Corrado Carnevale
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Corrado Carnevale (Licata (AG), 9 maggio 1930) è un magistrato italiano. È noto per aver cassato, in qualità di Presidente della prima sezione della Suprema Corte di Cassazione, numerose sentenze dei tribunali chiamati a giudicare su temi di mafia, nonché per un processo alla Banda della Magliana, per la Strage del Rapido 904, e per essere stato coinvolto in uno dei maggiori scandali per corruzione della storia della magistratura italiana.
Si laureò all'Università di Palermo all'età di 21 anni col massimo punteggio. Partecipò al concorso pubblico per uditore giudiziario e lo vinse, classificandosi al primo posto; venne nominato uditore il 17 dicembre 1953.
Successivamente seguì una carriera incredibilmente rapida, diventando a soli 55 anni presidente di sezione di Corte di Cassazione (1° dicembre 1985): il più giovane della storia.
Carnevale fu soprannominato l'ammazza-sentenze per via della sua tendenza a cancellare le condanne per Mafia per piccoli vizi di forma. Carnevale cancellò alcune condanne per traffico di droga, ad esempio, perché le conversazioni intercettate presentate come prova si riferivano allo spostamento di "camicie" e "completi" invece che a narcotici; sebbene talvolta questi siano i nomi in codice che alcuni trafficanti utilizzano per riferirsi a stupefacente, nel caso concreto mancò però ogni prova ulteriore (ad es. il sequestro di una partita di sostanza) che permettesse di affermare con certezza che gli interlocutori non stessero parlando di capi d'abbigliamento.
Nel 1986 finì sotto i riflettori per aver assolto un imputato accusato di associazione mafiosa, per la mancanza di un timbro a secco in una procedura burocratica[citazione necessaria]; da quel momento venne più volte discusso e contestato. Cassò lunghissimi e faticosi processi essenzialmente a imputati accusati di collaborazione con Cosa nostra[1], rimanendo sempre in carica, e finendo però coinvolto nel processo Andreotti come collaboratore esterno della stessa Cosa nostra. Il 29 marzo 1993 la procura di Palermo gli invia un avviso di garanzia. Il collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo ha dichiarato che "il senatore Andreotti aveva con lui uno speciale rapporto personale."[2] "E i boss erano sicuri che non ci sarebbero stati problemi."[3] Il magistrato venne sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal 23 aprile 1993.
La sentenza finale in Cassazione del 30 ottobre 2002 lo ha assolto con formula piena, senza rinvio, perché "Il fatto non sussiste", ribaltando la sentenza della Corte di Appello di Palermo che lo aveva condannato, il 29 giugno 2001 per concorso esterno in associazione mafiosa a 6 anni di carcere, l'interdizione perpetua dai pubblici uffici e l'interdizione legale lungo l'arco della pena.
Successivamente il Consiglio Superiore della Magistratura ha respinto la sua richiesta a nomina di presidente del Tribunale superiore delle Acque Pubbliche con tra le motivazioni: "Manifesta un ostentato disprezzo per le regole".[4]
Il 21 giugno 2007 è tornato a svolgere l'attività giudiziaria presso la I/a sezione civile della Cassazione.
[modifica] Note
- ^ cfr. atti dell'accusa del processo Carnevale
- ^ Dichiarazioni di Gaspare Mutolo al processo Andreotti
- ^ http://digilander.libero.it/inmemoria/italia_1993.htm
- ^ http://www.bresciablob.com/archivio/Prime%20pagine/carnevale.htm