Commedia Nuova
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Per Commedia Nuova (o Commedia Nea) si intende, secondo la suddivisione ideata dalla tradizione filologica alessandrina, l'ultima fase della commedia attica dopo la commedia antica e la commedia di mezzo. Storicamente coincide pressappoco con l'età ellenistica, in cui il cittadino è ridotto al rango di suddito, ininfluente dal punto di vista politico. I temi della commedia si adattano alla nuova realtà, spostandosi dall'analisi dei problemi politici all'universo dell'individuo. I personaggi non riproducono che dei "tipi" secondo uno schema poi divenuto classico e adattato dalla commedia romana, con Plauto e Terenzio, e, più tardi, dalla commedia dell'arte: i giovani innamorati, il vecchio scorbutico, lo schiavo astuto, il crapulone.
Il maggior esponente della commedia nuova pervenutoci è Menandro.
Differenze con il teatro del V secolo: Non c’è più legame tra Polis e Teatro , anche perché non c’è più vivacità politica e si privilegia più la storia dell’individuo (aspetto pre ellenistico). Non c’è più l’eroe comico dalle imprese straordinarie, ma persone comuni, rappresentate nella loro sfera privata, con i loro atti minimi, mossi da motivazioni etiche. Non si realizzano progetti grandiosi. Il lieto fine è l’esito di un’azione difensiva contro gli imprevisti della Τυχη, e ad esso partecipano tutti i personaggi, animati da una forza nuova: la solidarietà umana. inoltre la commedia può essere definita "Commedia borghese" a causa di personaggi semplici, legati alla famiglia. Infine La comicità rinuncia al linguaggio scurrile e all’oscenità e perde aggressività, cedendo a un riso più moderato
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