Musica leggera
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Viene abitualmente definita musica leggera la musica popolare contemporanea, destinata ad un pubblico vasto quanto più è possibile. L'espressione traduce in modo non letterale il termine inglese easy listening, in quanto definisce un tipo di musica di facile ascolto, spesso ridotta a semplice intrattenimento. In effetti, la musica leggera raggruppa in sé un insieme di tendenze musicali affermatesi a partire dal XX secolo, caratterizzate da un linguaggio relativamente semplice e in alcuni casi schematico. La musica leggera è strettamente inserita nel circuito di diffusione commerciale mondiale con incisioni discografiche, video, festival, concerti-spettacolo, trasmissioni e reti televisive e radiofoniche. Se la semplicità del linguaggio musicale distingue la musica leggera dalla cosiddetta "musica colta", la presenza di una vera e propria industria la differenzia dalla musica popolare.
Le caratteristiche principali della musica leggera sono:
- spiccata orecchiabilità;
- utilizzo abbondante della melodia;
- uso di tempi musicali pari (primo tra tutti il 4/4);
- testi di facile comprensione;
- utilizzo del cosiddetto formato canzone (strofe alternate al ritornello).
Data la sua natura, non è facile delineare un quadro definito della musica leggera come "genere". In un certo senso è il più "convenzionale", a volte appare poco originale, ma per i suoi tramiti è stata espressa una parte abbondante della cultura popolare. Cambiando i canali espressivi di quest'ultima, sono cambiati anche i connotati di un'arte che, attraverso i secoli, ha sempre voluto essere "diretta", espressiva e coinvolgente. Con l'avvento della televisione, i riferimenti culturali hanno subito un'omogeneizzazione, che è, dopotutto, una caratteristica non per forza deteriore del fenomeno della cultura popolare, che è, in qualche modo, trasmissione di pensieri largamente condivisi in forme facilmente percepibili. Né ciò deve escludere momenti di arte sublime: piuttosto, si tratta sempre di un'arte carica del portato popolare (talvolta nazionale), un'arte cioè che vede il proprio fulcro nel fruitore - inteso come massa ben strutturata - piuttosto che nella creazione individuale ed eventualmente ermetica dell'artista. Nel caso dell'Italia, Mina è stata ambasciatrice assai rappresentativa della musica leggera e tanto e tale è stato il suo ruolo innervante della cultura italiana del boom economico, che Antonioni ha inserito un suo twist (volutamente fatuo) all'inizio del film L'eclisse (l'Eclisse twist, appunto). Si pensi, poi, a Lucio Battisti: non si può dire che la sua musica sia di poche pretese o facilona e, pure, ha fatto breccia nella sensibilità degli Italiani. A guardar bene, la musica leggera si compromette solo sul piano del formato canzone, lasciandosi libera di orientare i propri contenuti verso direzioni e significati virtualmente infiniti.
[modifica] Definizioni improprie di musica leggera
È ormai prassi considerare la musica leggera come sinonimo di musica pop o pop music, anche se si tratta di una similitudine non del tutto propria. In effetti, l'aggettivo "leggero" implica da un lato un certo disimpegno politico-sociale: il popolo, che tutto assorbe in sé (giustizie e ingiustizie, squilibri sociali, aspirazioni e delusioni), va inteso, in questo contesto, come un organismo privo di contraddizioni insanabili e per questo capace di esprimere i propri contenuti - per il tramite degli artisti deputati - senza caratterizzare la propria arte di aspetti "impegnati". D'altra parte, "leggero" non è senza legame con una generica sensazione di gradevolezza della forma che non è sempre riscontrabile nella pop music, fatta com'è quest'ultima anche di sonorità aspre, graffianti, e di contenuti talvolta disturbanti. In qualche modo, tutta la musica leggera è pop music, ma non è vero il contrario. Esiste, in ogni caso, una grande difficoltà a relazionare tali concetti, soprattutto a motivo di un continuo slittamento di senso che essi manifestano nella sensibilità e nel dire comune, in modo che non è deciso in partenza il loro valore denigratorio o encomiastico.
Tanto la musica leggera che la musica pop non indicano un vero e proprio genere musicale, bensì un tipo di musica dalla destinazione ben precisa, ovvero le masse, il grande pubblico, e per questo in contrasto con la musica indie. Quest'ultima si contrappone alle altre due per ragioni diverse: alla prima, per i suoi contenuti impegnati o comunque legati ad una sensibilità inconsueta (il che non esclude che il prodotto artistico possa ambire e ottenere una popolarità immensa, come nel caso dei White Stripes e del loro tormentone involontariamente calcistico, Seven Nation Army); alla seconda, per la modalità commerciale con cui si accosta ai suoi fruitori, privilegiando in sostanza il passaparola in opposizione al bombardamento pubblicitario. Esse, in ogni caso, sono destinate, nelle intenzioni di chi la produce, a raggiungere il più ampio numero di persone, a prescindere dal fatto che a monte vi siano o meno fini meramente commerciali. I margini sono talmente nebbiosi che si dà anche il caso di Beck Hansen, artista venuto fuori dall'esplosione di un brano e che ha poi saputo - almeno per un certo periodo - impiegarsi in una doppia carriera, una legata alla major di riferimento, un'altra indipendente.
La musica leggera viene poi spesso pensata in contrapposizione alla musica classica o all'opera lirica, anche se, di fatto, non è sempre vero che queste ultime abbiano un carattere automaticamente elitario; del resto, non sono affatto pochi i moduli stilistici che la musica leggera riprende dalla "musica colta" e, anzi, esiste una certa reciprocità in questo senso. L'idea stessa di una "musica colta" si fonda talvolta sull'equivoco di una musica che - più semplicemente - non è riuscita a fuoriuscire dall'alveo di una rielaborazione meccanica dei presupposti teorici dell'armonia o di quelli sociali dell'"accademia".
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