Francesco II delle Due Sicilie
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Francesco II di Borbone, battezzato Francesco d'Assisi Maria Leopoldo (Napoli, 16 gennaio 1836 – Arco, 28 dicembre 1894), è stato re del Regno delle Due Sicilie dal 22 maggio 1859 al 13 febbraio 1861.
Figlio di Ferdinando II di Borbone e della prima moglie Maria Cristina di Savoia (figlia di re Vittorio Emanuele I), che morì dandolo alla luce, sarà il quinto e ultimo Borbone sul trono di Napoli.
Indice |
[modifica] Biografia
Di carattere mite e bonario, fu educato secondo rigidi precetti morali e religiosi. Da giovane fu tenuto lontano dagli affari dello Stato, cosa che lo rese privo della necessaria competenza militare, mostrata invece dal padre in più occasioni.
Sposò nel 1859 Maria Sofia di Baviera, sorella dell'imperatrice Elisabetta di Baviera (più conosciuta col nome di Sissi, sposa dell'Imperatore d'Austria Francesco Giuseppe), la quale era più giovane di lui di 5 anni e che aveva un temperamento del tutto opposto al suo. Secondo alcuni, il matrimonio fu consumato solo un mese più tardi, grazie anche all'interessamento di Padre Borrelli, forse perché Francesco II era stato educato in modo religiosissimo: entrava infatti in camera da letto dopo che la moglie si era addormentata e si alzava dallo stesso la mattina di buonora.
Salito al trono alla morte del padre il 22 maggio 1859, ne seguì inizialmente l'indirizzo politico. Il suo carattere fatalista e pio spinse la regina Maria Sofia a tentare di prendere la direzione degli affari del regno, entrando così in aperto contrasto con la matrigna del re, la regina madre Maria Teresa.
In politica interna Francesco II di Borbone, pur regnando per poco più di un anno come sovrano sul trono di Napoli, ebbe tempo di varare varie riforme: concesse più autonomie ai comuni, emanò amnistie, nominò delle commissioni aventi lo scopo di migliorare le condizioni dei carcerati nei luoghi di detenzione, dimezzò l'imposta sul macinato, ridusse le tasse doganali, fece aprire le borse di cambio a Reggio Calabria e Chieti; inoltre, siccome era in corso una carestia dette ordini per l'acquisto di grano all'estero per rivenderlo sottocosto alla popolazione e per donarlo alle persone più indigenti, ampliò la rete ferroviaria del Regno (Napoli-Foggia, Foggia-Capo d'Otranto, Palermo-Messina-Catania). In ultimo, ancora nel 1862, quado era ormai già esule in Roma, inviò una grossa somma in aiuto ai napoletani vittime di una delle tante eruzioni del Vesuvio.
In politica estera, dopo un iniziale allineamento alle posizioni conservatrici dell'Austria, in conseguenza dello sbarco di Giuseppe Garibaldi in Sicilia e della sua rapida avanzata fece molte concessioni liberali, in ciò consigliato dal suo primo ministro Carlo Filangieri, arrivando anche ad annunciare la promulgazione della Costituzione e l'adozione della bandiera tricolore (atto sovrano del 25 maggio 1860). Al precipitare degli avvenimenti cercò persino un'alleanza col cugino Vittorio Emanuele II di Savoia (giugno-luglio 1860), che la rifiutò.
[modifica] Tramonto di un Regno
I Borbone erano informati fin dall'inizio dell'impresa dei Mille, sia sul giorno che sul luogo della loro partenza, nonché su quello del presunto sbarco. Però, pur disponendo di una flotta di 14 navi militari che incrociavano lungo le coste del Regno, i Mille non furono fermati.
La spedizione dei Mille impressionò i contemporanei per la rapidità delle prime conquiste iniziali e per la disparità almeno iniziale di forze in campo.
A Calatafimi ben 3.000 soldati borbonici si ritirarono, dopo una iniziale scaramuccia, praticamente senza combattere. Quando poi Garibaldi passò in Calabria, dove erano di stanza circa 12.000 soldati del Borbone, ben 10.000 di essi si arresero senza sparare un solo colpo. Al comando dell'armata vi era il generale di brigata Landi che, per ordine di Francesco II, fu deposto e "confinato" sull'isola d'Ischia. Tuttavia dopo l'annessione delle Due Sicilie al nuovo Regno d'Italia, Landi fu promosso al grado di generale di Corpo d'Armata e messo a riposo con una cospicua pensione dalla nuova amministrazione.
Intanto, mentre il cugino Vittorio Emanuele II giurava amicizia a Francesco II e condannava l'impresa di Garibaldi, il Cavour dava ordine al generale Cialdini di partire alla volta di Napoli con l'esercito piemontese per impossessarsi del Regno delle Due Sicilie e ordinava all'ammiraglio Persano di seguire da lontano l'impresa di Garibaldi.
Dopo la perdita della Sicilia, di fronte all'avvicinarsi di Garibaldi e seguendo il consiglio del Ministro dell'Interno Liborio Romano, che era già compromesso con i piemontesi, il Re lasciò Napoli senza combattere, facilitando di fatto la conquista da parte di Garibaldi, e ripiegò dapprima sulla linea del Volturno e poi, con la moglie, a Gaeta, dove l'esercito meridionale si difese valorosamente per tre mesi contro l'assedio dell'esercito garibaldino prima e di quello piemontese , comandato dal generale Enrico Cialdini, poi.
L'assedio di Gaeta ebbe inizio il 13 novembre 1860 e fu condotto in modo molto aspro.
Dopo la capitolazione di Gaeta (13 febbraio 1861) Francesco, con la moglie, si recò in esilio a Roma via mare.
[modifica] L'esilio
Giunto a Roma, Francesco II fu prima ospitato al Quirinale dal papa Pio IX per passare poi a Palazzo Farnese, ereditato dalla sua ava Elisabetta. Rimase a Roma fino all'occupazione delle truppe unitarie avvenuta nel 1870, compiendo alcuni tentativi di organizzare una resistenza armata nell'ex-regno, per stabilirsi quindi – a meno di brevi viaggi in Austria e in Baviera presso i parenti della moglie – dal 1870 in poi a Parigi, dove visse privatamente senza grandi mezzi economici perché il Regno d'Italia aveva confiscato tutti i beni dei Borbone, proponendone la restituzione solo qualora Francesco II avesse rinunciato ad ogni pretesa sul trono del Regno delle Due Sicilie, cosa che egli mai accettò rispondendo sdegnato "Il mio onore non è in vendita".
Nel Natale del 1869, durante il breve soggiorno romano, Francesco e Maria Sofia ebbero una figlia, Maria Cristina, che purtroppo morì di lì a tre mesi.
Morì nel Trentino (allora austriaco), in uno dei suoi viaggi compiuti per sottoporsi a cure termali, e venne sepolto nella chiesa di Arco.
Anche dopo la morte di Francesco II la ex Regina Maria Sofia sperò ancora nella restaurazione del Regno delle Due Sicilie, e frequentò socialisti ed esuli anarchici. Più di una fonte la vuole infatti ispiratrice degli attentatori Passanante e Bresci. Morì il 18 gennaio 1925 a Monaco.
Le spoglie di Francesco II, di Maria Sofia e della loro figlia Maria Cristina, ultima famiglia reale napoletana, riunite dopo varie vicissitudini, riposano nella Chiesa di Santa Chiara in Napoli dal 18 maggio 1984, dove sono state portate in forma solenne davanti ad una folla plaudente.
[modifica] I soprannomi
L'annessione del Regno delle Due Sicilie al Regno d'Italia non fu certo causato da una rivoluzione popolare e spontanea. Ciò costrinse le autorità piemontesi a cercare una giustificazione dell'operato, tutt'altro che consono al diritto internazionale, del Regno di Sardegna in tutta la vicenda. Fra gli altri temi, quello dell'inettitudine del sovrano detronizzato fu uno dei cavalli di battaglia della propaganda sabauda. Francesco II di Borbone quindi si vide affibbiare, anche a livello quasi ufficiale, il soprannome di "Franceschiello" cioè il nomignolo datogli dai cronisti dell'epoca per ridicolizzare la figura di un sovrano che aveva perso il proprio Regno (Inoltre "Esercito di Franceschiello" è un modo di dire tuttora usato per indicare un manipolo di soldati o di persone incapaci ed indisciplinate). In questo specifico contesto rientra il noto "Ordine per la Marineria", con tanto di stemma reale delle Due Sicilie su pergamena, messo in giro ad arte subito dopo la caduta del regno, dal titolo folkloristico e piuttosto bizzarro: "Facite ammuina"; con il quale si volevano indicare gli ordini impartiti ai marinai in casi di visite di personalità importanti sulle navi dell'ex regno. L'evidenza di falso storico emerge anche dal fatto che tutti gli atti ufficiali del Regno delle Due Sicilie erano redatti in perfetto italiano.
In un altro ambito troviamo l'altro soprannome, un po' più affettuoso, di "Re lasagna" o "Lasa" coniato forse per lui dal padre a causa della passione nutrita per le lasagne e molto in uso tra gli storiografi del tempo.
Questo Sovrano, ultimo Re delle Due Sicilie, è anche l'ultimo autentico Savoia. Infatti la madre era figlia di Vittorio Emanuele I. Dopo l'abdicazione (1821) e l'ascesa al trono del fratello Carlo Felice, anche questi privo di discendenza maschile, la corona passò al ramo collaterale dei Carignano, decisamente lontano dal tronco principale. Paradossalmente, quindi, proprio Francesco II di Borbone Due Sicilie è da considerarsi l'ultimo di quell'antico casato.
[modifica] Altri progetti
Wikiquote contiene citazioni di o su Francesco II delle Due Sicilie
Predecessore: Ferdinando II delle Due Sicilie |
Regno delle Due Sicilie 1859 - 1860 |
Successore: Vittorio Emanuele II Re d'Italia |
Capo della Casa Reale delle due Sicilie 1859–1894 |
Successore: Principe Alfonso, Conte di Caserta |