Panezio
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Filosofo greco (Rodi, ca 185 a.C. - ca 109 a.C. ), conosciuto anche come Panezio di Rodi. Di scuola Zenoniana, perciò di dottrina Stoicista, contribuì a risvegliare dal torpore tale corrente filosofica assumendone la direzione nel 129 a.C., inaugurando il periodo noto come Media Stoà.
Indice |
[modifica] La vita
[modifica] Il periodo di sviluppo
Nato a Lido, da una famiglia nobile e famosa, nel 169 a.C. suo padre andò a Roma come ambasciatore, ma finita la guerra contro la Macedonia che nel 168 a.C. portò alla fine la città di Rodi, Panezio, non potendo più seguire una carriera politica si dedicò allo studio della filosofia e delle scienze. Divenne allievo a Pergamo di Cratete di Mallo. Poi verso il 160 a.C. andò ad Atene ove seguì le lezioni di Antipatro e Carneade. Nel decennio successivo si recò nuovamente a Roma, ove grazie all'amico Polibio (che gli aprì gli occhi sulla necessità di una conoscenza storica per una corretta comprensione del presente), entrò nel circolo degli scipioni. Con essi girò l'oriente affascinandoli con la sua forte personalità greca. Il viaggiò gli portò anche un grosso contributo culturale che gli permise di ampliare i suoi orizzonti conoscitivi.
[modifica] Il rientro ad Atene
Nel 129 a.C., dopo la morte di Antipatro, Panezio divenne direttore della scuola dove rimase per il resto della sua vita, come lasciò scritto Posidonio circa trent'anni dopo la stesura della sua opera principale ""Sul dovere"" (129 a.C.). Non dimenticò mai la sua terra natale, tanto che non accettò il diritto di cittadinanza offertagli da Atene.
[modifica] La filosofia
[modifica] Ripresa della Filosofia attica
Panezio sentiva molto più vicini a sé Socrate o Platone, rispetto ai filosofi della Stoa. Sviluppò un nuovo metodo per studiare la storia della filosofia, analizzando l'evoluzione dei problemi affrontati. Perno centrale della sua ricerca filosofica fu Socrate, colui che meglio capì le questioni degli uomini. Credeva inoltre che occorresse prender spunto da diverse scuole filosofiche, attingendo da ognuna i precetti più adatti.
[modifica] La provvidenza
Rispetto ai suoi predecessori diede una particolare rilevanza alla provvidenza (come si può leggere nella sua opera "Intorno alla pronoia") che era vista collegata anche all'estetica del paesaggio greco, ritenenuto frutto di una forza divina. Intendeva l'uomo come come fine della natura, grazie alle sue capacità di linguaggio e di ingegno, non come dualità spirito e materia, ma visto come integrità psicofisica, come unità.
[modifica] L'uomo
L'anima dell'uomo per Panezio era duplice, da una parte stavano gli istinti (ciò che deviano l'uomo), dall'altra il logos (che permette all'uomo le giuste azioni da fare). Per lui l'anima era mortale e finito il fuoco del pneuma (di cui essa era composta), si dissolveva.
[modifica] Mantica
Strettamente collegata con la provvidenza, la mantica non è determinata dal cielo stellato, ma dalla conformazione del luogo ove l'uomo si trova.
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