Borgo Santa Lucia
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Borgo Santa Lucia (o, più semplicemente, Santa Lucia) è uno storico rione di Napoli. Esso sorge attorno all'omonima via che prende il nome dal santuario parrocchiale di Santa Lucia a Mare, la cui presenza è attestata sul litorale fin dal IX secolo, sebbene la leggenda la voglia fondata da una nipote di Costantino. I suoi abitanti sono chiamati lucìani.
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[modifica] Territorio
Il territorio sul quale sorge il rione corrisponde a quello tradizionalmente amministrato dalla Parrocchia e si estende sulle vie Santa Lucia ed Orsini con le loro traverse, sull'isolotto di Megaride col Borgo Marinari ed il Castel dell'Ovo, nonché - verso Piazza Vittoria - su via Chiatamone e su un tratto di via Partenope, almeno fino alla sede del giornale Il Mattino; dall'altro lato, verso Palazzo Reale, nel rione sono compresi il Molosiglio e via Cesario Console, anticamente nota come Rua dei Provenzali (così come il borgo era conosciuto col toponimo di Porto dei Provenzali). Alle spalle, ne fa parte il cosiddetto 'Pallonetto di Santa Lucia', che sta alle pendici di Monte Echia e si sviluppa sin quasi a Monte di Dio. Sul mare, è di pertinenza del borgo l'omonima rada, racchiusa fra i già citati porticcioli del Molosiglio e del Borgo Marinari. Nel 1994, all'epoca del G7 di Napoli, i confini della zona rossa vennero a coincidere, grosso modo, coi confini del Borgo, negli alberghi del quale erano alloggiati i capi di stato e di governo delle nazioni partecipanti.
[modifica] Storia

La storia di Santa Lucia si identifica con la storia di Napoli, fin dallo sbarco dei coloni greci provenienti da Cuma, che qui decisero di fondare il piccolo emporio portuale di Falero, dal quale più tardi nacque - fra la spiaggia, l'isolotto di Megaride ed il colle di Pizzofalcone - la πόλις Partenope (come l'omonima sirena), in seguito nota come Palepoli (cioè "città vecchia"). In epoca romana preimperiale, quivi si sarebbe trasferito il generale romano Lucio Licinio Lucullo, che avrebbe innalzato la sua imponente e sfarzosa villa, conosciuta come Oppidum Lucullianum, dove poi avrebbe terminato i suoi giorni l'ultimo imperatore romano Romolo Augustolo.
In epoca imperiale la zona sarebbe divenuta celebre per essere vicina alle grotte platamonie, ove si tenevano riti magici e nelle quali Petronio Arbitro ambientò alcuni passi del Satyricon, mentre in epoca medievale decadde profondamente e la villa di Lucullo venne riconvertita in monastero dai basiliani che, in epoca ducale, presero a gestire la chiesa.
In epoca normanna il monastero fu completamente trasformato divenendo una munitissima fortezza a guardia del golfo. In epoca angioina il porto fu dato in concessione ai provenzali, concittadini dei re, e crebbe molto la sua importanza militare e commerciale.
Nel 1588, madre Eusebia Minadoa avocò al suo ordine femminile il santuario, facendolo integralmente ricostruire.
I viceré spagnoli, fra il '600 ed il '700, tennero in particolare considerazione il luogo, decidendo di abbellirlo con numerosi interventi, fra i quali il più importante fu quello affidato nel 1599 a Domenico Fontana che trasformò un borgo di pescatori e commercianti in uno dei siti più prestigiosi dell'epoca. Con l'arrivo dei Borboni a Napoli, i lucìani divennero intimi dei re, che se ne servirono come artigiani e fornitori della real casa (famoso, in proposito, l'aneddoto dell'ostricaro fisico).
La località divenne meta rinomata del turismo d'elite organizzato nel cosiddetto grand tour, e nel corso del settecento i principi di Francavilla vi costruirono un casino fra il mare e via Chiatamone, di cui furono ospiti molti personaggi celebri (fra cui Giacomo Casanova) e che poi passò prima in proprietà della famiglia reale e, poi, di Alessandro Dumas; dell'antico luogo di delizie, tanto apprezzato dalla regina Maria Carolina, è oggi visibile solo un'ala superstite che si erge ancora alle spalle del centro congressi universitario.
Sempre in zona, ospitato in un palazzo settecentesco tuttora esistente, si trovava il famoso albergo dell'Aquila Nera. Ivi soggiornò e si spense in esilio, il 7 marzo 1802, Maria Clotilde Adelaide, regina di Sardegna e sorella degli ultimi tre re di Francia appartenenti al ramo principale dei Borboni.
Nel rione visse l'ammiraglio Francesco Caracciolo, prima valente ufficiale della Marina Borbonica e poi martire della repubblica napoletana del '99, che, per ordine dell'ammiraglio Nelson e proprio di fronte al lungomare, fu barbaramente impiccato e gettato in mare; il corpo, risalito a galla e recuperato dai popolani di Santa Lucia, ottenne cristiana sepoltura nell'altra chiesa del rione, quella di Santa Maria della Catena, dove un epitaffio, posto nel 1881, ricorda l'episodio.
Nel 1845 il livello del lungomare venne notevolmente alzato e ciò provocò l'interramento della fabbrica cinquecentesca del santuario, sul quale venne edificata una nuova chiesa. Nel 1943, durante la II guerra mondiale, sia la chiesa superiore che quella inferiore vennero quasi completamente distrutte dai bombardamenti alleati. Terminato il conflitto, nel 1945, grazie alle generose offerte dei parrocchiani, in pochi mesi venne eretta la nuova chiesa, su modello di quella ottocentesca.
[modifica] Santa Lucia oggi
Dopo l'unità d'Italia anche Santa Lucia, al pari del resto della città, conobbe il suo risanamento ed una profonda trasformazione (allargamento e rettifica di Via Partenope, colmata a mare e creazione dell'attuale via Orsini, edificazione delle case popolari al Borgo Marinari). Il mutamento dei luoghi, voluto dai nuovi amministratori, fu attaccato dagli intellettuali dell'epoca, secondo i quali il fascino della zona sarebbe stato irrimediabilmente danneggiato. I giornali enfatizzarono questi giudizi provocando l'arrivo di numerosi pittori e fotografi che si affollarono sul posto con l'intento di catturare le ultime immagini prima della metamorfosi. L'intervento, nonostante le critiche, accentuò ancor di più il carattere turistico e residenziale dell'area, dove ora sorgono i più panoramici alberghi partenopei. Fra questi si possono citare l'Excelsior dal delizioso aspetto liberty, il Santa Lucia progettato da Giovan Battista Comencini ed il Vesuvio, fatto costruire dal finanziare belga Oscar Du Mesnil, ultima residenza del tenore Enrico Caruso. Sulla rada, inoltre, oggi si affacciano alcuni fra i più prestigiosi circoli nautici napoletani; presso di essi, nel 1960, vennero ospitati gli atleti e le squadre partecipanti alle gare di vela delle Olimpiadi di Roma, che si svolsero interamente nel golfo di Napoli, con partenza ed arrivo a Santa Lucia. All'interno del Borgo sorgono poi altri edifici di pregio, costruiti dopo il risanamento e sopravvissuti alla guerra, fra i quali si segnalano: Palazzo Santa Lucia (sede della Regione Campania); il centro congressi dell'Università Federico II, inaugurato incompiuto negli anni 'venti e terminato nel decennio successivo da Roberto Pane; i due palazzi gemelli eretti sul lungomare dall'architetto Benedetto Nervi, in uno dei quali si trova l'Istituto di lingua e cultura spagnola Cervantes; Palazzo Galli, opera dell'architetto eclettico Gino Coppedè.
[modifica] Influenza
Santa Lucia ha influenzato, negli anni, decine di artisti; in particolar modo i pittori, che hanno immortalato scorci e vedute del borgo in decine di quadri, soprattutto prima che la zona fosse trasformata dalla colmata a mare. Ha anche ispirato due fra le più celebri melodie della canzone napoletana: la famosissima 'Santa Lucia' (oggi, tra l'altro, considerata l'inno ufficioso di Svezia) e 'Santa Lucia luntana', simbolo, quest'ultima, degli emigranti napoletani che partivano alla volta delle Americhe, che le davano l'ultimo sguardo mentre affollavano i ponti delle navi appena salpate dal vicino porto.
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