Nisibis
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Nisibis (anche Nisibia e Nisibin) è il nome antico della moderna città di Nusaybin, nella Turchia sud-orientale.
Nisibis era una antica città della Mesopotamia. I successori di Alessandro il Grande la rifondarono col nome di Antiochia Mygdonia (greco: Αντιόχεια της Μυγδονίας); venne menzionata per la prima volta da Polibio, nella descrizione della marcia di Antioco I contro il Molone.[1] Plutarco suggerì che la città fosse popolata da coloni di discendenza spartana.
La città di confine di Nisibis fu coinvolta nelle guerre romano-persiane, trovandosi al confine delle sfere di influenza della Repubblica e dell'Impero romano a occidente e dell'Impero dei Parti prima e di quello dei Sasanidi poi a oriente.
Il generale romano Lucio Licinio Lucullo catturò Nisibi dopo un lungo assedio, strappandola al fratello di Tigrane II di Armenia, fratello di Vologase I di Partia.[2] L'imperatore Traiano riconquistò la città nel 115, ricevendo il titolo di Partico per averne sconfitto la guarnigione partica,[3] per poi perderla e riconquistarla ai ribelli giudei durante la guerra di Kitos. Venne inclusa nella provincia romama della Mesopotamia. Persa dai Romani nel 194, Nisibis fu riconquistata da Settimio Severo pochi anni dopo, diventando il quartier generale della campagna dell'imperatore romano e assumendo il rango di colonia.[4]
Il rappresentante più significativo della nuova dinastia sasanide, Sapore I, prima conquistò, poi perse, infine riconquistò (anni 260) la città; fu poi Narsete di Persia, nel 297, a dover cedere in seguito ad un trattato la città ai Romani. Il sovrano sasanide Sapore II riprese le ostilità nel 337, alla morte di Costantino I, e assediò Nisibis nel 338, 346 e 350.
A causa della sua importanza strategica, Nisibis fu attentamente fortificata; vi fu anche posto, a partire dal 360 e fino almeno agli inizi del V secolo, il campo della legione romana I Parthica. Lo storico romano del IV secolo Ammiano Marcellino ebbe uno stretto rapporto con la città, in quanto qui visse l'inizio della sua carriera militare, agli ordini del governatore della città Ursicino. Egli definisce la città urbs inexpugnabilis ("città imprendibile") e murus provinciarum ("mura delle province").
Malgrado queste difese, dopo la morte dell'imperatore Giuliano (363), il nuovo imperatore Gioviano accettò di cedere la città in cambio della pace. È sempre Ammiano, testimone oculare, a descrivere gli eventi: sebbene la gente del luogo cercasse di convincerlo di essere in grado di difendere autonomamente la città, Gioviano tenne fede agli impegni presi, concedendo solo tre giorni per l'evacuazione di Nisibis da parte della popolazione romana, destinata a trasferirsi ad Amida.
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[modifica] Note
[modifica] Bibliografia
[modifica] Fonti primarie
- Cassio Dione, Storia romana
- Polibio, Storie
[modifica] Fonti secondarie
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