Francesco IV d'Asburgo-Este
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Francesco Giuseppe Carlo Ambrogio Stanislao (Milano - 6 ottobre 1779 - Modena, 21 gennaio 1846) fu, col nome di Francesco IV ,duca di Modena, Reggio e Mirandola (dal 1815), duca di Massa e principe di Carrara (dal 1829), arciduca Asburgo-Este, principe reale di Ungheria e Boemia, Cavaliere dell'Ordine del Toson d'Oro.
Suo padre fu l'arciduca Ferdinando Carlo Antonio Giuseppe Giovanni Stanislao Asburgo-Este, duca di Brisgovia, sua madre Maria Beatrice d'Este, duchessa di Massa e principessa di Carrara, signora di Lunigiana, titoli ereditati dalla madre Maria Teresa Cybo-Malaspina.
Nel 1812 Francesco sposò la principessa Maria Beatrice di Savoia, figlia del re Vittorio Emanuele I di Sardegna e sua nipote in quanto figlia della sorella Maria Teresa Giovanna (1773-1832). La coppia ebbe quattro figli:
- Maria Theresa (1817-1886), sposò Enrico, conte di Chambord.
- Francesco V d'Este (1819-1875), ultimo duca di Modena, sposò la principessa Adelgonda di Baviera.
- Ferdinando (1821-1849), sposò l'arciduchessa Elisabetta d'Austria.
- Maria Beatrice (1824-1906), sposò Juan, Conde de Montizon.
Aveva un senso quasi mistico della missione divina del sovrano ed era ossessionato dalla Carboneria che la negava: contro di essa emise a poca distanza uno dall'altro emise ben due editti, il secondo dei quali aggravava le pene previste dal primo.
Nel 1820 il Tribunale di Stato di Rubiera processò quarantasette persone accusate di carboneria condannandole a varie pene, due furono le condanne a morte. Il duca al quale spettava la convalida delle sentenze e dimostrava generalmente clemenza ne confermò alcune, per altre ridusse la pena inflitta e confermò delle due condanne a morte solo quella nei confronti di don Giuseppe Andreoli, decapitato poco dopo a Rubiera perché il suo stato di sacerdote secondo il duca aggravava il reato in quanto sosteneva la possibilità di conciliare la religione alle nuove idee di libertà, contrariamente a quanto pensava il duca convinto della missione divina del sovrano.
Poiché gli studenti si mostravano sostenitori delle nuove idee, impose che gli universitari risiedessero in collegi che sorsero numerosi e fece ridurre il numero degli studenti in giurisprudenza giudicandoli pericolosi per le sorti del ducato ed inutilmente in numero troppo elevato per le reali necessità, non favorì l'istruzione poiché le persone più istruite erano più accessibili degli incolti alle idee di libertà portate dalla rivoluzione francese.
Per lo stesso motivo contrariamente a quanto avveniva in Europa non favorì il nascere di nuove industrie rivolgendo le sue cure all'agricoltura i cui lavoratori erano più fedeli alla monarchia.
Nel 1834 fece costruire il grandioso Foro Boario per il mercato bestiame "a onore e comodo dei fedeli agricoltori", che però non gradirono e il fabbricato rimase vuoto. I grandi portici vennero chiusi e i locali ricavati adibiti a vari usi, oggi sono sede della facoltà di economia dell'Università.
A giudicare dalle cronache redatte dagli avversari politici (in particolare esponenti del Risorgimento), Francesco IV usò nel suo governo un'impronta dittatoriale e sanguinaria. Ad esempio, il libro Ciro Menotti e i suoi compagni, scritto dall'ufficiale garibaldino Taddeo Grandi, modenese, edito nel 1880 (dalla tipografia Azzoguidi di Modena e di cui una copia è conservata presso la biblioteca del museo mazziniano di Genova), riporta presunti atti di atrocità commessi dalla polizia del Ducato, al cui comando vi era proprio Francesco IV.
[modifica] I rapporti con Ciro Menotti
Ciro Menotti stesso morì sulla forca in seguito ad un mai ben dimostrato tentativo di insurrezione ai danni del Duca. La vicenda di Ciro Menotti non è mai stata chiarita con certezza, certo è che il Menotti e il duca si conoscevano e forse fra i due erano intervenuti accordi politici: Francesco IV condivideva il progetto menottiano di pervenire all'unità d'Italia attraverso moti coordinati in diverse città nella speranza di poter essere lui il futuro sovrano d'Italia.
Certamente egli pensava ad un regno dell'Italia settentrionale fino alla Toscana, comunque non si capisce come mai il duca che sapeva del progetto di Ciro Menotti non l'abbia fatto arrestare prima, la versione più accettata è che il duca abbia in un primo tempo favorito e appoggiato la rivolta conoscendone anche la data, ma un intervento dell'Austria gli fece cambiare idea e programmi.
A questo punto il 3 febbraio 1831 Menotti temendo di essere arrestato anticipò i tempi. Francesco IV, informato, fece circondare dalle sue guardie la casa di Menotti dove si stava svolgendo una riunione di una quarantina di congiurati. Vengono sparati alcuni colpi e le guardie ebbero subito ragione dei rivoltosi, che, in parte fuggono, in parte sono arrestati.
Ciro Menotti cercò la fuga saltando da una finestra nel giardino retrostante ma rimase ferito e venne arrestato. Il duca scrisse subito una lettera al governatore di Reggio "Questa notte è scoppiata contro di me una terribile congiura. I cospiratori sono nelle mie mani. Mandatemi subito il boia."
Intanto era scoppiata la rivolta a Bologna e il duca giudicò prudente fuggire a Mantova, portando con sé in catene Ciro Menotti, che, alla fine dei moti riportato a Modena fu giudicato dal Tribunale speciale di Rubiera e condannato a morte per impiccagione, condanna eseguita sugli spalti della Cittadella della città.
Predecessore: Ercole III, poi Repubblica Cispadana |
Duca di Modena, Reggio e della Mirandola 1814-1846 |
Successore: Francesco V |
Duca di Massa e Carrara 1829-1846 |
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Predecessore: Ferdinando |
Arciduca d'Austria-Este 1814-1846 |
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