Luca Casarini
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Luca Casarini (Venezia, 8 maggio 1967) è un attivista italiano noto per essere uno dei più importanti leader del movimento no-global italiano.
[modifica] Biografia
Attivo nei movimenti da molti anni, non fa direttamente riferimento a nessun partito, anche se si colloca nell'area dell'estrema sinistra. Nel 1987 ha partecipato all'occupazione del centro sociale "Pedro" a Padova, cui rimane legato per molti anni, tanto da candidarsi a sindaco di Padova nel 1999 con una lista legata al centro sociale.
È stato leader del "movimento delle Tute Bianche", uno dei gruppi più discussi all'interno del movimento no-global, che nel luglio 2001 ha cambiato nome in "Disobbedienti". Negli anni successivi, il gruppo si è caratterizzato per le numerose iniziative di contestazione condotte con metodi aggressivi e radicali ("blitz", violazioni simboliche) oppure inserite all'interno di movimenti sociali più ampi, rispetto ai quali, nella maggior parte dei casi, il gruppo ha comunque sempre mantenuto una posizione autonoma.
Nella sua veste di leader dei Disobbedienti, Casarini ha guidato azioni di protesta, tra le altre, nei confronti delle agenzie di lavoro interinale, i centri di permanenza temporanea, la Costituzione Europea, la guerra in Afghanistan e in Iraq, numerosi vertici internazionali, i Treni ad Alta Velocità, la costruzione della nuova base USA a Vicenza, ecc. È stato più volte minacciato di morte e fatto oggetto di intimidazioni.
L'azione più nota in cui Casarini ha giocato un ruolo importante, sia sul campo che nel rapporto con i mezzi di informazione nazionali, è senz'altro la contestazione del G8 di Genova: noto in precedenza soltanto all'interno del movimento e nella politica locale, Casarini è divenuto uno dei principali volti pubblici di quelle giornate nella sua veste di portavoce del Genoa Social Forum. Fece scalpore, in particolare, la sua "dichiarazione di guerra" ai leader mondiali nei giorni che precedettero il vertice.[1]
Sotto il profilo strettamente politico (salvo la candidatura del '99 alle elezioni comunali di Padova), Casarini non ha espresso la volontà di inserirsi nella politica istituzionale. I Disobbedienti, però, hanno stretto rapporti di collaborazione con alcuni partiti dell'area di estrema sinistra, in particolar modo i Verdi del Triveneto (all'interno dei quali il gruppo ha condotto una politica di "entrismo", ovvero il controllo di alcune federazioni come quella di Padova e Treviso attraverso le tessere) e con Rifondazione Comunista, instaurando, con quest'ultimo partito, un rapporto travagliato fatto di avvicinamenti e allontanamenti. Duri ed altamente conflittuali, invece, i rapporti con altre le altre forze del centrosinistra (con la parziale eccezione del sindaco di Venezia Massimo Cacciari).[2] Non sempre idilliaci ed anzi caratterizzati da frequenti diversità di vedute gli stessi rapporti tra i Disobbedienti e altre componenti del movimento antiglobalizzazione.[3]