Pierre Vidal-Naquet
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Pierre Vidal-Naquet (Parigi, 23 luglio 1930 – Nizza, 29 luglio 2006) è stato uno storico e accademico francese.
Nato da una famiglia ebrea ma laica, all’età di quattordici anni perde entrambi i genitori, deportati ad Auschwitz. Dopo aver compiuto studi classici, nel 1956 inizia ad insegnare storia antica a caen. Nel 1966 entra come docente nella prestigiosa École des hautes études en sciences sociales, della quale diventerà il direttore tre anni dopo. Concentra i suoi studi sulla Grecia antica, scrivendo un consistente numero di pubblicazioni.
Tuttavia, il suo contributo maggiore lo dà al dibattito sulla guerra d'Algeria (1954-1962) denunciando tanto le violazioni sistematiche dei diritti umani ad opera delle forze armate francesi in Africa, in particolare dei paras agli ordini del colonnello Massu.
Marxista anti-stalinista, è per breve tempo membro del Partito Socialista Francese per poi distaccarsene, divenendo simpatizzante del gruppo Socialisme ou barbarie, fautore di un’interpretazione dell’opera del fondatore del comunismo scevra di dogmatismi.
Vidal-Naquet si distingue per essere fra i pochissimi all’interno del mondo accademico che mostrarono apertamente di comprendere le ragioni degli studenti "ribelli" nel maggio 1968.
Negli ultimi decenni, l’attenzione dello storico si è però spostata su di un altro tema, che lo tocca da vicino alla luce della drammatica esperienza personale: la lotta contro quelli da lui definiti «assassini della memoria», ovvero chi nega l’esistenza stessa dell’Olocausto.
Lo storico spiega le sue intransigenti posizioni di condanna verso costoro in un saggio del 1980 dal titolo più che chiaro: Un Eichmann di carta.
L’ultimissima parte della sua esistenza è stata invece dedicata alla riflessione su cosa voglia dire davvero essere “uno storico”. Una delle sue ultime opere, quasi un testamento spirituale, è La scelta dello storico: perché ho scelto il mestiere di storico, del 2004.