Aureliano Pertile
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Aureliano Pertile (Montagnana, 9 novembre 1885 – Milano, 11 gennaio 1952) è stato un tenore italiano.
[modifica] Biografia
Nacque, esattamente 18 giorni dopo del suo amico e conterraneo Giovanni Martinelli, in una famiglia molto modesta: il padre, Giuseppe, faceva il calzolaio e la madre, Maria Pesavento, accudiva la loro povera casa.
Da adolescente studiò canto a Padova, sotto la guida del Maestro Vittorio Orefice, e successivamente a Milano con il direttore d'orchestra Manlio Bavagnoli, debuttando il 16 febbraio 1911 al Teatro Eretenio di Vicenza nella Martha di Flotow. Dopo il debutto, i suggerimenti del maestro Bavagnoli gli consentirono di affinare i fondamentali approdando ad una più corretta tecnica vocale. Pur privo di un timbro naturalmente bello, riuscì a dare alla voce un assetto quasi perfetto.
Riccardo Zandonai ne intuì subito le eccelse qualità e, dopo averlo ascoltato nel 1914 in Conchita, nel 1916 lo impose alla Scala di Milano nella sua Francesca da Rimini.
Nel 1917 Giacomo Puccini lo scelse per interpretare a Genova la sua Rondine e nel 1920, all'Arena di Verona, nella parte di Faust nel Mefistofele di Arrigo Boito, ebbe un grande successo.
Nonostante si esibì al Metropolitan di New York solo alla fine del 1921, nel 1922 Arturo Toscanini lo scelse per interpretare alla Scala ancora il Mefistofele, al fianco di Nazareno De Angelis. Iniziò da quel momento il sodalizio con Toscanini, che lo volle presente nel teatro scaligero dal 1922 al 1927, nel piano quinquennale del melodramma. Da allora Pertile venne considerato il tenore di Toscanini per antonomasia e partecipò a quasi tutte le stagioni liriche della Scala sino al 1937, per chiudere, nel 1943, con Un ballo in maschera di Giuseppe Verdi.
Si esibì in tutti i più importanti teatri lirici del mondo, tenendo a battesimo, tra molte altre minori, le due versioni dell'opera Nerone, quella di Arrigo Boito nel 1924 e quella di Pietro Mascagni nel 1935. Chiuse la carriera al Teatro dell'Opera di Roma nel 1945, con il Nerone di Boito. Lasciate le scene, si dedicò all'insegnamento nel Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano.
[modifica] Meriti artistici
Aureliano Pertile non fu tenore popolare come lo furono Enrico Caruso e Beniamino Gigli, ma ebbe la preferenza dei pubblici musicalmente più colti per il raffinato magistero, l'eccellente tecnica e l'ottima attitudine scenica, al tempo assai rara.
Sua peculiarità fu l'arte di scolpire per ogni personaggio, anche il più banale, un carattere ben definito e non convenzionale. Dalla sua voce, costruita in anni di studio e perfezionamento, ha ottenuto risultati eccezionali: emissione in mezza voce autentica - virtù eccelsa di pochissimi cantanti - sonorità attutite, riforzamenti repentini, sicurezza di passaggio, scatto, passione e incisività.
Le sue interpretazioni comunicavano la sensazione di un'intensa partecipazione emotiva, sensazione che ancora si rinnova ascoltando i suoi dischi. Secondo Plácido Domingo, Pertile fu uno dei pochi artisti di quell'epoca tuttora moderni. Il suo rispetto per le indicazioni degli spartiti fu assoluto e con poche eccezioni. Artista formatosi tra il tardo romanticismo ed il verismo, incorse in qualche eccesso di enfasi declamatoria. Alcuni critici lo considerano uno dei maggiori tenori verdiani di tutti i tempi. Memorabili le sue interpretazioni in Rigoletto, La Gioconda, Norma, Pagliacci, Andrea Chenier, Adriana Lecouvreur e Manon Lescaut.
I massimi compositori del suo tempo - Puccini, Cilea, Mascagni e Giordano - lo preferirono ad altri tenori più rinomati. Singolare e diversa dal comune fu la sua interpretazione del Lohengrin wagneriano, assai apprezzata da Lovro Von Matacic. Mario Del Monaco riteneva che Pertile, prima della Callas, avesse riscoperto il "recitar cantando" e Alfredo Kraus, in un'intervista, lo ha definito "il più grande tenore di tutti i tempi". Oltre a molti brani, ha inciso tre opere complete: Aida, Il trovatore e Carmen.