Stoicismo
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Lo stoicismo è una corrente filosofica e spirituale fondata nel 308 a.C. ad Atene da Zenone di Cizio, con un forte orientamento etico. Tale filosofia prende il suo nome dal portico dipinto (in greco στοὰ ποικίλη, pron. stoà poikíle) dove Zenone di Cizio impartiva le sue lezioni. Gli stoici sostennero le virtù dell'autocontrollo e del distacco dalle cose terrene, portate all'estremo nell'ideale dell'atarassia, come mezzi per raggiungere l'integrità morale e intellettuale. Nell'ideale stoico, è il dominio sulle passioni che permette allo spirito il raggiungimento della saggezza. Riuscire è un compito individuale, e parte dalla capacità del saggio di disfarsi delle idee e influenze che la società nella quale vive gli ha inculcato. Tuttavia lo stoico non disprezza la compagnia degli altri uomini, e l'aiuto ai più bisognosi è una pratica raccomandata.
Tra gli stoici più importanti troviamo numerosi filosofi e uomini di stato greci e romani. Il disprezzo per le ricchezze e la gloria mondana la resero una filosofia adottata sia da imperatori (come Marco Aurelio nei suoi Colloqui con se stesso) che da schiavi (come Epitteto). Cleante, Crisippo, Seneca e Catone furono personalità importanti della scuola stoica.
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[modifica] Origini e fasi
Lo stoicismo nasce ad Atene dove Zenone di Cizio impartiva le sue lezioni, nella zona del portico affrescato dell'agorà (la Stoà Pecile), da cui, come abbiamo detto, questa corrente di pensiero prende il nome. Le lezioni si tenevano sotto questi portici dipiniti, poiché Zenone, non essendo originario di Atene, non aveva la possibilità di possedere una propria abitazione. La fase originaria di tale scuola di pensiero è detta Stoicismo antico.
Più tardi, a partire dall'introduzione di questa dottrina a Roma da parte di Panezio di Rodi, ha inizio il periodo dello Stoicismo medio. Si differenzia dal precedente per il suo carattere eclettico, in quanto influenzato sia dal platonismo che dall'aristotelismo e dall'epicureismo.
Infine, abbiamo il cosiddetto Stoicismo nuovo o romano, che abbandona la tendenza eclettica cercando di tornare alle origini.
Nei tempi contemporanei invece, una sottile e labile forma, intesa come tentativo di ritorno agli albori dell'età latina, si formò nelle menti di Mario Petillo e David Vanja Kovac col tentativo di plagiare ed uniformare una società prossima al malanno in una filosofia di vita ben più aurea, quale lo Stoicismo.
Il seguente schema mostra lo sviluppo cronologico delle varie fasi dello stoicismo e i personaggi più rappresentativi di ognuna di esse:
- Antico (III a.C.-II a.C.):
- Medio (II secolo-I a.C.):
- Nuovo o romano (I d.C.-III d.C.):
- Seneca
- Epitteto
- Marco Aurelio
- Cicerone (parzialmente)
[modifica] Filosofia stoica
Gli stoici dividevano la filosofia in tre discipline: la logica, che si occupa del procedimento del conoscere; la fisica che si occupa dell'oggetto del conoscere; e l'etica che si occupa della condotta conforme alla nostra natura razionale.Possiamo fare un esempio : la logica è il recinto che delimita il terreno, la fisica l' albero e l' etica è il frutto.
La logica comprendeva la gnoseologia, la dialettica e la retorica. Sebbene sia certo che il sistema è subordinato all'etica, questa si fonda su un principio che ha origine nella fisica.
La fisica stoica, a sua volta, deriva dalla concezione eraclitea del fuoco come forza produttiva e ragione ordinatrice del mondo. Da questo fuoco artigiano (πύρ τεχνικόν) si genera il mondo il quale, in certi periodi determinati di tempo, si distrugge e torna a rinascere dal fuoco. Per questa ragione si è soliti parlare di eterno ritorno del medesimo che si produce ciclicamente sotto forma di conflitto universale o ecpirosi (εκπύρωσις). Ogni periodo che si produce dal fuoco e che culmina nella distruzione attraverso il fuoco stesso è definito diakosmesis (διακόσμησις).
Questo ordinamento è retto da una ragione (Λόγος) universale. Essa può essere intesa come un 'movimento' incausato, eterno, inarrestabile che inerisce a qualunque forma di essere, dal più semplice ed infimo fino al più grande e complesso, vivente e non vivente.
L'etica stoica si fonda sul principio che anche l'uomo è partecipe del lógos e portatore di una "scintilla" di fuoco eterno. Ciò che impedisce l'adeguamento della condotta umana alla razionalità sono le passioni. La virtù consiste nel vivere in modo ammissibile (ομολογία) con la natura delle cose, scegliendo sempre ciò che è conveniente alla nostra natura di esseri razionali. Nello stato di dominio sulle passioni o apatia (απάθεια), ciò che poteva apparire come male e dolore si rivela come un punto positivo e necessario. È da qui che Epitteto dichiara "ανέχoυ καί απέχoυ" (sopporta e astieniti): non nel senso di 'sopporta il dolore e astieniti dai piaceri' come comunemente s'intende; bensì nel senso di 'sopporta l'intolleranza (frutto di passione) altrui e astieniti dall'intemperanza (frutto di passione)'.
Questo è anche il senso della famosa metafora stoica che paragona la relazione uomo-Universo a quella di un cane legato ad un carro. Il cane ha due possibilità: seguire armoniosamente la marcia del carro o resisterle. La strada da percorrere sarà la stessa in entrambi i casi; però se ci si adegua all'andatura del carro, il tragitto sarà armonioso. Se, al contrario, si oppone resistenza, la nostra andatura sarà tortuosa, poiché saremo trascinati dal carro contro la nostra volontà. L'idea centrale di questa metafora è espressa in modo sintetico e preciso da Seneca, quando sostiene: Ducunt volentem fata, nolentem trahunt ("Il destino guida chi lo accetta, e trascina chi è riluttante").
[modifica] Voci correlate
[modifica] Collegamenti esterni
- Scheda sullo stoicismo (Sito LatinoVivo)
- Epitteto: diairesi, antidiairesi e felicità
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