāmi delle "linee rosse" del regime e delle agenzie parallele e illegali dell'intellighenzia, una domanda che Aḥmadinejād ha considerato inappropriata. Kuhvanard è stato successivamente accusato dagli oltranzisti di spionaggio a favore della Turchia e della Repubblica dell'Azerbaijan. [4]
È noto che Aḥmadinejād ha avuto modo di discutere con Khatāmi, che allora lo ostacolava dal partecipare agli incontri del Consiglio dei Ministri: un privilegio di solito esteso anche ai sindaci di Tehrān. Egli ha criticato pubblicamente Khatāmi di ignorare i problemi quotidiani del pubblico generale.
Dopo due anni da sindaco di Tehrān, Aḥmadinejād è stato incluso in una lista di 65 finalisti per Sindaco dell'Anno 2005 [5] tra 550 sindaci nominati. Solo 9 provenivano dall'Asia.
Aḥmadinejād ha rinunciato alla sua carica di Sindaco di Tehrān dopo la sua elezione alla Presidenza. La sua rinuncia è stata accetta il 28 giugno 2005 e il Consiglio Comunale di Tehrān, con 8 voti su 15, ha eletto Moḥammad Bāgher Ghālibāf dodicesimo Sindaco di Tehrān.
[modifica] Presidenza
Ahmadinejād diventò presidente dell'Iran il 3 agosto, 2005, ricevendo l'approvazione della Guida Suprema, l'Āyatollāh ʿAli Khāmenei. Durante questa celebrazione baciò la mano di Khāmenei, diventando il primo presidente iraniano che ha baciato la mano di Khāmenei e il secondo presidente iraniano che ha baciato la mano di una Guida Suprema (il primo fu Mohammad ʿAli Rajāi, che baciò la mano dell'Āyatollāh Khomeyni). Ahmadinejad era molto noto al tempo della sua elezione essendo il protetto di Khāmenei [6].
Nel primo annuncio dopo la sua presidenza, Ahmadinejād invitò i funzionari statali a non affiggere le sue fotografie e immagini negli uffici governativi e usare solamente le immagini e le foto dell'Āyatollāh Khomeyni e dell'Āyatollāh Khāmenei.
Ahmadinejād ha completato le cerimonie necessarie per diventare presidente il 6 agosto, quando ha fatto giuramento dinanzi al Majles di proteggere la religione ufficiale dell'Iran (l'Islam nella sua accezione sciita), la Repubblica Islamica e la costituzione. Dal 3 al 6 agosto, le funzioni di presidente sono state svolte dal Primo Vice-Presidente di Khatāmi, Mohammad Reza Aref.
All'inizio del dicembre 2006 è stato accusato di aver violato le pretese disposizioni del Corano, guardando alcune ballerine (che inoltre non avevano il velo) ballare alla cerimonia di inaugurazione dei Giochi asiatici in Qatar, finendo così sotto inchiesta. (Si noti peraltro che sia le disposizioni contro il ballo sia quelle sull'uso del velo sono argomento non chiaramente definito nel Libro Sacro islamico e soggette quindi all'interpretazione umana, per quanto questa possa essere ampiamente maggioritaria negli ambienti più tradizionalistici).
[modifica] Dissenso politico
Durante le elezioni presidenziali iraniane del 2005, alcuni (fra cui Mehdi Karroubi, un candidato riformista che si piazzò al terzo posto nell'elezione, hanno accusato l'organizzazione delle moschee, ossia il Corpo dei Guardiani della Rivoluzione iraniana, e le forze della milizia del Basij, di essere state mobilitate e di aver agito illegalmente a favore di Ahmadinejād. Karroubi ha accusato esplicitamente che tra i cospiratori vi era Mojtaba Khamenei, un figlio della Guida Suprema, l' Āyatollāh Khamenei. I sostenitori di Ahmadinejād considerano destituite di fondamento tali accuse. Inoltre, Khamenei ha scritto a Karroubi affermando che le sue accuse erano "al di sotto della sua dignità" e che "ne sarebbe derivata una crisi" per l'Iran, che egli non avrebbe permesso. Per tutta risposta, Karroubi si è dimesso da tutti i suoi incarichi politici, incluso quello di consigliere della Guida Suprema e di membro del Consiglio dell'Utilità Deliberativa: posti ambedue cui era stato nominato direttamente da Khamenei. [7] ʿAli Akbar Hāshemi Rafsanjāni, il rivale di Ahmadinejād al secondo turno, ha anch'egli sostenuto che gli interventi per condizionare le votazioni erano in effetti stati "organizzato" e che erano stati "ingiusti", e appoggiò quanto denunciato da Karroubi. [8]. Rafsanjāni parlò anche di campagna di "sporchi trucchi" che avevano condotto "illegalmente" Ahmadinejad alla Presidenza: accusa che questi negò recisamente. Nella stessa occasione, Rafsanjāni affermò che il suo ricorso per quanto verificatosi nell'elezione sarebbe stato fatto unicamente a "Dio", e raccomandò di accettare i risultati comunque prodottisi e di "assistere" il neo-Presidente eletto.
Alcuni gruppi politici, incluso il partito riformista dell' Islamic Iran Participation Front (IIPF), hanno denunciato il fatto che Ahmadinejād aveva ricevuto sostegno illegale e informazioni dai supervisori prescelti dal Consiglio dei Guardiani che sarebbero dovuti restare neutrali in base alla legge elettorale. [9] A
[modifica] Posizioni in politica estera
[modifica] Ahmadinejad, Israele e gli ebrei iraniani
Durante la conferenza internazionale Il mondo senza sionismo, nell'ottobre 2005, Mahmud Ahmadinejād, citando Āyatollāh Khomeyni (il vecchio leader supremo di Iran) ha detto : <<...il regime sionista è destinato a scomparire dalla pagina del tempo...>>, attaccando il governo (e non lo Stato) israeliano. L'inizio dell'avversione del governo iraniano nei confronti di quello israeliano e la messa della parola fine alle relazioni tra i due paesi vanno collocati nel periodo immediatamente successivo alla Rivoluzione islamica (detta anche "khomeinista") del 1979. Comunque, il presidente non ha fatto altro che riprendere antiche dichiarazioni "incendiarie" di Khomeyni, senza dimenticare che non ha alcun potere di dichiarare guerra ad altre nazioni e non ha neppure il controllo sulle forze armate, che rispondono soltanto al leader supremo.
Il giorno successivo a queste dichiarazioni, il Primo Ministro di Israele Ariel Sharon, ha chiesto l'espulsione dell'Iran dalle Nazioni Unite, mentre il ministro degli Esteri Silvan Shalom ha richiesto una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. In quell'incontro, tutti i 15 membri hanno condannato le affermazioni di Ahmadinejād. Kofi Annan si è detto costernato per i commenti e ha ribadito gli obblighi dell'Iran e il diritto all'esistenza di Israele.
Ahmadinejād ha riaffermato la sua posizione il 28 ottobre 2005, senza ritrattare le sue precedenti dichiarazioni.
Il senso di precarietà e d'insicurezza della storica (dai tempi di Ciro il Grande) comunità ebraica presente in Iran, la seconda del Medioriente dopo quella dell'Israele, secondo i media occidentali, è in continuo aumento dalla Rivoluzione islamica. Gli ebrei iraniani però non subiscono discriminazioni (in Iran tutte le minoranze religiose e godono ufficialmente di libertà di culto. In particolare è obbligatoria la presenza in parlamento di un rappresentate della comunità ebraica) e i loro luoghi di pellegrinaggio presenti sul territorio (i santuari di Esther di Mordechai e di Habakkuk a Hamedan, la tomba del profeta Daniel a Susa, il mausoleo "Peighambariyeh" a Qazvin, le tombe di Harav Uresharga a Yazd e di Hakham Mullah Moshe Halevi (Moshe-Ha-Lavi) a Kashan) sono visitabili da tutti. Le mal interpretate dichiarazioni di Ahmadinejad hanno aumentato la diffidenza e i pregiudizi occidentali. Molti ebrei,secondo quanto riportano gli israeliani, per sfuggire da questa situazione di presunta emarginazione, cercano di lasciare (seppur con l'amaro in bocca) il paese attraverso l'ambasciata israeliana in Turchia (in Iran non ci sono rappresentazioni dimplomatiche israeliane o americane). In Israele sono presenti circa 150,000 ebrei di origini persiane, i cosiddetti parsim.
[modifica] Miglioramento delle relazioni con la Russia
Ahmadinejād ha avviato intense relazioni diplomatiche con la Russia, creando un dipartimento a ciò dedicato verso la fine del 2005. Ha lavorato con Vladimir Putin per risolvere la crisi nucleare in Iran e sia Putin sia Ahmadinejād hanno espresso il desiderio di cooperare insieme sul Mar Caspio. [10]
[modifica] Critiche alla stampa internazionale sulla diffusione di informazioni su Ahmadinejad: il "caso" MEMRI
Da vari giornalisti e cittadini di lingua araba è stato affermato che i discorsi del presidente dell'Iran vengono tradotti inappropriatamente, e strumentalizzati con l'aiuto dei media per dare l'immagine di un uomo di Stato violento.
Una prima critica mossa in molti ambienti di controinformazione proverrebbe dalla considerazione che la principale compagnia di traduzione cui fanno riferimento molti organi di stampa internazionali è il MEMRI, che si occupa di tradurre le lingue vicino e medio-orientali nelle principali lingue europee. Tale agenzia è controllata da israeliani, esponenti politici di destra, e dal colonnello Yigal Carmon, ex ufficiale dei servizi segreti militari di Israele.
Tali dubbi sono in parte confermati dall'attenta lettura delle affermazioni di Ahmadinejād: in riferimento alla celeberrima "cancellazione di Israele dalla carta geografica", ad esempio, Ahmadinejād auspicò la cancellazione di quelli che definisce regimi, vale a dire i governi di USA e Israele, e non dei relativi Stati. Queste le parole che chiudono il suo discorso: «... Chiunque accetti la legittimità di questo regime ha, di fatto, firmato la sconfitta del mondo islamico. Il nostro amato Imām nella sua lotta ha mirato al cuore dell'oppressore mondiale, cioè al regime occupante. Non ho alcun dubbio che la nuova ondata che è iniziata in Palestina, e di cui abbiamo testimonianza anche nel mondo islamico, eliminerà questa disgraziata macchia dal mondo islamico...». Tuttavia - come ben evidenziato dall'espressione suesposta ("in parte") - le affermazioni di Ahmadinejad, se viste alla luce del convegno sulla revisione (del numero delle vittime) della Shoah, assumono un significato diverso.
È da notare che sia l'Iran, sia la Russia (ma non solo) sono intenzionate a lasciare il petroldollaro, con il favore di Cina e Giappone (che hanno intensificato i loro investimenti in euro e sono legati economicamente all'Iran). La posizione non ha però avuto risalto nell'informazione di massa e, allo stato attuale, non si sa quanto serie siano le intenzioni di attuare tale proposito che, ricordiamo, fu espresso a suo tempo anche da Ṣaddām Ḥusayn poco prima della guerra che travolse lui e il suo regime.
[modifica] Collegamenti esterni
Blog del presidente in Inglese, Francese, Arabo, Pharsi
Qui Il discorso di Ahmadineyad alla Columbia University (USA) il 24/09/2007 (n spagnolo)
Michel Taubmann: "Ahmadinejad,presidente terrorista ?, Le Meilleur des Mondes (rassegna),2008 (Francese)
[modifica] Altri progetti
Wikimedia Commons contiene file multimediali su Mahmud Ahmadinejad
Articolo su Wikinotizie: Ahmadinejad: Israele finirà presto 27 gennaio 2007
Articolo su Wikinotizie: Ahmadinejad libera i marinai inglesi 4 aprile 2007
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