Giureconsulto
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Il giureconsulto (in latino: iurisconsultus, da jus, juris: "diritto" e consulere: "consultare") è un esperto del diritto che dà pareri su determinate questioni o che si dedica all'insegnamento delle discipline del diritto come scienza. Un sinonimo di giureconsulto è "giurisperito".
[modifica] Il giureconsulto nell'antica Roma
Nell'antica Roma il giureconsulto aveva una posizione predominante nella società politica ed amministrativa per il ruolo di creatore delle leggi oltre che esperto delle stesse. Fino al periodo di Alessandro Severo (III secolo d.C.), infatti, il diritto romano aveva una veste giurisprudenziale e non era codificato in regole scritte e principi codificati, ma era unicamente frutto dell'interpretazione giuridica dei gireconsulti. Nei periodi arcaici romani, con le forti connessioni tra diritto e religione, i giureconsulti (in quel periodo sacerdoti patrizi che potevano interpretare il fas, "lecito per volontà divina", e il jus, diritto vero e proprio) potevano interpretare consuetudini e costumi liberamente, cambiandone i contenuti a seconda degli interessi dei patrizi. Ciò porto ad una prima ribellione dei plebei a cui seguì la creazione di un corpo di giureconsulti laici.
I due più importanti giureconsulti di questa epoca furono Quinto Muzio Scevola e Servio Sulpicio Rufo, intorno ai quali si formarono due scuole: la scuola dei muciani (a cui appartenenva anche Gaio Aquilio Gallo) e la scuola dei serviani (Caio Elio Gallo, Alfeno Varo).
Dall'epoca di Augusto in poi, il potere dei giureconsulti fu notevolmente ridotto con l'introduzione di un jus publice respondendi ex auctoritate principis, cioè un diritto di formulare responsa (pareri e consigli in casi giuridici controversi) privilegiati, fondati sull'autorità del principe. Durante l'epoca di Augusto i giureconsulti si divisero in due scuole: la scuola dei sabiniani e quella dei proculiani. Pomponio fa risalire alla rivalità dei due giuristi Labeone e Capitone la nascita delle due scuole, e conseguentemente viene data una diversa qualificazione unitaria alle due scuole partendo dalla diversa personalità dei due fondatori: innovatrice in Labeone, conservatrice in Capitone. Probabilmente le due scuole si distinguevano principalmente per i luoghi (stationes) dove veniva insegnato il diritto e solo in un secondo tempo per l'autorità di coloro che ivi insegnavano. Gellio infatti scrive "quesitum esse memini in plerique Romae stationibus ius publice docentium aut respondentium..." (Noctes att. 13.13.1)
Durante l'epoca di Adriano, queste controversie tra scuole diverse furono superate da una nuova generazione di giureconsulti, influenzati da Salvio Giuliano; tra i maggiori giureconsulti di questa epoca si trovano: Venuleio Saturnino, Gaio, Papiniano, Paolo, Ulpiano, Marciano, Modestino.
Nel IV secolo, la figura del giureconsulto scomparve. Nel 426, Valentiniano III emanò la legge delle citazioni, che imponeva ai giudici di dover tenere conto unicamente delle opinioni di alcuni giureconsulti del passato, attraverso citazioni e testi scritti. La classe di giureconsulti si dedicò, quindi, esclusivamente all'insegnamento e alla compilazione di epitomi e riassunti delle opere dei loro predecessori.
[modifica] Bibliografia
- Enciclopedia Universale Rizzoli-Larousse, prima edizione (1964)