Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua
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Le Prose nelle quali si ragiona della volgar lingua (meglio note come le Prose della volgar lingua) sono un'opera di Pietro Bembo. Il titolo completo è Prose di M. Pietro Bembo nelle quali si ragiona della volgar lingua scritte al Cardinale de Medici che poi è stato creato a Sommo Pontefice et detto Papa Clemente Settimo divise in tre libri.
Pubblicate nel 1525, le Prose costituiscono un momento fondamentale nella Questione della lingua; l'idea di base ivi espressa è che la lingua volgare debba prendere come modello due grandi autori trecenteschi: Francesco Petrarca per la poesia e Giovanni Boccaccio per la prosa.
L'opera instaura una sorta di "dittatura" linguistica, cui pochi si discosteranno, fino a Leopardi: pur conoscendo a fondo la letteratura del suo tempo, il Bembo non cita nessun autore del Quattrocento, neppure il Lorenzo de Medici zio del suo interlocutore Giuliano de' Medici (cita invero Leonardo Giustinian, ma per rilevare come uno Stato come la Repubblica di Venezia non riesca ad innalzare la propria lingua veneta), e di fatto crea una frattura fra Trecento e Quattrocento.
[modifica] Struttura dell'opera
È un trattato in forma dialogica, sul modello classico di Platone. L'opera è composta da tre dialoghi, divisi in altrettanti libri, in cui vari personaggi storici (Carlo Bembo, Ercole Strozzi...) discutono sulla lingua volgare.
- 1° Libro: Ercole Strozzi afferma che il volgare è una lingua di poco valore, mentre Carlo Bembo sostiene che è importante usare la propria lingua che ha tradizioni culturali alle spalle, quindi affronta una breve storia del volgare. Poi si chiede dunque con quale volgare italiano si dovrà scrivere, ed ecco che propone i due modelli, Boccaccio per la prosa e Petrarca. Tratta anche il rapporto tra l'italiano e la lingua franco-provenzale, e la derivazione della poesia italiana da modelli francesi.
- 2° libro: contiene disquisizioni metriche e di retorica, sempre atte a dimostrare l'eccellenza di Petrarca e Boccaccio.
- 3° libro: Bembo compie un tentativo per dare una prima grammatica, portando ad esempio vari autori ed applicando un confronto sistematico col latino, per avvalorare la maturità dell'italiano, lingua oramai autonoma dal latino.
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