Vaballato
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Vaballato | ||
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Re di Palmira | ||
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Antoniniano di Vaballato, la cui monetazione è utile a capire l'evolversi dei rapporti con Aureliano | ||
Regno | 266/267 – 272 | |
Nome completo | Lucius Iulius Aurelius Septimius Vaballathus Athenodorus | |
Titoli | Vir Clarissimus Rex Imperator Dux Romanorum | |
Nascita | inizi anni 260 | |
Morte | 273 |
Lucio Giulio Aurelio Settimio Vaballato Atenodoro (latino: Lucius Iulius Aurelius Septimius Vaballathus Athenodorus; arabo: وهب اللات, Wahballath, "dono della dea Allat";[1] inizi anni 260-273) fu il sovrano del Regno di Palmira. Succedette al padre Settimio Odenato e regnò sotto la tutela della madre Zenobia, vera detentrice del potere; il suo regno terminò nel 272, quando l'imperatore romano Aureliano conquistò Palmira.
Indice |
[modifica] Biografia
Il padre di Vaballato,Settimio Odenato, era signore delle province orientali dell'Impero romano. Aveva ricavato una posizione autonoma all'interno dell'impero, cui era formalmente sottoposto, a seguito della sconfitta e cattura dell'imperatore Valeriano da parte del re dei Sasanidi Sapore I: era infatti riuscito a difendere le province orientali dall'invasione sasanide, sconfiggendo Sapore. Il legittimo imperatore, Gallieno, era occupato a sedare le numerose rivolte scoppiate nell'impero dopo la cattura del padre Valeriano e accettò, di buon grado o meno, l'autonomia di Odenato, che per lo meno gli riconosceva il primato formale.
Nel 266/267 Odenato morì, assassinato dal cugino Meonio assieme al figlio Hairan (Erode). Zenobia, che forse non era estranea all'assassinio (l'erede di Odenato, Hairan, era figlio di una precedente moglie) proclamò Vaballato nuovo signore di Palmira e sé stessa regina e tutrice; i titoli di Vaballato furono rex consul imperator dux Romanorum e corrector totius orientis, probabilmente derivatigli dal padre, e "Re dei Re", di chiare origini persiane. Vaballato e sua madre regnarono indistrubati sino alla fine del regno di Claudio II il Gotico (270), quando i Palmireni, guidati dal generale Zabdas, conquistarono l'Arabia, la Giudea, l'Egitto, la Siria e parte dell'Asia minore.
Nel 270 salì sul trono imperiale Aureliano. Inizialmente il nuovo imperatore riconobbe il dominio di Vaballato, tanto che vennero coniate monete recanti le effigi di entrambi. Quando però ebbe risolto i problemi sulla frontiera del Danubio e in Italia, Aureliano iniziò una campagna (272) per la riconquista del Regno di Palmira. Il degrado delle relazioni con Roma è testimoniato dalle monete coniate in questa epoca, in cui Vaballato e sua madre sono indicati con il titolo di augusto[2] e augusta[3] rispettivamente. Aureliano sconfisse le forze palmirene e riuscì a catturare Zenobia e Vaballato. Madre e figlio vennero inviati a Roma per il trionfo di Aureliano (273), ma, secondo quanto testimoniato dallo storico bizantino Zosimo, Vaballato morì durante il viaggio.
[modifica] Note
- ^ La dea Allat era identificata, nel panteon greco, con Atena; per questa ragione Vaballato adottò il nome greco Atenodoro.
- ^ Gli antoniniani recano la legenda latina IM(perator) C(aesar) VHABALATHVS AVG(ustus), i tetradrammi una legenda greca con gli stessi titoli.
- ^ Zenobia assume il titolo di AVG(usta) sulle monete con legende latine e SEB(aste) su quelle con legende greche.
[modifica] Bibliografia
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