San Teodoro di Amasea
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San Teodoro di Amasea | ||
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Generale e martire | ||
Nascita | III secolo | |
Morte | tra il 306 e il 311 | |
Venerato da | Chiesa cattolica, Chiese ortodosse | |
Ricorrenza | 7 febbraio | |
Patrono di | Brindisi | |
Vedi anche | scheda su santiebeati.it | |
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San Teodoro di Amasea era un soldato originario dell'Oriente, di cui non si conosce con precisione la città natale: secondo alcuni sarebbe nato in Cilicia, secondo altri in Armenia.
Indice |
[modifica] Cenni biografici
Arruolato nell'esercito romano era stato trasferito con la sua legione denominata Marmarica (ovvero la Cohorte terza Valeria) nei quartieri invernali di Amasea nell'Ellesponto, attuale Turchia, al tempo dell'imperatore Galerio Massimiano (305-311). Era allora in atto la persecuzione contro i cristiani già avviata da Diocleziano (284-305), e reiterata da Galerio, Caesar dal 293, con un editto che, nel 305, prescriveva a tutti di fare sacrifici e libagioni agli dei. L'editto venne ripreso dal Caesar Massimino Daia, ai primi del 306, con l'ordine ai governatori delle province affinché venisse imposto in tutto l'Impero romano e si ordinasse anche ai soldati di sacrificare agli dei. Teodoro rifiutò nonostante le sollecitazioni dei compagni. Ed è nel 306 che viene accusato di essere cristiano e deferito al giudizio del tribuno. Durante l'interrogatorio, nonostante l'alternanza di minacce e promesse rifiuta nuovamente di sacrificare agli dei. È nota la riluttanza dei governatori a mandare a morte gli accusati, ancor di più in questo caso trattandosi di un legionario; essi preferivano ricorrere alla tortura per piegarne la resistenza e far loro salva la vita. Il prefetto Brinca, comandante della Legione Marmarica, vista anche la giovane età e l'intelligenza di Teodoro si limita a minacciarlo e gli concede una breve dilazione temporale per permettergli di ripensarci e riflettere. Teodoro invece ne approfitta per continuare l'opera di proselitismo e, per dimostrare che non ha alcuna intenzione di abiurare la religione cristiana, incendia il tempio della gran madre degli dei, Cibele, che sorgeva al centro di Amasea, presso il fiume Iris. Viene nuovamente arrestato e il giudice del luogo, tale Publio, ordina che venga flagellato, rinchiuso in carcere e lasciato morire di fame. Ma questa punizione sembra non avere nessun effetto su Teodoro, che anzi rifiuta un bicchiere d'acqua e un'oncia di pane al giorno, che i suoi carcerieri dopo tanto tempo gli porgono. Scampato miracolosamente alla fame, alla fine Teodoro viene tolto dal carcere e ricondotto in giudizio. I magistrati gli fecero grandi promesse, lo sollecitarono vivamente di accondiscendere alla volontà degli imperatori anche solo in apparenza, promettendo che lo avrebbero lasciato in pace. Gli offrirono perfino la carica di pontefice. Teodoro rifiuta sdegnosamente e tiene testa al tribunale non riconoscendo i loro dei, beffandosi delle proposte che gli vengono fatte e testimoniando che non gli avrebbero strappato una sola parola ne un solo gesto contro la fedeltà che doveva al Signore. Il giudice, vedendo l'ostinazione di Teodoro, ordina allora che venga torturato con uncini di ferro che ne mettono a nudo le costole, e lo condanna ad essere bruciato vivo.
[modifica] Martirio
Subisce il martirio ad Amasea (l'odierna Amasya nel Ponto, a ridosso del Mar Nero) il 17 febbraio tra il 306 e il 311. I carnefici lo condussero nel luogo stabilito e presero la legna da mercanti addetti ai bagni. Teodoro depose i suoi vestiti e i numerosi fedeli accorsi si agitavano per poterlo toccare, respinti dai carnefici. A costoro il martire disse: "Lasciatemi così (vivo n.d.r.) perché chi mi diede sopportazione nei supplizi mi aiuterà affinché sostenga illeso l'impeto del fuoco". I carnefici lo legarono, accesero il rogo e si allontanarono. La leggenda racconta che Teodoro non subì l'offesa delle fiamme, morì senza dolore e rese l'anima glorificando Dio. Una donna di nome Eusebia chiese il corpo di Teodoro, lo cosparse di vino e altri unguenti, lo pose in una cassa avvolto in un sudario e lo portò da Amasea in un suo possedimento ad Euchaita, l'attuale Aukhat, distante un giorno di cammino, dove venne sepolto. In questo luogo già nel IV secolo viene edificata una basilica frequentata da pellegrini in visita al sepolcro del santo. Ed è in questa chiesa che san Gregorio di Nissa (335-394) pronuncia un discorso che riporta i passi della vita e del martirio di san Teodoro. Da esso e da un altro scritto andato perduto deriva la Passio attuale. Nel 311, poco tempo dopo il martirio di San Teodoro, Galerio, divenuto Augustus, con un editto, pone termine alle persecuzioni contro i cristiani, riconoscendone lo status giuridico.
[modifica] Culto
Il culto di San Teodoro si propagò rapidamente in tutto l'Oriente cristiano e successivamente nell'Impero.
Ad Amasea una chiesa in suo onore fu eretta ai tempi dell'imperatore Atanasio (491-518), a Costantinopoli nel 452 ad opera del console Sphoracius, a Ravenna ove era un monastero con il suo nome, ad opera dell'arcivescovo Agnello (557-570) gli fu dedicata la cattedrale che era stata degli ariani.
A Roma, la sua immagine si trova nel mosaico della Basilica dei Santi Cosma e Damiano, eretta da Papa Felice IV (526-530). Nell'VIII° secolo gli fu dedicata una diaconia sotto il Palatino mentre a Messina e Palermo nel VI secolo esistevano monasteri a lui dedicati.
Una chiesa dedicata a San Teodoro era fin dal VI secolo a Venezia dove fu invocato come patrono sino al XIII secolo e poi sostituito con san Marco. Venezia lo ricorda nelle figure di una vetrata, nel portello dell'organo di due chiese e con una colonna posta in Piazza San Marco sulla cui sommità vi è una statua raffigurante il santo in armatura di guerriero con un drago ai suoi piedi simile ad un coccodrillo.
Nella diocesi di Vercelli, già nel X secolo, la sua festa era celebrata il 9 novembre.
Nel IX secolo, Teodoro era l'unico santo con questo nome, ma poi appare un altro Teodoro, non piu' soldato ma generale dell'armata di Licinio (Augustus nel 308) per ordine del quale fu torturato e crocifisso ad Eraclea in Tracia il 17 febbraio anche lui e sepolto a Euchaita il 3 giugno. Questo sdoppiamento dell'unico martire Teodoro generò una doppia fioritura di leggende di cui rimangono relazioni in greco, latino ed altre lingue orientali che influirono a loro volta nei giorni delle commemorazioni. Nei sinassari bizantini, Teodoro generale è ricordato l'8 febbraio mentre il soldato il 17 febbraio. Nei martirologi occidentali, invece, il generale è ricordato il 7 febbraio e il soldato il 9 novembre. Si tratta comunque della stessa persona commemorata in giorni diversi [1].
L'imperatore bizantino Giovanni Zimisce (969-976) attribuì a san Teodoro, patrono dell'esercito, il merito della grande vittoria riportata il 21 luglio 971 sui russi a Dorystolum, l'odierna Silistra sul Danubio in Bulgaria, che ebbe perciò il nome mutato in Teodoropoli.
Nel XIII secolo, forse il 27 aprile del 1210 come vuole la tradizione o più probabilmente il 1225, in occasione delle nozze di Federico II di Svevia con Isabella di Brienne, regina di Gerusalemme, qui celebrate nella cattedrale il 9 novembre, le reliquie di san Teodoro furono traslate a Brindisi da Euchaita. "Lo scheletro del martire, adagiato sul fianco destro con il volto coperto da una maschera, era visibile attraverso un'urna di vetro, collocata sotto la mensa dell'altare". Le spoglie giunte avvolte in uno sciamito "prezioso anche nei materiali: seta e oro" troveranno sino al 1899 collocazione in un'arca le cui quattro facce verticali sono completamente rivestite di lastre d'argento. Le varie lastre realizzate per la gran parte nella prima metà del XIII° secolo riportano episodi salienti della vita del santo. Le reliquie sono tuttora conservate in un'urna reliquiario in argento presso un altare della cattedrale di Brindisi, città della quale è patrono.
[modifica] Chiese dedicate a san Teodoro di Amasea
[modifica] Note
- ^ Anche se la festa è tradizionalmente celebrata il 9 novembre, propria del San Teodoro di Amasea, è ormai condivisa da molti agiografi la tesi che i due Teodoro, di Eraclea e di Amasea, fino al secolo IX erano un unico santo militare e che quanto avvenne dopo non è che lo "sdoppiamento dell’unico martire" per cui "trattasi della stessa persona commemorata in due giorni diversi" (cfr. Biblioteca Sanctorum, Roma 1969, vol. xii, coll.240-241)