San Trifone
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San Trifone nacque a Lampsaco (oggi Lapseki), in Frigia (nell'odierna Turchia nord-occidentale), nel 232 da genitori cristiani. Il suo martirio risale al tempo della persecuzione di Decio (249-251).
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[modifica] Vita e Martirio
Secondo la tradizione orientale, Trifone fu arrestato e torturato per non aver obbedito all’editto imperiale che prescriveva di onorare gli dèi pagani. Subì il martirio per decapitazione a Nicea (in Asia Minore) all’età di diciotto anni, il 2 febbraio del 250. Dai racconti agiografici che ci sono pervenuti, di cui il documento più antico risale all’VIII secolo, Trifone viene presentato come un giovane pastore di oche, capace di operare guarigioni ed esorcismi. S.Trifone era tenuto in grande considerazione dai contadini greci per la salvaguardia delle coltivazioni dalle invasioni di cavallette, dalle infestazioni di rettili, insetti e altre specie di animali nocivi. Probabilmente questa tradizione si è poi propagata anche in Meridione, dove tra il Cinquecento e gli inizi del Novecento si sono moltiplicati i luoghi dove, in seguito ad invasioni di cavallette, si sono votate alla protezione del santo.
[modifica] Devozione e reliquie
Nel VI secolo, a Costantinopoli, c'erano due basiliche intitolate al santo, la prima voluta dall’ imperatore Giustiniano (565) e la seconda dall’imperatore Giustino II (578). Nell’809 dei mercanti veneziani trafugarono le reliquie del santo da Costantinopoli e, in seguito ad un presunto miracolo, lasciarono le reliquie a Cattaro, nell'attuale Montenegro, dove fu proclamato patrono della città e fu eretta una basilica in suo onore. Anche a Roma verso la fine del X secolo fu costruita una chiesa in Campo Marzio, San Trifone in Posterula, distrutta alla metà del Settecento per l’ampliamento dell’attuale chiesa di Sant'Agostino. Il culto si è propagato soprattutto in meridione. Viene invocato a protezione delle campagne per tenere lontani animali nocivi, soprattutto cavallette, e per guarire da malattie contagiose.
[modifica] Il culto in Italia
Adelfia (Bari): Patrono, reliquie, statua, dipinti - Alessano (Lecce): Patrono, statue, dipinti - Apricena (Foggia) Toponimo di una contrada - Benevento Chiesa (abbattuta) - Bisceglie (Bari)Confraternita, statua - Casamassima (Bari) Patrono (non più celebrato) Ceglie del Campo (Bari) Cappella (abbattuta) Cerignola (Foggia) Patrono, reliquie, parrocchia, statua - Cesarano, fraz. Tramonti (Salerno) Reliquie, busto - Francavilla Fontana (Brindisi) Patrono (non più celebrato) - Frascineto (Cosenza) Dipinto - Galatina (Lecce) Statua - Marzano di Nola (Avellino) Patrono, parrocchia, statua - Mestre (Venezia) Patrono (non più celebrato), statua - Monacizzo, fraz. Torricella (Taranto) Patrono (non più celebrato), statua - Monopoli (Bari) Dipinto - Nardò (Lecce) Chiesa, confraternita, dipinto - Onano (Viterbo)Patrono, reliquie, statue - Palermo: Patrono (non più celebrato) - Pulsano (Taranto): Patrono, statue - Ravello (Salerno): Abbazia (dismessa) - Roma: Due chiese (abbattute), busto, reliquie - Venezia: Reliquie, Confraternita, dipinti.
[modifica] Il culto all'estero
Bulgaria Patrono dei vinicoltori, celebrato al 14 Febbraio, il nome popolare è Sveti Trifon Zarezan; festa molto populare nei paesi, celebrata ad aperto con la consumazione esclusivamente di vino e grappa e carne grigliata. Albania: Patrono (non più celebrato) - Attica (Grecia): Reliquie e affreschi - Beirut (Libano): Affresco - Monte Sinai (Egitto): Cappella.
Cattaro (Montenegro-Jugoslavia): Patrono, reliquie, statue, bassorilievi.
A Cattaro la cattedrale è dedicata a San Trifone, dove si conservano la testa e parte del corpo. Fin dal nono secolo, la festa si celebra il 3 febbraio, quando la Confraternita Marinereza di Cattaro comprò il corpo di San Trifone da marinai veneziani che stavano portando le reliquie a Venezia. La nave si fermò a Rose (golfo di Rose all'entrata del Golfo di Cattaro) e siccome non poteva ripartire per il maltempo, si pensò che era volontà del santo voler rimanere a Cattaro. Era l'anno 809, e subito dopo l'acquisto ci fu una grande celebrazione.
[modifica] Iconografia
[modifica] Il telero del Carpaccio (1505 ca.)
L’opera artistica di maggiore rilievo che raffigura San Trifone è il telero di Vittore Carpaccio (1465-1526) denominato Il miracolo di San Trifone. Il telero misura centimetri 142 per 300 ed è stato dipinto a tecnica mista, olio e tempera, verso il 1505. Fu concepito per coprire una parete dell’Oratorio della Scuola Dalmata dei SS.Giorgio e Trifone a Venezia, dove tuttora si può ammirare. Col termine “schiavoni” erano chiamati comunemente i dalmati immigrati in Italia, e col termine “scuola”, nella Venezia rinascimentale, s’intendeva un sodalizio di persone di stessi sentimenti religiosi e culturali. In questa specie di confraternita, lo spirito di carità si espri-meva soprattutto nei confronti dei confratelli bisognosi, che erano assistiti e soccorsi per o-gni genere di necessità. I confratelli della Scuola dalmata talvolta offrivano solidarietà anche a chi non era confratello, purché proveniente dalla Dalmazia.
Alla fine del Quattrocento la comunità dalmata era cresciuta in prestigio e ricchezza e si credette che questo successo fosse un favore divino prodigato loro dall’intercessione dei santi protettori Trifone, Giorgio e Girolamo. Volendo lasciare un segno artistico tangibile della devozione ai tre santi, il Priore della Scuola Dalmata chiamò il pittore più famoso e valente d’allora: Vittore Carpaccio. Il Priore gli commissionò dei teleri da raggruppare in quattro cicli dedicati al Vangelo, a S.Girolamo, a S.Giorgio e a S.Trifone. Il ciclo di S.Trifone si risolse in una sola opera ed ebbe come soggetto il miracolo più famoso del santo, ovvero la liberazione dall’ossessione diabolica di Gordiana, figlia dell’imperatore Gordiano III, che regnò dal 238 al 244, anno in cui il santo aveva dodici anni. Il demonio che ossessionava Gordiana appare in forma di basilisco. Nel bestiario medievale il basilisco aveva le sembianze di un mostro fantastico con corpo alato di uccello, coda di rettile e cresta. Nell’iconografia riguardante S.Trifone, il diavolo in forma di basilisco appare solo in questo telero. Nella fonte a cui Carpaccio si rifece, cioè la Legenda de Misier San Triphone (1466) che si conserva alla Biblioteca Marciana di Venezia non si fa accenno al basilisco, bensì ad un chane negro qual aveva li ochi del fogo el capo per tera traeva.
La scelta del Carpaccio di rappresentare il diavolo in forma di basilisco non fu casuale, ma deliberata e motivata. Per meglio comprendere i motivi che spinsero Carpaccio a preferire il basilisco al cane nero, occorre rileggere la storia personale dell’artista, la committenza e il contesto storico.
L’artista dipinse il telero due anni dopo aver compiuto uno dei suoi capolavori, la Visione di Sant’Agostino, che necessitò di un’accurata riflessione. Carpaccio studiò il pensiero di Sant’Agostino, il quale aveva definito Satana il “re dei diavoli”; inoltre il pittore sapeva dai bestiari più diffusi in quell’epoca che il basilisco era il “re dei serpenti”. Fu lo stesso Sant’Agostino a paragonare il basilisco, re dei serpenti, a Satana, re dei diavoli.
La scelta del basilisco è inoltre correlata alle richieste che Carpaccio ricevette dalla committenza. Il suo incarico, infatti, prevedeva la realizzazione dei tre santi tutelari della Scuola Dalmata: Trifone, Giorgio e Girolamo. In quel tempo, i peccati capitali combattuti dai cristiani erano simboleggiati da questi tre animali: il drago come incarnazione del demonio, il leone per tutto ciò che di diabolico poteva esserci al mondo, e il basilisco per la lussuria. La consolidata tradizione iconografica riguardo S.Giorgio e S.Girolamo fornì a Carpaccio la soluzione per mostrare i primi due peccati capitali che dovevano rientrare in questo ciclo di opere, dove restava da raffigurare la lussuria, la leggerezza dei costumi che in quegli anni accelerò la diffusione della sifilide in Europa.
La sifilide era una malattia venerea ancora sconosciuta, fortemente debilitante e incurabile, ed era volgarmente denominata “morbo del basilisco". Il Carpaccio identificò in Trifone il santo a cui rivolgersi per ottenere protezione dalla sifilide che andava dilagando e rappresentò il morbo con l’aspetto del basilisco; completò così la triade malefica (drago, leone, basilisco) che animava l’immaginario popolare di quel tempo.
[modifica] Patronati
Nel Martirologio Romano si commemorava il 10 novembre insieme a Respicio e a Ninfa, dopo una recente revisione non sono più contemplati i loro nomi, ma localmente continua ad essere celebrato il 10 novembre e anche in altre date. San Trifone è patrono principale di Adelfia-Montrone (Bari), Alessano (Lecce), Marzano di Nola (Avellino), Onano (Viterbo), Pulsano (Taranto) e Cattaro (odierno Montenegro). San Trifone è inoltre compatrono di Cerignola (Foggia) e viene celebrato il 1° febbraio.
[modifica] Bibliografia
- Amore Agostino, Trifone e Respicio in Bibliotheca Sanctorum, vol. XII, pp.656-657.
- Amore Agostino, Trifone e Respicio in Enciclopedia Cattolica, vol. XII, pp.524-525.
- Bassich Antonio, Della vita e del martirio di S.Trifone, Padri Mechitaristi, Vienna 1845.
- Delehaye Hippolyto, De Sanctis Tryphone, Respicio et Nympha in Acta Sanctorum, Novembris, t. IV, Bollandinos, Bruxelles 1925.
- Franchi de' Cavalieri Pio, Osservazioni sulle Leggende dei SS. Martiri Mena e Trifone in Hagio-graphica (Studi e Testi, 19), Tip. Vaticana, Roma 1908.
- Gabrielli Gabriele, Compendio della Vita e Martirio del glorioso martire San Trifone - Protettore di Cerignola (Da un manoscritto del secolo XVII), Tip. Pescatore, Cerignola 1917.
- Maksimovic Jovanka, Un manoscritto della Marciana miniato con scene della vita e dei miracoli di San Trifone e la sua copia di Cattaro in Venezia e l’Europa, Ed. Arte Veneta, Venezia 1956.
- Montenovesi Ottorino, Le antiche chiese di S.Trifone in “Posterula” e di S.Agostino in Roma in Roma - Rivista di studi e di vita romana, n.5, Cappelli, Bologna 1935.
- Palese Salvatore, Alessano e la sua chiesa maggiore, Congedo, Galatina 1975.
- Pallucchini Rodolfo, I teleri del Carpaccio in San Giorgio degli Schiavoni, Rizzoli, Milano 1961.
- Procopius, Buildings, Harvard University Press, Cambridge (Massachussets), 1940.
- Tomai Salvatore, San Trifone Martire, Omphalos, Pulsano 2000.
- Vallery Tullio, “La Fraternitade overo Scuola in Honore de Missier San Zorzi et Missier San Trifon” in Scuola Dalmata, 3, 1968, pp.3-8.