Antonio Giraudo
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Antonio Giraudo (Torino, 2 settembre 1946) è stato amministratore delegato della Juventus dal luglio del 1994 al maggio del 2006.
È stata la figura economico-finanziaria della "triade" che ha permesso, durante la sua gestione, di chiudere diversi bilanci in utile, nonostante i problemi della FIAT. Giraudo insieme a Luciano Moggi, sono stati i fautori dei successi degli ultimi 12 anni, unendo i risultati e il bilancio. Tra i progetti più importanti patrocinati da Giraudo ricordiamo l'acquisto e la ristrutturazione dello stadio delle Alpi, l'entrata in borsa della Juventus, e i numerosi contratti firmati, che hanno permesso l'entrata di capitali nelle casse della società di corso Galileo Ferraris.
Dagli sviluppi nell'inchiesta sul "sistema Moggi", del quale Giraudo era una delle colonne portanti, è emerso che sulle predette vittorie della loro gestione, grava il sospetto della frode sportiva.
Tale frode sarebbe stata attuata tramite: il controllo delle designazioni arbitrali, di alcuni arbitri stessi, il monopolio del mercato (attraverso la società Gea World) il condizionamento di trasmissioni sportive, la gestione dei diritti televisivi ed altre attività illecite che la magistratura dovrà verificare.
Giraudo è stato processato dal Tribunale di Torino insieme a Riccardo Agricola per uso di doping e frode sportiva da parte della Juventus. Il Tribunale, in primo grado ha assolto entrambi per il doping e ha condannato il solo Agricola per frode sportiva; la Corte di Appello di Torino, in appello, ha confermato l'assoluzione di entrambi per il doping, nonché quella di Giraudo per frode sportiva, assolvendo dal secondo reato anche Agricola; "la II Sezione Penale della Cassazione ha dichiarato la prescrizione del reato di frode sportiva nei confronti dell’ex amministratore delegato della Juventus Antonio Giraudo e del medico sociale bianconero Riccardo Agricola." e ancora "a quanto si è appreso da indiscrezioni del collegio giudicante della II Sezione Penale della Cassazione - era «astrattamente condivisibile il ricorso presentato dalla Procura di Torino contro le assoluzioni». Ma non si poteva fare altro che dichiarare la prescrizione." da [La Stampa][1]