Taro (fiume)
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Taro | |
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Lunghezza: | 126 km |
Portata media: | 30 m³/s |
Bacino idrografico: | 2.026 km² |
Altitudine della sorgente: | ca 1.300 m s.l.m. |
Nasce: | Monte Penna, sull'Appennino ligure |
Sfocia: | Po presso Gramignazzo (PR) |
Stati/regioni attraversati: | Italia |
Il Taro è un fiume dell'Emilia Romagna, affluente di destra del Po che con un corso lungo 126 km scorre interamente nella Provincia di Parma
Indice |
[modifica] Il corso del fiume
Il fiume nasce dall'Appennino Ligure sul monte Penna (1.735 m.), nella zona di confine fra la Provincia di Genova e la Provincia di Parma scorrendo inizialmente con corso estremamente accidentato. Da qui bagna svariati centri fra i quali Casale, Bedonia e Compiano. Nei pressi della la cittadina di Borgo Val di Taro il fiume riceve rispettivamente da destra il torrente Gotra e da sinistra presso l'abitato, il torrente Tarodine. Da qui il fiume bagna Ostia Parmense incrementando le dimensioni del proprio letto e scorrendo accanto all'autostrada della Cisa. Il fiume giunge poi a Fornovo di Taro dove raddoppia di dimensioni e portata grazie alla confluenza da sinistra del Ceno, suo fiume gemello nonché principale tributario, anch'esso proveniente dal monte Penna. Da questo punto in poi il fiume diviene assai ampio raggiungendo in alcuni punti il Km di larghezza e diramandosi in svariati bracci minori. Raggiunto poi il centro di Ponte Taro il fiume viene scavalcato prima dalla Via Emilia e poi dall'Autostrada Milano Bologna, dopodiché riceve da sinistra il torrente Recchio. Qui placa il suo impeto restringendo il proprio letto e bagnando con corso meandriforne il centri di Viarolo, Trecasali e Sissa. Un ultimo affluente raggiunge il fiume presso Fontanelle: il torrente Stirone dopodiché il Taro sfocia da destra nel Po nelle vicinanze di Gramignazzo.
[modifica] Regime Idrologico
Il fiume, pur a fronte di una portata media di 30 mc/sec, ha un regime marcatamente torrentizio con importanti variazioni a seconda della stagione. In estate nel suo basso corso, il fiume è frequentemente in secca mentre nei periodi più piovosi (autunno) può raggiungere facilmente piene di oltre 1000 m³/s, che possono anche raddoppiare in caso di piene eccezionali (dette centennali), come quella del 9 novembre 1982.
[modifica] Storia
La valle del Taro era un tempo un passaggio importante attraverso gli Appennini. Era essa infatti percorsa dalla via Francigena, che conduceva a Roma i pellegrini e viaggiatori del nord-Europa.
Il fiume ha dato anche il nome al Taro, vecchio dipartimento francese.
Nel corso dei secoli il letto del fiume ha subito alcune deviazioni: la più nota è quella nelle vicinanze di Sissa. Infatti nel Medioevo si hanno documenti che ci ricordano come il Taro fosse a est di Palasone e sfociasse nelle vicinanze di Coltaro.
[modifica] Ponti
Alcuni ponti che lo attraversano sono il ponte sul fiume Taro, il "ponte del Diavolo" , situato a Gramignazzo, chiamato così perché venne bombardato più volte ma resistette e il ponte di San Secondo dedicato a Giovanni Faraboli, inaugurato il 22 aprile 2004.
[modifica] Ponte sul fiume Taro
Il grande manufatto, realizzato tra gli anni 1816 – 1819, rappresenta la prima delle opere di ingegneria volute dal governo di Maria Luigia, duchessa di Parma e Piacenza.
Dopo il ponte costruito dai Romani, fu costruito sul fiume Taro un altro ponte nel Medioevo, per opera di un pio eremita proveniente da Nonantola. Il vescovo Bernardo II gli fece dono della Chiesa e dell’Ospedale di San Nicolò, dando vita così all’ordine ospitaliero dei Frati di Pontetaro, i quali vivevano secondo la regola dei monaci ospitalieri di Altopascio: alloggiavano pellegrini, curavano infermi, rendevano agibili le strade e costruivano ponti sui fiumi. Dopo la rovinosa piena del 1235 che distrusse ospedale e ponte, ricostruiti successivamente nel 1294, le proprietà passarono ai monaci dell’abbazia di Fontevivo, con rogito del 14 settembre 1325. Nel corso dei secoli l’impeto furioso del Taro in piena distrusse più volte i manufatti e non permise di portare a termine la costruzione di un nuovo ponte: per questo motivo le acque venivano attraversate, quando possibile, con barche o altri mezzi di fortuna.
Solo nel 1816 la Duchessa Maria Luigia decretò la costruzione dell’attuale ponte, che fu iniziato in quello stesso anno con progetto dell’ingegnere parmigiano Antonio Cocconcelli. “Un decreto della Duchessa imponeva ai Podestà dei Comuni di fermare tutti i mendicanti e, se ritenuti abili al lavoro, di inviarli alla costruzione del ponte, ove erano retribuiti generosamente. I fannulloni erano inseguiti dai dragoni e colà portati a forza”. “Furono coniate monete commemorative per uno dei ponti più eminenti d’Europa”. Il grandioso manufatto fu inaugurato con solenne cerimonia nell’ottobre del 1819. Nel 1828 furono disposte ai lati del ponte quattro statue in marmo, sdraiate e sistemate su piedistallo in macigno, che raffigurano i principali corsi d’acqua del parmense: Parma e Taro, verso Parma, ed Enza e Stirone verso Fidenza, opera dello scultore parmigiano Giuseppe Carra.
Come raggiungerlo: Lungo la statale Via Emilia.
[modifica] Natura
Un tratto del corso del Taro lungo 20 km compreso fra Fornovo di Taro e Ponte Taro, sulla via Emilia vicino a Parma, attraversa la zona protetta del Parco fluviale del Taro, istituito nel 1988. Questa zona si trova ai piedi degli Appennini, dove il letto del fiume si allarga ed è pieno di isolotti di sabbia e ghiaia. Questa è una fascia che si estende subito dopo la confluenza col Ceno, nel cono di deiezione del fiume, dove si ha una grande varietà botanica e ornitologica. Oltre il Taro si insinua nella Pianura Padana con i suoi meandri.