Pulpito del Duomo di Siena
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Il pulpito del Duomo di Siena fu realizzato da Nicola Pisano e dalla sua bottega tra il 1265 e il 1269. È stato per lungo tempo attribuito a Giovanni Pisano, ma recenti scoperte documentarie ne hanno comprovato la realizzazione ad opera della bottega di Nicola.
Se la struttura venne ripresa dal precedente pulpito del Battistero di Pisa (sette colonne delle quali tre con leoni stilofori, archetti trilobari con pennacchi scolpiti e statue a tutto tondo al di sopra dei capitelli), molte furono le novità sia architettoniche che nelle sculture. Innanzitutto venne abolita la struttura a pannelli scolpiti a favore di uno schema più continuo e animato, intervallato solo da sculture di figure più grandi collocate agli angoli, anziché dalle cornici e dalle colonnine.
La base è ottagonale invevce di esagonale, per questo venne aggiunta la Strage degli Innocenti , mentre il Giudizio Universale venne dilatato su due pannelli, con la centro il Cristo giudice.
Le scene quindi sono:
- Natività (dalle linee molto morbide)
- Adorazione dei Magi
- Presentazione al tempio
- Crocefissione (molto drammatica - intervento di Arnolfo di Cambio
- Strage degli Innocenti (attribuita al figlio Giovanni Pisano)
- Giudizio Universale, raccolto su due lati (attribuita al figlio Giovanni Pisano)
La strutture dei rilievi è molto diversa, con scene molto affollate nelle quali i piccoli personaggi sono disposti ben quattro o cinque piani sovrapposti, secondo un ritmo molto concitato, sottolineato anche da gesti più animati ed espressioni più corrucciate.
Molte fonti parlano di un'opera "goticheggiante" invece del battistero di Pisa "classicheggiante", anche se è forse più corretto parlare di una diversa ispirazione ispirazione classica: per Nicola gotico e classico non sono due estremi in antitesi, anzi probabilmente i nuovi schemi compositivi sono frutto di uno studio su rappresentazioni di battaglia su sarcofagi del III secolo, inoltre a Siena il retaggio classico è meno forte di Pisa e può darsi che i committenti avessero optato per per una reppresentazione più patetica e sovraccarica.
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[modifica] Bibliografia
- Pierluigi De Vecchi ed Elda Cerchiari, I tempi dell'arte, volume 1, Bompiani, Milano 1999.
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