La ragazza di Bube (romanzo)
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La ragazza di Bube | |
Autore: | Carlo Cassola |
Anno (1a pubblicazione): |
1960 |
Genere: | Romanzo |
Sottogenere: | |
Ambientazione: | Val d'Elsa, Toscana |
Anno di ambientazione: | 1946-1948 |
Protagonista: | Mara |
Coprotagonisti: | Bube |
Personaggi secondari: | Castellucci Liliana Ines Stefano madre di Mara. |
EDIZIONE RECENSITA | |
Anno: | 1980 |
Editore: | Rizzoli |
Collana: | BUR; |
Pagine: | 260 |
Capitoli | 15 |
ISBN | ISBN 88-17-20286-X |
Progetto Letteratura |
La ragazza di Bube è un romanzo scritto da Carlo Cassola tra il 1958 e il 1959 che ha vinto il Premio Strega nel 1960, anno in cui fu pubblicato dalla casa editrice Einaudi. Vengono tra l'altro illustrati, attraverso la storia di ragazzi innamorati, i problemi politici e sociali del dopoguerra. Nel 1963 venne realizzato anche un adattamento cinematografico con la regia di Luigi Comencini e come interpreti principali Claudia Cardinale, George Chakiris, Mare Michel e Dany Paris.
Indice |
[modifica] Trama
La vicenda, che è ambientata in Val d'Elsa all'indomani della Liberazione, ha come protagonisti due giovani, Mara e Bube.
Mara Castellucci è una ragazza di sedici anni che vive insieme al padre, comunista militante, la madre e un fratello, a Monteguidi. Qui conosce Arturo Cappellini detto Bube. Il giovane, amico e compagno di Sante, il fratellastro di Mara morto durante la Resistenza, un giorno si reca nel paese dell'amico per conoscere la famiglia e qui avviene l'incontro con Mara. Tra i due giovani nasce subito una simpatia e Mara, lusingata dall'interesse del ragazzo, inizia una corrispondenza epistolare con lui.
Un giorno Bube comunica a Mara che deve trasferirsi a Volterra perché colpevole di un delitto. Era accaduto che, mentre si trovava a San Donato con i compagni Ivan e Umberto, un prete, con il pretesto che indossavano i calzoni corti, aveva impedito loro di entrare in chiesa. Secondo Bube e gli altri, la vera ragione per cui erano stati cacciati era il fatto di essere comunisti. Bube e gli amici avevano allora iniziato a protestare ed il maresciallo dei carabinieri, che aveva visto tutto dalla caserma, era intervenuto a sostegno del prete. Bube e gli amici avevano inutilmente cercato di far valere le loro ragioni e, spinti dall'ira, avevano messo il prete contro il muro. Il maresciallo aveva tirato fuori la pistola ed aveva sparato ad Umberto uccidendolo. Bube, per vendicare l'amico, aveva ucciso il figlio del maresciallo che stava scappando e che si era messo a gridare. L'altro compagno di Bube, nel frattempo, aveva ucciso il maresciallo (i ragazzi presumevano, a torto, che fosse un fascista).
Il padre di Mara, al quale il giovane racconta l'accaduto, conviene con Bube che sia meglio per lui che si rechi a Volterra e permette che Mara lo accompagni per conoscere la sua famiglia. Mara e Bube intraprendono in bicicletta il viaggio verso Colle Val d'Elsa. Qui i due incontrano Memmo, un amico di Bube che si unisce a loro. In un caffè, Bube rimane turbato per aver visto un parroco a lui conosciuto. È il prete Ciolfi, per il quale in passato Bube aveva fatto il chierichetto e, quando di sera i tre amici prendono la corriera per recarsi a Volterra, si accorgono che su di esso sta viaggiando anche Ciolfi. Successivamente sull'autobus sale anche una donna che riconosce Bube e lo sprona a dare una lezione al prete affermando che tutti i preti sono fascisti e racconta, tra le lacrime, che il prete ha collaborato con i nazisti, causando così la morte del nipote di soli diciannove anni. Nel frattempo sull'autobus salgono anche alcuni giovanotti che si rivelano subito intenzionati a picchiare Ciolfi. Bube e Memmo decidono quindi, per evitare il peggio, di condurre il prete in prigione una volta arrivati a Volterra.
Durante la notte Bube viene avvertito dall'amico Lidori che rischia di essere arrestato e, per restare fedele al partito, deve fuggire. Bube si rifugia in Francia, mentre Mara ritorna a casa. Però, qualcosa in lei è cambiato. Non è più la ragazza spensierata di prima e si dimostra angosciata per la mancanza di notizie da parte di Bube ed indifferente a tutto quello che la circonda.
Trascorsa l'estate, Mara decide di andare a lavorare come domestica in una famiglia a Poggibonsi. Qui la ragazza stringe amicizia con una compaesana, Ines, che le presenta un ragazzo di nome Stefano. Dopo un anno Bube, costretto al rimpatrio, viene arrestato alla frontiera ed è condotto a Firenze. Mara, accompagnata dal padre, si reca a Firenze per un colloquio con Bube. Durante l'incontro la ragazza si accorge che il suo amore per Bube è ancora molto forte e decide, da quel momento, che sarà sempre la sua donna. Bube viene condannato a quattordici anni di carcere e Mara, tornata a Poggibonsi, si incontra con Stefano. La ragazza gli racconta quanto accaduto e gli comunica di aver preso una decisione: il suo posto è accanto a Bube.
Dopo la condanna Mara si reca spesso a trovare Bube in carcere. Il romanzo termina con un capitolo in cui Mara viene descritta nell'attesa della liberazione di Bube. Trascorsi sette anni troverà amicizia e conforto nel secondino Tonino e in sua moglie Vilma, che la ospitano quando lei si reca a trovare Bube nelle carceri di Firenze.
[modifica] Inquadramento storico del romanzo
Similmente a quanto si può osservare nei romanzi dell'epoca, questo romanzo riprende trame e tematiche tipiche del Neorealismo. Se quest'ultimo si concentrava (almeno in teoria) sulla dimensione storica e sociale della vicenda, i romanzi come questo assumono una prospettiva diversa. La dimensione storica e sociale sono certamente importanti: vengono citati nel romanzo eventi importanti come la scissione di Livorno, il Referendum istituzionale del 1946 le Elezioni politiche italiane del 1948, ed inquadrati nell'ottica di comunisti convinti come il padre di Mara o Bube. Pare inoltre che la vicenda sia realmente accaduta e che Cassola abbia intervistato i diretti interessati, cambiando in parte la storia. Comunque, questo impianto descrittivo fa da sfondo ad una vicenda di carattere prevalentemente psicologico: durante tutto lo svolgimento del romanzo la prospettiva dominante è quella di una giovane donna, protagonista assoluta della vicenda. Lavori come questo o Il giardino dei Finzi-Contini testimoniano il superamento del Neorealismo.
[modifica] Lettura dell'opera
L'uscita del romanzo ha causato aspre critiche da parte degli intellettuali marxisti, i quali interpretarono la ragazza di Bube come la descrizione del fallimento degli sforzi intrapresi da parte della Resistenza, in particolare della sua componente comunista. Questa lettura del romanzo è oramai superata. L'opinione corrente sul romanzo è che esso non abbia scopi politici, né che abbia primariamente lo scopo di documentare fatti storici. Ciononostante, è inevitabile che tra le righe si scorga la delusione personale vissuta in prima persona da Cassola nei confronti del comunismo.
Come accennato, la dimensione individuale e psicologica del romanzo è comunque di primo piano: lo sviluppo individuale di Mara è il nucleo del romanzo, rappresentato su una scenografia di immediato dopoguerra. Se, da tipica sedicenne, nei primi capitoli Mara si concentrava soprattutto sui vestiti e sul suo prestigio sociale, la Mara degli ultimi capitoli è diventata una persona matura che decide in base alle sue responsabilità personali.
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« È cattiva la gente che non ha provato dolore. Perché quando si prova il dolore, non si può più voler male a nessuno » |
È proprio il cammino del dolore e della conoscenza ad aprire gli orizzonti della protagonista e a favorire lo sviluppo della sua personalità.
[modifica] Bibliografia
- Carlo Cassola, La ragazza di Bube, con introduzione di Geno Pampaloni, Milano BUR 1980.
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