Mefite
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Mefite è una divinità italica legata alle acque, invocata per la fertilità dei campi e per la fecondità femminile.
Il nome Mefitis è sicuramente osco, con la caratteristica -f- intervocalica, e significa "colei che fuma nel mezzo" o "colei che si inebria"[1] o ancora - sembra con maggiore probabilità - "colei che sta nel mezzo", ovvero entità intermedia fra cielo e terra, fra morte e vita.
Il culto era diffuso in tutta l'Italia osco-sabellica, in particolare nelle zone abitate o frequentate dalle popolazioni sannitiche: notizie di scrittori antichi e rinvenimenti archeologici ne documentano l'esistenza in Irpinia a Mirabella Eclano nella Valle d'Ansanto, in Lucania a Rossano di Vaglio e Grumentum, nella Valle di Canneto a Settefrati, al crocevia fra Molise, Lazio e Abruzzo.
La presenza di Mefite si riscontra anche fuori dell'area osco-sabellica: a Tivoli, a Roma - dove sono attestati un tempio ed un boschetto sacro a lei dedicati sull'Esquilino fin dal III secolo a.C.[2] - e a Lodivecchio, presso Lodi.
I luoghi di culto di Mefite sono situati quasi sempre in un ambiente caratterizzato dalla presenza di acque fluviali o lacustri, talvolta sulfuree. È stato ipotizzato che, da divinità legata alle acque e alle sorgenti in generale, dopo la romanizzazione dell'Italia sia stata connessa maggiormente e poi esclusivamente alle acque sulfuree e comunque a luoghi contrassegnati da fenomeni vulcanici[3].
[modifica] Note
- ^ Giacomo Devoto ha visto un collegamento fra Mefitis e la sabina Mefula suggerendo che originariamente fosse la dea dell'ebrezza e della vertigine (Gli antichi italici. Firenze, 1967, p.238)
- ^ Varrone, De lingua latina, V 49
- ^ La stessa sorgente è il simbolo della forza dell'acqua che dalla terra sgorga e quindi passa all'aria [...] Essa riassume in sé le valenze, celesti ed ultraterrene, attribuite in ambito greco ad Afrodite, Demetra e Persefone. All'origine era la deità ctonia protettrice delle sorgenti [...], ma l'evolversi del culto l'ha protesa verso i benefici derivanti dall'utilizzo delle acque termali e quindi solforose, connesse alla valenza di "sanatio" [...] Non è storicamente provato però che all'origine il culto della dea Mefite venisse sempre collegato con i fenomeni del vulcanesimo. [...] È probabile che il collegamento tra il culto della dea Mefite e le acque vulcaniche solforose sia postumo alla romanizzazione della penisola italiana e che una dea originariamente adorata dalle popolazioni osche quale ninfa delle sorgenti sia stata adorata come dea dai Sanniti ma, con l'avvento dell'amministrazione romana, sia stata relegata quale divinità delle mofete e delle acque stagnanti, lasciando il culto relativo al fenomeno delle acque sorgive a divinità del pantheon consoni a Roma (Davide Monaco, Mefitis: la deità della transizione, citato in bibliografia)
[modifica] Bibliografia
- R. Antonini. Dedica osca a Mefite Aravina dalla Valle d'Ansanto, in «Annali dell’Istituto universitario Orientale di Napoli. Seminario di studi del mondo classico. Sezione di Archeologia e Storia Antica» (Napoli), 3 (1981), pp. 55 e ss.
- Flavia Calisti. Mefitis: dalle madri alla madre. Roma, Bulzoni, 2006.
- Giovanna Falasca. Mefitis, divinità osca delle acque (ovvero della mediazione), in «Eutopia», nuova serie II/2 2002, Edizioni Quasar; con bibliografia aggiornata (da cui ha tratto informazioni il sito internet di D. Monaco citato sotto)
- Davide Monaco. Mefitis: la deità della transizione, consultato in rete l'8.1.2007.
- Helena M. Fracchia, Maurizio Gualtieri. The social context of cult practices in pre-Roman Lucania, in American journal of archaeology, Vol. 93, No. 2. (Apr., 1989), pp. 217-232.
- Crescenzo Marsella. Storia della Madonna di Canneto. Sora, 1928. (contiene una dissertazione archeologica di Eugenio Fusciardi sul culto di Mefite)
- Ivan Rainini. Il Santuario di Mefiti in valle d’Ansanto. Roma, Giorgio Bretschneider, 1985.
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